Nosso Lar- Libro

NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
NOSSO LAR
La Nostra Casa Spirituale
medium Francisco Cândido Xavier



Le notizie sull'aldilà ci sono giunte da tempi
immemorabili. Ci portano insegnamenti, ci
mettono in guardia e ci offrono consolazione. Da
Saul che consulta il “morto” Samuele (Samuele
28:1) sulla gestione di Israele, ai discepoli del
Galileo (Matteo 28:16 - 28:20) visitati dal
Maestro dopo la crocifissione. Da Pietro liberato
dalla sua prigionia dall'angelo del Signore (Atti
12:1 – 12:10) fino alle voci che guidarono
Giovanna d'Arco per la salvezza della Francia. I
messaggi sulle condizioni dello spirito dell'uomo
dopo la morte spesso rimane nascosto in queste
notizie [che ci sono giunte].
I messaggi tradotti secondo la lingua ed i costumi
dei loro tempi, ci parlano del paradiso e
dell'inferno, ove gli esseri umani ritrovano loro
stessi ed i risultati delle loro azioni. Queste regioni
sono più o meno felici in accordo con lo stato
spirituale dei loro abitanti. In molti casi sono state
percorse dalla poesia, come nella Divina Commedia
di Dante, o nascoste tra i simbolismi dei grandi
mistici.


MESSAGGIO di Andrè Luiz
La vita non cessa. La vita trova la sua sorgente nell'eternità e la morte non è che l'oscuro gioco
dell'illusione.
I grandi fiumi fanno il loro percorso, prima dell'immenso mare.
Ricalcando questa espressione, l'anima percorre ugualmente cammini e tappe diverse, e riceve anche
affluenti di conoscenza prese qua e la, si arricchisce in sostanza e si purifica in qualità, prima di trovare
l'Oceano Eterno della Sapienza.
Chiudere gli occhi carnali costituisce un'operazione semplice.
Il cambiamento delle sembianze fisiche non influisce sulla luce dell’anima, come il cambiamento d'abiti
niente ha a che vedere con quelle soluzioni profonde del destino e dell'essere.
Oh! i sentieri dell'anima sono strade misteriose del cuore. E' un mistero da percorrere, prima di
comprendere la suprema equazione della Vita Eterna! E' indispensabile vivere il proprio dramma,
conoscere dettaglio a dettaglio, quel lungo processo di perfezionamento spirituale.
Sarebbe estremamente infantile il credere che il semplice “abbassare le cortine” risolva le trascendenti
questioni dell'Infinito.
Una esistenza è un atto.
Un corpo – una veste.
Un secolo – un giorno.
Un servizio – una esperienza.
Un trionfo – una conquista.
Una morte – un soffio rinnovatore.
Quante esistenze, quanti corpi, quanti secoli, quanti impegni, quanti trionfi, quante morti necessitiamo
ancora?
E il letterato in filosofia religiosa parla di deliberazione finale e posizioni definitive!
Ai! In buona parte i colti in dottrina sono gli analfabeti dello spirito!
Ci vuole così tanto sforzo da parte dell'uomo per entrare nell'accademia del Vangelo di Cristo, ingresso
che si verifica quasi sempre in modo anomalo, lui da solo in compagnia del Maestro, partecipando alla
difficile lezione, ricevendone gli insegnamenti senza cattedra visibile e ascoltando quelle profonde
argomentazioni senza parole pronunciate. Molto lunga è dunque la nostra giornata laboriosa.
Il nostro povero sforzo si traduce solamente in un'idea di questa verità fondamentale.
Grato, dunque, amici miei!
Manifestiamoci, assieme a voi altri, nell'anonimato che obbedisce alla carità fraterna. Nell'esistenza
umana sono presenti una gran quantità di vasi fragili, che non possono ancora contenere tutta la
verità. Anzi, non ci interessa, ancora, se non l'esperienza profonda, con i suoi valori collettivi. Non
tormenteremo qualcuno con l’idea della eternità. Che i vasi si rinforzino prima di tutto. Forniremo,
solamente, qualche piccola notizie allo spirito assetato dei nostri fratelli nel percorso della realizzazione
spirituale e che comprendano con noi che "lo spirito soffia dove vuole".
Adesso amici, che i miei ringraziamenti calino sul foglio, immergendomi nel grande silenzio della
simpatia e della gratitudine. Simpatia e riconoscenza, amore e giubilo abitano la mia anima. Credete
che custodirò simili valori con me, a rispetto vostro, nel santuario del mio cuore.
Che il Signore ci benedica.
ANDRÉ LUIZ

Capitolo 1 - NELLE ZONE INFERIORI
Avevo l'impressione di aver perso l'idea del tempo.
L'idea dello spazio era svanita da tanto.
Ero convinto di non appartenere più alla folla degli incarnati del mondo, anche se i miei polmoni
respiravano ancora profondamente.
Da quando ero tornato giocattolo di forze irresistibili? Impossibile comprenderlo.
Mi sentivo, in verità, folletto amareggiato oltre le oscure cancellate dell'orrore. I capelli rizzati, il cuore
palpitante, una terribile paura mi padroneggiava, molte volte ho urlato come un pazzo, ho implorato
pietà e ho gridato contro quel doloroso scoraggiamento che soggiogava il mio spirito; ma quando la
mia voce forte non era assorbita da quel silenzio implacabile, lamenti più commoventi dei miei,
rispondevano ai miei clamori. Altre volte sinistre sghignazzate stracciavano la mia tranquillità
circostante. Qualche sconosciuto compagno sarebbe rimasto, a mio vedere, prigioniero della pazzia.
Forme diaboliche, visi biancastri, espressioni animalesche sorgevano, di quando in quando, aggravando
il mio stupore... Il paesaggio, quando non completamente oscuro, sembrava bagnato di una luce
biancastra come se indebolita da una densa nebbia, che i raggi del Sole riscaldassero da troppo
lontano.
E lo strano viaggio proseguiva... Con che fine? Chi lo potrebbe dire? Sapevo soltanto che fuggivo
sempre... La paura mi spingeva di colpo. Dov'erano la mia casa, mia moglie, i miei figli? Avevo perso
completamente il senso della direzione. Il timore dell'ignoto e il panico delle tenebre assorbivano tutte
le mie facoltà di ragionamento, appena mi ero scrollato di quei ultimi impedimenti fisici in pieno
sepolcro!
La coscienza mi tormentava: preferirei l'assenza totale della ragione, il non esistere.
All'inizio le lacrime mi lavavano incessantemente il viso e soltanto, in rari momenti la benedizione del
sonno mi rallegrava. Però quella sensazione di sollievo si interrompeva bruscamente. Esseri mostruosi
mi svegliavano ironici, era indispensabile il fuggire da loro.
Riconoscevo, adesso, questa sfera diversa, alzarsi dalla polvere del mondo, tuttavia era tardi. Pensieri
angosciosi sconvolgevano la mia mente. Riuscivo a mala pena a delineare una possibile soluzione, e
numerosi incidenti mi costringevano verso considerazioni sbalorditive. Mai il problema religioso era
sorto così profondo ai miei occhi. I principi puramente filosofici, politici e scientifici adesso si
raffiguravano estremamente secondari per la vita umana. A mio modo di vedere, potevano
rappresentare un ricco patrimonio per la sfera della Terra, ma urgeva riconoscere che l'umanità non si
costituisce soltanto di generazioni transitorie bensì di Spiriti eterni, che camminano verso una gloriosa
destinazione. Verificavo che qualche cosa rimane sopra tutto quel pensiero puramente intellettuale.
Questo qualche cosa è la fede, manifestazione divina nell'uomo.
Infatti, conoscevo il contenuto del Vecchio Testamento e troppe volte avevo sfogliato il Vangelo,
mentre è doveroso il riconoscere che mai avevo cercato tra quelle sacre parole con la luce del cuore. Le
comprendevo attraverso l'osservazione di scrittori meno avvezzi ai sentimenti e alla coscienza, o anche
in pieno disaccordo con le verità essenziali. In altre occasioni, le interpretavo secondo la dottrina del
clero, senza mai uscire dal circolo di contraddizioni dove avevo giaciuto volontariamente.
In verità non ero stato un delinquente, dal mio punto di vista. La filosofia di ciò che è transitorio mi
aveva assorbito. L'esistenza terrena, che la morte aveva mutato, non era stata segnata da avvenimenti
tanto diversi da quelli comuni.
Figlio di genitori forse eccessivamente generosi, avevo conquistato i miei titoli universitari senza un
così grande sacrificio, ho condiviso i vizi della gioventù del mio tempo, avevo organizzato la mia dolce
casa, avevo avuto dei figli, avevo raggiunto quella situazione stabile che garantisce la tranquillità
economica del mio nucleo famigliare, ma analizzando con attenzione me stesso, qualche cosa mi faceva
avvertire quella sensazione di tempo perso, con quella silenziosa accusa della mia coscienza.
Avevo abitato la Terra, ne avevo goduto i beni, avevo raccolto le benedizioni della vita, ma non avevo
retribuito un centesimo dell'enorme debito... Avevo avuto dei genitori la cui generosità e i cui sacrifici
per me non avevo mai calcolato; la moglie e i figli che avevo scelto e preso con possesso, tra le tele
rigide del mio egoismo.
Possedevo un focolare domestico che avevo chiuso a tutti quelli che camminavano nel deserto
dell'angoscia. Mi ero deliziato con le gioie famigliari, scordando di stendere questa benedizione divina
all'immensa famiglia umana, sordo ai semplici doveri della fraternità.
Infine, come un fiore nella stufa, non sopportavo ora quel clima della realtà eterna. Non avevo
sviluppato in me i germi divini che il Signore della Vita aveva collocato da sempre nella mia anima. Li
avevo soffocati criminosamente nel desiderio di un benessere sfrenato. Non avevo allevato quegli
organi per una nuova vita. Era giusto, anche, che mi risvegliassi come fa uno zoppo che restituito al
fiume dell'eternità infinita, non può che accompagnarsi se non convulsamente al correre vorticoso delle
acque; oppure come un mendicante infelice, che esausto in pieno deserto vaga inerme alla mercé dei
tifoni impetuosi.
Oh! amici fraterni della Terra! Quanti di voi potrebbero evitare questo cammino del rammarico con la
preparazione ai terreni più interiori del cuore? Accendete la vostra luce divina, prima di attraversare la
grande ombra. Cercate la verità, prima che la verità vi sorprenda.
Sudate adesso per non piangere poi.
Capitolo 2 - CLARÊNCIO
"Suicida! Suicida! Delinquente! Infame!" grida simili mi raggiungevano da tutti i lati. Dove erano quei
sicari dal cuore impietrito? A volte li vedevo con uno sguardo, viscidi in quelle tenebre, e spesso,
quando la mia disperazione toccava l'auge, li attaccavo estraendo estreme energie. Questo invano
poiché colpivo a pugni l'aria in quei parossismi di collera. Sghignazzate sarcastiche mi ferivano le
orecchie, mentre volti neri sparivano nell'ombra.
A chi potevo appellarmi? La fame mi torturava, la sete mi infuocava.
Mi apparivano avanti agli occhi atti comuni dell'esperienza materiale. La barba mi era cresciuta, l'abito
cominciava a rompersi a causa del logorio dell'usura, in quella regione a me sconosciuta. Ma la
circostanza più dolorosa, non era anche il terribile abbandono a cui mi sentivo consegnato, ma l'assedio
incessante di quelle forze perverse che sorgevano tra quei cammini ermi ed oscuri.
Mi irritavano, mi annichilivano la possibilità di coordinare le idee. Desideravo ponderare con maturità la
situazione, inquadrare le ragioni e stabilire nuove direzioni al pensiero, ma quelle voci, quei lamenti
mescolati ad accuse personali, mi disorientavano irrimediabilmente.
- Che cerchi, infelice? Dove vai, suicida?
Tali ingiurie ripetute incessantemente ferivano il mio cuore. Infelice sì; ma suicida? Mai! Questi
rimproveri a mio vedere non erano giusti. Io avevo lasciato il corpo fisico controvoglia.
Ricordavo ancora il mio testardo duello con la morte. Riascoltavo ancora gli ultimi pareri medici,
pronunciati nella Casa di Salute; ricordavo l'assistenza devota che avevo ricevuto, le cure dolorose che
avevo subito in quei lunghi giorni che seguirono la delicata operazione agli intestini. Sentivo, durante
questi ricordi, il contatto con il termometro, la puntura sgradevole dell'ago della siringa, e per finire,
l'ultima scena che ha preceduto il grande sonno: mia moglie ancora giovane e i tre figli contemplarmi
nel terrore dell'eterna separazione. Dopo... il risveglio in quel paesaggio umido e oscuro e quella
grande camminata che sembrava senza fine.
Perché la pecca di suicida, quando ero stato costretto ad abbandonare la casa, la famiglia e la dolce
convivenza con i miei? Anche l'uomo più forte conoscerà i limiti alla resistenza delle emozioni. Fermo e
risoluto da principio, ho cominciato ad abbandonarmi a lunghi periodi di sbigottimento, e ben lontano
con il continuare in quella fermezza morale, per ignorare la propria fine, ho sentito che le lacrime così
tanto trattenute sgorgavano con più frequenza, traboccando dal cuore.
A chi appellarsi? Per quanto grande fosse stata la mia cultura intellettuale portata dal mondo, ora non
avrei potuto modificare la realtà della vita. Le mie conoscenze, davanti all'infinito, somigliavano a
piccole bolle di sapone portate dal vento impetuoso che trasforma i paesaggi. Io ero qualche cosa che il
tifone della verità trasportava così tanto lontano. Intanto, la situazione non mutava il mio essere
interiore nell'altra realtà. Domandavo a me stesso se non ero impazzito, osservavo la mia coscienza
vigile, rendendomi chiaro che continuavo ad essere io stesso, per i sentimenti e per la cultura raccolta
nell'esperienza materiale. Continuavano quelle necessità fisiologiche senza alterazioni. La fame
indeboliva tutte le mie fibre, anche se il progressivo esaurimento non mi rendeva completamente
esausto. Di quando in quando trovavo delle verdure che mi sembravano campestri, intorno ad esili
filetti d'acqua su cui mi lanciavo assetato. Divoravo le foglie sconosciute, incollavo le labbra a quella
sorgente torbida, quando me lo permettevano le forze irresistibili, spingendomi avanti.
Molte volte ho succhiato il fango della strada, ho ricordato l'antico pane di ogni giorno, versando copiosi
pianti. Non era raro, anzi, era indispensabile il nascondersi a quelle enormi mandrie di esseri
animaleschi, che passavano a gruppi, come animali selvaggi insaziabili. Erano una visione terrificante!
La disperazione mi impadroniva. Ad un certo punto ho cominciato a pensare che doveva esistere un
Autore della Vita, fosse dove fosse. Questa idea mi ha confortato. Io, che avevo detestato le religioni
del mondo, provavo la necessità di un conforto interiore. Medico estremamente allineato al negativismo
della mia generazione ora avevo bisogno di rinnovare le mie posizioni. Diventava imprescindibile
confessare il fallimento dell'amor proprio, a cui mi consacravo con orgoglio.
E quando le energie mi mancavano del tutto, quando mi sono sentito assolutamente incollato al fango
della Terra, senza forze per alzarmi, ho chiesto al Supremo Autore della Natura che mi stendesse le sue
mani paterne, in una così amara emergenza.
Quanto tempo è durata la preghiera? Quante ore ho consacrato alla supplica con le mani congiunte,
imitando il bambino afflitto? So soltanto che una pioggia di lacrime mi lavava il viso, che tutti i miei
sentimenti si concentravano in quella preghiera dolorosa. Allora, sono stato completamente
dimenticato? Non ero ugualmente figlio di Dio, nonostante non avessi pensato di riconoscergli questa
attività sublime quando ero impegnato nella vanità dell'esperienza umana? Perché l’Eterno Padre non
mi avrebbe perdonato, quando forniva il nido agli uccelli inconsapevoli e proteggeva benevolmente il
fiore delicato dei campi agresti?
Ah! è necessario aver sofferto molto per capire tutte le misteriose bellezze della preghiera, è necessario
aver conosciuto il rimorso, l'umiliazione, l'estrema sventura, per prendere con efficacia il sublime elisir
della speranza. Fu in questo istante che le nebbie dense si dissiparono e qualcuno è sorto, come
emissario dei Cieli. Un simpatico anzianotto mi ha sorriso paternamente. Si è inclinato, ha fissato i suoi
grandi occhi lucidi nei miei, e ha parlato:
- Coraggio, figlio mio! Il Signore non ti abbandona.
Un pianto amaro mi bagnava tutta l'anima. Commosso, avrei voluto tradurre il mio giubilo,
commentare quella consolazione che mi giungeva, ma anche riunendo tutte le forze che mi restavano,
ho soltanto potuto domandare:
- Chi siete, generoso emissario di Dio?
L'inaspettato benefattore sorrise benevolo e rispose:
- Chiamami Clarêncio, sono soltanto un tuo fratello.
E accorgendosi del mio esaurimento ha aggiunto:
- Adesso, rimani calmo e silenzioso. Bisogna riposare per riacquistare nuove energie.
Successivamente, ha chiamato due compagni che si comportavano in modo servile e zelante, e ha
ordinato:
- Prestiamo a questo nostro amico i soccorsi di emergenza.
Un bianco lenzuolo è stato steso lì, a guisa di barella improvvisata, presentandosi entrambi gli operatori
per trasportarmi con generosità.
Quando mi alzarono con attenzione, Clarêncio pensò un istante, e come chi ricorda un impegno
inderogabile chiarì:
- Andiamo senza indugio. Bisogna raggiungere Nosso Lar con tutta urgenza.
Capitolo 3 - L'ORAZIONE COLLETTIVA
Nonostante fossi stato trasportato come un vero ferito, ho goduto del panorama confortante che
vedevo davanti a me.
Clarêncio, che si appoggiava ad un bastone di sostanza luminosa, si fermò davanti alla grande porta
incavata su alte mura massicce, piene di piante rampicanti fiorite e graziose. Toccando un punto della
muraglia si formò una lunga apertura attraverso la quale siamo entrati silenziosamente.
Una blanda luminosità inondava ogni cosa. Lontano, un grazioso fuoco di luce dava l'idea di un
tramonto nei pomeriggi primaverili. Mentre avanzavamo, riuscivo a identificare preziose costruzioni
situate in ampi giardini.
Al segno di Clarêncio, i conduttori hanno deposto, adagio, la barella improvvisata. Ai miei occhi
apparve la porta accogliente di una candida palazzina, somigliante a un grande ospedale terreno. Due
giovani, vestiti con tuniche di niveo lino, hanno accolto premurosi la richiesta del mio benefattore, e
quando mi hanno accomodato nel letto di emergenza, per condurmi con cura all'interno, ho sentito il
generoso anziano raccomandare con affetto:
- Lasciate il nostro tutelato nel padiglione destro. Adesso mi aspettano. Domani tornerò per vederlo.
Gli ho indirizzato una occhiata di gratitudine, mentre venivo portato in quella stanza confortevole di
ampie proporzioni, riccamente arredata, dove mi venne offerto un letto accogliente. Coinvolgendo i due
infermieri nella mia vibrazione riconoscente, mi sforzai di pronunciare una parola, riuscendo a dire,
finalmente:
- Amici, chi siete, spiegatemi in che nuovo mondo mi trovo. Da quale stella mi arriva, ora, questa luce
così confortante e brillante?
Uno di loro mi accarezzò la fronte, come se fosse una mia conoscenza personale da lungo tempo e
disse:
- Siamo nelle sfere spirituali vicine alla Terra, e il Sole che ci inonda in questo momento, è lo stesso
che vivifica il corpo fisico. Tuttavia qui, la nostra percezione visiva è molto più ricca. La stella che il
Signore ha acceso per i nostri lavori terreni è più preziosa e bella di quanto supponessimo durante
l'esistenza carnale. Il Nostro Sole è la divina matrice della vita, e la luminosità che irradia proviene
dall'Autore della Creazione.
Avvertii immediatamente una onda di infinito rispetto, fissai la luce blanda che pervadeva la stanza,
tramite le finestre e mi sono perso nel corso di profonde riflessioni. Mi sono ricordato, allora, che mai
avevo fissato il sole nei giorni terreni, meditando sulla immensurabile bontà di Quello che ce lo ha
concesso lungo la strada eterna della vita. Sembravo, così come un cieco felice, che aprisse gli occhi
alla natura sublime, dopo di lunghi secoli di oscurità.
A questo punto, mi hanno servito un brodo caldo rigenerante, seguito dell'acqua molto fresca, che mi è
sembrato ripiena di fluidi divini. Quella ridotta piccola porzione di liquido mi rianimava
inaspettatamente. Non saprei dire con che spezie fu fatto quel brodo; se nutrimento sedativo o
medicamento salutare.
Nuove energie mi sostenevano l'anima, profonde commozioni mi vibravano nello spirito. Una emozione
maggiore, però, mi veniva riservata alcuni istanti dopo.
A mala pena ero uscito da quella sorpresa consolatrice, che una divina melodia penetrò dentro la
camera, quei suoni soavi sembravano provenire dalle sfere superiori.
Quelle note di meravigliosa armonia mi attraversarono il cuore. Davanti al mio sguardo indagatore,
l'infermiere che era al mio fianco, mi spiegò con bontà:
E' arrivato il crepuscolo a Nosso Lar. In tutti nuclei di questa colonia di lavoro, consacrata a Cristo, vi è
una congiunzione diretta con le preghiere della Governatoria.
E mentre la musica imbalsamava l'ambiente, mi salutò cortesemente:
- Adesso, rimani in pace. Tornerò subito dopo l'orazione.
Mi prese una momentanea ansietà.
- Non posso accompagnarvi? Chiesi implorante.
- Sei ancora debole - spiegò, gentilmente - tuttavia, se ti senti disposto...
Quella melodia mi rinnovava le energie dal profondo. Attaccandomi al braccio fraterno che mi
estendeva, mi sono alzato vincendo le difficoltà.
Seguendolo vacillante, siamo arrivati in un salone enorme, dove una assemblea numerosa meditava in
silenzio, in profondo raccoglimento. Dalla volta piena di luce brillante, pendevano delicate e fiorite
ghirlande, che venivano dal tetto fino a terra, formando simboli radiosi di Spiritualità Superiore.
Nessuno sembrava rendersi conto della mia presenza, mentre io a mala pena dissimulavo la sorpresa
immensa. Tutti coloro che mi circondavano, attenti, sembravano aspettare qualcosa. Contenendo a
fatica le numerose domande che mi passavano nella mente, ho notato che in fondo, in una tela
gigantesca, si proiettavano immagini prodigiose di luce quasi magica. Come nei processi sviluppati per
la televisione, sorse lo scenario di un tempio meraviglioso.
Un anziano, seduto in un luogo separato, coronato dalla luce, fissava l'Alto, in attitudine di preghiera,
vestito con una bianca tunica emanante di irradiazioni risplendenti. Su un piano inferiore, settantadue
figure sembravano accompagnarlo con rispettoso silenzio. Molto sorpreso, ho visto Clarêncio che
partecipava all'assemblea, fra quelli che attorniavano il vecchietto rifulgente.
Premendo il braccio dell'infermiere amico, lui comprendendo che le mie domande non avrebbero
tardato ad arrivare, spiegò a bassa voce, che sembrava più un lieve soffio:
- Rimani tranquillo. Tutte le residenze e istituzione di Nosso Lar sono in orazione con il Governatore,
tramite l'audizione e la visione a distanza.
Lodiamo il Cuore Invisibile del Cielo.
Non aveva ancora terminato la spiegazione, che le settantadue figure cominciarono a cantare un inno
armonioso,
pieno di indefinibile bellezza. La fisionomia di Clarêncio, nel circolo dei venerabili
compagni, mi è sembrata toccata da luce più intensa. Quel cantico celestiale era formato da note
angeliche di sublime riconoscenza.
Nell’atmosfera vi erano misteriose vibrazione di pace e di allegria, e quando le note argentee
eseguirono un delizioso stacco, si disegnò lontano sul piano più elevato, un meraviglioso cuore blue (1)
con raggi dorati.
(1) Immagine simbolica formata da vibrazione mentale degli abitanti dalla Colonia [nota dell'autore
spirituale].
Una tenera musica, a seguito, rispondeva alle lodi, provenienti forse da sfere lontane.
Una pioggia abbondante di fiori blue, cadeva su di noi, ma se cercavamo di cogliere i miosotide celesti,
non riuscivamo a trattenerli in mano.
Le minuscole corolle distavano leggermente, quando ci toccavano la fronte, sperimentando io a mia
volta, un singolare rinnovamento di energie al contatto con i soffici petali che mi sollevavano il cuore.
Finita la sublime orazione, sono tornato alla mia camera di infermo, aiutato dall'amico che mi seguiva
da vicino. Già non mi sentivo più l’ammalato grave di ore prima. La prima preghiera collettiva, a Nosso
Lar, aveva prodotto in me una completa trasformazione. Un conforto inaspettato avvolgeva la mia
anima. Per la prima volta, dopo anni consecutivi di sofferenza, il mio povero cuore, con nostalgia e
tormento, come un calice da molto tempo vuoto, si riempiva di nuove gocce generose del liquore della
speranza.
Capitolo 4 – IL MEDICO SPIRITUALE
Il giorno seguente, dopo un sonno profondo e ristoratore, ho sperimentato la benedizione radiosa
dell’amico Sole, come un soave messaggio al cuore. Una luminosità confortevole attraversava l’ampia
finestra inondando la stanza di una luce fievole.
Mi sentivo un altro. Nuove energie mi toccavano l’intimo. Avevo l’impressione di assorbire l’allegria
della vita, a lunghi sorsi. Nell’anima vi era soltanto un punto buio – la nostalgia della mia casa,
l’attaccamento alla famiglia che era rimasta lontana. Numerosi pensieri svolazzavano nella mia mente,
ma era così grande la sensazione di sollievo che calmava il mio spirito, ed ero ben lontano da qualsiasi
interpellanza.
Volevo alzarmi, godere lo spettacolo della Natura così piena di brezza e di luce, ma non riuscivo, e
senza l’aiuto energetico dell’infermiere diventava impossibile lasciare il letto.
Non mi ero ancora ripreso dalle continue sorprese, quando si aprì la porta, e vidi entrare Clarêncio
accompagnato da uno sconosciuto. Mi salutarono, con gentilezza, augurandomi pace. Il mio
benefattore del giorno prima ha chiesto sul mio stato generale. E’ venuto l’infermiere, dandogli le
informazioni. Sorridendo, l’anzianotto amico mi ha presentato il compagno. Ti presento il fratello
Henrique de Luna, del Servizio di Assistenza Medica della Colonia spirituale. Vestito di bianco, con una
fisionomia che irradiava grande simpatia, Henrique mi auscultò a lungo, e sorridendo ha detto:
- Ci si lamenta che sei arrivato a seguito di un suicidio.
Mentre Clarêncio rimaneva sereno, ho sentito quel particolare indizio di rivolta che mi ribolliva
nell’intimo.
Suicidio? Mi sono ricordato delle accuse degli esseri perversi delle ombre. Nonostante l’abbondante
gratitudine che cominciavo ad accumulare, non sono rimasto zitto su questa incriminazione
- Credo che ci sia stato un fraintendimento – affermai scocciato, il mio ritorno dal mondo non è dovuto
a questa causa. Ho lottato più di quaranta giorni, nella casa di cura, tentando di vincere la morte. Ho
subito due interventi chirurgici gravi per un’occlusione intestinale...
Sì, esclamò il dottore, dimostrando la stessa serenità superiore, ma quella occlusione era radicata da
cause profonde. Forse l’amico non ha ponderato abbastanza questo. L’organismo spirituale registra in
se stesso la storia completa di tutte le azioni praticate nel mondo.
E inclinandosi, diligente, indicava determinati punti del mio corpo:
- Vediamo la zona intestinale - esclamò. Questa occlusione derivava da elementi cancerosi, e questi a
loro volta, sono dovuti a delle leggerezze del mio caro fratello, sul campo della sifilide. La malattia forse
non avrebbe assunto caratteristiche così gravi, se il modo di pensare, quando sulla terra, fosse stato
più osservante dei principi di fraternità e di moderazione.
Tuttavia, il tuo modo particolare di vivere insieme, spesso esasperato ed oscuro, ha colto vibrazioni
distruttive in coloro che ti ascoltavano. Hai mai immaginato che la collera fosse fonte di energie
negative su noi stessi? L’assenza di auto dominio, la disattenzione nel confronto del genere umano, che
molte volte hai offeso senza riflettere, ti conduceva frequentemente a quella sfera di esseri malati e
inferiori. Questa circostanza ha aggravato di molto, il tuo stato fisico.
Dopo una lunga pausa, durante la quale mi esaminò attentamente, continuò:
- Hai già osservato, amico mio, che il tuo fegato è stato maltrattato dalle tue proprie azioni, che i reni
sono stati scordati con terribile disprezzo dei sacri doni?
Un singolare disappunto mi invase il cuore. Sembrando ignorare l’angoscia che mi opprimeva, il medico
continuò, chiarendo:
- Gli organi del corpo somatico possiedono incalcolabili energie a seconda dei progetti del Signore.
Questo mio amico, intanto ha perso eccellenti opportunità, sciupando patrimoni preziosi dell’esperienza
materiale. Il lungo compito, che ti è stato affidato dai Maggiori della Spiritualità Superiore, è stato
ridotto ad un semplice tentativo di lavoro che non è stato consumato. Tutto l’apparato gastrico è stato
distrutto, da principio a causa degli eccessi nella alimentazione e delle bevande alcoliche, [anche se]
sembrava di poca importanza. La sifilide ha divorato le energie essenziali. Come vedi, il suicidio è
incontestabile.
Ho meditato sui problemi del cammino umano, riflettendo sulle opportunità perse. Durante la vita
umana, mascheravo l'espressione del volto, variandolo a seconda delle situazioni. D’altronde, non avrei
potuto supporre, che in un altro momento, mi sarebbero state richieste spiegazioni su semplici episodi,
che solitamente consideravo come fatti senza un significato particolare. Fino a quel momento, avevo
reputato, gli errori umani, soltanto seguendo i precetti della criminologia. Tutti gli eventi insignificanti,
estranei ai codici [giuridici], li avrei messi in relazione [soltanto] con i fenomeni naturali. Anche se ora
mi imbattevo, su un altro sistema di analisi degli errori commessi. Non affrontavo dei tribunali di
tortura, né mi sorprendevano abissi infernali, tuttavia, benefattori sorridenti che commentavano le mie
debolezze come chi prende cura di un bambino disorientato, ben lontano dagli occhi paterni. Quel
interesse spontaneo, tuttavia, feriva la mia vanità di uomo. Forse se fossi stato visitato da figure
diaboliche con il tridente in mano e mi avessero torturato, queste forze avrebbero reso la mia sconfitta
meno amara. Tuttavia, la bontà esuberante di Clarêncio, quella flessione di tenerezza del medico, la
calma fraterna dell’infermiere, mi penetravano a fondo nello spirito. Non mi lacerava il desiderio di
reagire, mi feriva la vergogna. E piansi. Con il viso tra le mani, come un fanciullo contrariato e infelice
mi sono messo a singhiozzare con quel dolore che mi sembrava irrimediabile. Non potevo non essere in
accordo. Henrique de Luna parlava con sovrabbondante ragione. Finalmente, soffocando quegli impulsi
vanitosi, ho riconosciuto quanto estese fossero le mie leggerezze in altri tempi. La falsa nozione di
dignità personale faceva spazio alla giustizia. Davanti alla mia visione spirituale esisteva solamente,
adesso, quella realtà torturante: ero in verità un suicida, avevo perso l’occasione preziosa
dell’esperienza umana, non ero passato come un naufrago a chi mi raccoglieva con carità.
Fu allora che il generoso Clarêncio, sedendosi sul letto, dal mio lato, mi accarezzò paternamente i
capelli e così parlò commosso:
- Oh! figlio mio, non ti compiangere tanto. Ti ho cercato seguendo l’intercessione di coloro che ti amano
nei piani più alti. Le tue lacrime raggiungono i loro cuori. Non desideri essere grato, mantenendoti
tranquillo nell’esame dei tuoi propri errori? In verità, la tua posizione è quella del suicida incosciente,
ma bisogna riconoscere che centinaia di creature si allontanano dalla Terra nelle tue stesse condizioni.
Calmati, dunque. Approfitta dei tesori del pentimento, custodisci la benedizione del rimorso, benché
tardivo, senza scordare che l’afflizione non risolve i problemi. Abbi fiducia nel Signore e nella nostra
dedizione fraterna. Calma l’anima perturbata, perché molti di noi altri abbiamo già avuto modo di
vagare come te, per questi tuoi cammini.
Davanti alla generosità che traboccava con queste parole, ho messo la mia testa sul suo grembo
paterno e ho pianto lungamente.
Capitolo 5 – RICEVENDO ASSISTENZA
- Sei tu il tutelato di Clarêncio?
La domanda veniva da un giovane di singolare e dolce espressione.
Con una grande borsa pendente dalla mano, come chi porta strumenti per il soccorso, mi indirizzava un
sorriso accogliente. Al mio segno affermativo, si mostrò a suo agio e con modi fraterni, disse:
- Sono Lísias, tuo fratello. Il mio direttore, l’assistente Henrique de Luna, mi ha designato per aiutarti
fintanto che avrai bisogno di cure.
- Sei un infermiere? - ho chiesto.
- Sono un supervisore dei servizi per la salute. In questa qualità non soltanto coopero con il corpo degli
infermieri, ma segnalo le cure di cui abbisognano, e l'assistenza nei riguardi degli ammalati appena
arrivati.
Notando la mia sorpresa, spiegò:
- Nelle mie condizioni ci sono numerosi collaboratori a Nosso Lar. L’amico è appena entrato nella
colonia e, naturalmente, ignora l’ampiezza dei nostri lavori. Per dargli un’idea, basterà ricordare che
solamente qui, nella sezione in cui si trova, esistono più di mille ammalati spirituali, e nota che questo
è uno dei più piccoli edifici del nostro parco ospedaliero.
- Tutto ciò è meraviglioso! – ho esclamato.
Intuendo che le mie osservazioni sarebbero andate verso un elogio spontaneo, Lísias si alzò dalla
poltrona su cui era seduto e ha cominciato ad auscultarmi con cura, impedendomi il ringraziamento
verbale.
- La zona dell’intestino presenta gravi lesioni con tracce molto evidenti di cancro, la zona del fegato
rivela delle lacerazioni, e quella dei reni si presenta con caratteristiche di un esaurimento prematuro.
Sorridendo benevolo, ha detto:
- Sa il fratello cosa significa questo?
- Sì ho detto, ieri il medico mi ha chiarito, spiegandomi che questi disturbi sono dovuti a me stesso.
Riconoscendo la vergogna di questa intima confessione si è affrettato a consolarmi:
- Nel gruppo degli ottanta malati a cui devo assistenza giornaliera, cinquantasette si trovano nelle tue
condizioni. E forse ignori che esistono qui, alcuni mutilati. Hai già pensato a questo? Sai che l’uomo
imprevidente, che ha speso gli occhi per il male, qui viene con le orbite vuote? Che il malfattore che si
è interessato ad utilizzare il dono della agilità fisica per atti criminali, esperimenta la desolazione della
paralisi, quando non arriva assolutamente senza gambe? Che i poveri ossessionati da aberrazioni
sessuali arrivano in uno stato di estrema demenzialità?
Visualizzando la mia naturale perplessità, ha proseguito:
- Nosso Lar non è un luogo di cura per spiriti propriamente vincitori, se diamo a questa parola il suo
giusto significato. Siamo felici, perché abbiamo un compito e l'allegria abita in ogni luogo della nostra
colonia, perché il Signore non ha tolto il pane benedetto della abnegazione.
Approfittando della pausa più lunga, ho esclamato commosso:
- Continua amico mio, schiariscimi. Mi sento sollevato e tranquillo. Non sarà questa regione un
distaccamento celestiale degli eletti?
Lìsias ha sorriso e ha spiegato:
- Ricordiamo l'antico insegnamento che dice molti i chiamati e pochi gli eletti sulla Terra.
E girando lo sguardo verso il distante orizzonte, come a fissare le sue stesse esperienze in quel quadro
dei ricordi più intimi, ha detto:
- Le religioni del pianeta, richiamano le creature al banchetto celestiale. In verità nessuno che abbia
avvicinato anche per un solo giorno l'idea di Dio, può invocare l'ignoranza su questo tema.
Innumerevole è il numero dei chiamati, amico mio, ma dove sono coloro che rispondono alla chiamata?
Con rare eccezioni, la maggior parte della massa umana preferisce accettare ben altro genere di inviti.
Sprechiamo le nostre possibilità deviandole da ciò che è buono, peggioriamo nella cura di noi stessi, il
corpo fisico viene distrutto a forza di atti sconsiderati. Risultato: migliaia di creature escono tutti i
giorni dalla sfera della carne in uno stato doloroso di ignoranza. Moltitudini innumerevoli di persone
vagano senza meta tra le sfere più vicine alla crosta del pianeta, costituite da pazzi, ammalati e
ignoranti.
Notando la mia perplessità, mi domandò:
- Credevi, forse, che la morte del corpo ci avrebbe portato in una sfera miracolata? Siamo costretti ad
un duro lavoro, a servizi pesanti e ciò non basta. Se abbiamo debiti sul pianeta, non importa quanto
alti siamo ascesi, è indispensabile il tornare per correggerli, lavandoci il viso [ripagando i debiti
accumulati] con il sudore del mondo, sciogliendo così i vincoli dell'odio e sostituendoli con quei legami
sacri d'amore. Non sarebbe giusto imporre ad altri il compito di ripulire il campo che abbiamo piantato
con spine, con le nostre stesse mani.
Muovendo la testa, aggiungeva:
- Nel caso dei molti chiamati, caro mio. Il Signore non scorda nessun uomo, tuttavia rarissimi uomini si
ricordano di Lui.
Vergognandomi a causa del ricordo dei miei stessi errori, davanti a così grandi insegnamenti di
responsabilità individuale, esclamai:
- Come sono stato perverso!
Però, prima che mi allargassi in altre esclamazioni, il visitatore ha collocato la destra carezzevole sulle
mie labbra, mormorando:
- Zitto! Meditiamo sul lavoro da fare. Nel vero pentimento è doveroso saper parlare per costruire di
nuovo.
In seguito mi ha imposto i suoi flussi magnetici con gentilezza. Praticando le cure nella zona intestinale,
ha chiarito:
- Non visualizzare la cura specifica sulla zona cancerosa? Poiché, mi fece notare bene: tutta la medicina
onesta è un servizio di amore, attività di soccorso giusto; ma il lavoro di guarigione è specifico ad ogni
spirito. Questo mio fratello sarà curato amorevolmente, si sentirà forte come nei tempi più belli della
sua gioventù terrena, lavorerà molto e, credo, sarà uno dei migliori collaboratori a Nosso Lar; fintanto
che la causa dei suoi mali persisterà in lui stesso, fino a che si libererà dei germi perversi con la salute
divina, che ha collocato nel suo corpo a causa della trascuratezza morale e del desiderio di godere più
degli altri. La carne della terra dove abusiamo, è anche il campo benedetto dove riusciamo a realizzare
quei lavori fruttuosi di guarigione radicale, quando rimaniamo osservanti al giusto dovere.
Ho meditato sui concetti, ho ponderato la bontà divina, e nella espansione della sensibilità, ho pianto
copiosamente.
Lìsias, però, ha finito la cura del giorno, con serenità, e ha detto:
- Quando le lacrime non sorgono dalla ribellione costituiscono sempre un rimedio depuratore. Piangi,
amico mio. Dai sfogo al tuo cuore. Benediamo quelle benemerite organizzazioni microscopiche che sono
le cellule di carne della Terra. Così umili e così preziose, così detestate e così sublimi per il servizio
spirituale. Senza di loro, che ci offrono un tempio per la riparazione, quanti millenni spenderemo
nell'ignoranza.
Così parlando, mi ha accarezzato amorevolmente la fronte esausta e mi ha lasciato con un bacio
amorevole.
Capitolo 6 – AVVISO PREZIOSO
Nel giorno immediatamente dopo la preghiera del crepuscolo, Clarêncio mi ha cercato insieme ad un
gentile visitatore.
La fisionomia irradiava generosità, e ha chiesto, abbracciandomi:
- Come va? Stai meglio?
Ho fatto quel gesto come di un malato che si vede accarezzato così come sulla Terra, rilassando le fibre
nervose. Nel mondo, talvolta, l’affetto fraterno è interpretato malamente. Ubbidendo alle vecchie
abitudini, incominciai a spiegare, mentre i due benefattori si sedevano comodamente a fianco:
- Non posso negare di sentirmi meglio; anche se soffro intensamente. Ho molti dolori nella zona
intestinale e strane sensazioni di angoscia dal cuore. Non ho mai pensato di essere capace di una così
grande resistenza, amico mio. Ah! come è stata pesante questa mia croce fino ad ora!... Adesso che
posso rimettere insieme le idee, credo che il dolore mi abbia tolto tutte le forze disponibili...
- Clarêncio ascoltava, gentile, dimostrando grande interesse per le mie lamentele, senza che il più
piccolo gesto rivelasse un suo proposito di intervenire sul tema. Incoraggiato da questo
comportamento, ho continuato:
- Oltre a questo, le mie sofferenze morali sono enormi e inesprimibili. Una volta calmata la tempesta
esteriore con i primi soccorsi ricevuti, adesso tocca alle tempeste intime. Come staranno mia moglie ed
i miei figli? Sarà il mio primogenito riuscito a realizzarsi, seguendo quel mio vecchio proposito? E le mi
figliole? E la mia sventurata Zélia, molte volte ha affermato che sarebbe morta di nostalgia, se un
giorno io le fossi mancato. Ammirevole sposa! Sento ancora le sue lacrime di quei momenti estremi.
Non so più da quando vivo questo incubo della lontananza... Ferite continue mi hanno rubato la nozione
del tempo. Dove sarà quella mia povera compagna? Starà piangendo sulle ceneri del mio corpo, oppure
in qualche angolo oscuro delle regioni della morte? Oh! il mio dolore è tanto amaro! Che terribile il
destino di quell'uomo che ha consacrato la sua dedizione alla famiglia! Credo che siano rare le creature
che hanno sofferto così come me!... Sulla terra, le vicissitudini, i disinganni, le incomprensioni e le
amarezze, soffocano quelle rare note di allegria; poi vi è la sofferenza della morte del corpo. E poi
seguono, le sofferenze oltre il sepolcro! Che cosa sarà, allora, la vita? Una successione continua di
miserie e lacrime? Esisteranno anche delle risorse per seminare la pace? I miei desideri di ottimismo
sono ancora bloccati, sento che l'idea di infelicità mi chiude lo spirito, come un terribile carcere del
cuore. Che sventurato destino, generoso benefattore!
Arrivato a questo punto la bufera del vento tempestoso del lamento, aveva condotto la mia nave
mentale nel vasto oceano di lacrime.
Clarêncio, tuttavia, si è alzato sereno e ha parlato senza emozione:
- Amico mio, desideri tu, veramente, la guarigione spirituale?
Al mio gesto affermativo, ha continuato:
- Allora impara a non parlare eccessivamente di te stesso, né commentare il tuo proprio dolore. Il
lamentarsi di continuo denota una malattia mentale e una malattia in fase acuta, e la cura è difficile. E'
indispensabile creare dei pensieri nuovi ed educare le labbra [la lingua]. L'equilibrio si raggiunge
soltanto aprendo il cuore al Sole della Divinità. Se tu consideri lo sforzo necessario alla crescita soltanto
come un fardello oppressivo, o se vedi la sofferenza ove vi è uno sforzo costruttivo, allora questo
significa che vi è in te cecità d'animo. Quanto più utilizzerai la parola per dilatare le riflessioni dolorose,
nel circolo della personalità, più forti si renderanno i lacci che ti legano ai ricordi meschini. Lo stesso
Padre che cerca la tua persona, offrendoti il suo manto generoso, in questa casa, assisterà anche i tuoi
parenti terreni. Dobbiamo ritenere il nostro raggruppamento familiare come una sacra costruzione, ma
senza scordare che le nostre famiglie sono parti di quella Famiglia universale sotto la Direzione Divina.
Staremo a tuo fianco, per risolvere le difficoltà presenti e organizzare dei progetti per il futuro, ma non
disponiamo del tempo per tornare alle zone sterili delle lamentele. Inoltre, abbiamo in questa colonia
l'abitudine di accettare l'aspro lavoro come benedizione per la nostra realizzazione, considerando la
Provvidenza traboccante d'amore, mentre noi viviamo appesantiti dai debiti. Se desideri rimanere in
questa casa di assistenza, impara a pensare correttamente.
A questo punto, le lacrime mi venivano asciugate, e chiamato alla dignità dal generoso istruttore, ho
assunto un comportamento diverso, anche se ero vergognoso della mia debolezza.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
- Non ragionare così come quando eri nella materia – ha proseguito Clarêncio benevolo, - profitta dei
vantaggi naturali derivanti dalle buone situazioni? Non disputavi nella carne per i vantaggi delle risorse
lecite, ansioso di estenderne i benefici ai tuoi cari? Non eri interessato ai giusti benefici, per le
espressioni di conforto, con la possibilità di assistere la famiglia? Qui, il programma non è diverso.
Soltanto divergono i dettagli. Nei circoli carnali, la convenzione e la garanzia monetaria; qui il lavoro e
le acquisizioni definitive dello spirito immortale. Dolore, per noi, significa possibilità di arricchire
l’anima; la lotta costituisce il cammino per la divina realizzazione. Hai capito la differenza? Le anime
deboli, prima del lavoro, si sdraiano per offrire i loro lamenti a quelli che passano; quelle forti, però,
considerano il servizio come un patrimonio sacro, con la quale attività preparano il cammino verso la
perfezione. Nessuno condanna la giusta nostalgia, né si pretende asciugare la tua fonte da sentimenti
sublimi. Bisogna evidenziare, tuttavia, che il pianto della disperazione non edifica il bene. Se ami la
famiglia terrena, in verità, è necessario un tuo buon animo per essergli utile.
Si creò di fatto una lunga pausa. La parola di Clarêncio mi aveva sollevato con pensieri più salutari.
Mentre meditavo sulla saggezza di questi preziosi consigli, il mio benefattore, come un padre che
scorda la leggerezza dei figli per ricominciare serenamente la lezione, è tornato a domandarmi con un
bel sorriso:
- Allora, sei più sollevato? Meglio?
Contento per essermi scusato, come un bambino che desidera imparare, ho risposto consolato:
- Vado abbastanza bene, per comprendere meglio la Volontà Divina.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
Capitolo 7 – SPIEGAZIONI DI LÍSIAS
Si ripetevano le visite periodiche di Clarêncio e l’attenzione giornaliera di Lísias.
Mentre cercavano di abituarmi ai nuovi doveri, sensazioni confortanti mi alleviavano il cuore.
Diminuivano sia i dolori che gli impedimenti a muovermi più facilmente. Notavo, però, che con i ricordi
più forti della vita fisica mi ritornava l'angoscia, il timore dello sconosciuto ed il dolore dovuto al non
adattamento. Nonostante tutto, trovavo più sicurezza dentro di me.
Adesso mi dilettavo alla contemplazione dei vasti orizzonti, chinandomi da quelle finestre spaziose. Mi
impressionavano, sopratutto, gli aspetti di questa Natura. Era quasi tutto, una copia più bella di quella
sulla Terra. Colori più armonici, sostanze più delicate. Il terreno era foderato da vegetazione. Grandi
alberi, ampi frutteti e giardini deliziosi. Si disegnavano montagne coronate di luce, con continuità alla
pianura dove la colonia risiedeva. Tutti i campi apparivano coltivati con accuratezza. A poca distanza, si
alzavano graziosi edifici. Erano allineati su superfici regolari, rivelando forme diverse. Nessuno senza
fiori all'entrata, alcune casette incantevoli erano distaccate, avvolte da muri di edera, dove sbocciavano
rose di vario tipo, qui e lì, ornando il verde con cangianti varianti. Uccelli con un piumaggio policromo
svolazzavano nei cieli, e di quando in quando, si posavano raggruppandosi su torri [anche] troppo
bianche, che alzandosi lineari, ricordavano i gigli giganteschi, che sorgono verso il cielo.
Da quelle ampie finestre, osservavo, curioso, i movimenti nel parco. Estremamente sorpreso,
riconoscevo gli animali domestici, tra gli alberi fronzuti, schierati in fondo.
Nelle mie lotte introspettive, mi perdevo con domande sul mio destino. Non riuscivo a comprendere il
perché di tutte quelle varietà di forme così simili a quelle terrene, pensando di essere ora in una sfera
propriamente spirituale.
Lísias, l'amabile compagno di tutti i giorni, non risparmiava spiegazioni.
La morte del corpo fisico non conduce l’uomo ad una situazione miracolata, diceva.
Tutto il processo evolutivo è graduale. Esistono tante aree differenti per i disincarnati, così come
esistono innumerevoli e sorprendenti piani per gli esseri avvolti nella materia. Anime e sentimenti,
forme e cose, obbediscono ai principi di uno sviluppo naturale e di una giusta gerarchia.
Il rimanere in quel parco di salute, tuttavia mi preoccupava, avevo passato così tante settimane, senza
la visita di neanche un conoscente dal mondo. In fondo, non ero stato io l’unica persona tra i miei
conoscenti a varcare la soglia del sepolcro.
I miei genitori mi avevano anticipato in quel grande giorno. Molti amici, di un altro tempo, mi avevano
preceduto. Perché, allora, non venivano in quella mia stanza di malato spirituale, a conforto di quel mio
cuore addolorato? Sarebbero bastati alcuni momenti di consolazione.
Un giorno, non riuscendo a contenermi, ho domandato al disponibile visitatore:
- Mio caro Lísias, pensi sia possibile qui, il ritrovarsi, l’incontro con quelli che ci hanno preceduto nella
morte del corpo fisico?
- Come no? Pensi di essere stato dimenticato?...
- Sì. Perché nessuno mi fa visita? Sulla Terra, ho sempre potuto contare sulla abnegazione materna.
Ma mia madre, tuttavia, fino ad ora non ha dato segno di vita.
Mio padre, allo stesso modo, ha fatto il grande viaggio, tre anni prima del mio trapasso.
- Sappi – chiarì Lísias -, che tua madre ti sta aiutando giorno e notte, fin da quella crisi che ha
preceduto il tuo arrivo. Fin da quando sei caduto ammalato per poi abbandonare quel bozzolo terreno,
ha duplicato il suo interesse materno nei tuoi confronti. Forse tu non sai ancora che la tua permanenza
nelle sfere inferiori è durata più di otto anni consecutivi. Lei non si è mai scoraggiata. E' intervenuta,
molte volte a tuo favore, a Nosso Lar. Ha chiesto i buoni uffici di Clarêncio, che ha cominciato a visitarti
con frequenza, fino a che quel medico della Terra, vanitoso, si è allontanato un pochino, così che
sorgesse il figlio dei Cieli. Hai capito?
Avevo gli occhi umidi. Ignoravo da quanti anni mi ero allontanato dalla sfera terrena. Desideravo
conoscere quei processi di quella protezione impercettibile, ma non sono riuscito. Le mie corde vocali
erano intorpidite, con quel nodo di lacrime che arginava il mio cuore.
Nel giorno in cui tu hai pregato con tutta la tua anima -, ha proseguito l’infermiere visitatore -, quando
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
hai capito che tutto nell’Universo appartiene al Padre Sublime, il tuo pianto era diverso. Non sai che vi
sono piogge che distruggono e piogge che creano? Così è anche per le lacrime. E' logico che il Signore
non aspetta le nostre suppliche per amarci; comunque, è indispensabile situarci in quella determinata
posizione ricettiva, per comprenderne l’infinita bontà. Uno specchio offuscato non riflette la luce. Allo
stesso modo, il Padre non necessita delle nostre penitenze, anche se concordiamo che le penitenze
offrono ottimi servizi a noi stessi. Hai capito? Clarêncio non ha avuto difficoltà a localizzarti, assistito da
quei carezzevoli appelli della tua genitrice della Terra; tu però, hai tardato molto a trovare Clarêncio. E
quando tua mamma ha saputo che suo figlio aveva stracciato quei veli scuri con l’aiuto della preghiera,
ha pianto di gioia, così come mi hanno raccontato...
- E dove è mia mamma? – ho esclamato, finalmente. – Se mi è permesso, voglio vederla, abbracciarla,
inginocchiarmi ai suoi piedi!
- Lei non vive a Nosso Lar – ha chiarito Lísias -, abita su sfere più elevate, dove lavora non soltanto per
te.
Osservando il mio disappunto, che si accresceva, fraternamente:
- Verrà a vederti, certamente, prima di quanto pensiamo. Quando qualcuno desidera qualche cosa
ardentemente, si trova già sul cammino della sua realizzazione. Tu hai, in questo caso, la lezione più
adatta a te stesso. Per molti anni hai rotolato, come una piuma, ospitando la paura, le tristezze e la
delusione; ma quando si è insinuato in te quel bisogno di ricevere l’ausilio divino, hai dilatato il tuo
livello vibratorio della mente e ti è giunta l'intuizione e il soccorso.
Con gli occhi brillanti, incoraggiato dai chiarimenti ricevuti, ho esclamato risoluto:
- Desidero, allora, con tutte le mie forze... che venga... che venga...
Lísias sorrise con intelligenza, e come chi previene generosamente, ha affermato nel congedarsi:
- Conviene non scordare, tuttavia, che questa nobile realizzazione esige tre requisiti fondamentali:
primo, desiderare; secondo saper desiderare; e terzo, meritare, o in altri termini, volontà attiva, lavoro
persistente e un giusto merito.
Il visitatore raggiunse la porta di uscita, sorridente, mentre io mi fermavo silenzioso, per meditare su
quel programma esteso e formulato con così poche parole.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
Capitolo 8 – ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI
Passate alcune settimane di cura attiva, uscii per la prima volta, in compagnia di Lìsias.
Mi impressionai per lo spettacolo delle strade. Vasti viali adornati con alberi frondosi. L'aria pura,
l'atmosfera di profonda tranquillità spirituale. Però, non vi era alcun segno di inattività o di oziosità,
perché le vie pubbliche erano affollate. Numerose entità andavano e venivano. Alcune sembravano
riporre la mente in luoghi lontani, ma altri mi guardavano con accoglienza negli occhi. Il compagno mi
venne assegnato per guidarmi, anche se io ero colto da continue e ininterrotte sorprese. Percependo le
mie intime congetture, spiegò sollecito:
- Siamo nel locale del Ministro dell'Ausilio. Tutto quel che vediamo, palazzi, edifici, casa residenziale,
rappresentano istituzioni e riparo adeguato per il lavoro della nostra giurisdizione. I Consiglieri e gli
altri operai nella missione abitano qui. In questa zona, si assistono i malati, si ascoltano e si
selezionano le richieste, si preparano le reincarnazioni terrene, si organizzano i gruppi di soccorso per
gli abitanti dell'Umbral, o per coloro che piangono sulla Terra, si studiano le soluzioni per le azioni che
si riferiscono alla sofferenza.
- Esiste, allora in Nosso Lar, un Ministero per l'Ausilio? - Domandai.
- Come no. I nostri servizi sono distribuiti con una organizzazione che si perfeziona giorno dopo giorno,
sotto l'orientamento di coloro che presiedono ai destini.
Fissandomi con i suoi occhi lucidi, continuò:
- Non hai visto, nel momento della preghiera, il nostro Governatore Spirituale che era circondato da
settantadue collaboratori? Dunque, sono i Ministri di Nosso Lar. La colonia, che è essenzialmente di
lavoro e di formazione, è divisa in sei Ministeri, orientati, ogni uno, da dodici Ministri. Abbiamo il
Ministero della Rigenerazione, dell'Ausilio, della Comunicazione, della Delucidazione, della Elevazione e
della Unione Divina. I primi quattro ci approssimano alle sfere terrene, i due ultimi ci legano al piano
superiore, dato che la nostra città spirituale è una zona di transizione. I servizi più grossolani, sono
situati nel Ministero della Rigenerazione, i più sublimi in quella della Unione Divina. Clarêncio, il nostro
amico capo, è uno dei Ministri per l'Ausilio. Profittando di quella pausa naturale, ho esclamato,
commosso:
- Oh! Non ho mai immaginato la possibilità di una organizzazione così completa, dopo la morte del
corpo fisico!
- Sì, spiegò Lìsias – il velo dell'illusione è molto denso nei circoli carnali. L'uomo comune ignora che
tutte le manifestazioni disciplinate del mondo, procedono dai piani superiori. La natura campestre si
trasforma in giardino, quando è orientata dalla mente dell'uomo, selvaggia tra le creature primitive,
trasformandosi in capacità creativa, quando ispirata da quelle menti che lavorano nelle sfere più alte.
Nessuna organizzazione utile si materializza sulla sfera terrena, senza che i suoi primi raggi scendano
dalla cima.
- Ma Nosso Lar avrà ugualmente una storia, così come le grandi città planetarie?
- Senza dubbio. I piani più vicini alla sfera terrena possiedono allo stesso modo quella specifica natura.
Nosso Lar è una fondazione antica di portoghesi distinti, disincarnati in Brasile, nel secolo XVI. Da
principio la lotta fu enorme ed esaustiva, da quanto ci risulta dai nostri archivi del Ministero della
Delucidazione.
Ha una sostanza grossolana nelle zone invisibili alla Terra, così come è nelle regioni che si
caratterizzano per la grezza materia. Anche qui, esistono enormi estensioni a potenzialità inferiore, così
come esistono sul pianeta grandi tratti di natura rudimentale e non civilizzata. I lavori iniziali furono
scoraggianti, anche per gli spiriti forti. Dove si raggruppano oggi vibrazioni delicate e nobili, edifici
maestosi, si mischiano a quelle note primitive di nazione selvaggia e a quelle menti rudimentali. I
fondatori non si disarmarono, però. Proseguirono nell'opera, ricalcando il lavoro di quei primi
colonizzatori europei che arrivarono nel nuovo mondo, con la differenza che lì si impiegava la violenza,
la guerra, la schiavitù, e qui il servizio perseverante, la solidarietà fraterna, l'amore spirituale.
Poco dopo, siamo arrivati ad una piazza con elementi meravigliosi, ostentando estesi giardini. Al centro
della piazza, si erigeva un palazzo di magnifica bellezza, sovrastato da torri sovrane, che si perdevano
nel cielo.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
- I fondatori della colonia cominciarono i loro sforzi, partendo da qui, dove è localizzata la Governatoria
– disse il visitatore. Indicando il palazzo, continuò:
- In questa piazza abbiamo il punto di convergenza dei sei Ministeri a cui mi sono riferito. Tutti
cominciano dalla Governatoria, estendendosi in forma triangolare.
E rispettoso, commentò:
- Lì vive il nostro abnegato orientatore [governatore]. Nei lavori amministrativi, lui dirige e collabora
con tremila funzionari; per quanto, sia lui il lavoratore più infaticabile e più fedele che tutti noi messi
assieme. I Ministri viaggiano anche in altre sfere, rinnovando le loro energie e migliorando le loro
conoscenze. Noi altri, godiamo dello svago di solito, ma il Governatore non dispone mai di questo
tempo. Insiste sul fatto che noi dobbiamo riposare, ci obbliga alle ferie periodiche, mentre lui stesso
non riposa quasi mai, [lavora] anche durante le ore che riguardano il sonno. Sembra che sia un suo
onore il servizio perenne. Basta ricordare che sono qui da quaranta anni e che ad eccezione delle
assemblee riguardanti le preghiere collettive, raramente l'ho visto durante le pubbliche festività.
Il suo pensiero, però, comprende tutte le sfere del servizio, e la sua assistenza affettuosa è data a tutto
e a tutti coloro che gli sono vicini. Dopo una lunga pausa, l'infermiere amico continuò:
- Non è da tanto che abbiamo festeggiato il 114° anniversario della sua magnanima direzione.
Lìsias rimase silenzioso, evidenziando la sua commossa reverenza, intanto io che ero al suo fianco,
contemplavo rispettoso ed ebbro, le meravigliose torri che sembravano cingere il firmamento...
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
Capitolo 9 – PROBLEMI DI ALIMENTAZIONE
Incantato dalla visione di quei giardini prodigiosi, chiesi al gentile infermiere di riposare alcuni minuti in
una panchina vicina. Lísias annuì di buon grado.
Una gradevole sensazione di pace rendeva il mio spirito felice. Capricciosi fili d'acqua colorata
svolazzavano nell’aria, formando figure incantevoli.
- Chi osserva questo alveare immenso di lavoro – ho pensato – è indotto ad esaminare con cura
numerosi problemi. E l'approvvigionamento? Non ho notizie di un Ministero dell'Economia...
- Anticamente - spiegò il paziente interlocutore – i servizi di questa natura assumevano un ruolo più
prominente. Però, l’attuale Governatore deliberò di attenuare tutte quelle espressioni di vita che
ricordassero i momenti puramente materiali. Le attività di approvvigionamento sono rimaste, così,
ridotte ad un semplice servizio di distribuzione, sotto il controllo diretto della Governatoria. Dunque,
questa procedura costituisce una di quelle misure tra le più benefiche. Gli annali della colonia
affermano, che vi fu un secolo, in cui si lottò con grande difficoltà per adattare gli abitanti alle leggi
della semplicità. Molti nuovi arrivati a Nosso Lar ne raddoppiarono le esigenze. Volevano tavoli lauti,
bibite eccitanti, dilettando quei vecchi vizi terreni. Solo il Ministero della Unione Divina è rimasto
immune di tali abusi, per le caratteristiche che gli sono proprie; mentre per gli altri vivevano
sovraccaricati dall'angoscioso problema dell'ordine.
L'attuale Governatore, tuttavia, non poteva mantenersi senza impegno. Subito, appena ha assunto
l'incarico amministrativo, ha adottato le giuste misure. I vecchi missionari, qui, mi hanno messo al
corrente su alcuni fatti curiosi. Dissero che, su richiesta della Governatoria, vennero duecento istruttori
da una sfera molto elevata, con l'obiettivo di spargere nuove conoscenze, relative alla scienza della
respirazione e dell'assorbimento dei principi vitali dall'atmosfera. Sono state realizzate numerose
assemblee. Alcuni collaboratori tecnici della Nosso Lar manifestarono la loro contrarietà, affermando
che la città è di transizione e che non sarebbe stato giusto, e neanche possibile, disabituare
immediatamente i [nuovi] disincarnati, con abitudini di questo genere, senza un grave pericolo per
l'organizzazione spirituale. Il Governatore, con tutto ciò, non si scoraggiò. Le riunioni proseguirono, così
come l'economia e le attività, durante i consecutivi trenta anni. Alcune eminenti entità formularono
processi di carattere pubblico, lamentandosi. Per più di dieci volte, il Ministero dello Ausilio era
strapieno di infermi, che si confessavano vittime del nuovo sistema di nutrizione così carente. In questi
periodi, gli oppositori del mutamento alimentare moltiplicavano le loro accuse.
Però, il Governatore non ha mai punito nessuno. Convocava gli avversari al palazzo, e gli esponeva
paternamente i progetti e le finalità del regime; affermava la superiorità delle metodiche spiritualizzate,
facilitava ai nemici più ribelli a questo nuovo processo, svariate escursioni per degli studi nei piani più
elevati al nostro, guadagnando, così, un numero maggiore di seguaci.
Prima di una più lunga pausa, ho reclamato interessato:
- Continua, per cortesia, mio caro Lísias. Com'è finita questa edificante lotta?
- Dopo ventun anni di perseveranti dimostrazioni, da parte della Governatoria, aderì anche il Ministero
della Elevazione, passando soltanto il nutrimento indispensabile. Lo stesso non accadde con il Ministero
della Delucidazione, che ha impiegato tanto per raggiungere un compromesso, a seguito dei numerosi
spiriti dedicati alle scienze matematiche, che lavoravano lì. Erano loro i più renitenti avversari. Adattati
ai processi delle proteine e dei carboidrati, indispensabili per il corpo fisico, non cedevano terreno alle
concezioni contrapposte di qui.
Settimanalmente, inviavano al Governatore lunghe osservazioni e avvertenze, piene di analisi e
valutazioni, affermando più volte questa imprudenza. Ma il Governatore anziano, comunque, non ha
mai agito da solo. Richiese assistenza a nobili guide, che ci orientano tramite il Ministero della Unione
Divina, e non ha mai rilasciato un comunicato che fosse senza un esame minuzioso. Intanto gli
scienziati argomentavano e la Governatoria conciliava, formandosi pericolosi disordini nel antico
Dipartimento della Rigenerazione, oggi trasformato in Ministero. Incoraggiati dalla ribellione dei
cooperatori del Ministero della Delucidazione, gli spiriti meno elevati che si trovavano lì, si lasciavano
andare a condannabili manifestazioni. Tutto questo ha provocato una enorme scissione negli organi
collettivi di Nosso Lar, dando luogo a un pericoloso assalto di folla oscura dall’Umbral, che ha provato
ad invadere la città, approfittando della breccia nei servizi di Rigenerazione, dove un gran numero di
collaboratori intrattenevano un qualche interscambio clandestino, e tutto ciò a seguito delle abitudini
alimentari. Dato l’allarme, il Governatore non si perturbò.
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Terribili minacce svolazzavano sopra tutti. Però, lui sollecitò un'udienza al Ministero della Unione Divina
e, dopo aver sentito il nostro più alto Consiglio, ordinò la chiusura provvisoria del Ministero della
Comunicazione, determinò il funzionamento dell’area di isolamento nel Ministero della Rigenerazione
per i ricalcitranti, e avvertì al Ministero della Delucidazione, di cui la cui imprudenza sopportò per più di
trenta anni consecutivi, proibendo temerariamente l'assistenza in quella regione inferiore, e per la
prima volta nella sua amministrazione, ordinò di accendere le batterie elettriche delle muraglie della
città, per l'emissione di dardi magnetici a servizio della difesa comune. Non c'è stato combattimento,
neanche offesa alla colonia, ma una resistenza assoluta. Per più di sei mesi, i servizi di alimentazione,
in Nosso Lar, furono ridotti alla inalazione dei principi vitale dall'atmosfera, tramite respirazione, e
acqua mischiata ad elementi solari, elettrici e magnetici.
La colonia è rimasta, così, consapevole di quello che viene ad essere l'indignazione dello spirito
mansueto e giusto. Fino al periodo più acuto, la Governatoria era vittoriosa. Il proprio Ministero della
Delucidazione, riconobbe lo sbaglio e passò a cooperare nei lavori per gli aggiustamenti. Dopo tutto
questo, c'è stato il giubilo pubblico, e dicono che in mezzo all’allegria generale il governatore pianse
commosso, dichiarando che la comprensione generale costituiva il vero premio per il suo cuore. La città
tornò alla normale attività. L’antico Dipartimento di Rigenerazione fu convertito in Ministero. Da quel
momento in poi le ampie forniture di sostanze alimentari che ricordano quelle sulla Terra, esistono
solamente nei Ministeri di Rigenerazione e dell’Ausilio, dove vi sono sempre un gran numero di
bisognosi.
Per noi tutti c'è soltanto l'indispensabile, cioè, tutto il servizio alimentare obbedisce ad incredibile
sobrietà. Al momento, tutti riconoscono che la supposta impertinenza del Governatore rappresentò una
misura e un raggiungimento verso una più grande liberazione spirituale. Si è ridotta l'espressione fisica
[del nutrirsi] e sono apparsi meravigliosi coefficienti di spiritualità.
Lísias si fece silenzioso mentre io riflettevo profondamente su questa grande lezione.
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Capitolo 10 – NEL BOSCO DELLE ACQUE
A seguito del mio crescente interesse per i processi dell’alimentazione, Lísias mi invitò:
- Andiamo al grande serbatoio della colonia. Lì osserverai delle cose interessanti. Vedrai che l’acqua è
tutto per noi ed è quasi tutta situata nella nostra stanza di transizione.
Curiosissimo, ho accompagnato l’infermiere senza esitazione.
Arrivati ad un ampio angolo della piazza, il generoso amico aggiunse:
- Aspettiamo l’aerobus (1).
(1) Veicolo aereo, che sarebbe nella Terra come una grande funicolare.
Mentre mi riprendevo dalla sorpresa, apparve quella grande macchina, sospesa dal suolo ad una
altezza di più o meno cinque metri e ricolmo di passeggeri. Nello scendere fino a noi, alla maniera di un
ascensore terrestre, l’ho esaminato con attenzione. Non era un veicolo conosciuto in Terra. Costituito
con del materiale molto flessibile, aveva una lunghezza enorme, sembrava legato a fili invisibili, a
causa del grande numero di antenne di poppa. Più tardi, ho confermato le mie supposizioni, visitando le
grandi officine del Servizio di Traffico e Trasporto.
Lísias non mi ha dato tempo a domande. Alloggiati all'interno confortevolmente, proseguimmo
silenziosi. Provavo quella timidezza naturale dell’uomo disabituato agli sconosciuti. La velocità era così
grande che non mi permetteva di cogliere i dettagli delle costruzioni in scale situate durante l’esteso
percorso. La distanza non era piccola, perché solamente dopo quaranta minuti, includendo quelle
rapide fermate ogni tre chilometri, Lísias mi invitò a scendere, sorridente e tranquillo.
Quel panorama di bellezze sublimi mi incantava. La foresta con quel germogliare meraviglioso, il vento
fresco mi imbalsamava con il suo inebriante profumo. Era tutto un prodigio di colori e di luci
carezzevoli. Fra le rive ricamate di prati rigogliosi, tutta smaltata da fiori blu, scivolava un grande
fiume. La corrente scorreva tranquilla, ma così cristallina, che sembrava la tonalità di una sfumatura di
celeste, a causa dei riflessi del firmamento. Larghe strade tagliavano quel verde paesaggio. Gli alberi
piantati su spazi regolari offrivano un'ombra amica, come alloggi deliziosi in quella luminosità del
confortante Sole. Belle panchine lavorate, invitavano alla sosta.
Notando il mio stupore, Lísias spiegò:
- Siamo nel Bosco delle Acque. Abbiamo qui una delle più belle regioni di Nosso Lar. E' uno dei posti
prediletti per le escursioni degli amanti, che vengono qui per intrecciare le più belle promesse d'amore
e fedeltà, per quelle esperienze sulla Terra.
L’osservazione mi offriva l'opportunità a considerazioni molto interessanti, ma Lísias non mi offrì
l'occasione per domande particolari su questo. Indicando un edificio di enormi proporzioni, ha chiarito:
- Lì è il grande serbatoio della colonia. Tutto il volume del Fiume Blu, che abbiamo sotto agli occhi, è
assorbito in immense cisterne per la distribuzione. Tutte le acque che servono alle attività della colonia
partono da qui. In seguito, si riuniscono nuovamente, sotto i servizi della Rigenerazione, e tornano a
ricostituire il fiume, che prosegue il suo corso normale, verso quel grande oceano di sostanze invisibili
per la Terra.
Avvertendo quella mia intima ricerca, aggiunse:
- In effetti, l’acqua qui ha un'altra densità. E' molto più leggera, pura, quasi fluidica.
Notando le magnifiche costruzioni che mi erano di fronte, ho domandato:
- A che Ministero è legato il servizio di distribuzione?
- Immagina, ha detto Lísias, che questo è uno dei rari servizi materiali del Ministero dell’Unione Divina!
- Dici davvero? Ho domandato, ignorando come conciliare l'una e l’altra cosa.
L'accompagnatore sorrise e rispose con piacere:
- Sulla Terra quasi nessuno riflette seriamente e conosce l’importanza dell’acqua. Tuttavia, a Nosso Lar,
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altre sono le conoscenze. Nei circoli religiosi del pianeta, insegnano che il Signore ha creato le acque.
Ora, è logico che ogni servizio creato necessita di energie e braccia per essere convenientemente
mantenuto. In questa città spirituale, impariamo a ringraziare il Padre e i suoi divini collaboratori per
simile dono. Conoscendola più intimamente, sappiamo che l’acqua è veicolo dei più potenti fluidi di
qualsiasi natura. Qui, essa è usata soprattutto come un alimento e come un rimedio. Nel Ministero
dell’Ausilio vi sono delle sezioni consacrate esclusivamente alla manipolazione dell'acqua pura,
attraverso certi principi suscettibili di essere captati dalla luce del Sole e dal magnetismo spirituale.
Nella maggior parte delle regioni di questa estesa colonia, il sistema di alimentazione ha le sue
fondamenta su questo. Accade, però, che soltanto i Ministri dell’Unione Divina sono detentori di un
maggiore livello di Spiritualità Superiore, tra noi, toccando a loro la magnetizzazione generale delle
acque del Fiume Blu, affinché servano a tutti gli abitanti di Nosso Lar, con quella purezza
indispensabile. Loro fanno quel servizio preliminare di pulizia e gli istituti realizzano poi quei lavori
specifici, ricolmandola di sostanze alimentari e curative. Quando i diversi fili della corrente si riuniscono
di nuovo, in quel punto distante, dall'altra parte di questo bosco, il fiume assentandosi dalla nostra
zona, conduce nel suo seno le nostre qualità spirituali.
Io ero estasiato da quelle spiegazioni.
- Sulla terra – ho obbiettato -, non ho mai ricevuto chiarimenti di questa natura.
- L’uomo è disattento, da molti secoli – riprese Lísias -, il mare equilibra l'habitat planetario, l'elemento
acquoso gli fornisce il corpo fisico, la pioggia gli dà il pane, il fiume gli organizza le città, la presenza
dell’acqua gli offre la benedizione della casa, intanto, lui sempre si giudica l’assoluto dominatore del
mondo, scordando che è figlio dell’Altissimo, prima di qualsiasi altra considerazione. Tuttavia, verrà il
tempo in cui copierà questi nostri servizi, ritornando ad apprezzare l’importanza di questo dono del
Signore. Allora comprenderà che l’acqua, come fluido creatore, in ogni ambiente domestico, assorbe le
caratteristiche mentali dei suoi abitanti. L’acqua nel mondo, amico mio, non soltanto trasporta residui
materiali, ma anche quelle essenze della nostra vita mentale. Risulterà nociva nelle mani perverse,
utile nelle mani generose, e con il suo movimento, con la sua corrente non spargerà soltanto
benedizioni di vita, ma costituirà in ugual modo il veicolo della Provvidenza Divina, assorbendo
amarezze, odi e ansietà degli esseri umani, lavandogli la casa materiale e purificandogli l’atmosfera
intima.
L'interlocutore tacque con un'attitudine riverente, mentre i miei occhi fissavano la tranquilla corrente
risvegliandomi pensieri sublimi.
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Capitolo 11 – NOTIZIE DAL PIANO
Il mio generoso compagno voleva offrirmi altre osservazioni, dei diversi luoghi della colonia, ma altri
obblighi imperiosi lo chiamavano al lavoro.
- Tu avrai occasione di conoscere le diverse regioni dei nostri servizi – esclamò con bontà - perché
come vedi, i Ministeri di Nosso Lar sono come enormi cellule che lavorano intensamente. Neanche
qualche giorno di studio offre l'opportunità per una visione dettagliata di un solo di loro. Non ti
mancherà questa possibilità, però, anche se non sarà possibile che io ti accompagni.
Clarêncio ha il potere di ottenere facilmente l'ingresso per qualsiasi dipartimento.
Siamo tornati alla fermata dell’aerobus, che non si è fatto aspettare.
Adesso mi sentivo quasi a mio agio. La presenza di tanti passeggeri non mi infastidiva più. L’esperienza
precedente mi aveva portato grandi benefici.
Tante domande importanti si agitavano nel cervello. Ero parzialmente desideroso di risolverle, ho
approfittato di quei minuti valendomi del compagno, quando possibile.
- Lísias, amico – ho domandato -, potresti informarmi se tutte le colonie spirituali sono simili a questa?
Con le stesse modalità, con le stesse caratteristiche?
- In nessun modo. Se nella sfera materiale, ogni regione e ogni città rivelano le proprie stesse
peculiarità, puoi immaginare le molteplicità di condizioni che esistono nei nostri piani. Qui, così come
sulla terra, gli esseri si raggruppano in accordo con le comuni fonti di origine e per la grandezza degli
stessi fini. Ma bisogna ricordarsi che ogni colonia rimane su gradini diversi nella ascensione verso la
perfezione. Le esperienze collettive variano l'una dall'altra. Noi siamo soltanto un esempio di tali
colonie. Secondo la nostra cronistoria i nostri predecessori cercarono ispirazione dall'opera di quei
lavoratori devoti di altre sfere; in compenso, altri raggruppamenti ricercano il nostro aiuto per altre
colonie in formazione.
Ogni organizzazione, possiede essenzialmente caratteristiche uniche.
Osservando che la pausa si faceva più lunga, ho chiesto.
- E' partita da qui l'interessante idea della divisione in Ministeri?
- Sì, è così. I pionieri della creazione di Nosso Lar visitarono i servizi di Aurora Nuova, una delle colonie
spirituali più importanti a noi vicina lì ove le attività sono distribuite tra i dipartimenti.
Adottarono il procedimento, ma sostituirono la parola dipartimento con ministero, ad eccezione del
Ministero della Rigenerazione, che vide la sua attuazione e promozione, sotto l'attuale Governatore. La
loro idea era che l'organizzazione in Ministeri è più significativa in un senso spirituale.
- Molto bene, acconsentii.
- Non è tutto, proseguì il generoso infermiere - puoi verificare che nella nostra colonia, sono espresse
con forza sia l'ordine che la gerarchia. Il merito è l'unico mezzo per valutare coloro i quali sono
destinati a cariche importanti. Solamente quattro persone, in questi ultimi dieci anni, hanno raggiunto
quella missione e quella responsabilità dell'Unione Divina. Di regola, tutti noi dopo un lungo stage di
servizio e apprendistato, torniamo a reincarnarci per continuare il nostro sforzo verso la perfezione.
Intanto io ascoltavo queste informazioni ed ero giustamente curioso, Lìsias continuò:
- Quando i nuovi arrivati dalle zone inferiori dell'Umbral si rivelano adatti alla cooperazione fraterna,
alloggiano nel Ministero dell'Ausilio, quando però, si mostrano recalcitranti sono portati al Ministero
della Rigenerazione.
Quando con il passare del tempo, cominciano a mostrare dei miglioramenti, sono ammessi ai lavori di
assistenza, comunicazione e delucidazione, con l'obiettivo di prepararsi efficacemente per le future
attività sulla terra.
Soltanto alcuni riescono ad avere una attività prolungata nel Ministero dell'Elevazione, e rarissimi sono
quelli che raggiungono l'incarico nello staff del Ministero dell'Unione Divina. Questa posizione si rende
disponibile ogni dieci anni. Non pensare che le caratteristiche richieste siano soltanto vaghe espressioni
di una attività idealistica. Non siamo più sulla sfera terrena, dove il disincarnato è costretto ad essere
un fantasma! Spendiamo il nostro tempo con un lavoro attivo nella sfera. Il lavoro nel Ministero della
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Assistenza è complicato e laborioso, i doveri nel Ministero della Rigenerazione richiedono uno sforzo
pesante, per quelli nel Ministero della Rigenerazione devono possedere un grado elevato di
responsabilità individuale, nel settore della Delucidazione è essenziale avere grandi capacità di lavoro e
alti valori intellettuali, mentre nel Ministero della Elevazione si richiede rinuncia e illuminazione, nelle
attività dell'Unione Divina è indispensabile avere una giusta conoscenza e una sincera applicazione
dell'amore universale.
La Governatoria è a sua volta il centro gestionale di tutte le attività amministrative, e numerosi servizi
sono sotto il suo controllo, e comprendendo la nutrizione, la distribuzione dell'energia elettrica, il
traffico e il trasporto.
La legge del riposo dall'altra parte è osservata con rigore, affinché alcuni lavoratori non siano
sovraccaricati più di altri; ma anche la legge del lavoro è osservata con rigore. Per quanto concerne il
riposo, l'unica eccezione è proprio il Governatore che lavora senza sosta anche nelle ore di pausa.
- Ma lui non si assenta mai dal palazzo? - Domandai.
- Soltanto quando il bene pubblico lo esige. Nel rispetto di questo imperativo, il Governatore va
settimanalmente al Ministero della Rigenerazione, che raggruppa quella zona Nosso Lar ove vi sono una
massa numerosa di perturbazioni, a causa dei molti ospiti così ancora tanto in sintonia con i fratelli
dell'Umbral [zona spirituale più bassa]. Lì si incontrano e si raccolgono una moltitudine di spiriti deviati.
Approfittando dei pomeriggi della domenica, dopo la preghiera collettiva nel grande Tempio della
Governatoria, il nostro Governatore opera con i Ministri della Rigenerazione occupandosi dei tanti casi
difficili.
Si sacrifica molto per assistere i nostri fratelli disorientati e sofferenti.
L'aerobus ci ha lasciati nelle vicinanze dell'ospedale, dove mi aspettava la mia stanza accogliente.
Come avevo osservato all'uscita, nelle vie pubbliche si sentivano delle belle melodie diffondersi nella
aria. Notando l'espressione indagatrice, Lìsias spiegò fraternamente:
- Queste musiche procedono dalle officine dove lavorano gli abitanti di Nosso Lar.
Dopo approfondite osservazioni, la Governatoria ha riconosciuto che la musica migliora il rendimento
nei servizi e in tutti quei settori ove vi è uno sforzo continuo. Da quel momento in poi, questo incentivo
ispiratore è diventato una abitudine per tutte le nostre attività.
Nel frattempo, però, siamo arrivati alla portineria. Un gentile infermiere, ci anticipò e disse:
- Fratello Lìsias, sei richiesto con urgenza per un servizio nel padiglione a destra.
Il compagno si allontanò, tranquillo, intanto io mi sono ritirato nella mia camera privata, pieno di
questioni intime.
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Capitolo 12 - L'UMBRAL
Dopo aver ricevuto così preziose delucidazioni, si rafforzava in me il desiderio di approfondire le mie
conoscenze relative ai diversi problemi che le parole di Lìsias avevano suggerito. Il riferimento agli
spiriti dell'Umbral mi mordeva di curiosità. L'assenza di preparazione religiosa nel mondo, spesso è
causa di perturbazione. Che cosa è l'Umbral? Conoscevo soltanto, le idee dell'inferno è del purgatorio,
attraverso le prediche sentite nella cerimonie cattolico-romane a cui avevo assistito, obbedendo a dei
precetti protocollari. Di questo Umbral, però non avevo mai avuto notizie.
Al primo incontro con il mio generoso visitatore, le mie domande non si sono fatte aspettare, Lìsias mi
ha ascoltato con attenzione e disse:
- Ora, come puoi essere tu inconsapevole di quella regione lì dove hai soggiornato così a lungo?
Mi prese un brivido di orrore, ricordando le passate esperienze.
- L'Umbral - ha continuato lui sollecito - comincia nella crosta terrestre. E' la zona oscura di quanti nel
mondo non si sono decisi ad attraversare le porte dei doveri sacri, invece che avanzare, si sono
ritardati nella valle dell'indecisione oppure nel pantano degli numerosi errori. Quando lo spirito si
reincarna, promette di attuare il programma di lavoro del Padre; ma invece, quando ricomincia le sue
esperienze, trova difficile il mantenere la sua parola, cercando soltanto ciò che soddisfa il suo egoismo.
Così si è mantenuto lo stesso odio per gli avversari e la stessa passione per gli amici. Tutto ciò che
eccede è senza profitto, e pregiudica l'armonia della vita. Dunque: tutta quella moltitudine di squilibrati
rimangono in quelle regioni di nebbia inseguendo i fluidi carnali. Il dovere è un compiuto, è una porta
che attraversa l'Infinito, verso quel continente sacro che è l'unione con il Signore. E' naturale, pertanto,
che l'uomo schivo alla obbligazione assunta, abbia questa benedizione indefinitamente ritardata.
Notando la mia difficoltà nell'imparare tutto il contenuto dell'insegnamento, e data la mia quasi totale
ignoranza dei principi spirituali, Lìsias rese la lezione più chiara:
- Immagina che ognuno di noi, rinascendo sul pianeta, porti in sei un fatto sporco, che desidera ripulire
nella vasca della vita umana. Questo abito immondo è il corpo causale, tessuto con le nostre mani, con
le esperienze anteriori. Usufruendo di nuovo, le benedizioni dell'opportunità terrestre, scordiamo però,
l'obiettivo essenziale, e invece di purificarci con lo sforzo del lavaggio, ci macchiamo ancora di più,
contraendo nuovi lacci e ricostruendo così la nostra nuova schiavitù. Ora se ritornando al mondo
cercavamo un modo per fuggire alla sporcizia, a causa della nostra dissonanza con la sfera elevata,
come ritornare a questo stesso ambiente luminoso in peggiori condizioni? L'Umbral funziona, pertanto,
come una regione destinata all'esaurimento di cui residui mentali; una specie di zona purgatorio, dove
si brucia a poco a poco quel materiale deteriorato dalle illusioni che la creatura ha acquistato in
quantità, disprezzando la sublime occasione dell'esistenza terrena.
L'immagine non poteva essere più chiara e più convincente.
Non sapevo come mascherare quella mia giustificata ammirazione. Comprendendo l'effetto benefico
che mi portavano quei chiarimenti, Lìsias continuò:
- L'Umbral è una regione di profondo interesse per chi abita sulla Terra. Concentrandosi lì, tutto ciò che
non ha finalità della vita superiore. Nota che la Provvidenza Divina ha agito con saggezza, permettendo
che si creasse tale dipartimento intorno al pianeta. Vi sono regioni dense di anime irrisolute e ignoranti,
che non sono sufficientemente perverse per essere inviate nelle colonie di riparazione più dolorosa, né
abbastanza nobili per essere condotte nei piani di elevazione. Queste schiere di abitanti dell'Umbral,
sono i compagni degli uomini incarnati, separati da questi soltanto da leggi vibratorie. Pertanto, non
devi trovare strano, che simili luoghi si caratterizzano da grandi perturbazioni. Lì convivono, si
raggruppano i rivoltosi di tutte le specie. Formano ugualmente gruppi invisibili di notevole potere, per
la concentrazione di quelle tendenze e di quei desideri comuni. Molta gente della terra non ricorda che
si dispera quando il postino non viene, quando il treno non appare? Dunque l'Umbral è piena di
disperati. Sono dispiaciuti di non trovare, dopo la morte del corpo fisico, il Signore a disposizione dei
loro capricci, e sentono che la corona della gloria e della vita eterna sono dati soltanto a coloro che
lavorano con il Padre, queste creature si rivelano così come sono e si dedicano ad azioni perverse e
meschine. Nosso Lar è una società spirituale, ma queste zone possiedono infelici, malfattori e
vagabondi di tutte le specie. E' una zona di carnefici e di vittime, di esploratori e esplorati.
Valendomi della pausa che si era fatta spontanea ho esclamato impressionato:
- Come spiegare tutto questo? Questi spiriti non hanno difesa, non hanno una organizzazione?
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L'interlocutore sorrise, chiarendo:
- L'organizzazione è un attributo degli spiriti organizzati. Come vedi nelle zone inferiori a cui ci
riferiamo, è simile ad una casa dove non c'è il pane: tutti gridano e nessuno ha ragione. Il viaggiatore
distratto perde il treno, l'agricoltore che non ha seminato non può raccogliere. Una certezza però posso
darti: nonostante le ombre e le angosce dell'Umbral, lì non è mancata la protezione divina. Ogni spirito
rimane lì il tempo che si rende necessario. Per questo amico mio il Signore ha permesso che si
fondassero molte colonie come questa, consacrate al lavoro e al soccorso spirituale.
- Credo, allora, ho osservato, che questa sfera si mescola quasi con la sfera degli uomini.
- Sì - ha confermato il remoto amico -, ed è in questa zona che si stendono i fili invisibili che legano le
menti umane tra di loro. Il piano è pieno di spiriti disincarnati e di forme-pensiero degli incarnati,
perché, in verità lo spirito, ovunque sia, è un nucleo irradiante di forze che lui stesso crea, trasforma o
distrugge, esternate con vibrazioni che la scienza terrestre al momento non può capire. Chi pensa, sta
facendo qualche cosa da una altra parte. Ed è con il pensiero che gli uomini trovano nell'Umbral i
compagni affini alle tendenze di ognuno. L'anima tutta è un magnete poderoso. Vi è una vasta umanità
invisibile che segue l'umanità visibile. Le missioni più laboriose del Ministero dell'Ausilio sono formate
dai servitori più preparati, nell'Umbral, perché se il compito dei vigili del fuoco nelle grandi città terrene
è difficile, per le fiamme e le onde di fumo che affrontano, i missionari lì trovano il peso di tantissimi
energie pensiero emesse senza fine, da migliaia di menti squilibrate dalla pratica del male, o dalla
terribile sofferenza costruttiva dei flagellati. Ci vuole molto coraggio e molta rinuncia per aiutare coloro
che non comprendono l'aiuto che gli si offre.
Lìsias si era interrotto di nuovo, ed esclamai:
- Ah! come desidererei lavorare per l'aiuto di queste creature infelici, per offrire loro il pane
dell'illuminazione.
Il mio amico infermiere mi ha fissato bonariamente, e dopo un momento di riflessione, andandosene
disse:
- Mi chiedo, tuttavia, se tu sia pienamente preparato per tale compito?
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Capitolo 13 – NELLO STUDIO DEL MINISTRO
Dato il mio continuo miglioramento, sentivo il bisogno di una attività e di un lavoro. Ora che quei tanti
anni difficili erano andati, cresceva in me l’interesse per una occupazione che durante la normale vita
terrena aveva riempito il giorno dell'uomo comune nel mondo.
Era incontestabile che avevo perso ottime opportunità sulla Terra; che avevo percorso tante strade
sbagliate. Però, adesso ricordavo i quindici anni di clinica, sentendo un certo “vuoto” nel cuore. Mi
vedevo come un vigoroso agricoltore in mezzo al campo, con le mane incrociate e impossibilitato ad
incominciare il lavoro.
Accerchiato dai malati, a cui non potevo avvicinarmi come in altri tempi, accostando così l’amico, il
medico e il ricercatore. Sentendo i gemiti incessanti negli appartamenti accanto, non mi era lecita
neanche la funzione di infermiere o di collaboratore nei casi di soccorsi urgenti. Era chiaro che non
mancava a me il desiderio.
Anche perché la mia posizione lì, dopo tutto, era assai modesta per poter osare. I medici spirituali
erano detentori di tecniche diverse. Sul pianeta, sapevo che il mio diritto di intervenire era il frutto
della conoscenza acquisita su testi specifici e dai titoli conquistati, ma in quello ambiente così nuovo la
medicina cominciava dal cuore esteriorizzandosi nell’amore e nella cura fraterna.
Ma qui a Nosso Lar qualsiasi infermiere, anche il più umile, aveva conoscenze e possibilità molto
superiori alle mie conoscenze scientifiche.
Impraticabile, pertanto, qualsiasi tentativo di lavoro spontaneo, perché a mio modo di vedere sarebbe
stata una sopraffazione sulla vita privata altrui.
Angosciato da tale difficoltà, mi confidai con l'amico Lìsias come ad un fratello.
- Perché non chiedi l’aiuto a Clarêncio? Ti risponderà sicuramente.
Chiedigli un consiglio. Lui domanda sempre di te e farà tutto ciò che può per te.
Mi animò con una grande speranza. Consulterò il Ministro dell’Ausilio.
Incominciai con il richiedere un appuntamento, fui informato che il generoso benefattore avrebbe
potuto ricevermi soltanto nella mattina seguente, nel suo studio particolare.
Attesi ansiosamente questa opportunità.
Molto presto, il giorno dopo, ho cercato il posto indicato. Quale non fu la mia sorpresa, vedendo altre
tre persone che aspettavano Clarêncio, nella mia stessa situazione!
Il gentile Ministro dell’Ausilio, era arrivato molto prima di noi e sbrigava problematiche ben più
importanti che il ricevimento di visite e di richieste.
Finito il servizio urgente, cominciò a chiamarci, due a due.
Mi impressionò il modo in cui fu tenuta l’udienza. Ho saputo, però, più tardi, che lui seguiva questo
metodo perché i pareri forniti agli interessati su un caso qualsiasi, servissero anche agli altri,
assistendo così le necessità d’ordine generale, guadagnando tempo e profitto.
Dopo pochi minuti, arrivò il mio turno.
Sono entrato nello studio in compagnia di una signora anziana, che sarebbe stata sentita per prima, in
ordine di precedenza. Il Ministro ci ha ricevuto con cordialità, mettendoci a nostro agio per poter
presentare le nostre richieste.
- Nobile Clarêncio – cominciò la compagna sconosciuta -, vengo a chiederti di intercedere a favore dei
miei due figli. Ah! Non tollero più tanta nostalgia e sono stata informata che ambedue vivono esausti e
con grosse difficoltà, nell’ambiente terreno. Riconosco che i disegni del Signore sono giusti ed amorosi
però sono una madre! Non riesco a sottrarmi dal peso dell'angoscia!...
La povera creatura sì è poi messa a piangere copiosamente, proprio lì. Il Ministro dirigendo lì uno
sguardo di fraternità, pure conservando l’integrità personale, ha risposto, con bontà.
- Ma, sorella se riconosci che i propositi del Padre sono giusti i santi, cosa posso fare io?
- Desideravo - replicò, nervosa – che mi concedessi la possibilità di proteggerli io stessa, nelle sfere del
globo!
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- Ah! Mia sorella - disse il benefattore amorevole – solo con spirito d’umiltà e di lavoro è possibile a noi
altri proteggere qualcuno. Cosa mi dici di un padre terreno, che desiderando aiutare i figli, rimane in
assoluta inerzia nel conforto della casa? Il Padre ha creato il servizio e la cooperazione come leggi che
nessuno può tradire senza creare un danno a se stesso. Non ti dice niente la coscienza, in questo
senso? Quanti bonus-ora (1) puoi presentare a beneficio di questa tua richiesta?
(1) Ponteggio concernente ogni ora di servizio [nota dell’Autore spirituale].
L'interpellata rispose, esitante:
- Trecento e quattro.
- E’ un peccato, - chiarì Clarêncio, sorridendo -, perché sei stata ospitata qui da più di sei anni, e fino
ad oggi, hai dato alla colonia solamente trecento e quattro ore di lavoro. Appena ti sei ristabilita dalle
prove nella regione inferiore, ti ho offerto una lodevole attività nel gruppo della vigilanza, del Ministero
della Comunicazione...
- Ma quello era un servizio intollerabile – replicò l’interlocutrice -, una lotta incessante contro entità
malvagie. Era naturale che io non mi adattassi
Clarêncio continuò, imperturbabile:
- Dopo vi ho messa fra i fratelli della Sopportazione, nel servizio rigeneratore.
- Peggio! – esclamò la signora - le stanze erano affollate di persone sporche. Parolacce, indecenze,
miserie.
- Riconoscendo le tue difficoltà - ha chiarito il Ministro -, ti ho messa a cooperare nell’Infermeria dei
Perturbati.
- Ma chi può tollerarli, se non i santi? - parlò supplicante la ribelle - ho fatto il possibile; anche se quella
moltitudine di anime sviate fa paura a chiunque!
- Non erano però finiti i miei sforzi – replicò il benefattore senza perturbarsi – ti ho sistemata negli
studi d’Investigazione e Richieste del Ministero della Delucidazione, e con tutto ciò, magari infastidita
con queste mie provvidenze, la sorella si è deliberatamente ritirata nei Campi di Riposo.
- Anche lì era impossibile continuare – disse impertinente – ho solamente trovato esperienze spossanti,
fluidi strani, capi rigidi.
- Eppure, mia cara sorella e amica, ha chiarito il dedicato e sicuro orientatore -, il lavoro e l’umiltà sono
i due compagni nel cammino dell’ausilio. Per aiutare qualcuno, abbiamo bisogno di fratelli che si
facciano cooperatori, amici, protettori e nostri servitori. Prima di poter aiutare quelli che amiamo, è
indispensabile stabilire una catena di simpatia. Senza la cooperazione è impossibile attendersi un aiuto
efficace. L’agricoltore che semina la terra trova la sua gratitudine in coloro che apprezzano i suoi frutti.
L’operaio che comprende i capi esigenti, svolgendo i loro ordini con scrupolosità, fornisce il sostegno
alla famiglia, dove il Signore lo ha posto. Il servitore che obbedisce, con il costruire, conquista i suoi
superiori, i suoi compagni e in tutti coloro che sono coinvolti nel lavoro. E nessun buon amministratore
potrà essere utile a quelli che ama, se non sa servire e obbedire nobilmente. Anche se il tuo cuore è
ferito, se arrivano delle difficoltà, ognuno sappia, che il servizio utile appartiene, sopra di tutto, al
Donatore Universale.
Dopo una piccola pausa, continuò:
- Che cosa farai, poi, una volta sulla Terra, se non hai ancora imparato ad essere di supporto a
nessuno? Non ho dubbi della tua devozione ai tuoi figli cari, ma bisogna evidenziare che andrai là,
come una madre paralitica, incapace di prestare il giusto soccorso. Per meritare la gioia che l’aiutare
chi amiamo ci offre, è necessaria assicurarsi la benevolenza di coloro chi abbiamo aiutato a nostra
volta. Quelli che non cooperano, non ricevono cooperazione. Questo proviene dalla legge eterna. E se
mia sorella non ha accumulato nulla di proprio da dare, è giusto che cerchi la partecipazione amorevole
degli altri.
Ma come potrà ricevere quella collaborazione indispensabile, se ancora non ha seminato, neanche la
semplice simpatia? Ritorna ai Campi di Riposo, dove risiedevi ultimamente, e rifletti.
Guarderemo più avanti questo argomento con la giusta attenzione.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
La madre inquieta si sedette, asciugandosi le lacrime copiose.
In seguito, il Ministro fissandomi e parlandomi amichevolmente:
- Avvicinati, mio amico!
Mi alzai esitante per parlare.
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Capitolo 14 – DELUCIDAZIONI DI CLARÊNCIO
Il cuore mi pulsava precipitosamente, facendomi ricordare l’alunno inesperto, davanti agli esaminatori
rigorosi. Vedendo quella donna in lacrime e considerando l’autorità serena del ministro dell’Ausilio,
tutto il mio essere tremava, pentito di avere provocato quella udienza.
Non sarebbe stato meglio il tacere, imparando ed aspettare le deliberazioni dei superiori? Non sarei
stato presuntuoso e inopportuno nel chiedere l’incarico di medico in quella casa, dove dimoravo come
malato? La sincerità di Clarêncio, per quella sorella che mi aveva preceduto, mi aveva risvegliato
ragionamenti nuovi. Avrei voluto desistere, rinunciare a quel desiderio della vigilia e ritornare nella mia
camera, ma per il momento era impossibile. Il ministro dell’Ausilio, come se indovinasse miei più intimi
propositi, esclamò con tono sicuro:
- Sono pronto ad ascoltarti.
Andavo per sollecitare istintivamente un qualsiasi servizio medico a Nosso Lar, nonostante l’indecisione
che mi dominava; intanto, la coscienza mi avvertiva: perché dovevo riferirmi ad un servizio
specializzato? Non sarebbe il ripetere gli errori umani, dentro dei quali la vanità non tollera altro genere
di attività se no quelle corrispondenti ai preconcetti dei titoli di nobiltà o di accademia? Queste idee mi
restituivano a poco a poco l’equilibrio. Ma abbastanza confuso, dissi:
- Ho preso la libertà di venire fin qui, e chiedere la tua assistenza per essere reintegrato nel lavoro. Mi
mancano le mie occupazioni, ora che la generosità del Nosso Lar mi ha ricondotto alla benedizione
dell’armonia corporale. Mi interessa qualsiasi lavoro utile, purché mi allontani dall’inattività.
Clarêncio mi guardò a lungo, come per comprendere le mie più intime intenzioni.
- Già lo so. Con la parola mi chiedi qualsiasi genere di lavoro; ma nel tuo intimo, senti la mancanza dei
tuoi clienti, del tuo studio, della professione medica con cui il Signore onorò la tua personalità sulla
Terra.
Fino lì, le sue parole erano zampilli di conforto e di speranza, che io avvertivo nel cuore, con gesti di
conferma.
Dopo una pausa più lunga, però, il ministro ha proseguito:
- Tuttavia, conviene notare che a volte il Padre ci onora con la Sua fiducia e noi snaturiamo i veri
compiti di tale servizio. Tu fosti medico sulla Terra, circondato di tutte le facilitazioni nel campo degli
studi. Non hai mai saputo il prezzo di un libro, perché i tuoi genitori, generosi, ti hanno sostenuto loro
tutte le spese. Poco dopo laureato, una attività lucrosa ti stava aspettando, non hai avuto nemmeno le
difficoltà del povero medico, costretto ad instaurare relazioni affettive per poter fare esperienza. Hai
prosperato così rapidamente che hai trasformato i vantaggi ottenuti in un modo per avvicinarti
prematuramente alla morte. Mentre eri giovane e sano, hai commesso numerosi abusi, dentro quella
attività che Gesù ti ha fornito.
Davanti a quello sguardo fermo e benevolo allo stesso tempo, una strana emozione si è impadronita di
me.
Con rispetto, ho detto:
- Riconosco la correttezza delle osservazioni, ma, se possibile, mi farebbe piacere l’ottenere un modo
per ripagare i miei debiti, consacrandomi ai malati di questo ospedale.
- Impulso troppo nobile – ha detto Clarêncio senza austerità -, tuttavia, è doveroso riconoscere che
tutti i compiti sulla Terra, nel settore delle professioni, sono un invito del Padre affinché l’uomo penetri
nei templi divini del lavoro. Il titolo per noi, è semplicemente un pezzo di carta; anche se nel mondo
rappresenta una porta aperta per qualsiasi tipo di abuso. Con i titoli accademici, l’uomo è abilitato ad
imparare con nobiltà ed a servire il Signore, nel quadro dei Suoi servizi divini sul pianeta. Tale principio
è applicabile a tutte le attività terrene, indipendentemente dalla loro natura e dalle convenzioni di
classe. Questo mio fratello ha ricevuto il titolo di medico. E’ penetrato nel tempio della Medicina, ma la
sua azione, nell’intimo, non ha rispettato quei precetti che mi autorizzino ad avallare questi suoi attuali
desideri. Come trasformarti, da un momento all’altro, in un medico degli spiriti ammalati, quando sulla
terra hai limitato il tuo sguardo professionale soltanto al corpo fisico? Non nego la tua capacità di
eccellente fisiologo, ma [come sai] il campo della vita è molto più esteso. Che mi dici, di un botanico
che basa le sue osservazioni soltanto attraverso l’esame di scorze secche di alcuni alberi? Un grande
numero di medici, sulla Terra, preferisce solamente le conclusioni matematiche davanti ai servizi di
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anatomia. Siamo d’accordo che la Matematica è rispettabile, ma non è l’unica scienza dell’Universo.
Come riconosci adesso, il medico non può fermarsi alla sola diagnosi e alla sola terminologia. Deve
penetrare l’anima, analizzare le profondità. Molti professionisti della medicina, sul pianeta, sono gli
stessi prigionieri delle sale accademiche, perché la vanità gli ha rubato la chiave del loro carcere. Sono
rari coloro che riescono ad attraversare il pantano degli interessi inferiori, sovrapporsi a preconcetti
comuni, ed a queste eccezioni si riservano le canzonature del mondo e lo scherno dei compagni.
Sono rimasto attonito. Non conoscevo tali nozioni di responsabilità professionale. Mi stupiva
l’interpretazione del titolo accademico, ridotto a carta di ingresso per le zone di lavoro e cooperazione
attiva con il Signore Supremo. Incapace di intervenire, ho aspettato che il ministro dell’Ausilio
riprendesse il filo delle sue delucidazioni.
- Anche tu puoi arrivare alle stesse conclusioni, - ha continuato lui -, che non sei preparato
convenientemente per i nostri servizi qui.
- Generoso benefattore – ho osato dire -, comprendo la lezione e mi sottometto alla sua evidenza.
E sforzandomi nel contenere le lacrime, ho chiesto, umilmente:
- Mi sottometto a qualsiasi lavoro, in questa colonia di realizzazione e pace.
Con un profondo sguardo di simpatia, ha risposto:
- Amico mio, non possiedo soltanto verità amare. Lasciami aggiungere una parola di incoraggiamento.
Non puoi ancora essere medico a Nosso Lar, ma potrai assumere a tempo debito l’incarico di
apprendista [medico]. La tua posizione attuale non è delle migliori; ma è confortante anche per le
intercessioni arrivate al Ministero dell’Ausilio, a tuo favore.
- Mia madre? – ho domandato, inebriato di allegria.
- Sì, ha chiarito il ministro, tua madre e altri amici, nel cuore dei cui hai piantato il seme della simpatia.
Poco dopo la tua venuta, ho richiesto al Ministero dello Schiarimento che mi fornisse la tua scheda, che
ho esaminato con attenzione. Molta sconsideratezza, numerosi abusi e molta irriflessione, ma nei
quindici anni di lavoro nella tua clinica, hai anche offerto servizio gratuito a più di seimila bisognosi.
Nella maggioranza dei casi, hai praticato questi atti meritevoli, assolutamente con leggerezza; ma ora
puoi verificare che anche se senza motivazione, il vero bene sparge comunque le sue benedizioni sul
nostro cammino. Di questi beneficiati, quindici non ti hanno scordato, e inviano, fino qui, veementi
appelli a tuo favore. Devo chiarire, pertanto, che anche il bene che hai fornito a coloro che non portano
memoria dei tuoi benefici pesano a tuo favore.
Concludendo con un sorriso, le delucidazioni sorprendenti, Clarêncio disse:
- Imparerai delle lezioni nuove a Nosso Lar e dopo queste utili esperienze, coopererai efficacemente
con noi; preparandoti così per il futuro infinito.
Ero radiante di felicità. Per la prima volta, ho pianto di contentezza nella colonia. Oh! Chi potrà capire
questi sentimenti, sulla Terra? Ancora, sentivo la necessità di calmare il mio animo e il bisogno di
penetrare nella sublimità del silenzio divino.
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Capitolo 15 – LA VISITA MATERNA
Attento alle raccomandazione di Clarêncio, cercavo di ricostruire le energie per ricominciare
l’apprendistato.
In altri tempi, magari, mi sarei sentito offeso con le osservazione apparentemente dure; ma in quelle
circostanze, ricordavo i miei antichi errori e mi sentivo confortato. I fluidi carnali materiali costringono
l’anima a profonde inattività. In verità, solo adesso riconoscevo che l’esperienza umana, in nessun
modo può essere vissuta con leggerezza. L’importanza dell’incarnazione sulla Terra sorgeva ai miei
occhi, evidenziando grandezze fin ora ignorate.
Considerando le opportunità perse, riconoscevo di non meritare l’ospitalità a Nosso Lar. Clarêncio
aveva una doppia ragione nel parlarmi con quella franchezza.
Ho passato molti giorni in profonde riflessioni sulla mia vita. Nell’intimo ero ansioso e nutrivo il
desiderio di rivedere la mia casa sulla terra. Mi contenevo, però, nel richiedere nuove concessioni. I
benefattori del Ministero dell’Ausilio erano eccessivamente generosi con me. Indovinavano i miei
pensieri. Se fino a quel momento non avevano soddisfatto questo mio desiderio, ciò significava che non
era ancora arrivato il momento giusto. Io tacevo, allora, rassegnato e un po’ triste. Lísias faceva il
possibile per rallegrarmi con i suoi pareri consolatori. Però, io mi trovavo in questa fase di
raccoglimento inesprimibile, alla quale l’uomo è chiamato da dentro di se stesso, dalla coscienza
profonda.
Un giorno, tuttavia, il buon visitatore penetrò, radiante, nel mio appartamento, esclamando:
- Indovina chi è venuto a trovarti!
Quella fisionomia allegra, quelli occhi brillanti di Lísias, non m’ingannavano.
- Mia madre! – ho risposto, fiducioso.
Con gli occhi spalancati dalla felicità, vedo mia madre entrare con le braccia stese.
- Figlio! Figlio mio! Viene da me, mio caro!
Non riesco a dire che cosa provai poi. Mi sentì bambino, come nel tempo in cui giocavo con la pioggia,
a piedi nudi, nella sabbia del giardino. Mi sono abbracciato a lei affettuosamente, piangendo di gioia,
vivendo con trasporto la grande felicità spirituale. La baciai diverse volte, stringendo la nelle braccia,
mischiando le mie lacrime con le sue, e non lo so quanto tempo siamo rimasti assieme abbracciati. Alla
fine, fu lei a svegliarmi dell’estasi, raccomandando:
- Andiamo, figlio, non emozionarti così tanto! L’allegria quando è eccessiva può anche ferire il cuore.
E invece di tenere la mia adorata vecchietta tra le braccia, come facevo nella Terra, negli ultimi tempi
del suo soggiorno, fu lei ad asciugarmi il pianto copioso, conducendo mi fino al divano.
Mi sono seduto accanto a lei, e ha adagiato con cura la mia testa stanca sulle sue ginocchia,
accarezzandomi lievemente, confortandomi alla luce di preziosi ricordi. Mi sono sentito, così, il più felice
degli uomini.
Mi sentivo come un marinaio che dopo una furiosa tempesta è finalmente ancorato in un porto sicuro.
La presenza materna costituiva infinito conforto per il mio cuore. Quei minuti mi davano l’idea di un
sogno tessuto in una trama di felicità indicibile. Come un bambino che cerca i dettagli, fissavo il suo
abito, copia perfetta di uno dei suoi vecchi vestiti di casa. Notando il vestito scuro, le calze di lana, la
mantella blu, ho osservato la piccola testa, aureolata dai capelli imbiancati, con rughe sul viso, e lo
sguardo dolce e tranquillo di tutti i giorni. Le mie mani tremolanti di contentezza, accarezzavano le sue,
senza riuscire ad articolare una frase. Mia madre, tuttavia, più forte di me, parlò con serenità:
- Mai riusciremo a ringraziare Dio per questo gran dono. Il Padre non ci dimentica mai, figlio mio. Che
lungo tempo di separazione! Però, non pensare che mi fossi dimenticata di te. Ogni tanto, la
Provvidenza separa i cuori temporaneamente, perché imparino l’amore divino.
Avvertendo quella sua tenerezza di sempre, ho sentito che si ravvivavano in me le piaghe terrene.
Come pesa l’imperfezione accumulata in tanti secoli consecutivi! Quante volte ho sentito i consigli
salutari di Clarêncio, e le osservazione fraterne di Lísias, di rinunciare alle lamentele. Dal pianto
d’allegria sono arrivato alle lacrime d’angoscia, ricordando quelle mie passate sofferenze. Non riuscivo
a capire che la visita non era per soddisfare i miei capricci, ma bensì una preziosa benedizione della
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misericordia divina. Ricopiando le antiche abitudini pensando che mia madre fosse ancora la confidente
e la vittima dei miei lamenti e dei miei mali senza fine. Sulla Terra le madri, di solito, sono spesso delle
schiave per i loro figli. Rari sono coloro che comprendono la loro devozione prima di perderla. Con gli
stessi falsi concetti d’altri tempi, sono caduto sul terreno delle confidenze dolorose.
Mia madre mi ascoltò in silenzio, lasciando intravedere una inesprimibile malinconia. Con gli occhi
umidi, avvicinandomi sempre più stretto al suo cuore, parlò affettuosamente:
- Oh! Figlio, non ignoro le istruzioni che il nostro generoso Clarêncio ti ha dato. Non lamentarti.
Ringrazia il Padre per la benedizione di questo riavvicinamento.
Sentiamoci, adesso, in una scuola diversa, dove impariamo ad essere figli del Signore. Nella posizione
di madre terrestre, non sempre sono riuscita ad orientarti come sarebbe stato giusto. Anche io lavoro,
raggiustando il mio cuore. Le tue lacrime mi fanno tornare al paesaggio dei sentimenti umani. Qualcosa
prova a riportarmi tra i ricordi passati della mia anima. Vorrei dare ragione ai tuoi lamenti, erigerti un
trono come se fossi la migliore creatura dell’universo; ma questo comportamento non sarebbe in
armonia con le nuove lezioni di vita di qui. Questi gesti sono perdonabili nella sfera della carne; qui
però, figlio mio, è indispensabile seguire prima di tutto il Signore.
Non sei l’unico uomo disincarnato a riparare i propri sbagli, neanche io sono l’unica madre a vivere
lontana dai propri amati. Il merito di questa nostra sofferenza, figlio mio, non soggiace sulle lacrime
che spargiamo, e in quelle ferite benedette che ci hanno inflitto, ma in quella porta luminosa che offre
allo spirito la possibilità di essere più comprensibili e più umani. Le lacrime e le ferite sono gli strumenti
benedetti che ci aiutano a purificare la nostra stessa anima.
Dopo una lunga pausa, di cui la mia coscienza avvertiva la profonda solennità, mia madre ha
proseguito:
- Perché non profittare di questi minuti veloci, per espanderci nell’amore, invece di perderci nell’ombra
della infelicità? Rallegriamoci figlio, e lavoriamo incessantemente. Modifica l’attitudine mentale. Mi
conforta la tua fiducia sul mio affetto, provo una sublime felicità nella tua tenerezza filiale, ma non
posso retrocedere nelle mie esperienze. Amiamoci, adesso, con il grande e sacro amore divino.
Quelle parole benedette mi svegliarono. Sentivo l’impressione di fluidi vigorosi che partivano dal
sentimento materno rivitalizzando il mio cuore. Mia madre mi contemplava orgogliosa, facendomi
vedere un bel sorriso.
Io mi alzai, rispettoso, sentendola più armoniosa e più bella che mai.
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Capitolo 16 - CONFIDENZE
La parola materna mi consolò, rinvigorendo le mie energie interiori. Mia madre commentava il servizio
come se fosse una benedizione ai dolori e alle difficoltà, portandole come un credito quelle lezioni
benedette. Una inaspettata e inesprimibile contentezza mi inondava lo spirito. Quei concetti mi
alimentavano in un modo strano. Mi sentivo un altro, più allegro, più vivo e più felice.
- Oh! Madre mia! - ho esclamato commosso – deve essere meravigliosa la sfera ove abiti ora! Che
sublimi contemplazioni spirituali, che beatitudine!...
Lei ha abbozzato un sorriso raggiante e ha spiegato:
Figlio mio, la sfera elevata richiede sempre più impegno e più abnegazione. Non pensare che tua madre
spenda il suo tempo tra estasi spirituali e distante dai giusti doveri. Con questo non voglio dire o farti
supporre la più piccola ombra di tristezza o infelicità per quanto riguarda la situazione in cui mi trovo,
ma piuttosto voglio evidenziare la mia nuova responsabilità nei tuoi riguardi.
Da che sono tornata dalla Terra, ho lavorato e lavoro intensamente per la nostra rigenerazione
spirituale. Molte entità, disincarnandosi, rimangono allacciate al focolare terrestre, con il pretesto di
amare molto quelli che tardano nel mondo carnale. Tuttavia qui, mi hanno che bisogna lavorare sempre
affinché il vero amore possa essere traboccante di benefici. Dal mio arrivo, allora, cerco di sforzarmi
per conquistare il diritto ad aiutare coloro che così tanto amiamo.
- E mio padre? - ho chiesto – dove è? Perché non è venuto con te?
Mia madre ha mostrato una singolare espressione sul suo viso e ha risposto:
- Ah! Tuo padre! Tuo padre!... E' da dodici anni che risiede nelle zone tenebrose e dense dell'Umbral!
Sulla Terra, ci è sembrato fedele alle tradizioni della famiglia, attaccato al codice etico dell'alto
commercio, ai cui ranghi ha appartenuto fino alla fine della sua esistenza, e all'ardore del culto esterno,
in materia religiosa; ma sul profondo, era debole e manteneva legami clandestini, fuori del nostro
focolare... Due di loro erano mentalmente legate a quell'ampia ragnatela di entità malefiche, e così che
da quando il mio povero Laerte si è disincarnato, il passaggio nell'Umbral gli è stato molto amaro,
perché le sventurate creature, a cui aveva fatto molte promesse, lo aspettavano ansiose, avvolgendolo
di nuovo nelle tele dell'illusione. All'inizio lui voleva reagire, sforzandosi per trovarmi, ma non ha potuto
capire che dopo la morte del corpo fisico l'anima si trova così come vive interiormente. Laerte,
pertanto, non si è accorto della mia vicinanza spirituale, né dell'assistenza premurosa di altri nostri
amici. Avendo speso molti anni nella finzione, aveva danneggiato la sua vista spirituale, aveva limitato
il livello vibratorio, e il risultato è stato il trovarsi soltanto in compagnia di quelle relazioni che aveva
coltivato impulsivamente, con la mente e con il cuore. I principi della famiglia e l'amore al nostro nome
hanno occupato per qualche tempo il suo spirito. Egli in qualche modo ha tentato di respingere le
tentazioni; ma è caduto infine, nuovamente avvolto dall'ombra, per la mancanza di perseveranza e di
un buono e giusto intendimento.
Così tanto impressionato, ho domandato:
- Non vi è, però, un modo per toglierlo da queste degradazioni?
- Ah! Figlio mio – ha chiarito la parola materna, io lo visito frequentemente. Però lui, non mi avverte. Il
suo potenziale vibratorio è ancora molto basso. Tento di attrarlo sul buon cammino, con l'ispirazione,
ma riesco soltanto a strappare alcune lacrime di pentimento, di quando in quando, senza ottenere seri
propositi. Le infelici, di cui è diventato prigioniero, gli sottraggono i miei giusti suggerimenti. Ho
continuato a lavorarci su intensamente per molti anni. Ho sollecitato l'aiuto di amici su cinque diverse
colonie con le loro attività spirituali più elevate, compreso qui a Nosso Lar. Una volta, Clarêncio è quasi
riuscito ad attrarlo nel Ministero della Rigenerazione, ma inutilmente. Non è possibile accendere una
lucerna senza l'olio e senza lo stoppino. E' indispensabile la cooperazione mentale di Laerte, per riuscire
ad alzarlo e aprirgli la visione spirituale. Intanto, il poverino rimane inattivo in se stesso, tra
l'indifferenza e la rivolta.
Dopo una lunga pausa, ha sospirato continuando:
- Magari non saprai ancora che le tue sorelle Clara e Priscila vivono ancora oggi ugualmente
nell'Umbral, legate alla materialità della Terra. Sono costretta ad accudire alle necessità di tutti. Il mio
unico aiuto diretto soggiace sulla cooperazione affettuosa di tua sorella Luìsa, quella che è partita
quando eri piccolino. Luìsa mi ha aspettato qui molti anni, ella è stata il mio braccio forte per quei
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lavori fastidiosi di appoggio alla famiglia terrena. Ultimamente tuttavia, i sensi di colpa dei nostri
familiari ancora sulla Terra sono così grandi, che è tornata lì la settimana scorsa per reincarnarsi tra
loro, in un gesto eroico di sublime rinunzia. Dunque spero che ti ristabilisca presto, così che possiamo
svolgere l'attività per il bene.
Le informazioni concernenti mio padre mi stupivano. Che tipo di lotte sarebbero le sue? Sembrava un
sincero praticante dei precetti religiosi, faceva la comunione tutte le domeniche? Incantato dalla
dedizione materna, ho chiesto:
- Ma tu, intanto, assisti il babbo nonostante il suo legame con quelle donne infami?
- Non valutarle così – disse mia madre -, devi dire prima di tutto, figlio mio, le nostre sorelle ammalate,
ignoranti e infelici. Sono figlie di nostro Padre, così come noi. Non faccio intercessioni soltanto per
Laerte, ma anche per loro, e sono convinta di aver trovato il modo per attrarli tutti al mio cuore.
Mi ha spaventato quella grande manifestazione di rinuncia. Ho pensato in quel momento alla mia
famiglia diretta. Ho sentito il vecchio attaccamento alla mia sposa e ai miei cari figli. Davanti a
Clarêncio e Lìsias, avevo deciso di frenare sempre i sentimenti e far tacere le domande; ma lo sguardo
materno mi incoraggiava. Qualche cosa mi faceva sentire che mia madre non sarebbe rimasta molto
tempo a mio fianco. Profittando di quei minuti che correvano veloci, ho chiesto:
- Tu che accompagni il babbo con dedizione non puoi informarmi nei riguardi di Zèlia e ai bambini?
Aspetto con ansia l'istante di ritornare a casa, per aiutarli. Oh! Credo che questa mia immensa
nostalgia sia condivisa, allo stesso modo, anche da loro! Come deve soffrire la mia sventurata sposa di
questa separazione!
Mia madre ha abbozzato un triste sorriso e ha aggiunto:
- Visito i miei nipoti periodicamente. Stanno bene.
E dopo aver meditato per alcuni istanti, ha detto:
- Non devi, però, preoccuparti con il problema dell'assistenza alla tua famiglia. Prima di tutto prepara te
stesso affinché possiamo compiere con successo questa missione; ci sono dei problemi che dobbiamo
prima consegnare al Signore, innalzando i nostri pensieri, solo dopo possiamo iniziare a risolverli.
Volevo insistere su questo tema per coglierne i dettagli, da mia madre, ma lei ha mutato discorso,
evitandolo delicatamente. Parlammo a lungo e la sua voce mi avvolgeva con sublime conforto. Più
tardi, lei si è congedata. Ma io curioso di sapere come viveva lì, le ho chiesto il permesso di
accompagnarla. Allora mi ha accarezzato amorevolmente, e ha detto:
- Non puoi venire, figlio mio. Mi aspettano con urgenza nel Ministero della Comunicazione, nella camera
di trasformazione, dove mi saranno forniti i mezzi fluidici per il viaggio di ritorno. Oltre a questo,
bisogna che ringrazi il ministro Célio, per l'opportunità di questa visita.
E lasciandomi nell'anima una duratura impressione di felicità, mi ha baciato e se ne è andata.
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Capitolo 17 – NELLA CASA DI LÌSIAS
Non erano ancora trascorsi molti giorni, dopo l'inattesa visita di mia madre, quando Lìsias è venuto a
cercarmi, su incarico del ministro Clarêncio. L'ho seguito sorpreso.
Venni ricevuto amabilmente dal magnanimo benefattore, e aspettavo gli ordini con enorme piacere.
- Amico mio – disse affabile -, d'ora in poi sei autorizzato a visitare i diversi settori dei nostri servizi, ad
eccezione dei Ministeri di natura superiore. Henrique de Luna in questa ultima settimana considera
finita la tua cura, ed è giusto, adesso approfittare del tempo per osservare e imparare.
In quell'istante ho guardato Lìsias come un fratello che dovesse partecipare alla mia felicità indicibile.
L'infermiere ha corrisposto al mio sguardo con intenso giubilo. Non ero più in me da tanta felicità. Era
l'inizio di una nuova vita. Avrei potuto lavorare e seguire scuole diverse. Clarêncio, che sembrava
percepire la mia intraducibile fortuna ha detto:
- La tua presenza nella struttura ospedaliera non è più necessaria, esaminerò con attenzione la
possibilità di una tua nuova sistemazione in un nuovo alloggio. Consulterò alcune delle nostre
istituzioni...
Però Lìsias lo interruppe entusiasta, esclamando:
- Se possibile, desidererei riceverlo a casa nostra fintanto che persisterà il corso delle osservazioni, e lì
mia madre lo accoglierebbe come un figlio.
Ho guardato il mio compagno con un trasporto di gratitudine. Anche Clarêncio, a sua volta ha
indirizzato uno sguardo di approvazione, mormorando:
- Molto bene, Lìsias! Gesù si rallegra sempre con noi quando apriamo il nostro cuore ad un amico.
Ho abbracciato l'infermiere premuroso, senza poter tradurre con parole il mio ringraziamento. La
felicità a volte ci rende muti.
- Custodisci questo documento – mi ha detto con attenzione il ministro dell'ausilio, consegnandomi un
piccolo libretto -, con esso potrai entrare nei Ministero della Rigenerazione, dell'Ausilio, della
Comunicazione e dello Schiarimento, per un anno. Decorso questo tempo, vedremo cosa sarà possibile
fare a riguardo dei tuoi desideri. Amico mio impara tutto ciò che puoi. Bisogna utilizzare bene il tempo
che separa le esperienze nella carne.
Lìsias mi ha dato un braccio, e sono uscito estasiato di piacere.
Passati alcuni minuti, arriviamo alla porta di una graziosa costruzione, circondata da un giardino pieno
di colori.
- Eccoci – esclamò il delicato compagno.
E con espressione affezionata aggiunse:
- Il nosso lar [la nostra casa], dentro Nosso Lar.
Al tenue tintinnio del campanello dell'interno, apparve alla porta una simpatica signora.
- Mamma! Mamma!... - ha gridato l'infermiere, presentandomi felicemente – questo è il fratello che ho
promesso di portarti.
- Tu sia il benvenuto, amico! - ha esclamato la signora nobilmente. - Questa è la tua casa.
E abbracciandomi:
- Ho saputo che tua madre non vive qui. In questo caso sarò per te come una sorella, coinvolta dai
doveri materni.
Non sapevo come ringraziare questa generosa ospitalità. Tentavo di pronunciare alcune frasi, per
dimostrare la mia commozione e la mia riconoscenza, ma la nobile signora, rivelando il suo singolare
buon umore, si anticipò indovinando i miei pensieri:
- Ti è proibito di parlare di ringraziamenti. Non lo fare. Mi obbligheresti a ricordare, all'improvviso,
molte frasi convenzionali che si usavano sulla Terra.
Abbiamo riso tutti e ho mormorato commosso:
- Che il Signore traduca questo mio ringraziamento a tutti voi con rinnovate benedizioni di gioia e di
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
pace.
Siamo entrati. Un ambiente semplice e accogliente. Gli arredi erano quasi identici a quelli terrestri; gli
oggetti, in generale, dimostravano delle piccole varianti. I quadri avevano un sublime significato
spirituale, un pianoforte di notevoli proporzioni, e posato sopra di questo vi era una grande arpa
scolpita con linee nobili e delicate. Sempre pronto a soddisfare la mia curiosità Lìsias disse
cordialmente:
- Come vedi, dopo la nostra sepoltura non abbiamo ancora trovato gli angeli suonatori d'arpa; ma
abbiamo lì un'arpa che sta aspettando noi stessi.
- Oh! Lìsias – interruppe l'affezionata mamma – smettila di scherzare. Non ti ricordi come il Ministero
dell'Unione Divina ha ricevuto delle persone dell'Elevazione, l'anno scorso, quando sono venuti qui
alcuni ambasciatori dell'Armonia.
- Sì, mamma, ma voglio soltanto dire che i suonatori d'arpa esistono, e abbiamo il bisogno di creare
una sintonia spirituale per sentirli, sforzandoci a nostra volta nell'apprendimento delle cose divine.
Più tardi, dopo aver dato quelle informazioni introduttive su me stesso, sono venuto a sapere che la
famiglia di Lìsias aveva vissuto in una antica città dello Stato di Rio de Janeiro; e che sua madre si
chiamava Laura e che a casa aveva con lei due sorelle, Iolanda e Judite.
Lì si respirava una dolce e confortante intimità. Non riuscivo a mascherare la mia felicità e la grande
allegria. Quel primo contatto con l'organizzazione domestica nella colonia, mi incantava. Quell'ospitalità
piena di tenerezza, mi strappava allo spirito note di profonda emozione.
A causa della mia esplosione e delle mie tante domande, Iolanda mi ha mostrato dei libri meravigliosi.
Notando il mio interesse, la padrona di casa mi informò:
- Abbiamo a Nosso Lar, per quello che riguarda la letteratura, un enorme vantaggio; gli scrittori in
malafede, quelli che amano il veleno psicologico, sono condotti immediatamente nelle zone oscure
dell'Umbral. Qui non riescono a migliorare neanche nel Ministero della Rigenerazione, fintanto che
perseverano in un tale stato d'animo.
Non riuscivo a fermarmi dal ridere, continuando ad osservare l'eccellenza nell'arte fotografica in quelle
pagine sotto ai miei occhi.
Subito dopo, Lìsias mi ha chiamato per vedere alcune stanze della casa, rimanendo un po' nella Sala da
Bagno, dove alcune installazioni interessanti mi meravigliarono. Era tutto semplice, ma confortevole.
Non ero ancora tornato in me dall'ammirazione che mi entusiasmava, quando la signora Laura mi ha
invitato alla preghiera.
Ci siamo seduti silenziosi intorno ad una grande tavola.
Acceso un grande apparecchio [schermo], si udì della musica soave. Era la lode del momento
crepuscolare. E' apparso sullo sfondo, lo stesso quadro prodigioso del Palazzo della Governatoria che
non mi stancavo mai di ammirare tutti i pomeriggi, in una zona dell'ospedale. In quel momento però mi
sentivo dominato da una profonda e misteriosa allegria. E quando il cuore blu apparve, ho sentito che
la mia anima era raccolta su se stessa, con sublimi trasporti di giubilo e riconoscimento.
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Capitolo 18 - AMORE, ALIMENTO DELLE ANIME
Finita la preghiera, ci chiamò a tavola la padrona di casa, servendoci del brodo ristoratore e dei frutti
profumati, che somigliavano più a deliziosi fluidi concentrati.
Particolarmente sorpreso, ho sentito la signora Laura osservare con gioia:
- Dopo tutto, i nostri pasti qui, sono molto più gradevoli che nella Terra. Ci sono dei distretti a Nosso
Lar, che sono esentati quasi del tutto da questo; ma nelle zone del Ministero dell’Ausilio, non possiamo
prescindere dai concentrati fluidici, tenendo presente dei servizi pesanti che le circostanze impongono.
Si perdono una gran quantità di energie. E' necessario rigenerare le forze.
- Questo, però – aggiunse una giovane, - non vuol dire che solo noi, i funzionari dell’Ausilio e della
Rigenerazione, viviamo senza l'aiuto degli alimenti. Tutti Ministeri, incluso quello dell’Unione Divina,
non se ne dispensano, è diversa solo la natura dei componenti. Nella Comunicazione e nella
Delucidazione vi è un enorme consumo di frutti. Nell’Elevazione, il consumo di succhi e concentrati è
più usuale, e nell’Unione Divina, modo di alimentarsi va oltre l’inimmaginabile.
Il mio sguardo indagatore andava da Lìsias alla signora Laura, ansioso di spiegazioni immediate.
Sorridevano tutti dalla mia naturale perplessità, ma la madre di Lísias, venne incontro ai miei desideri,
spiegando:
- Questo nostro fratello magari ignora che il maggior sostenimento delle creature è giustamente
l’amore. Ogni tanto, riceviamo in Nosso Lar un gran numero di commissione di istruttori, che ci offrono
gli insegnamenti relativi al nutrimento spirituale. Tutto il sistema di alimentazione, nelle variate sfere
della vita, ha nell’amore la sua base profonda. L’alimento fisico, anche qui, propriamente considerato, è
semplicemente un problema della materialità transitoria, come nel caso dei veicoli terrestri che devono
essere alimentati dall'olio e dal lubrificante. L’anima, in se, si nutre solo d’amore. Quanto più
c’eleviamo nel piano evolutivo della Creazione, più estesamente conosceremo questa verità. Non credi
che l’amore divino sia il cibo dell’Universo?
Tale chiarimento mi confortava tanto. Avvertendo la mia intima soddisfazione, Lísias intervenne
accentuando:
- Tutto sì equilibra nell’amore infinito di Dio, e quanto più evoluto è l’essere creato, più sottile il
processo d’alimentazione. Il verme, nel sottosuolo del pianeta, si nutre essenzialmente della terra. Il
grande animale raccoglie piante ed elementi di manutenzione, ad esempio del bambino succhiando il
seno materno. L’uomo raccoglie il frutto dai vegetali, trasformandolo secondo le esigenze del suo
proprio palato, e poi li serve a tavola. Noi altri, creature disincarnate, abbisogniamo più di sostanze
succose, con tendenza alle condizioni fluidica, e il processo sarà ogni volta più delicato, nella misura
che s’intensifica l’ascensione individuale.
- Tuttavia non dimentichiamo, la questione del mezzo [interconnessione] – aggiunse la signora Laura -,
perché, in fondo, il verme, l’animale, l’uomo e noi, dipendiamo assolutamente dall’amore. Tutti si
muovono in lui e senza di lui, non abbiamo l’esistenza.
- E' straordinario - annuì , commosso.
- Non ti ricordi dell’insegnamento evangelico “amatevi gli uni gli altri”? – proseguì la mamma di Lísias
gentilmente – Gesù non precettò questi principi con il solo obiettivo dei casi di carità, nel quale
impareremo, prima o poi, che la pratica del bene costituisce un semplice dovere. Ma ha consigliato,
nello stesso tempo di alimentarci gli uni con gli altri attraverso i fluidi della fraternità e della simpatia.
Nel futuro l’uomo incarnato saprà che la conversazione amica, il gesto affettuoso, la bontà reciproca, la
mutua fiducia, la luce della comprensione, l’interesse fraterno – sono patrimoni che derivano
naturalmente dall’amore profondo – e costituiscono i veri nutrimenti della vita.
I reincarnati in Terra vivono tra grandi limitazioni: tuttavia, ritornando qui riconoscono che la stabilità e
l'armoniosa felicità sono problemi essenzialmente legati al sostegno spirituale.
Si formano case, paesi, città e nazione che obbediscono a tali imperativi.
Mi sono ricordato istintivamente le teorie sessuali, largamente diffuse nel mondo; ma, indovinando i
miei pensieri, la signora Laura sentenziò:
- E nessuno dica che il fenomeno è semplicemente sessuale. Il sesso è una manifestazione sacra di
questo amore universale e divino, ma è solo una espressione isolata del potenziale infinito. Fra le
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coppie più spiritualizzate, l’affetto e la fiducia, la devozione e l’intendimento reciproci, rimangono molto
al di sopra dell’unione fisica, ridotta fra loro, ad atto transitorio. L'interscambio magnetico è il fattore
che stabilisce il ritmo [l'onda vibratoria] necessario alla manifestazione dell’armonia. Per alimentare la
felicità, basta la presenza e, a volte anche solo la comprensione.
Valendosi della pausa, Judite aggiunse:
- Abbiamo imparato a Nosso Lar che la vita terrena si equilibra nell’amore, senza che la gran parte
degli uomini la percepisca. Le anime gemelle, le anime con affinità, costituiscono le coppie ed i gruppi
numerosi. Unendosi una all’altra, sostenendosi mutuamente, conquistano l’equilibrio sul piano della
redenzione. Però, quando manca il compagno, la creatura più debole tende a soccombere prima di
completare il viaggio.
- Come vedi, amico mio, - obiettò Lísias contento, - ancora qui è possibile ricordare il vangelo di Cristo.
“Non di solo pane vive l’uomo”. Prima, però, di aggiungere nuove considerazioni, è suonato il
campanello con forza.
L'infermiere si alzò per aprire. Due ragazzi dai lineamenti delicati entrarono nella sala.
- Sono qui, ha detto Lísias, dirigendosi a me gentilmente – i nostri fratelli Polidoro e Estácio, compagni
di servizio nel Ministero della Delucidazione.
Saluti, abbracci, allegria.
Passati dei momenti, la signora Laura parlò sorridente:
- Tutti voi avete lavorato molto oggi. Utilizzando il giorno con profitto.
Non rovinare il programma affettivo per conto nostro. Non dimenticatevi dell’escursione al Campo della
Musica.
Notando la preoccupazione di Lísias, avvertì la parola materna:
- Vai, figlio mio. Non fare aspettare tanto Lascínia. Nostro fratello rimarrà in mia compagnia, fintanto
che potrà accompagnarti in questa escursione.
- Non preoccuparti per me - ho esclamato, istintivamente.
Però, la signora Laura, fece un amabile sorriso e rispose:
- Non posso condividere la felicità del Campo, proprio oggi. Abbiamo a casa la mia nipote
convalescente, che è tornata dalla Terra da pochi giorni.
Sono usciti tutti, in mezzo al giubilo generale. La padrona di casa, chiudendo la porta, si è voltata verso
di me e spiegò sorridente:
- Vanno a cercare l’alimento a che ci riferivamo. I legami affettivi, qui, sono più belli e più forti.
L’amore, mio amico, è il pane divino delle anime, il sostegno sublime dei cuori.
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Capitolo 19 – LA GIOVANE DISINCARNATA
- Tua nipote non viene a tavola per il pasto? – ho domandato alla padrona di casa, portando il discorso
su un argomento più intimo.
- Per il momento si alimenta da sola – chiarì la signora, la poveretta continua ad essere nervosa,
abbattuta. Qui non portiamo a tavola qualsiasi persona che si trovi in uno stato perturbato o
disgustoso. La neurastenia e l’inquietudine emettono fluidi pesanti e velenosi, che si mischiano
automaticamente alle sostanze alimentari. Mia nipote è stata a lungo nell’Umbral, per quindici anni, in
una pesante sonnolenza, assistita da noi. Avrebbe dovuto essere ricoverata nei padiglioni ospedalieri,
ma alla fine, è venuta alle mie cure dirette.
Ho manifestato il desiderio di visitare la nuova arrivata dal pianeta. Sarebbe molto interessante
sentirla. Ah, da quanto tempo ero senza notizie dirette dell’esistenza materiale?
La signora Laura non ha fatto problemi quando ha saputo del mio desiderio.
Siamo andati in una stanza molto confortevole e ampia. Una giovane molto pallida riposava su una
comoda poltrona. Fu chiaramente sorpresa nel vedermi.
- Quest’amico, Eloisa, - spiegò la madre di Lísias indicandomi -, è un nostro fratello che è ritornato
dalla sfera materiale da poco tempo.
La ragazza mi ha guardato curiosa, nonostante gli occhi persi in fonde occhiaie, facendo vedere il
grande sforzo per concentrarsi.
Mi salutò, facendo un vago sorriso, e io mi presentai a mia volta.
- Devi essere stanca – ho osservato.
Prima, però, che lei rispondesse, si anticipò la signora Laura, cercando di sottrarla dagli sforzi:
- Eloísa è inquieta e afflitta. Da una parte ha una sua giustificazione. La tubercolosi fu lunga e lasciò
tracce profonde; d'altronde, anche se dobbiamo sempre essere ottimisti e coraggiosi.
Ho visto la giovane che ha spalancato gli occhi molto neri, come per trattenere il pianto, ma in vano. Il
torace cominciò a crescere violentemente, e con il fazzoletto sulla faccia, non riusciva a contenere i
singhiozzi angosciosi.
- Sciocchina! - disse la delicata signora abbracciandola – è necessario reagire contro tutto questo.
Queste impressioni sono il risultato di una educazione religiosa carente, niente di più. Lo sai che tua
madre non tarderà e che non puoi contare sulla fedeltà del fidanzato, in nessun modo è preparato ad
offrirti una sincera dedizione spirituale sulla terra. Lui è ancora lontano dallo spirito sublime dell’amore
illuminato. Naturalmente, sposerà un’altra e tu devi abituarti a questa fatto. Non sarebbe neanche
giusto esigere che lui venisse bruscamente [in questa sfera spirituale].
Sorridendo maternamente, la signora Laura aggiunse:
- Ammettiamo che lui venga, forzando la legge. Non sarebbe più dura la sofferenza? Non pagheresti
cara la cooperazione. Cosa avresti fatto in questo caso? Non ti mancherebbero le amicizie e gli affetti
che ti aiutano a raggiungere il tuo equilibrio spirituale qui. E se tu ami, davvero, il ragazzo, dovrai
cercare l’armonia in te per essergli di aiuto più tardi. Oltre a ciò tua madre non tarderà ad arrivare.
Mi impietosiva il pianto copioso della giovane. Ho cercato di stabilire una nuova direzione alla
conversazione, provando a sottrarle la crisi di lacrime...
- Da dove vieni, Eloisa? - Ho domandato.
La mamma di Lísias, ora silenziosa, sembrava ugualmente desiderosa di vederla meno imbarazzata.
Dopo lunghi istanti, asciugandosi gli occhi bagnati dalle lacrime, la ragazza rispose:
- Da Rio de Janeiro.
- Ma non devi piangere così – ho obiettato. Tu non sai quanto sei stata fortunata. Ti disincarnasti
soltanto pochi giorni fa e sei già con i tuoi parenti, e non hai conosciuto le tempeste del gran viaggio....
Lei sembrò rianimarsi, parlando più calma:
- Però, non immagini quanto sto soffrendo. Otto mesi di lotta contro la tubercolosi, nonostante le cure...
il risentimento di aver trasmesso la malattia alla mia affettuosa madre... dopo di tutto, il patimento del
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mio fidanzato per colpa mia, è inenarrabile...
- Ora, cara, non parlare così – osservò la signora Laura sorridendo. Sulla Terra abbiamo sempre
l’illusione che il nostro dolore sia sempre il più grande. Pura cecità: vi sono milioni di creature che
stanno affrontando situazioni veramente crudeli, paragonandole alle nostre esperienze.
- Ma nonna, Arnaldo rimase così sconsolato e disperato. Tutto questo è difficile da capire – accentuò
contrariata.
- E credi davvero a questa impressione? - domandò la matrona con inflessione d’affetto.
- Ho osservato il tuo ex fidanzato diverse volte, nel corso della tua infermità. Era naturale che lui si
sentisse così commosso, vedendo il tuo corpo deperito; ma lui non è preparato a capire un sentimento
puro.
Si conforterà velocemente. L'amore illuminato non è per qualsiasi creatura umana. Conserva, quindi, il
tuo ottimismo. Senza dubbio potrai aiutarlo molte volte, ma per quel che concerne ad una unione
coniugale, quando potrai visitare le sfere del pianeta in nostra compagnia, lo troverai sposato con
un’altra.
Ammirato, a mia volta, ho notato la sorpresa dolorosa d’Eloisa. Non sapeva, la convalescente, come
comportarsi davanti alla serenità e il buon senso della nonna.
- Sarà possibile?
La madre di Lísias con un gesto affettuoso, così parlò:
- Non essere testarda e ostinata nel contraddirmi.
Vedendo che l'ammalata sembrava attendere delle giustificazioni e delle prove di quanto detto, la
signora Laura ha insistito, in modo molto delicato:
- Non ti ricordi di Maria da Luz, la compagna che ti portava i fiori tutte le domeniche? Quindi, quando il
dottore annunciò confidenzialmente la impossibilità della tua guarigione del corpo fisico, Arnaldo,
nonostante fosse molto triste, cominciò ad avvolgerla con vibrazioni mentali diverse. E adesso che sei
qui, non tarderanno molto a nuove risoluzioni.
Ah! Che orribile, nonna!
- Orribile, perché? E' necessario che tu ti abitui a considerare le necessità altrui. Il tuo fidanzato è un
uomo comune, non sa delle bellezze sublimi dell’amore spirituale. Non puoi fare miracoli su di lui, per
quanto tu lo ami. La riscoperta di se stesso è appannaggio d’ogni uno di noi.
Arnaldo conoscerà più tardi la bellezza del tuo idealismo; ma per ora, devi lasciarlo alle esperienze che
gli servono.
- Non mi adeguo! – esclamò la giovane, piangendo – proprio Maria da Luz, l’amica che giudicai fedele?
Tuttavia, la signora Laura sorrise, e parlò con prudenza:
- Non sarà, però, più piacevole affidarlo alle cure di una creatura che sembra tua sorella? Maria da Luz
sarà sempre la tua amica spirituale, mentre più tardi, un’altra donna ti avrebbe lasciata nelle difficoltà
nell'accedere al suo cuore.
Ero grandemente sorpreso. Eloísa si è lasciata ai singhiozzi. La buona signora percependo la mia
inquietudine e magari con il proposito di orientare tanto la nipote quanto me, chiarì sensatamente:
- Conosco la causa del tuo pianto, figliola: nasce dalla terra incolta del nostro millenario egoismo, dalla
nostra renitente vanità umana. Dunque, la nonna non ti parla per ferirti, ma per svegliarti.
Mentre Eloísa piangeva, la madre di Lísias mi invitò nuovamente ad andare nel soggiorno, considerando
che la malata aveva bisogno di riposo.
Quando ci sedemmo, mi parlò in tono confidenziale:
- Mia nipote è arrivata profondamente affaticata. Ha avvolto troppo il cuore nelle ragnatele dell’amor
proprio. Di regola, il suo posto dovrebbe essere in uno qualsiasi dei nostri ospedali; tuttavia,
l’assistente Couceiro trovò più conveniente il farla rimanere assieme al nostro affetto. E di questo, a
proposito, sono stata onorata, perché la mia cara Tereza, sua madre, sta per arrivare. Un poco di
pazienza e arriveremo alla giusta soluzione. Questione di tempo e serenità.
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Capitolo 20 – NOZIONI SULLA CASA
Desiderando raccogliere quei valori educativi che erano emersi dall’incontro con la signora Laura, ho
domandato curioso:
- Avendo così tanto da fare in casa, ha ancora del lavoro fuori di qui?
- Sì; viviamo in una città di transizione; intanto, le finalità della colonia stanno nel lavoro e
nell’imparare. Qui le anime femminili assumono numerosi obblighi, preparandosi per ritornare sul
pianeta o per ascendere a più alte sfere.
- Ma l’organizzazione domestica, in Nosso Lar, è identica a quella sulla Terra?
L’interlocutrice ha fatto un sorriso molto espressivo e disse:
- La casa Terrena è da molto che si sforza per copiare il nostro istituto domestico; ma i coniugi di là,
con rare eccezioni, stanno ancora modellando il terreno dei sentimenti, invaso dalle erbe infestanti
della vanità personale, e popolato dai parassiti della gelosia e dell’egoismo. Quando sono tornata dal
pianeta, per l’ultima volta, portavo come è naturale, profonde delusioni. Si coincise, però, che durante
la mia crisi d’orgoglio ferito, sono stata portata ad ascoltare un grande istruttore, nel Ministero delle
Delucidazioni. Da quel giorno, nuove idee penetrarono il mio spirito.
- Non potresti dirmi qualcosa delle lezioni che hai ricevuto? Domandai con interesse.
- L’orientatore, molto preparato in matematica – proseguì lei – ci ha fatto sentire che la casa è come se
fosse un angolo retto nelle linee del piano d’evoluzione divina. La retta verticale è la mentalità
femminile, coinvolta nell’ispirazione creatrice della vita. La retta orizzontale è la mentalità maschile, in
marcia verso la realizzazione sul campo del progresso comune. La casa è il vertice sacro dove l’uomo e
la donna s’incontrano per questo raggiungimento indispensabile. E’ il tempio, dove le creature devono
unirsi prima spiritualmente e poi corporalmente. Adesso, sulla Terra vi sono un gran numero di studiosi
di questioni sociali, che propongono diverse misure e richiedono la rigenerazione della vita domestica.
Alcuni osservano che l’istituzione familiare umana è seriamente minacciata. Nonostante ciò, bisogna
considerare che la casa è una conquista sublime che gli uomini vanno lentamente realizzando.
Dove è sulla sfera terrena, il vero istituto domestico, basato sulla giusta armonia, e con i diritti e i
doveri legittimamente condivisi? Nella gran maggioranza, le coppie terrene passano le sacre ore del
giorno vivendo nell’indifferenza o nel feroce egoismo. Quando il marito rimane calmo, la moglie sembra
disperata; quando la moglie rimane silente e umile, il compagno si fa tiranno.
Neanche la consorte si decide ad animare lo sposo, su quella linea orizzontale dei suoi lavori
temporanei, e neanche il marito si risolve a seguirla nel volo divino della tenerezza e del sentimento, in
direzione dei piani superiori della Creazione. Dissimulano in società, e nella vita intima; l'uno fa viaggi
mentali a lunghe distanze, mentre l’altro commenta il lavoro che le è peculiare.
Se la moglie parla dei figlioli, il marito riflette sulle sue attività; se il compagno esamina qualche sua
difficoltà conseguente alla sua responsabilità sul lavoro, la mente della sposa torna allo studio del
modista.
E’ chiaro che, in tali circostanze, l’angolo divino è ben distante dal giusto tracciato. Due linee divergenti
tentano invano di formare quel vertice sublime, per salire di un gradino sulla scala grandiosa della vita
eterna.
Questi concetti mi toccavano a fondo e sommamente impressionato, ho osservato:
- Signora Laura, queste definizioni suscitano in me un mondo di pensieri nuovi. Ah! Se conoscessimo
tutto questo là sulla Terra!...
- Questione d’esperienza, mio amico, - replicò la nobile matrona -, l’uomo e la donna impareranno nella
sofferenza e nella lotta. Per ora sono rari coloro che concepiscono la casa come una istituzione
essenzialmente divina e che bisogna vivere, dentro delle sue porte, con tutto il cuore e con tutta
l’anima. Mentre le creature comune attraversano la fiorita regione del fidanzamento, esibendo i tratti
più affascinanti dello spirito, spesso si dice che sono meravigliose perché sono veramente nell’amore.
L’argomento più triviale assume un singolare incanto e anche i discorsi più futili. L’uomo e la donna
emanano la radiosità e la pienezza della loro forza sublime. Ma appena ricevono la benedizione nuziale,
la maggioranza attraversa il velo del desiderio, e cade nelle braccia dei vecchi germi che
padroneggiavano nei loro cuori. Non ci sono idee comuni. Non vi è più tolleranza e a volte, neanche la
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fraternità. Si spegne la bellezza luminosa dell’amore, quando i coniugi perdono l’intimità e il gusto del
chiacchierare. D’ora in avanti, i più educati si rispettano; i più rudi a malapena si sopportano. Non
s’intendono più. Le domande e le risposte sono formulate con brevi frasi. Per di più se si uniscono i
corpi, le loro menti vivono separate, agendo su opposte direzioni.
- Tutto questo è la pura verità! – annuii commosso.
- Che cosa fare, però, amico mio? – replicò la buona signora – nell’attuale fase evolutiva del pianeta,
esistono nella sfera carnale, rarissime unioni di anime gemelle, pochi sono i matrimoni di anime affini,
e la schiacciante percentuale dei legame è di riscatto. Il maggior numero di coppie umane è costituito
di veri carcerati in manette.
Cercando riprendere il filo delle considerazioni della mia domanda iniziale, continuò la madre di Lísias;
- Le anime femminili non possono continuare a rimanere inattive qui. Si deve imparare ad essere
madre, sposa, missionaria, sorella. Il ruolo della donna nella casa, non può limitarsi alle tante lacrime
di una pietà oziosa e a molti anni di servitù. E’ chiaro che il movimento coevo del femminismo disperato
costituisce l’abominabile azione contro le vere caratteristiche dello spirito femminile. La donna non può
duellare con gli uomini, dentro gli uffici e gli studi, ove si riservano quelle giuste attività allo spirito
maschile.
Però nella nostra colonia, si insegna che esistono servizi nobili anche fuori della casa adatti alle donne.
Nel ruolo di infermiera, nell’insegnamento, nel settore tessile, nell’informazione, e in tutte quelle
attività che richiedono pazienza. L’uomo deve imparare a portare nell’ambiente domestico la ricchezza
delle sue esperienze, mentre la donna dovrebbe alleggerire il peso del duro lavoro dell’uomo dando alla
casa la sua soavità. Dentro casa un’atmosfera ispiratrice, fuori l'attività. Una non vivrà senza l’altra.
Come potrebbe un fiume alimentare il suo movimento d’acqua senza prima rifornirsi alla fonte?
Ascoltando la domanda, non ho potuto evitare di sorridere. La madre di Lísias, dopo un lungo
intervallo, continuò:
- Quando il Ministro dell’Ausilio affida alle mie cure dei bambini, in questa mia casa, le mie ore di lavoro
sono conteggiate come doppie. Questo ti può dare l’idea dell’importanza che il compito di madre ha
sulla Terra. Tuttavia non sono così occupata a casa, ho i miei doveri giornalieri come infermiera, e nella
settimana dedico quarantotto ore a questa attività. Da casa nostra lavorano tutti. A parte mia nipote
che è convalescente, non abbiamo nessuno della nostra famiglia che abbia del tempo libero.
Otto ore d’attività nell’interesse collettivo, ogni giorno, è un programma facile per tutti. Mi vergognerei
se non lo facessi anche io.
L’interlocutrice si interruppe per alcuni momenti, mentre io mi perdevo in vaste considerazioni...
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Capitolo 21 – CONTINUANDO LA CONVERSAZIONE
- La conversazione, signora Laura – esclamai con interesse -, suggerisce numerose domande, mi
perdoni per la curiosità e l’abuso...
- Non dire questo – replicò, benevola -, chiedi sempre. Non sono in condizioni di insegnare; tuttavia, è
sempre facile per me darti delle informazioni.
Ridemmo sull’osservazione e poi chiesi:
- Come si valuta il problema della proprietà nella colonia? Ad esempio, questa casa le appartiene?
Lei sorrise e chiarì:
- Così come è sulla Terra, la proprietà qui è relativa. I nostri acquisti sono fatti sulla base delle ore di
lavoro. In fondo, il buono-ora è il nostro denaro. Qualsiasi cosa utile è acquistata con queste cedole,
ottenute da noi stessi, al prezzo dello sforzo e della nostra dedizione. Le costruzioni in generale
rappresentano un patrimonio comune, sotto il controllo della Governatoria; però, ogni famiglia
spirituale può acquistare una casa, presentando trentamila buono-ora, e questo si può fare con un
certo periodo di lavoro. Questa nostra dimora fu conquistata con il lavoro perseverante del mio sposo,
che venne nella sfera spirituale molto prima di me. Rimanemmo separati dai lacci fisici per diciotto
anni, ma sempre uniti dal vincolo spirituale. Però, Ricardo non si riposò. Raggiunse Nosso Lar dopo un
certo periodo di estreme perturbazioni, e comprese immediatamente la necessità dello sforzo attivo,
preparandoci un nido per il futuro. Quando arrivai, ci sistemammo in questa abitazione che lui preparò
con accuratezza aumentando così la nostra vera gioia. Poi il mio sposo mi fornì tutte le sue nuove
conoscenze. Le mie lotte da vedova furono intense. Ero ancora molto giovane, con la responsabilità di
giovani figli da crescere. Lavorando incessantemente, diedi ai miei piccoli figli la miglior educazione che
potevo dargli, abituandoli però, molto presto al duro lavoro. Dopo compresi, che quell’esistenza
laboriosa mi preservò dalle indecisioni e dalle angosce dell’Umbral, collocandomi al riparo da molte e
pericolose tentazioni. Il sudore fisico e la giusta preoccupazione, in quei settori di attività onesta,
costituiscono una valida risorsa per l’elevazione e la difesa dell’anima. Ritrovare Ricardo, ricostruire il
nuovo nido di affetti, è stato per me come toccare il cielo. Per molti anni abbiamo condotto una vita di
indisturbata felicità, unendoci sempre più l'uno all'altra, lavorando non solo per la nostra evoluzione,
ma anche cooperando costruttivamente per il progresso degli altri. Con il correre del tempo, Lísias,
Iolanda e Judite si riunirono a noi, aumentando così la nostra felicità.
Dopo un rapido intervallo, in cui la mia interlocutrice sembrava meditare, proseguì con intonazione
grave:
- Ma la sfera terrena ci aspettava. Se il presente proseguiva gioioso, il passato richiedeva un
risarcimento, affinché il futuro si armonizzasse con la legge eterna. Non potevamo ripagare la Terra con
i buoni-ora ma bensì con l'onorato sudore nell'adempimento del lavoro. Con la nostra buona volontà,
diventava più chiara la nostra visione [spirituale], riguardo al nostro deplorevole passato. Allora, la
legge del ritorno esigeva il nostro reinserimento.
Quelle affermazioni mi causavano una viva impressione. Era la prima volta che nella colonia mi si
feriva, così profondamente ai miei occhi, il tema riguardante le incarnazioni anteriori.
- Signora Laura, - esclamai, interrompendola -, mi permetta, per piacere, a questo punto. Perdoni la
mia curiosità; per il momento, fino ad ora, non ho ancora potuto conoscere in dettaglio, la relazione del
mio passato spirituale. Sono forse liberato dai lacci fisici? Non ho anche io attraversato il fiume della
morte? Lei ricordò le sue esistenze precedenti, poco dopo il suo arrivo, o attese il concorso del tempo?
- L’ho aspettato – rispose sorridendo -; prima di tutto è indispensabile spogliarci delle impressioni
fisiche. Le squame dell’inferiorità sono molto forti. E' indispensabile un grande equilibrio per poter
ricordare, in modo costruttivo. In generale, tutti abbiamo commesso errori clamorosi, nei cicli della vita
eterna. Chi si ricorda il crimine commesso, si considera il più sventurato dell’Universo; e chi ricorda il
crimine di cui fu vittima, si considera di conseguenza infelice allo stesso modo. Quindi, solamente
l’anima molto sicura di se, viene fornita di tali doni, come il potere di reminiscenza spontanee. Gli altri
sono doverosamente limitati sulla capacità di ricordare il passato, e il rompere questa regola della
legge, non raramente porta allo squilibrio e alla pazzia.
- Ma Lei ricordò il suo passato in modo naturale? – domandai.
- Mi spiego (meglio) – rispose benevola -; quando mi si schiarì la visione interiore, quei vaghi ricordi,
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mi causarono perturbazioni mentali. Si coincise che mio marito condivideva lo stesso stato d'animo.
Decidemmo ambedue di consultare l’assistenza di Longobardo. Questo amico, dopo un minuzioso
esame delle nostre impressioni, ci indirizzò dai magnetizzatori del Ministero dello Schiarimento. Fummo
ricevuti con affetto, e avemmo l'accesso al primo posto nella Sezione dell’Archivio, dove tutti noi
abbiamo le annotazioni particolari. I tecnici di quel Ministero ci consigliarono di leggere le nostre
memorie personali nei due anni successivi, senza però pregiudicare i nostri doveri nell’Ausilio,
riesaminando i tre secoli precedenti. Il capo del servizio dei Ricordi non ci permise la lettura di fasi
anteriori, dichiarando la nostra incapacità nel sopportare i ricordi corrispondenti ad epoche più remote.
- Fu sufficiente la lettura affinché vi sentiste in possesso delle reminiscenze? – tagliai incuriosito.
- No. La lettura ci presentò i soli fatti. Dopo un lungo periodo di meditazione per il solo chiarimento, e
dopo indescrivibili sorprese, fummo sottoposti a determinate operazioni psichiche, per poter penetrare
così i domini emozionali dei ricordi. Gli spiriti esperti su questi procedimenti, applicarono dei fluidi al
cervello, svegliando alcune energie addormentate... Ricardo ed io, ci ritrovammo nuovamente
proprietari di trecento anni di memoria integrale. Comprendemmo, allora, quanto è grande ancora il
nostro debito con le organizzazioni del pianeta!...
- E dov’è nostro fratello Ricardo? Come stimerei di conoscerlo!... – esclamai sotto forte impressione.
La madre di Lísias inclinò in modo espressivo la testa e mormorò:
- A causa delle nostre osservazioni riguardo al nostro passato, combinammo un nuovo incontro sulla
sfera terrena. Abbiamo del lavoro, abbiamo molto lavoro [da fare] sulla Terra. Per questo, Ricardo se
ne andò tre anni fa. Quanto a me, lo seguirò tra pochi giorni. Aspetto soltanto l'arrivo di Teresa, per
lasciarla insieme ai nostri.
E con sguardo vago, come se la sua mente fosse molto lontana, a fianco della figlia ancora trattenuta
sulla Terra, la signora Laura disse:
- La madre di Eloísa non tarderà. Il suo passaggio attraverso l’Umbral, sarà soltanto di alcune ore, a
seguito dei suoi profondi sacrifici fin da piccola. Dal molto che soffrì non avrà bisogno delle cure della
Rigenerazione. Pertanto, potrò trasferirle i miei obblighi nell’Ausilio e partire tranquilla. Il Signore non ci
scorderà.
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Capitolo 22 - IL “BUONO-ORA”
Notando che la signora Laura si rattristò all’improvviso nel ricordare il marito, modificai la direzione del
discorso, chiedendo:
- Che cosa mi dice del buono-ora? E' una specie di moneta di scambio?
L'aspetto vago della mia interlocutrice svanì e riprendendosi replicò:
- Non è propriamente una moneta, ma una specie di buono di servizio individuale, che funziona come
potere di acquisto.
- Di acquisto? Domandai immediatamente.
- Mi spiego – rispose la benevola signora -; a Nosso Lar la produzione di abbigliamento e degli alimenti
base appartiene a tutti in comune. Vi sono servizi centrali di distribuzione nella Governatoria e
dipartimenti con gli stessi lavori nei Ministeri. Il magazzino centrale è una proprietà collettiva.
Davanti al mio gesto silenzioso di stupore, disse:
- Tutti cooperano alla prosperità del patrimonio comune e di questo viviamo. Però, quelli che lavorano,
acquistano secondo il giusto merito. Ogni abitante di Nosso Lar viene provvisto di cibo e abbigliamento,
per quel che si riferisce allo strettamente necessario, ma quelli che guadagnano con lo sforzo dei buoni-
ora sono autorizzati a certe prerogative nella comunità sociale. Gli spiriti che non possono ancora
lavorare, potranno essere alloggiati qui, ma soltanto coloro che cooperano possono avere una casa
propria. L’ozioso sarà vestito, senza dubbio; ma l’operaio devoto si vestirà così da poter soddisfare il
suo proprio gusto; hai capito? Gli inattivi possono rimanere nei campi di riposo, o negli ospedali di cura,
favoriti dall’intercessione degli amici, ma intanto, le anime operose conquistano i buoni-ora e possono
godere della compagnia dei cari fratelli nei posti consacrati al trattenimento, o con il contatto con le
sagge guide, nelle diverse scuole dei Ministeri in generale. Bisogna conoscere il prezzo di ogni nota
sulla scala del miglioramento e dell'elevazione. Ognuno di noi, quelli che lavorano, deve dare come
minimo otto ore di servizio utile nelle ventiquattro di cui è costituito il giorno. I programmi di lavoro,
però, sono numerosi e la Governatoria permette quattro ore di sforzo straordinario, a coloro che
desiderassero cooperare nel lavoro comune con buona volontà. Così, vi sono molte persone che
raggiungono 72 buoni-ora alla settimana, senza parlare dei servizi speciali, ove la rimunerazione è
duplicata e a volte, triplicata.
- Ma, è questo l’unico modo per essere remunerati? – domandai.
- Sì, è il modo di pagamento per tutti i collaboratori della colonia, non solo nell’amministrazione ma
anche nell’obbedienza.
Ricordando le organizzazioni terrestri, indagai incuriosito:
- Tuttavia, come conciliare questa forma di pagamento con la particolarità dell'incarico? Se
l’amministratore guadagnerà otto buoni-ora per la normale attività del giorno, un autista riceverà la
stessa cosa? Non è il lavoro del primo più elevato del secondo?
La signora sorrise alla domanda e spiegò:
- Tutto è relativo. Sì, nell’orientamento o nella subordinazione, il lavoro è di sacrificio personale, e
l'espressione remunerativa è giustamente moltiplicata.
Esaminando, però, più dettagliata la tua domanda, bisogna prima di tutto, che scordiamo determinati
pregiudizi sulla Terra. La natura del servizio è un problema tra i più importanti; anche se sulla terra la
sua soluzione incontra così tante difficoltà. La maggioranza degli uomini incarnati sta semplicemente
provando lo "spirito di servizio" e sta imparando a lavorare nei diversi settori della vita umana.
Dunque, è indispensabile fissare le rimunerazioni terrestri con maggior attenzione. Tutti i guadagni
materiali nel mondo sono un provento transitorio. Vediamo persone ossessionate dal profitto, grandi
fortune che poi trasmettono alla incoscienza e alla dissipazione; altri accantonano depositi bancari che
diventano martirio personale e rovina della famiglia. D'altronde, è indispensabile il considerare che il
70% degli amministratori terreni, non valuta i doveri morali che gli spettano, e questa stessa
percentuale si può riferire a coloro che sono a loro subordinati. La maggioranza spende la loro vita
dichiarando la mancanza di entusiasmo nella professione, anche se ricevono il compenso relativo a
questa loro carica. Governi e aziende pagano medici che rifiutano i loro sacri doveri e si dedicano ad
altri forme di attività, e ad operai che sono fieri di passare il tempo senza far niente. Dove è lì, la
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qualità del lavoro? Ci sono tecnici della industria economica, esperti che non hanno mai realizzato la
responsabilità dei loro incarichi, e si valgono di leggi magnanime, così come mosche velenose sul pane
sacro, esigendo garanzie, facilitazioni e la pensione. Però, credimi, tutti pagheranno un caro prezzo per
questa loro negligenza. Sembra ancora distante il tempo in cui le istituzioni sociali umane potranno
determinare la qualità del servizio degli uomini, perché nel piano spirituale superiore, non si valuterà il
lavoro complessivo, senza tenere in considerazione quei valori morali che vi vengono immessi.
Queste parole mi risvegliavano concetti nuovi. L'istruttrice accorgendosi della mia sete di istruzione,
continuò:
Il vero guadagno dell'essere è di natura spirituale e il buono-ora, in questa nostra organizzazione varia
in valore sostanziale, secondo la natura dei nostri servizi. Nel Ministero della Rigenerazione, abbiamo il
Buono-Ora-Rigenerazione; nel Ministero dello Schiarimento, il Buono-Ora-Schiarimento e così via. Ora,
esaminando l'utile spirituale, è ragionevole che la documentazione sul lavoro svolto riveli anche
l'impegno nel servizio. Le acquisizioni fondamentali sono nell'esperienza, nell'educazione,
nell'arricchimento di benedizioni divine, e nell'ampliamento delle nostre possibilità. In accordo con
questo punto di vista, i fattori di gran lunga più importanti sono l'assiduità e la dedizione. In generale,
in questa nostra città di transizione, la maggioranza di noi si prepara con delle viste al necessario
ritorno sui piani carnali. Esaminando questo principio, è naturale che l’uomo che abbia usato cinquemila
ore, nei servizi di rigenerazione, abbia effettuato uno sforzo sublime, a beneficio di se stesso, quello
che ha speso seimila ore di attività, nel Ministero dello Schiarimento, sarà più saggio. Possiamo
spendere i buoni-ora acquisiti come vogliamo; anche se il nostro registro individuale riporta il conteggio
del tempo speso in servizi utili, e questo ci conferisce il diritto a preziosi titoli.
Queste istruzioni mi interessavano profondamente.
- Però, potremo spendere i nostri buoni-ora a favore degli amici? Indagai curioso.
- Sicuramente – disse lei -; possiamo condividere le benedizioni del nostro sforzo con chi vogliamo.
Questo è un diritto inalienabile dei lavoratori fedeli. A Nosso Lar si contano a migliaia le persone che
hanno beneficiato dei frutti devoti dell'amicizia e della fraternità.
A questo punto, la madre di Lísias, sorrise e osservò:
- Quanto maggiore è il conteggio del nostro tempo di lavoro, tanto maggiori sono le intercessioni che
possiamo fare. Qui, comprendiamo che niente esiste senza un prezzo e che per ricevere è
indispensabile dare qualche cosa. Pertanto, il chiedere è un bisogno essenziale nell’esistenza di ognuno.
Solamente coloro che hanno guadagnato i titoli adeguati potranno richiedere le provvidenze e
dispensare favori, hai capito?
- E il problema dell’eredità? – inquisii all’improvviso.
- E' una questione molto semplice qui – rispose la signora Laura, sorridendo. – Vediamo, ad esempio, il
mio caso. Si avvicina il tempo del mio ritorno ai piani della terra. Tengo con me tremila Buoni-Ora-
Ausilio, nel mio quadro di risparmio personale. Non posso lasciarli a mia figlia che sta per arrivare,
perché questi valori saranno aggiunti al patrimonio della comunità, rimarrà alla mia famiglia soltanto il
diritto ereditario sulla casa; intanto, la mia scheda di servizio mi autorizza ad intercedere per lei e
prepararle qui un lavoro e la cooperazione fraterna, assicurandomi, così anche il valido ausilio delle
organizzazioni della nostra colonia spirituale durante la mia permanenza nei circoli carnali. In questo
conteggio, dimentico di riferirmi ai vantaggi meravigliosi che ho acquisito nel campo dell’esperienza,
durante gli anni di cooperazione nel Ministero dell’Ausilio. Ritorno alla Terra, possedendo dei valori più
preziosi e dimostrando qualità più nobili che contribuiranno al successo della mia esistenza terrena.
Stavo per esprimere la mia ammirazione per la semplicità di questo processo di ricompensa, profitto,
cooperazione e servizio, in confronto con quei principi che prevalgono sulla terra, quando udì un tenue
mormorio di voci che si stavano avvicinando alla casa. Prima che potessi fornire le mie osservazioni,
Laura mormorò, soddisfatta:
- I nostri cari sono di ritorno.
E si alzò per rispondere.
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Capitolo 23 – SAPER ASCOLTARE
Intimamente, mi sentivo dispiaciuto per l’interruzione del colloquio. Le spiegazioni della signora Laura
rafforzavano il mio cuore.
Lísias entrò in casa visibilmente soddisfatto.
- Ciao! Non sei ancora andato a letto? – domandò sorridendo.
E mentre i giovani ci salutavano, mi invitò sollecito:
- Vieni in giardino, perché non hai ancora visto il chiaro di luna da queste stanze.
Mentre la padrona entrava in conversazione con le figlie, accompagnando Lísias, sono andato nel
giardino in fiore.
Lo spettacolo era grandioso! Abituato alla sola area ospedaliera, tra i grandi alberi, non avevo ancora
avuto l'opportunità di contemplare quello spettacolo che la notte chiara offriva, lì nei vasti quartieri del
Ministero dell’Ausilio. Glicini di prodigiosa bellezza adornavano il paesaggio. Gigli di un bianco neve,
colorati alla base da un tenue azzurro, sembravano tazze ripiene di dolce profumo. Ho respirato a lungo
profondamente, sentendo che onde d’energia mi penetravano nell’essere. In lontananza la torre della
Governatoria si innalzava con splendidi effetti di luce. Affascinato da tutto ciò, non riuscivo ad
esprimere le mie impressioni. Sforzandomi per esternare l’ammirazione che m’invadeva l’anima, ho
parlato con commozione:
- Mai ho assistito a così tanta pace! Che notte!...
Il compagno sorrise e precisò:
Vi è un accordo tra tutti gli abitanti armonizzati della colonia, nel senso di non emettere pensieri
contrapposti al bene. In questo modo lo sforzo della maggioranza si trasforma in una preghiera quasi
perenne. Dando vita a quelle vibrazioni di pace che osserviamo ora.
Dopo essermi estasiato nella contemplazione di quel quadro prodigioso, come se quella luce infondesse
in me la calma della notte, siamo ritornati all’interno, dove Lísias si avvicinò ad un piccolo apparecchio
situato nella stanza, che somigliava ai nostri ricevitori radiofonici. La curiosità si risvegliò in me. Cosa
sentiremo? Messaggi dalla Terra?
Venendo incontro alle mie intime domande, l’amico spiegò chiarendosi:
- Non sentiremo delle voci dal pianeta. Le nostre trasmissioni si basano su energie vibratorie più sottili
di quelle presenti sulla terra.
- Ma non ci sono i mezzi – indagai – per ricevere le trasmissioni terrestri?
- Senza dubbio abbiamo gli strumenti per poterlo fare, in tutti i Ministeri; anche se nell’ambiente
domestico, sono più importanti i problemi riguardanti la nostra realtà presente. La programmazione dei
servizi necessari, le notizie dalla Spiritualità Superiore e i loro elevati insegnamenti sono ora per noi
ben più importanti di qualsiasi problema terreno.
L’osservazione era giusta; ma ancora legato agli affetti terreni, chiesi subito:
- La pensi davvero così? E i nostri parenti che rimangono lontani? I nostri genitori, i nostri figli?
- Aspettavo questa domanda: Molte volte sulle sfere terrene siamo portati ai circoli viziosi.
Normalmente molti di noi soffrono di ipertrofia sul piano dei sentimenti. Siamo come vecchi prigionieri
incarcerati dallo esclusivismo. Siamo inclini a limitare la nostra famiglia soltanto a coloro che sono
legati a noi dalla consanguineità, dimenticando il resto dei nostri obblighi. E viviamo distratti dal vero
principio di fraternità.
Insegniamo a tutto il mondo, ma solitamente, quando arriva il momento della prova, siamo solidali
soltanto con i nostri. In questo luogo, però, amico mio, la vita ci presenta l'altra faccia della medaglia.
Si rende necessario il guarire le nostre vecchie infermità e curare le [nostre] ingiustizie. Da quel che
sappiamo all’inizio della colonia tutte le residenze erano in contatto con i nuclei dell’evoluzione
terrestre. Nessuno sopportava la mancanza di notizie della parentela comune. Dal Ministero di
Rigenerazione a quello dell'Elevazione, si viveva in un costante conflitto di nervi. Pettegolezzi
spaventosi perturbavano le attività in generale. Ma precisamente due secoli fa, uno dei devoti Ministri
dell’Unione Divina ci obbligò a migliorare la situazione. L’ex-Governatore era stato forse un po' troppo
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tollerante. La bontà indiscriminata provoca l'indisciplina e l'anarchia.
E così le notizie dagli affetti terreni mettevano molte famiglie in agitazione. I disastri collettivi del
mondo, quando interessavano alcune entità, per Nosso Lar erano vere calamità pubbliche. Secondo il
nostro archivio, la città era più un dipartimento dell’Umbral che una vera e propria zona di guarigione e
di istruzione. Con l’appoggio dall’Unione Divina, il Governatore proibì l’interscambio generalizzato. Ci
sono state delle lotte. Ma il generoso Ministro, che aveva introdotto tali provvedimenti chiamò a suo
favore l'insegnamento di Gesù "lasciate che i morti seppelliscano i propri morti", e in poco tempo
questa innovazione venne attuata con successo.
- Tuttavia – ho obiettato, - sarebbe interessante aver notizie dei nostri amati durante il loro percorso
transitorio sulla Terra. Questo non darebbe più tranquillità all’anima?
Lísias, che si manteneva vicino al ricettore senza accenderlo, come se fosse interessato nel darmi più
ampie spiegazioni, aggiunse:
- Osserva te stesso, per vedere se ne vale la pena. Per esempio sei preparato per mantenere la giusta
serenità, aspettando con fede e agendo seguendo i precetti divini, se tu sapessi che uno dei tuoi amati
figli fosse calunniato o facessi calunnia? Se ora qualcuno ti informasse che uno dei tuoi fratelli di
sangue venisse incarcerato come un criminale, avresti tu sufficiente forza per mantenerti tranquillo?
Sorrisi, deluso.
- Non dobbiamo cercare notizie dai piani inferiori – proseguì sollecito – se non per portare il giusto
aiuto. Bisogna tenere a mente, però, che nessuno può essere di aiuto con giustizia e con efficacia, se
spinto dalle emozioni o da uno stress mentale. Per questo è indispensabile una corretta preparazione
prima di nuovi contatti con i nostri parenti sulla terra. Se si offrisse uno spazio adeguato all’amore
spirituale, l’interscambio sarebbe desiderato; ma una schiacciante percentuale degli incarnati non ha
ancora conquistato neanche il dominio su se stesso, e vive con perversione tra gli alti e i bassi che le
fluttuazioni d’ordine materiale offrono.
Contrapponendoci ai nostri stessi sentimenti, dobbiamo evitare la nostra caduta nei circoli vibratori
inferiori.
Nondimeno, evidenziando la mia pertinacia capricciosa, argomentai:
- Ma Lísias, tu che hai ancora come amico incarnato tuo papà, non ti piacerebbe comunicare con lui?
- Senza dubbio – risposi con benevolenza -, quando meritiamo questa gioia, e il contatto tra noi viene
considerato opportuno, gli facciamo visita in quella sua nuova forma fisica. Tuttavia non dobbiamo
dimenticare che siamo creature fallibili. Per questo si rende necessario il ricorrere agli organi
competenti, che determinano l’opportunità e l'esito di questa nostra visita. Per questo abbiamo il
Ministero della Comunicazione.
Bisogna aggiungere che dalle sfere superiori è possibile scendere a quelle inferiori con più facilità. Ma
esistono delle leggi che bisogna ben comprendere prima di recarsi in sfere differenti. E' così importante
il saper parlare quanto il saper ascoltare.
Nosso Lar viveva in un continuo stato di perturbazione perché i suoi abitanti, non sapendo ascoltare,
non sapevano dare l'aiuto necessario, e spesso la colonia si trasformava in un campo ove regnava la
confusione.
Mi resi silenzioso avvinto dall’argomento irrefutabile. E mentre mi mantenevo così, l’amico infermiere
sintonizzò l'apparecchio sotto i miei occhi curiosi.
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Capitolo 24 - L’IMPRESSIONANTE APPELLO
Acceso il ricevitore, si sparse nell'ambiente una soave melodia avvolgendoci in una armoniosa sonorità,
mentre sullo schermo vedevamo l'immagine dell’interlocutore nello studio dell'emittente. Dopo qualche
instante, cominciò a parlare:
- Questa è la Stazione Numero Due, di Moradia. Continuiamo ad irradiare l’appello della colonia a
beneficio della pace sulla Terra. Invitiamo i collaboratori di buon animo ad unire le loro energie nel
servizio per preservar l’equilibrio morale sulle sfere del globo. Aiutateci, voi tutti che potete dedicare
alcune ore di cooperazione nelle zone di lavoro che legano la mente umana a quelle forze oscure
dell’Umbral. Bande oscure di entità ignoranti [non evolute], dopo aver sparso i raggi incendiari della
guerra sull’Asia, assediano le nazione Europee spingendole verso nuovi crimini. La nostra colonia in
collaborazione con coloro che si consacrano all'attività dell’igiene spirituale, in quei circoli più prossimi
della sfera terrena, denunciano questi movimenti dei poteri dedicati al male, e richiedono il concorso
fraterno e tutto l'ausilio possibile. Ricordatevi che anche la pace abbisogna di lavoratori a sua difesa.
- Collaborate con noi nella misura delle vostre proprie forze!... E' possibile l'opera di tutti, dalle sfere
vicine alla terra fino alle nostre porte!... Che il Signore vi benedica.
Interrotta la voce, potevamo ascoltare ancora quella musica divina, ma il tono di quella strana richiesta
aveva raggiunto la mia anima. Lísias mi venne in aiuto, spiegando:
- Stiamo ascoltando Moradia, una vecchia colonia di servizio molto legata alle zone più inferiori. Come
sai, siamo nell'agosto del 1939. Tutte le tue ultime sofferenze personali non ti hanno lasciato il tempo
per valutare l’angosciante situazione del mondo, ma ti posso affermare che le nazioni del pianeta sono
nell’imminenza di terribili battaglie.
- Che cosa dici? – ho indagato terrificato – non è bastato il sangue dell’ultima Guerra Mondiale?
Lísias sorrise fissandomi con quei suoi occhi brillanti e profondi, come nel lamentarsi con il silenzio della
gravità di quel momento che attraversava l'umanità. Per la prima volta l’amico infermiere non mi ha
risposto. Quel suo mutismo mi lasciò sconcertato.
Mi spaventava, soprattutto, l’immensità dei servizi spirituali che si offrivano in quel nuovo ambiente in
cui avevo trovato rifugio. Eppure c’erano intere città di spiriti generosi che supplicavano il soccorso e la
cooperazione?
La voce dell’interlocutore si presentava con quell'intonazione di vera emergenza (S. O. S.) Ho visto la
sua fisionomia abbattuta, sullo schermo del televisore. Dimostrava la sua ansietà con la profondità di
quegli occhi inquieti. E il linguaggio? Sentivo nitidamente l’idioma portoghese, chiaro e corretto.
Pensavo che tutte le colonie spirituali comunicassero tra di loro solo con le vibrazioni del pensiero. Si
viveva ancora lì quella grande difficoltà sul capitolo dell’interscambio? Vedendo le mie perplessità,
Lísias chiarì:
- Siamo ancora ben lontani da quella regione ideale della mente pura. Così come sulla Terra, quelli che
si sintonizzano perfettamente tra di loro, possono trasmettersi i pensieri senza le barriere della parola;
ma generalmente qui non possiamo prescindere dall'espressione verbale. Il nostro campo di lotta è
immensurabile. L’umanità terrena, costituita da milioni di esseri, si unisce a quella umanità invisibile
che conta molti bilioni di creature.
Dunque sarebbe impossibile giungere in quelle zone perfezionate, subito dopo la morte del corpo fisico.
I nostri patrimoni nazionali e linguistici ci seguono ancora qui, condizionando i nostri limiti psichici. Nei
più disparati settori della nostra attività spirituale esistono un numero elevato di spiriti liberi da tutte
queste limitazioni, ma di regola soffriamo di tali restrizioni. Nulla fugge alla legge della evoluzione che
tutto ci porge nella sua giusta successione. In quel mentre si interruppe la musica e ritornò
l’interlocutore:
- Emittente Stazione Numero Due, di Moradia, continuiamo ad irradiare l’appello della colonia a
beneficio della pace sulla Terra. Pesanti nebbie [mentali] si accumulano lungo i cieli d’Europa. Le forze
tenebrose dell’Umbral penetrano da tutte le direzioni, rispondendo all’appello di quelle tendenze
meschine dell’uomo. Vi sono molti benefattori devoti che stanno lottando con sacrificio, a favore della
concordia internazionale, nei loro studi politici.
Tuttavia vi sono alcuni governi che essendo eccessivamente centralizzati, offrono scarse possibilità alla
collaborazione di natura spirituale.
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Senza organi di moderazione e i consigli disinteressati, queste nazioni camminavano verso una guerra
di gran proporzione. Oh! Fratelli molto amati delle sfere superiori, aiutateci nel mantenere la pace
nell'umanità! Difendiamo tanti secoli di esperienza depositati in tanti centri della Civiltà Occidentale!
Che il Signore ci benedica.
Con il silenzio dell’interlocutore, tornarono le dolci melodie. L’infermiere rimase in un silenzio che non
ho osato interrompere.
Dopo cinque minuti di riposante armonia, la stessa voce si fece sentire ancora:
- Emittente Stazione Numero Due, di Moradia. Continuiamo ad irradiare l’appello della colonia a
beneficio della pace sulla Terra. Compagni e fratelli, invochiamo l’aiuto delle potenti Fraternità di Luce,
che presiedono i destini dell’America! Cooperate con noi per la salvezza dei patrimoni millenari
dell’evoluzione terrena! Marciamo in soccorso delle collettività indifese, proteggendo quei cuori materni
oppressi dall’angoscia! Le nostre energie sono impegnate nello sforzo supremo contro le legioni
dell’ignoranza. Quando vi sarà possibile, venite ad aiutarci! Noi siamo quella parte invisibile
dell’umanità terrestre, ma molti di noi ritorneranno in carne per riscattare i precedenti errori. L’umanità
incarnata è ugualmente una nostra famiglia. Uniamoci in una sola vibrazione. Contro l’assedio delle
tenebre, offriamo la nostra luce; contro la guerra con il male, movimentiamo le forze del bene. Fiumi di
sangue e lacrime minacciano i terreni delle comunità europee. Proclamiamo la necessità di un lavoro
costruttivo, dilatiamo la nostra fede... Che il Signore ci benedica.
A questo punto, Lísias spense l’apparecchio e lo vidi asciugarsi discretamente una lacrima che i suoi
occhi non sono riusciti a trattenere. Con un gesto espressivo, parlò commosso:
- I fratelli di Moradia sono dei lavoratori devoti! Tutto inutile, però – accentuò tristemente, dopo una
piccola pausa -, prossimamente l’umanità terrena pagherà con terribili tributi di sofferenza.
- Però non vi è modo per scongiurare la tremenda catastrofe? – ho domandato sensibilizzato.
- Purtroppo – aggiunge Lísias in tuono grave e dolorato – la situazione generale è molto critica. Per
capire i richiami di Moradia e di altri nuclei che funzionano nelle vicinanze dell’Umbral, abbiamo riunito
qui numerose assemblee, ma il Ministero dell’Unione Divina ci spiegò che l’umanità carnale, come
personalità collettiva, è nelle stesse condizioni di un uomo insaziabile che ha divorato con eccesso le
sostanze del banchetto comune. La crisi organica è inevitabile. Diverse nazioni si sono nutrite con
orgoglio di un odio criminoso, di vanità e di feroce egoismo. Ora sono sul punto di vivere quel bisogno
di espellere quei veleni letali.
Dimostrando, tuttavia, il proposito di non proseguire più in quell’amaro discorso, Lísias mi invitò a
coricarmi.
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Capitolo 25 – PROPOSTA GENEROSA
Il giorno dopo, molto presto ho fatto una leggera colazione in compagnia di Lísias e dei suoi famigliari.
Prima che i figli si congedassero per andare al loro lavoro all’Ausilio, la signora Laura, incoraggiò quel
mio spirito esitante, dicendo di buon umore:
- Ti ho già assegnato compagnia per oggi. Il nostro amico Rafael, funzionario della Rigenerazione, verrà
qui su mia richiesta. Potrà accompagnarti al Ministero. Rafael è una persona che ha avuto antiche
relazioni con la nostra famiglia e ti presenterà, a mio nome, al Ministro Genésio.
Non trovavo parole per poter esprimere la felicità che mi dominava l’anima. Ero radiante. Ringraziai e
mi avviai senza trovare le parole che definissero la mia gioia. Anche Lísias, a sua volta, dimostrò la sua
grande felicità. Mi abbracciò calorosamente prima di uscire, creando un'emozione nella mia anima. La
signora Laura, mentre baciava il figlio raccomandò:
- Lísias avvisa il Ministro Clarêncio, che arriverò dal lui non appena avrò assegnato questo nostro amico
alle cure di Rafael.
Io molto commosso, non riuscivo a ringraziare per così tanto impegno.
Rimanendo soli, la madre premurosa del mio amico, mi disse con affetto:
- Caro fratello permettimi che ti dia alcune indicazioni per questo tuo nuovo cammino. Credendo che la
collaborazione materna sia sempre un valido aiuto, e dato che tua mamma non risiede a Nosso Lar, ti
chiedo la soddisfazione di guidarti in questo momento.
- Vi sono molto grato – risposi, toccato dalle parole -, non saprò mai tradurre il mio riconoscimento per
questa tua attenzione.
La benevole signora sorrise, aggiungendo:
- Sono informata, che qualche tempo fa hai chiesto per un lavoro...
- Sì, sì... - chiarii, ricordando le spiegazioni di Clarêncio.
- So anche che non lo hai ottenuto subito, ma che invece ti è stata data l'autorizzazione per visitare i
Ministeri che sono più a diretto contatto con la Terra.
Abbozzando con la sua fisionomia una espressività piena di significato, la buona signora aggiunse:
- E' proprio in questo senso che ti voglio offrire i miei umili suggerimenti. Ti parlo con quel diritto che la
più grande esperienza ci dà. Avendo ora questa autorizzazione, abbandona per quanto ti è possibile
quei propositi di sola curiosità. Non fare come la falena che vola da una luce all'altra. So bene che il tuo
sentimento di ricerca intellettuale è ancora molto radicato. Sei un medico studioso, innamorato delle
novità e dagli enigmi, ma ti sarà molto facile scivolare da questa tua nuova posizione. Non scordare
che potrai ottenere dei valori ben più preziosi e valevoli che quelli che ti possono offrire la sola analisi
delle cose. Anche se la sana curiosità può essere molto interessante, è anche una spinta mentale che, a
volte, porta con se dei pericoli. Al suo interno, lo spirito leale può superare questi ostacoli e compiere
delle attività costruttive, ma gli indecisi e gli inesperti possono conoscere pene amare, senza profitto
per alcuno. Clarêncio ti ha offerto di poter entrare nei Ministeri, cominciando dalla Rigenerazione.
Perciò non limitarti ad osservare. Invece di lasciar spazio alla curiosità, studia sul lavoro possibile e
lanciati in esso alla prima occasione che ti si offre. Se ti arrivano opportunità di lavoro nella
Rigenerazione, non preoccuparti con gli altri servizi degli altri Ministeri. Usufruendo delle opportunità
nei lavori della Rigenerazione. Impara a costruire il tuo circolo di simpatie e non scordarti che lo spirito
di investigazione si deve manifestare dopo quello di servizio. Lo scrutare le attività altrui, senza la
propria testimonianze nel bene, può essere una grande impertinenza. Molti fallimenti nei
raggiungimenti materiali, hanno trovato le loro radici su queste anomalie. Tutti vogliono osservare, ma
rari sono coloro che sono desiderosi di realizzare. Soltanto il nobile lavoro concede allo spirito il giusto
merito a qualsiasi nuovo diritto. Il Ministero della Rigenerazione è ricolmo di pesanti lotte; essendo
situato nella regione più bassa della nostra colonia spirituale. Escono da lì tutti quei gruppi destinati ai
servizi più impegnativi. Però, non considerarti umiliato nel dedicarti a compiti umili. Ricordati che in
tutte le nostre sfere, fin dal pianeta ai nuclei più elevati delle zone superiori, con riferimento alla Terra,
il Maggiore Lavoratore è proprio il Cristo, e che Lui non ha disdegnato la pesante sega di una
falegnameria. Il Ministro Clarêncio ti ha autorizzato, gentilmente, a conoscere, a visitare ed ad
analizzare; ma tu come un servitore di buon senso, puoi convertire queste tue osservazioni in un
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compito utile. E' possibile che tu riceva qualche giusto rifiuto da coloro che amministrano, dato che
assegnano soltanto persone qualificate negli incarichi ove vi sono grandi sforzi e ben più grandi
sofferenze; ma nessuno rifiuterà di accettare l'aiuto di quello spirito di buona volontà che ama il suo
lavoro per il solo piacere di servire.
I miei occhi erano umidi. Quelle parole pronunciate con dolcezza materna scendevano nel mio cuore
come un balsamo prezioso. Poche volte avevo sentito nella mia vita un così grande interesse fraterno
per la mia sorte. Simili consigli si depositavano in fondo alla mia anima, e come se lei desiderasse
commentare amorevolmente questi giusti concetti, la signora Laura aggiunse con inflessione
affettuosa:
- La scienza del saper ricominciare di nuovo è una delle più nobili che il nostro spirito possa
apprendere. Sono molto rari coloro che la comprendono sulle sfere terrene. Abbiamo pochi esempi
nell'umanità, in questo senso. Ricordiamo, tuttavia, quello di Paolo di Tarso, Dottore del Sinedrio, che
fu la speranza di una stirpe per la cultura e la gioventù, e soggetto ad una generale attenzione a
Gerusalemme, che un bel giorno è ritornato nel deserto per ricominciare l’esperienza umana, come
tessitore rustico e povero.
Non ce l'ho fatta più. Le ho prese le mani come figlio riconoscente, coprendole di pianto giubilante che
mi inondava il cuore.
La mamma di Lísias, ora con gli occhi fissi all’orizzonte, mormorò:
- Ti sono molto grata, fratello mio. Credo che tu non sia venuto in questa casa obbedendo al
meccanismo della casualità. Siamo tutti intrecciati su una tela da secolari amicizie. Fra poco ritornerò
sulla sfera della carne; ma saremo sempre uniti dalle spinte del cuore. Spero di rivederti rianimato e
felice prima della mia partenza. Che tu faccia di questa casa la tua abitazione. Lavora di buon animo e
affidati a Dio.
Ho sollevato gli occhi bagnati dalle lacrime, e l'ho fissata con espressione affettuosa, ho sperimentato
quella felicità che nasce dagli affetti più puri, e ho avuto l'impressione di conoscere questa mia
interlocutrice da tanto tempo, anche se invano tentavo di trovare tra i miei lontani ricordi quella
tenerezza. Ho voluto baciarla molte volte, con l’intenerimento di un figlio d'anima, ma in quell'istante
qualcuno bussò alla porta.
La signora Laura mi guardò dimostrando la sua indefinibile tenerezza materna e disse:
- Deve essere Rafael che viene per te. Vai amico mio e pensa a Gesù. Lavora per il bene degli altri,
affinché tu possa incontrare il tuo proprio bene.
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Capitolo 26 – NUOVE PROSPETTIVE
Riconsiderando gli affettuosi e saggi suggerimenti della mamma di Lísias, ho accompagnato Rafael
convinto che non stavamo andando verso le solite visite dedicate all'osservazione, ma anche per poter
apprendere e servire utilmente.
Notai con sorpresa gli aspetti maestosi di questa nuova area, andando in direzione del luogo ove mi
aspettava il Ministro Genésio; intanto seguivo Rafael silenziosamente, adesso era strano quel piacere
che le mie tante domande mi davano. Ma in compenso provavo un nuovo tipo di attività mentale. Ero
tutto dedicato all'orazione, chiedendo a Gesù di aiutarmi in questo nuovo cammino, affinché non mi
mancassero le forze per realizzare questa attività. Prima ero contrario alla preghiera manifesta, ora
invece, la utilizzavo come un riferimento prezioso nei propositi del servizio.
Di tanto in tanto Rafael mi guardava incuriosito, come se non si aspettasse da me questo
comportamento.
L’aerobus ci lasciò di fronte ad un ampio edificio.
Siamo scesi mantenendo il silenzio.
Dopo pochi minuti ero davanti al rispettoso Genésio, un vecchietto simpatico, il cui aspetto rivelava una
energia non comune.
Rafael mi presentò fraternamente - Ah! Sì, disse il gentile Ministro -, è il nostro fratello André?
- Per servirla – risposi.
- Laura mi ha avvertito del suo arrivo. Per cortesia si accomodi.
Nel mentre il mio accompagnatore ci lasciò rispettosamente, e andandosene mi diede una stretta di
mano incoraggiante.
Rafael si affrettò poiché era atteso con urgenza al suo lavoro.
Fissando i suoi occhi lucidissimi sui miei, Genésio cominciò a dire:
- Clarêncio mi ha parlato di te, con interesse. Quasi sempre riceviamo le persone nel Ministero
dell’Ausilio, per la sola visita come osservatori, anche se in buona parte si trasforma in un periodo di
servizio.
Comprendendo la sua sottile allusione, risposi:
- Questo è il mio più grande desiderio. Supplico le Forze Divine che aiutino il mio spirito fragile, che
permettano che la mia permanenza in questo Ministero si trasformi in un periodo di apprendistato.
Genésio sembrava commosso dalle mie parole, e valendomi di quella ispirazione che mi invitava
all'umiltà, domandai con gli occhi inumiditi:
- Signore Ministro, comprendo adesso che il mio passaggio nel Ministero dell’Ausilio si verificò a seguito
della grazia misericordiosa dell’Altissimo, magari a seguito della constante intercessione della mia
devota madre. Però vedo anche che arrivo soltanto per ricevere dei benefici, senza fare niente di utile.
Certamente il mio posto qui è nell'attività rigeneratrice. Per favore se possibile faccia in modo di
trasformare questa mia concessione per la sola visita nella attività di servizio.
Oggi più che mai comprendo la necessità di rigenerare i miei valori. Ho perso molto tempo in una
vanità inutile, ho sprecato troppa energia nella ridicola adorazione di me stesso!...
Lui era soddisfatto, poiché notava in fondo del mio cuore la mia vera sincerità.
Quando ho fatto la mia richiesta al Ministro Clarêncio, non ero abbastanza cosciente di quello che
richiedevo. Volevo del lavoro, ma forse non desideravo il servire.
No capivo il valore del tempo, neanche vedevo le sacre benedizioni che le opportunità offrono.
In fondo il mio desiderio era quello di continuare ad essere ciò che sono stato fino ad ora – il dottore
orgoglioso e rispettato, schiavo della mia pretensione senza limiti di cui vivevo, incarcerato dalle mie
proprie opinioni. Adesso però, davanti a ciò che ho visto e ascoltato, comprendendo la responsabilità di
ogni figlio di Dio nell'opera infinita della Creazione, parlavo con quella parte più positiva di me stesso.
Per lo meno ero sincero. Non ero preoccupato dal tipo di lavoro che avrei dovuto fare, ma ero ansioso
di estrarre da me stesso il desiderio di servire.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
Il vecchietto mi guardò sorpreso e domandò:
- Sei veramente tu l’ex dottore?
- Sì... – mormorai timidamente.
Genésio rimase in silenzio per alcuni momenti, come se stesse cercando una soluzione per il mio caso,
disse allora:
- Questi tuoi propositi sono lodevoli e anch'io chiedo al Signore che ti mantenga su questa degna
posizione.
E come se fosse desideroso di riporre nel mio animo nuove speranze, continuò:
- Quando il discepolo è preparato, il Padre invia l'istruttore. La stessa cosa succede nei riguardi del
lavoro. Quando il servitore è pronto arriva il servizio.
Nel tuo caso, amico mio, la Provvidenza è stata estremamente generosa. Tu sei desideroso di servire,
ne comprendi la responsabilità, e ne accetti il dovere. Tale attitudine è sommamente favorevole alla
concretizzazione di questi tuoi desideri.
Nelle sfere materiali, siamo abituati a congratularci con l’uomo quando lui conquista prosperità
finanziaria o una posizione prominente; ma qui la situazione è diversa. Si stima la comprensione, lo
sforzo individuale e la sincera umiltà.
Avvertendo le mie aspettative e la mia ansietà, aggiunse:
- Per te è possibile ottenere una giusta occupazione. Però, per il momento è preferibile che tu visiti,
osservi ed esamini.
Poi andando verso il suo studio vicino, disse ad alta voce:
- Ho bisogno di vedere Tobias prima che vada alle Camere di Rettificazione.
Non passarono che pochi minuti quando arrivò alla porta un signore dai modi estroversi.
- Tobias – spiegò Genesio con gentilezza -, qui abbiamo un amico che viene dal Ministero dell’Ausilio,
con l'incarico di osservatore. Credo sia molto vantaggioso per lui la visita alle camere di rettificazione.
Porsi le mie mani allo sconosciuto, che afferrandole con decisione, disse cortesemente:
- Ai tuoi ordini.
- Portalo – proseguì il ministro, evidenziando la ferma bontà. André deve prendere conoscenza in modo
approfondito delle nostre attività. Dagli tutte le opportunità di cui possiamo disporre.
Sì, rispose Tobias, rivelando la sua buona e decisa volontà.
- Sto andando – aggiunge lui di buon umore -, se vuoi accompagnarmi...
- Certamente - ho risposto, soddisfatto.
Il Ministro Genesio mi abbracciò, commosso, con parole di conforto.
Seguii Tobias risoluto.
Attraversammo ampi quartieri, dove i numerosi edifici mi davano l'impressione di essere centri di
attività molto intense. Percependo le mie intime domande, il nuovo amico chiarì:
- Abbiamo grandi fabbriche qui a Nosso Lar. La preparazione di succhi, di tessuti e artefatti in generale,
dà lavoro a più di centomila creature, che si rigenerano e si illuminano allo stesso tempo.
Dopo un po', siamo entrati in un edificio dall'aspetto maestoso.
Numerosi lavoratori andavano e venivano. Dopo una serie di estesi corridoi, sorse un monumentale
scalone che portava nei riparti inferiori.
- Scendiamo - disse Tobias con tuono grave.
E notando la mia sorpresa, spiegò sollecito:
- Le Camere di Rettificazione sono localizzate nelle vicinanze dell’Umbral. Le sfortunate entità che
risiedono qui non tollerano la luce, e neanche l’atmosfera sovrastante quando sono appena arrivate a
Nosso Lar.
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Capitolo 27 – FINALMENTE AL LAVORO
Mai avrei potuto immaginare la scena che ora si presentava innanzi ai miei occhi. Non era sicuramente
un ospedale, né un istituto di cura normale per la salute del corpo organico. Era una serie di ampie
camere collegate tra loro e affollate di carcasse somiglianti a forme umane.
Un singolare vociare si librava nell’aria. Gemiti, singhiozzi, frasi pronunciate con dolore come a
casaccio...Visi cadaverici, mani scheletriche, facce mostruose che lasciavano trasparire la loro terribile
miseria spirituale.
Furono così angoscianti per me le forti impressioni che cercai di ricorrere alla preghiera per non
indebolirmi.
Tobias imperturbabile, chiamò una vecchia infermiera, che rispose con attenzione:
- Vedo pochi ausiliari - disse sorpreso, che cosa è successo?
- Il ministro Flácus - chiarì l’anziana infermiera con una intonazione rispettosa – ha ordinato che la
maggioranza di noi accompagni i Samaritani (1) nei giri quotidiani nelle regioni inferiori dell’Umbral.
(1) Organizzazione di Spiriti benefattori a Nosso Lar [nota dell’Autore Spirituale].
- Dobbiamo colmare questa lacuna – affermò lui serenamente -, non abbiamo tempo da perdere.
- Fratello Tobias!... Fratello Tobias!... per carità! - gridò un anziano, gesticolando, afferrato al letto
come un pazzo – sto per soffocare! Questo è mille volte peggio che la morte in Terra... Soccorretemi!
soccorretemi! Voglio uscire, uscire!...voglio aria, molta aria!
Tobias si avvicinò, esaminò attentamente e domandò:
- Perché avrebbe Ribeiro peggiorato tanto?
- Ha appena avuta una delle sue crisi più gravi - spiegò l’infermiera - e l’Assistente Gonçalves chiarì che
l’energia carica di pensieri oscuri emessi dai parenti incarnati era la causa fondamentale di questo
aggravio. Dato che egli era molto debole e che gli mancavano le forze mentali per liberarsi dai lacci così
forti provenienti dal mondo, il povero non ha resistito come sarebbe stato desiderabile.
Mentre il generoso Tobias accarezzava la fronte del malato, l’infermiera proseguì chiarendo:
- Oggi, molto presto, lui si è assentato senza il nostro consenso e si è messo a correre come un pazzo.
Gridava che era richiesta la sua presenza a casa, che non poteva scordare la sposa e i figli piangenti,
che era una vera crudeltà trattenerlo qui distante dall'ambiente famigliare. Lourenço e Hermes si
sforzarono per farlo tornare a letto, ma fu impossibile. Allora decisi di applicargli alcuni fluidi magnetici
calmanti. A suo beneficio gli sottrassi le forze e la mobilità.
- Gli fece molto bene – disse Tobias pensieroso -, richiederò dei provvedimenti contro questa attitudine
della famiglia. Si rende necessario che i congiunti ricevano un più grande fardello di preoccupazioni,
affinché lasci in pace Ribeiro.
Fissai con intensità il malato cercando di determinare il suo stato emozionale, verificai quella tipica
espressione di un demente. Lui aveva chiamato Tobias come il bambino che riconosce il benefattore,
ma sembrava completamente inconsapevole di ciò che si diceva sul suo conto.
Notando la mia ammirazione, la nuova guida spiegò:
- Il poverino rimane in quella fase di incubo, durante la quale l’anima è avvolta soltanto dalle proprie
sofferenze con poca percezione di ciò che la circonda. Caro mio, l’uomo incontra nella sua vita reale
quello che accumulò da se stesso. Il nostro Ribeiro si lasciò entusiasmare da numerose illusioni.
Io volli indagare sull’origine dei suoi patimenti, conoscerne la provenienza e la storia della sua
situazione; ma mi ricordai delle affermazioni giudiziose della madre di Lísias, relativamente alla mera
curiosità, e così tacqui. Tobias diresse al malato parole affettuose cariche di ottimismo e di speranza.
Gli promise che avrebbe ricercato di migliorare questa sua condizione; e che per il suo stesso bene,
doveva mantenersi calmo e prendere questa sua permanenza a letto con pazienza. Ribeiro, molto
tremante e con viso cereo, abbozzò un sorriso molto triste e ringraziò lacrimante.
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Proseguimmo attraverso un gran numero di file con letti ben curati, avvertendo quella sgradevole
esalazione proveniente dall’ambiente, la cui origine, così come venni a sapere più tardi, proveniva dalle
emanazioni mentali di coloro che lì erano raggruppati, con quelle dolorose impressioni della morte fisica
e molte volte provenienti dalle basse vibrazioni dei loro pensieri.
Queste camere erano riservate – spiegò il compagno benevolo- soltanto ad entità con natura maschile.
Tobias! Tobias... sto morendo dalla fame e dalla sete! – urlava un paziente.
- Aiutami fratello!... gridava un altro.
- Per amore di Dio!... Non sopporto più tutto questo!... esclamava l'altro.
Con il cuore torturato davanti alla sofferenza di così tante creature, non potei contenere la penosa
domanda:
- Oh amico mio, come è triste il vedere riuniti così tanti sofferenti e tanti spiriti tormentati! Perché
questo quadro angoscioso?
Tobias rispose senza perturbarsi:
- Qui non dobbiamo osservare soltanto il dolore e la desolazione. Ricordati, fratello mio, che tutti questi
malati sono accuditi, e che sono da poco usciti dalle zone dell’Umbral, dove così tante insidie aspettano
gli imprevidenti e coloro che hanno trascurato se stessi. Perlomeno in questi padiglioni, vi sono già
coloro che si preparano al servizio rigeneratore. Quanto alle lacrime che versano, ricordiamoci che
devono a se stessi questi patimenti. La vita dell’uomo si focalizza lì ove è il proprio cuore.
E dopo una pausa, in cui sembrava sordo a tanti clamori, disse:
- Sono contrabbandieri nella vita eterna...
- Cosa vuoi dire? – chiesi interessato.
L’interlocutore sorrise e rispose con voce decisa:
- Credevano che i beni propriamente materiali avrebbero avuto lo stesso valore nei piani dello Spirito.
Supponevano che il piacere criminale, il potere del denaro, la rivolta contro le leggi e l’imposizione dei
propri capricci avrebbero attraversato i confini del sepolcro avrebbero mantenuto il loro valore anche
qui, offrendogli così l’opportunità per ben più grandi follie. Furono commercianti imprevidenti.
Scordarono di scambiare i loro possedimenti materiali con i crediti spirituali. Dal mondo non
impararono le più semplici operazioni di scambio. Quando andavano a Londra, scambiavano la moneta
del loro paese con le libbre sterline; pertanto neanche con la certezza matematica della morte carnale
si decisero ad acquistare i valori della spiritualità. Adesso... cosa fare? Ora abbiamo i milionari delle
sfere materiali, trasformati nei mendicanti dell’anima.
Come è vero! Tobias non poteva essere più logico. Il mio nuovo istruttore, dopo aver distribuito
conforto e speranza alla rinfusa, mi condusse in una vasta camera annessa, a forma di una grande
infermeria, dicendo:
- Vediamo alcuni degli infelici in uno stato di semi morte.
Narcisa l’infermiera ci accompagnava sollecita. Si aprì la porta e quasi barcollai davanti a tanta
sorpresa e angoscia. Trentadue uomini con aspetto sinistro, erano situati su letti molto bassi fermi e
immobili, il loro respiro evidenziava soltanto un movimento impercettibile.
Tobias, facendo un gesto significativo con l’indice chiarì:
- Queste entità sofferenti subiscono un sonno più profondo di quello dei nostri fratelli ignoranti. Li
chiamiamo credenti negativi. Invece di accettare il Signore, erano vassalli intransigenti dell’egoismo;
invece di credere nella vita, nel movimento, nel lavoro, ammettevano solamente il nulla, l’immobilità e
la vittoria del crimine. Loro stessi hanno trasformato l’esperienza umana in costante preparazione per il
grande sonno, e dato che non avevano alcuna nozione del bene, a servizio della collettività, non ci
rimane altro che il ricorrere al sonno ininterrotto per lunghi anni, con incubi sinistri.
Non riuscivo ad esternare il mio spavento.
Tobias con molta attenzione cominciò ad applicare dei fluidi magnetici per rafforzare i pazienti, sotto i
miei occhi attoniti. Finita l’operazione nei primi due, questi cominciarono ad espellere una sostanza
nera attraverso la bocca, una specie di vomito scuro e vischioso, di odore nauseabondo.
- Sono fluidi velenosi che sgorgano – spiegò Tobias molto calmo.
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
Narcisa faceva il possibile per mantenere la pulizia, ma invano. Un gran numero di loro espelleva la
stessa sostanza nera e fetida. Allora istintivamente, presi le attrezzature per la pulizia e mi lanciai nel
lavoro con ardore.
L’infermiera sembrava contenta dell’aiuto umile del nuovo fratello, e nello stesso momento Tobias mi
mandava sguardi soddisfatti e riconoscenti.
Questo servizio continuò per tutto il giorno, portando con il sudore la sua benedizione, e nessun amico
del mondo potrebbe valutare l’allegria sublime del medico che ricominciava l’educazione di se stesso,
con il lavoro elementare dell’infermiere.
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Capitolo 28 – IN SERVIZIO
Finita la preghiera collettiva del tramonto, Tobias accese il ricettore per ascoltare i Samaritani al lavoro
nelle zone dell’Umbral.
Giustamente incuriosito, sono venuto a sapere che i gruppi operativi con attività di questa natura
comunicano con la retroguardia ad orari prestabiliti.
Mi sentivo affaticato a seguito dell’intensità dello sforzo che avevo usato, ma il mio cuore risuonava con
un inno di allegria interiore. Finalmente avevo incominciato l’avventura del lavoro.
Ed avvertivo quel tonico vigore misterioso che viene fornito allo spirito dal servizio.
Stabilito il contatto elettrico e dopo alcuni minuti di attesa, sotto i miei occhi, il piccolo apparecchio ha
incominciato a trasmettere il messaggio.
- I Samaritani al Ministero della Rigenerazione!... I Samaritani al Ministero della rigenerazione!... Tanto
lavoro negli abissi dell’oscurità. Siamo riusciti a trasferire un gran numero di infelici, liberando 29
fratelli dalle tenebre spirituali. Ventidue in stato di squilibrio mentale e sette in uno stato di completo
esaurimento psichico. I nostri gruppi stanno organizzando il trasporto... Arriveranno alcuni minuti dopo
la mezza notte... Chiediamo la loro sistemazione...
Notando che Narcisa e Tobias si guardavano fra loro ammirati, appena quella strana voce si è
moderata, non sono riuscito a contenere la domanda che mi usciva dalle labbra:
- Come? Perché questo trasporto in massa? Non sono tutti spiriti?
Tobias sorrise e spiegò:
- Questo nostro fratello si dimentica che anche lui è arrivato qui in questo modo?
Io conosco l’episodio del tuo arrivo. Ci dobbiamo sempre ricordare che la Natura non fa salti e che,
sulla Terra, o nei circoli dell’Umbral, siamo rivestiti da fluidi pesantissimi.
Sia lo struzzo che la rondine sono forniti di ali, tuttavia il primo non può volare senza venir trasportato
mentre la seconda salirà nei cieli col suo volo.
Come se volesse farmi capire che non c’era tempo per divagare, dirigendosi verso Narcisa disse:
- Questa notte il gruppo è molto grande. Dobbiamo prendere dei provvedimenti urgenti.
- Abbiamo bisogno di più letti! - mormorò l’inserviente ansiosamente.
- Non preoccuparti – rispose Tobias risoluto -, ospiteremo i nostri pazienti squilibrati nel padiglione 7 e
quelli indeboliti nella camera 33.
Poi portò la sua mano destra alla fronte, come per ponderare qualcosa molto seriamente, esclamò:
- Risolveremo facilmente il problema della sistemazione; ma non sarà così facile per quanto riguarda
l’assistenza. I nostri ausiliari più validi sono stati richiesti per garantire i servizi della Comunicazione
nelle sfere vicine alla terra, prevedendo le perturbazioni che ora avvolgono il mondo degli incarnati.
Abbiamo bisogno di personale per il servizio notturno in quanto coloro che lavorano con i Samaritani
arriveranno molto affaticati.
- Mi offro con piacere nel dare una mano al meglio delle mie capacità – esclamai con spontaneità.
Tobias mi guardò con profonda simpatia mescolata alla gratitudine, facendomi avvertire quella
gradevole intima felicità.
- Ma vuoi stare nelle Camere durante la notte? – mi domandò, ammirato.
- Ma gli altri non fanno la stessa cosa? – richiesi a mia volta – mi sento ben disposto e forte, sento il
bisogno di recuperare il tempo perso.
Il gentile amico mi abbracciò, aggiungendo:
- Va bene, accetto con fiducia la tua collaborazione. Narcisa e gli altri rimangono anche loro in guardia.
D'altronde, farò venire Venâncio e Salústio, due fratelli di mia fiducia. Io non posso rimanere qui questa
notte, a causa di impegni antecedenti; tuttavia se per caso sarà necessario, tu o qualcuno dei nostri mi
comunicherà qualsiasi bisogno urgente. Lascerò un attento programma del lavoro da svolgere,
facilitando al massimo l'esecuzione.
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Tutti ci accordammo sulle cose da farsi con più urgenza. Mentre Narcisa e altri 5 attendenti
preparavano la biancheria e gli altri equipaggiamenti dell’infermeria, Tobias ed io portavamo del
materiale pesante al padiglione 7 e nella camera 33.
Non saprei spiegare quello che accadeva in me. Nonostante la fatica delle braccia, mi sentivo un giubilo
interminabile nel mio cuore.
Nell’opera lì dove la maggioranza cerca solo un lavoro, comprendendone il suo valore sublime del
servire costituisce una suprema felicità. Non pensavo, francamente al compenso dei buoni-ora, alle
ricompense immediate che mi potevano derivare dallo sforzo; dopo tutto la mia soddisfazione era
profonda, riconoscendo che avrei potuto essere felice e onorato davanti a mia madre e ai benefattori
che avevo incontrato nel Ministero dell'Ausilio.
Tobia tornò per salutarmi ed abbracciandomi disse:
- Possa la tanta pace di Gesù risiedere in voi, vi auguro buona notte e un profittevole lavoro. Domani
alle otto potrai riposare. Normalmente dedichiamo 12 ore al lavoro di ogni giorno, ma ora siamo in
circostanze speciali.
Risposi che ero estremamente contento delle sue decisioni.
Assieme ad un gran numero di infermieri mi sono interessato agli ammalati con grande affetto. Tra gli
infermieri presenti m’impressionò la spontanea bontà di Narcisa, che accudiva tutti maternamente.
Attratto dalla sua gentilezza, ho cercato di avvicinarmi a lei con interesse. Fu facile, e ben presto potei
godere del piacere della sua affettuosa e costruttiva conversazione. Quella vecchietta amorevole
rassomigliava ad un libro sublime pieno di bontà e di saggezza.
Ma cara sorella lavori qui da molto? – chiesi alcuni minuti dopo di una amichevole conversazione.
- Sì, sono qui nelle Camere di Rettificazione, in servizio attivo, da sei anni e qualche mese; tuttavia mi
mancano più di tre anni per realizzare i miei desideri.
Di fronte al mio sguardo così pieno di domande, Narcisa parlò amorevolmente:
- Ho bisogno di una seria approvazione.
- Cosa vuoi dire con questo? – domandai interessato.
- Devo trovare alcuni spiriti amati che si sono reincarnati sulla Terra, per un servizio di elevazione di
gruppo. A seguito dei miei tanti errori passati, ho supplicato per tanto tempo in vano per questa
opportunità di portare a termine i miei piani. Vivevo in una condizione perturbata e con afflizione.
Ma un giorno dopo aver parlato con la Ministra Veneranda, ella mi ha suggerito di ricorrere alla nostra
benefattrice della Rigenerazione e mi ha promesso che avrebbe portato questi miei propositi al
Ministero dell’Ausilio, ma richiese dieci anni consecutivi di lavori qui, affinché io potessi correggere certi
squilibri dei miei sentimenti.
Da prima volevo oppormi, considerando questa richiesta troppo grande; ma dopo ho riconosciuto che
lei aveva ragione. Alla fine quel suo suggerimento non era rivolto a dei suoi interessi ma bensì a mio
beneficio. Ho guadagnato molto, accettando quel suo consiglio. Mi sento più equilibrata e più umana e
credo che vivrò con dignità spirituale la mia futura esperienza sulla Terra.
Volevo manifestare la mia profonda ammirazione, ma uno degli ammalati attigui gridò:
- Narcisa! Narcisa!
Non avevo il diritto di tenere a me vicina quella devota sorella per una semplice curiosità, quando
veniva richiamata ai suoi doveri di madre spirituale dei sofferenti.
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Capitolo 29 – LA VISIONE DI FRANCISCO
Mentre Narcisa consolava il malato afflitto, fui informato che mi chiamavano all’apparecchio di
comunicazione urbana.
Era la signora Laura che chiedeva mie notizie. Infatti mi ero dimenticato di avvisarla della mia decisione
di fermarmi per il servizio notturno. Feci le mie scuse alla mia benefattrice e le ho fornito un breve
rapporto sulla nuova situazione. Attraverso quel filo, la madre di Lísias sembrava esultare,
condividendo la mia giusta contentezza.
Al termine della nostra breve conversazione, disse con bontà:
- Molto bene, figlio mio! Ama il tuo lavoro e riempiti della gioia del servire utilmente. Solo così puoi
portare avanti la nostra edificazione eterna.
Ricordati, però, che questa casa appartiene anche a te.
Quelle parole mi riempivano di stimoli nobili.
Ritornando al contatto diretto con i malati, ho notato che Narcisa lottava eroicamente per calmare un
ragazzo che rivelava dei singolari disturbi.
Ho cercato di aiutarla.
Il poverino con gli occhi persi nello spazio, gridava spaventato.
- Aiutami, per l’amore di Dio! Ho paura, ho paura!...
E con gli occhi stralunati, come quelli di coloro che provano profonde sensazione di terrore, continuava:
- Sorella Narcisa, “lui” sta tornando! Il mostro! Sento i vermi di nuovo!
“Lui”! “Lui”!... Liberami da “lui” sorella mia! Non voglio, non voglio!...
- Calmati, Francisco – chiedeva la compagna degli sfortunati -, ti libererai di lui e avrai la serenità ma
tutto questo dipende dal tuo stesso sforzo.
Fai finta che la tua mente sia come una spugna imbevuta di aceto. E’ necessario espellere la sostanza
acida. Io ti aiuterò nel farlo, ma il lavoro più intenso tocca a te stesso.
Il malato mostrava la sua buona volontà, e si calmò mentre sentiva questi concetti affettuosi, ma era
pallido come prima, prorompendo con nuove esclamazioni.
- Ma sorella, guarda bene... “lui” non mi lascia. E’ tornato a tormentarmi! Guarda, guarda!...
- Lo vedo, Francisco – rispondeva lei gentilmente -, ma è indispensabile che tu mi aiuti per mandarlo
via.
- Questo fantasma diabolico!... – aggiungeva piangendo come un bambino, provocando la nostra
compassione.
- Abbi fiducia in Gesù e dimentica il mostro – consigliava la sorella degli infelici, pietosamente -, ora
passiamo ai passi magnetici; il fantasma fuggirà da noi.
Ed applicandogli fluidi salutari e confortanti, Francisco ringraziò e nel guardarla manifestava il suo
immenso sollievo.
- Adesso sono più tranquillo - disse lui finita l’operazione magnetica.
Narcisa mise a posto i suoi cuscini, e richiese ad una inserviente che le portasse dell’acqua
magnetizzata.
Questo comportamento dell’infermiera mi dava il buon esempio. Il bene così come il male, genera un
misterioso contagio.
Osservando il mio sincero desiderio di imparare, Narcisa mi si avvicinò mostrandosi disponibile ad
iniziarmi nei sublimi segreti del servizio.
- A chi si riferisce il malato? – ho indagato impressionato. Per caso, viene inseguito da un’ombra
invisibile ai miei occhi?
La vecchia servitrice delle Camere di Rettificazione sorrise con affetto e disse:
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NOSSO LAR - medium Francisco Cândido Xavier
- Si tratta del suo cadavere.
- Cosa mi dici? – ho replicato spaventato.
- Il poverino era eccessivamente attaccato al suo corpo fisico ed è arrivato nella sfera spirituale dopo
un incidente provocato da una sua vera imprudenza.
E’ rimasto parecchi giorni accanto alle sue spoglie mortali, in pieno sepolcro, senza accettare il suo
nuovo stato.
Voleva decisamente alzare il corpo irrigidito, e sotto l’impero dell’illusione in cui viveva, ha sprecato
troppo tempo con questo triste sforzo.
Era spaventato dall’idea di dover affrontare lo sconosciuto, e totalmente incapace di affrontare la
separazione e il distacco dalle sensazioni fisiche. Non sono stati validi neanche i soccorsi delle sfere più
alte, perché chiudeva la sua area mentale a tutti i pensieri concernenti la vita eterna. Alla fine, i vermi
gli hanno fatto sperimentare così tanta sofferenza che il povero si è allontanato dal tumulo preso
dall’orrore.
Ha cominciato a peregrinare nelle zone inferiori dell’Umbral; però quelli che sono stati i suoi genitori
sulla Terra, possiedono qui una grande quantità di crediti spirituali e grazie la loro intercessione è stato
affidato alla colonia. I Samaritani lo hanno portato qui quasi a forza. Tuttavia il suo stato è ancora
grave e non potrà assentarsi tanto presto dalle Camere di Rettificazione. L’amico, che fu il suo padre
terreno, è adesso in una rischiosa missione lontano da Nosso Lar.
- E viene a visitare il malato? – ho chiesto.
- E’ già venuto due volte e sono rimasta commossa osservando la sua silenziosa sofferenza.
E’ così grande la perturbazione del ragazzo, che non riconosce il padre generoso e dedicato. Gridava
afflitto, manifestando la sua allucinazione dolorosa. Il genitore è venuto a vederlo in compagnia del
Ministro Pàdua, del Ministero della Comunicazione, ed è sembrato molto superiore alla condizione
umana, mentre s’incontrava con il nobile amico che ha ottenuto l’ospitalità per il figlio infelice.
Si sono fermati tanto, commentando la situazione spirituale dei nuovi arrivati dal circolo carnale. Ma,
quando il Ministro Pádua se ne andò, richiamato da esigenze di servizio, il padre del ragazzo mi ha
chiesto di perdonare il suo gesto umano, e così si inginocchiò davanti all’infermo. Ha preso le mani del
ragazzo tra le sue e come se volesse trasmettergli vigorosi fluidi vitali, ha baciato la sua fronte
piangendo copiosamente.
Non sono riuscita a contenere le mie lacrime e me ne sono andata lasciandogli soli. Non so cos’è
successo in seguito fra loro; ma ho notato che Francisco, da quel giorno, migliorò abbastanza. La
demenza totale si è ridotta a delle crisi che sono ora ogni volta più sporadiche.
- Come è commovente tutto questo! – Ho esclamato fortemente impressionato. Tuttavia, come può
essere inseguito dalla sua stessa salma?
- Le allucinazioni di Francisco – chiarì l’anziana con gentilezza -, sono un incubo comune a molti spiriti
dopo la morte carnale.
Coloro che sono troppo legati al proprio corpo, e che ne fanno il punto focale della loro esistenza,
venerandolo, non lo abbandonano quando arriva il soffio rinnovatore.
Respingono qualsiasi idea di spiritualità e lottano disperatamente per conservarlo. Ad un certo punto
però sorgono i vermi voraci che li mandano via. E poi risvegliati dall’orrore ricadono all’estremo
opposto. Però la visione del loro cadavere, come una forte creazione mentale prodotta da loro stessi, li
tormenta nell’intimo dell’anima. Sopravvengono perturbazioni e crisi più o meno lunghe, e molti
soffrono fino all’eliminazione integrale del fantasma.
Notando la mia commozione, Narcisa aggiunse:
- Grazie al nostro Padre, ho imparato molto profittando di questi ultimi anni di servizio. Ah! Come è
profondo l’assopimento spirituale della maggioranza dei nostri fratelli carnali! Però questo deve
preoccuparci, ma non deve ferirci. La crisalide si attacca alla materia inerte, ma la farfalla si alzerà in
volo; il seme è quasi impercettibile, ma nonostante questo la quercia diventerà gigante. Il fiore morto
ritorna alla terra, ma il profumo vive nel cielo. Tutta la vita nello stato embrionale sembra assopita.
Non dobbiamo dimenticare queste lezioni.
E Narcisa si fece silenziosa, senza che io osassi interromperla.
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Capitolo 30 – EREDITA’ ED EUTANASIA
Non mi ero ancora ripreso da quella profonda sorpresa, quando Salústius giunse da Narcisa e la
informò:
- La nostra sorella Paulina desidera vedere suo padre ammalato nel padiglione 5. Prima di risponderle
pensavo fosse meglio consigliarmi con lei, perché l’ammalato continua con la sua crisi molto acuta.
Mostrando dei gesti di bontà che le erano peculiari, Narcisa rispose:
- Falla entrare subito. Lei ha il permesso della Ministra, visto che dedica tutto il suo tempo disponibile
nella attività di riconciliazione dei suoi familiari.
Mentre il messaggero si congedava frettolosamente, dirigendosi verso di me, l’infermiera benevola
aggiunse:
- Vedrai che figlia devota!
Neanche un minuto dopo vedemmo Paulina venire verso di noi, bella e snella.
Vestita con una tunica molto leggera, tessuta con una seta luminosa. Di una bellezza angelica che le
caratterizzava le linee fisionomiche, ma gli occhi mostravano una estrema preoccupazione. Narcisa ci
presentò delicatamente, e forse sentendo che poteva confidare in me, domandò con un po’ di
inquietudine:
- Come sta il mio papà, amica mia?
- Un po’ meglio – chiarì l’infermiera, anche se per ora mostra ancora forti squilibri.
- Si lamenta – disse la giovane - né lui né gli altri cedono allo stato mentale a cui sono arrivati. Sempre
lo stesso odio e la stessa incomprensione.
Narcisa ci invitò ad accompagnarla, e dopo pochi minuti, ci trovammo davanti un anziano dalla
fisionomia sgradevole. Con uno sguardo duro, capigliatura spettinata, rughe profonde, labbra ritratte,
ispirava più pietà che simpatia. Tuttavia cercai di controllare le vibrazioni inferiori che mi giungevano,
per poter osservare al di là di quel sofferente il fratello spirituale. Sparì quella impressione di
ripugnanza e la mia mente si sentiva più chiara (nei ragionamenti). Applicai la lezione a me stesso; in
che stato ero arrivato al Ministero dell’Ausilio? Quel mio viso disperato avrebbe dovuto essere stato
orribile. Quando esaminiamo la sventura di qualcuno, nel ricordare le nostre stesse mancanze,
troviamo sempre posto per l’amore fraterno del cuore.
L’anziano ammalato non ebbe una parola di tenerezza per la figlia che invece lo salutò con affetto.
Attraverso quel suo sguardo che dimostrava asprezza e disperazione rassomigliava a una fiera in
gabbia.
- Babbo, ti senti meglio? – domandò con estrema tenerezza filiale.
- Ai!...Ai!...- urlò l’ammalato con voce stentorea - non posso scordare l’infame, non posso riposare la
mente... Ancora lo vedo al mio fianco somministrarmi quel mortale veleno!...
- Non dica questo babbo – chiesi la ragazza delicatamente – ricordati che Edelberto entrò nella nostra
casa come un figlio inviato da Dio.
- Figlio mio?! – gridò l’infelice - mai! Mai!... E’ un criminale senza perdono, un figlio dell’inferno!...
Adesso Paulina parlava con gli occhi traboccanti di lacrime.
- Papà ascoltiamo la lezione di Gesù, che ci raccomanda di amarci gli uni con gli altri. Abbiamo
attraversato le esperienze come consanguinei sulla Terra, per acquistare il vero amore spirituale.
D’altronde è indispensabile il riconoscere che esiste un solo Padre in verità eterno, che è Dio; ma il
Signore della Vita ci permette la paternità o la maternità nel mondo, affinché impariamo la perfezione
dell’amore fraterno. I nostri ambienti domestici, sono crogioli di purificazione dei sentimenti o templi di
riunione sublime nel cammino verso la solidarietà universale. Molto lottiamo e patiamo, fino ad
acquistare il vero titolo di fratello. Siamo tutti una sola famiglia in questa Creazione, sotto la
benedizione provvidenziale di un unico Padre.
Ascoltando la dolcezza di quella voce, l’ammalato si è messo a piangere in modo convulsivo.
Papà perdona Edelberto! Cerca di vedere in lui non il figlio sconsiderato, ma il fratello bisognoso di
chiarimenti. Sono appena stata nella nostra casa [terrena], dove ho potuto osservare le profonde
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perturbazioni. Da questo letto di ammalato stai proiettando continui fluidi velenosi carichi di amarezza
e di incomprensione verso loro stessi, e loro stanno facendo lo stesso verso di te. Il pensiero con le sue
vibrazioni sottile raggiunge sempre l’obiettivo, per quanto distante sia. Lo scambio di odio e la
mancanza di intendimenti [positivi] causa rovina e sofferenza nelle anime. La mamma è stata
ricoverata alcuni giorni fa in un ospedale, presa dell’angoscia. Amalia e Cacilda hanno iniziato una
causa legale con Edelberto e Agenor, a seguito dei dissensi su quei grandi patrimoni materiali che lei
raccolse sulla sfera terrena. Un quadro certo terribile, ma le cui ombre potrebbero diminuire se la sua
mente vigorosa non fosse radicata nei propositi di vendetta. Qui (nelle sfere) ti vediamo in uno stato
grave; sulla Terra la mamma pazza e i figli perturbati che si odiano tra di loro. In mezzo a tante menti
squilibrate, una fortuna di un milione e cinquecentomila cruzeiros [cruzeiro = moneta brasiliana di
quella epoca]. Che valore ha tutto questo, se non offre un atomo di felicità per nessuno?
- Ma io lasciai un enorme patrimonio alla famiglia desiderando il benessere di tutti, ribadì l’infelice
pieno di rancore...
Paulina non lo lasciò finire, riprendendo la parola:
- Non sempre sappiamo valutare quale sia il vero beneficio, a riguardo della ricchezza transitoria. Se tu
avessi assicurato il nostro futuro garantendoci la tranquillità morale e l’onesto lavoro, il tuo sforzo
sarebbe stato una valida previdenza, ma a volte papà, abbiamo l’abitudine di raggranellare il denaro
per spirito di vanità e ambizione. Volendo vivere al di sopra degli altri, concentrando la nostra
attenzione sugli aspetti più esterni della vita ci dimentichiamo quelli più importanti e permanenti
dell’altra parte. Sono rari coloro che si preoccupano di raccogliere conoscenze nobili, le qualità della
tolleranza, le luci dell’umiltà, le benedizioni della comprensione. Imponiamo agli altri i nostri capricci,
allontanandoci dai servizi del Padre, e ci scordiamo di coltivare il nostro stesso spirito. Nessuno nasce
sul pianeta semplicemente per accumulare monete nei forzieri o valori nelle banche. E’ naturale che la
vita umana chieda il concorso alla previdenza, ed è giusto che non si prescinda dal contributo di una
fede maggiorata che si sappia amministrare con saggezza; ma nessuno sarà il maggiordomo del Padre
se fornito di avarizia e di propositi di dominio. Tale genere di vita rovinò la nostra casa. Invano, in altri
tempi, cercai di portare soccorso spirituale al nostro ambiente domestico. Mentre tu e mamma vi
sacrificavate per accumulare averi, Amalia e Cacilda scordarono il servizio utile e con le loro pigre
banalità sociali, trovarono degli oziosi che le sposarono mirando ai loro vantaggi finanziari. Agenor
ripudiò il serio studio consegnandosi a compagnie senza valore. Edelberto conquistò il titolo di medico,
ma fu indifferente alla professione medica, esercitandola soltanto raramente e in un modo non di
servizio ma come mera curiosità. Tutti rovinarono le loro belle possibilità spirituali, distratti dal denaro
facile e afferrati dall’idea dell’eredità.
L’ammalato prese un’espressione di sgomento e aggiunse:
- Maledetto Edelberto! Figlio criminale e ingrato! Mi uccise senza pietà, quando dovevo ancora rivedere
le mie disposizioni testamentarie! Malvagio!...Malvagio!...
- Taci, papà! Abbi compassione di quel figlio tuo, perdonalo e scordalo!...
L’anziano, però, continuò ad imprecare ad alta voce. La giovane si preparava per discutere [ancora],
ma Narcisa indirizzandogli uno sguardo significativo, chiamò Salustio per soccorrere l’ammalato in crisi.
Tacque Paulina, accarezzando la fronte paterna e contenendo con difficoltà le lacrime. Dopo qualche
istante mi ritirai in loro compagnia, sotto una forte impressione.
Le due amiche si scambiarono delle confidenze, ancora per alcuni minuti, salutandoci Paulina
evidenziava molta generosità con frasi gentili, ma la molta tristezza era evidenziata dal suo sguardo
immerso nella sua giustificata preoccupazione.
Ritornando all’intimità, Narcisa disse, benevola:
- I casi di eredità, di regola sono estremamente complicati.
Con rare eccezioni, portano un enorme peso ai donatori e ai beneficiati.
Però in questo caso, vedemmo non solo questo ma anche l’eutanasia. L’ambizione del denaro creò in
tutta la famiglia di Paulina, incomprensioni e discordie. I genitori avari hanno dei figli dissipatori. Andai
a casa della nostra amica, quando il fratello Edelberto, medico dall’apparenza distinta, usò per il suo
genitore quasi moribondo, la così detta “morte dolce”. Ci sforzammo di evitarla, ma fu tutto invano.
Infatti il povero ragazzo desiderava affrettare la dipartita per questioni di ordine finanziario, e ecco
adesso l’imprevidenza e il risultato – l’odio e la malattia.
E con un gesto espressivo, Narcisa concluse:
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- Dio creò gli esseri e i cieli, ma noi abbiamo l’abitudine di trasformarci in spiriti diabolici, creando così i
nostri inferni individuali.
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Capitolo 31 – VAMPIRO (*)
(*) In questo paragrafo, la parola “vampiro” assume un significato inconsueto e particolare [nota del
revisore].
Erano le nove di sera. Non avevamo ancora avuto un attimo di riposo. Se non nei brevi momenti
necessari per la soluzione dei problemi spirituali.
Da una parte un malato chiedeva sollievo; mentre dall'altra si rendevano necessari delle terapie
magnetici riconfortanti per l'altro.
Quando siamo andati ad aiutare due infermi nel padiglione 11, ho sentito delle grida vicine. D'istinto
sarei andato in quella direzione, ma Narcisa mi trattenne con gentilezza:
- Non proseguire - disse -; lì sono situati gli squilibrati dal sesso. Il quadro sarebbe estremamente
sofferente per i tuoi occhi. Lascia quest’emozione per un altro momento più in là.
Non ho insistito. D’altronde mille quesiti giravano nella mia mente.
Un nuovo mondo si mostrava innanzi a me, per le mie ricerche spirituali. Ma era indispensabile che in
ogni momento mi ricordassi dei suggerimenti della madre di Lísias, per non distrarmi dal giusto dovere.
Subito dopo le 21 è arrivato qualcuno tra gli alberi dell’enorme parco. Era un omino dalle sembianze
singolari, che evidenziavano la sua condizione di umile lavoratore. Narcisa lo ricevette con gentilezza,
domandandogli:
- Che cosa hai, Giustino? Quale è il tuo messaggio?
L’operaio che apparteneva al gruppo delle sentinelle di guardia alla Camera di Rettificazione, rispose
afflitto:
- Vengo per informarti che una donna infelice sta chiedendo aiuto dall'ampio cancello che conduce ai
campi coltivati. Credo che sia fuggita all'attenzione delle sentinelle della prima linea.
- E perché non l’hai aiutata? Chiese l’infermiera.
La guardia fece un gesto e spiegò:
- Secondo le disposizioni che ci regolano, ci è vietato il farlo; perché la poverina è piena di punti neri.
- Che cosa dici? - replicò Narcisa spaventata.
- Sì, signora.
- Allora questo caso è molto grave.
Incuriosito ho seguito l’infermiera attraverso il campo illuminato dalla luna. E la distanza non era
piccola. Eravamo circondati dal silenzio del parco ombreggiato dagli alberi che mormoravano al tocco
gentile di una leggera brezza. Avevamo percorso più di un chilometro quando siamo arrivati al gran
cancello a cui si riferiva la guardia.
In quel momento dall'altra parte sorse la figura miserabile di una donna che implorava soccorso.
Non vidi niente, soltanto il volto dell’infelice coperta di stracci, con una faccia orrenda e con le gambe
piene di piaghe; ma Narcisa sembrava vedere altri dettagli impercettibili ai miei occhi, dato lo spavento
stampato in quel suo viso solitamente calmo.
- Figli di Dio – gridò la mendicante quando ci vide -, date asilo alla mia anima stanca! Dove è il
paradiso degli eletti, affinché io possa trovare la pace desiderata?
Quella voce lamentosa mi sensibilizzò il cuore.
Anche Narcisa, a sua volta, si mostrava commossa, ma parlò con tuono confidenziale:
- Non vedi i punti neri?
- No – risposi.
- La tua visione spirituale non è ancora sufficientemente educata.
E dopo una piccola pausa, continuò:
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- Se fosse dipeso solo da me le avrei aperto all'istante, ma avendo a che fare con creature in queste
condizioni, non posso decidere da sola. Devo rivolgermi al Vigilante-Capo di servizio.
Così dicendo, si avvicinò all’infelice e la informò con tono fraterno:
- Faccia il piacere di aspettare qualche minuto.
Siamo tornati in fretta all’interno. Dove per la prima volta venni in contatto con il direttore delle
sentinelle della Camera di Rettificazione.
Narcisa ci introdusse e con rapidità riferì i fatti occorsi.
Lui con gesto espressivo aggiunse:
- Hai fatto bene a comunicarmi questo episodio. Andiamo là.
Noi tre siamo andati al locale indicato.
Arrivati alla cancellata il fratello Paolo, l'orientatore dei vigilanti, esaminò attentamente la nuova
arrivata dall’Umbral, e disse:
Per adesso questa donna non può ricevere i nostri soccorsi. Si tratta di uno dei più violenti vampiri che
ho visto fino ad oggi. Bisogna lasciarla alla propria sorte.
Mi sono sentito scandalizzato. Non avremo mancato ai doveri cristiani nell'abbandonare quella
sofferente al suo destino? Narcisa, che sembrava condividere la mia stessa impressione, anticipò
supplicante:
- Ma fratello Paolo, non vi è un modo per accogliere questa miserabile creatura nelle Camere?
- Permettere questa provvidenza – chiarì lui -, sarebbe tradire la mia funzione di vigilante.
E indicando la mendicante che aspettava la decisione e che gridava impaziente, esclamò all’infermiera:
- Narcisa, hai notato qualcosa al di là dei punti neri?
Adesso era la mia istruttrice di servizio che rispondeva negativamente.
- Però io vedo di più – rispose il Vigilante-Capo.
Abbassando il tono di voce, raccomandò:
- Conta i segni neri.
Narcisa fissò lo sguardo all’infelice e rispose dopo alcuni instanti:
- Cinquantotto.
Il fratello Paulo spiegò, con la pazienza di coloro che sanno chiarire con amore:
- Questi punti scuri rappresentano 58 bambini uccisi nel nascere. In ognuno di quei segni vedo
l’immagine mentale di un bambino ucciso alla nascita, alcuni con un colpo secco, altri per
soffocamento. Questa sventurata creatura era una ginecologa di professione. Con il pretesto di
sollevare la coscienza altrui, ella si dedicava a nefandi crimini, sfruttando l’infelicità di giovani senza
esperienza. La sua situazione è peggiore di quella dei suicidi e degli assassini, che a volte presentano
delle circostanze attenuanti.
Con spavento mi sono ricordato dei progressi della medicina, dove si vedeva la necessità di eliminare i
nascituri per salvare l’organismo materno in situazioni di pericolo; ma, leggendo nei miei pensieri, il
fratello Paulo aggiunse:
- Non mi riferisco qui a quelle provvidenze legittime che costituiscono degli aspetti delle prove
redentrici, ma al crimine di uccidere il diritto sublime alla vita in coloro che cominciano la loro
traiettoria verso l’esperienza terrestre.
Dimostrando la sensibilità di un'anima nobile, Narcisa cercò di intercedere:
- Fratello Paulo, anche io ho sbagliato tanto in passato. Riceviamo questa sventurata. Se mi permetti
ciò, io le dispenserò delle cure speciali.
- Riconosco amica mia - rispose il direttore della vigilanza, impressionando per la sincerità -, che tutti
noi siamo spiriti debitori; però, abbiamo a nostro favore il riconoscimento delle nostre proprie fragilità e
la buona volontà di riscattare i nostri debiti; ma questa creatura per adesso, niente altro desidera se
non il perturbare chi lavora. Coloro che non si sono ancora liberati dai legami dell'ipocrisia emettono
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energie distruttive. A cosa serve qui un servizio di vigilanza?
E sorridendo espressivamente, esclamò:
- Facciamo la prova.
Allora il Vigilante-Capo si avvicinò alla richiedente e domandò:
- Che cosa desidera la sorella, dal nostro aiuto fraterno?
- Soccorso! soccorso! soccorso!... – rispose lei tristemente.
- Ma amica mia – ragionando correttamente -, bisogna sapere accettare la sofferenza espiatrice.
Perché avete così tante volte interrotto la vita di quei piccoli infanti senza aiuto, che con il permesso di
Dio, stavano iniziando la loro lotta redentrice sulla terra?
Sentendolo si rese inquieta ed esibì una terribile smorfia d’odio e urlò:
- Chi mi attribuisce questa infamia? La mia coscienza è tranquilla, canaglia!... Ho impiegato la mia
esistenza aiutando la maternità sulla Terra. Fui caritatevole e credente, buona e pura...
- Non è questo che si osserva nella viva fotografia dei tuoi pensieri e dei tuoi atti. Credo che la sorella
non abbia nemmeno ricevuto il beneficio del pentimento.
Quando aprirai la tua anima alle benedizioni di Dio, riconoscendo le tue proprie necessità, allora ritorna
qui.
Furiosa, l’interlocutrice rispose:
- Demonio! Stregone! Servo di Satana!... Non ritornerò mai!... Aspetto quel cielo che mi era stato
promesso in cui ho il diritto di entrare.
Assumendo un'attitudine ancora più ferma, il Vigilante-Capo parlò con autorità:
- Allora facci il piacere di andartene. Non abbiamo qui il cielo che desideri.
- Siamo in una casa di lavoro, dove i malati riconoscono il loro male e provano a curarsi, assieme ai
servitori di buona volontà.
La mendicante obbiettò con veemenza:
- Non ti ho chiesto nessun rimedio e neanche assistenza. Sto cercando il paradiso che ho meritato
praticando le buone azioni. E indirizzandoci uno sguardo fulminante di estrema collera, ha perso
l’aspetto da malata ambulante, andandosene con passo deciso, come una che rimane assolutamente
padrona di se.
- Avete osservato il Vampiro? Ha i suoi crimini scritti su se stessa e si dichiara innocente; è
profondamente malvagia e afferma di essere buona e pura; soffre disperatamente e si finge tranquilla;
ha creato un inferno per se stessa e afferma di cercare il cielo.
Mentre ascoltavamo in silenzio la sua lezione, il Vigilante-Capo concluse:
- Dobbiamo sempre essere consapevoli delle apparenze buone o cattive che siano.
Naturalmente quell’infelice sarà aiutata per Bontà Divina, ma per il principio della carità legittima, nella
posizione in cui mi trovo, non potevo aprirle le porte.
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Capitolo 32 – NOTIZIE SU VENERANDA
Adesso che ritornavo attraverso il parco illuminato dalla luna, provavo una strana sensazione di
incanto.
Quegli alberi accoglienti, a tratti fioriti di vegetazione, richiamavano la mia attenzione e la mia
ammirazione. E in modo indiretto richiedevano delle spiegazioni da Narcisa, e le rivolsi delle domande
velate.
- Questo grande parco, diceva lei – non è soltanto il cammino verso l’Umbral o un'area per la
coltivazione di piante destinate ai succhi alimentari. La Ministra Veneranda creò delle zone molto
piacevoli per i nostri scopi educativi.
E osservando in me la giusta curiosità, continuò chiarendo:
- Sono conosciuti come i saloni verdi per il servizio di educazione. Situati nel bel mezzo dei grandi
alberi, hanno recinti dai meravigliosi contorni e sono dedicate alle conferenze dei Ministri della
Rigenerazione; altri per i Ministri che vengono in visita e per gli studiosi in generale, però una di
particolare bellezza è riservata per le lezioni del Governatore, quando lui viene in visita da noi. I loro
raffinati alberi fioriscono periodicamente, dando l'idea di piccole torri colorate piene di fascino naturale.
Il cielo è il nostro soffitto accogliente, con le benedizioni del Sole e delle distanti stelle.
- Devono essere meravigliosi questi palazzi naturali – esclamai.
- Senza dubbio- proseguì l’infermiera con entusiasmo - da quanto mi informarono il progetto della
Ministra risvegliò gli applausi sinceri in tutta la colonia. Seppi che questo avvenne esattamente 40 anni
fa.
Allora incominciò il progetto del “Salone naturale”. Tutti i Ministri richiesero la cooperazione, includendo
anche quello dell’Unione Divina, che sollecitò il concorso di Veneranda nella costruzione dei giardini di
questo tipo su tutto il Parco d'Acqua.
Sorsero così degli angoli deliziosi da tutte le parti. Tuttavia a mio avviso, i più interessanti, sono quelli
che si crearono nelle scuole. Variano nelle forme e nelle dimensioni. Nei parchi di educazione della
Delucidazione, lì la Ministra installò un vero castello di vegetazione, a forma di stella, così ampio che al
suo interno si possono contenere cinque classi numerose di insegnamento con cinque istruttori
differenti. Al centro è situato un enorme apparecchio destinato alla proiezione delle immagini, così
come un cinematografo terrestre, con cui è possibile proiettare cinque differenti filmati
contemporaneamente. Questa iniziativa migliorò moltissimo la nostra città, offrendo delle aree che allo
stesso tempo fornivano un servizio vantaggioso all'utilità pratica e alla bellezza spirituale.
Avvalendomi di quella pausa naturale, domandai:
- E l’arredamento dei saloni? Sono uguali a quelli che troviamo sulla terra?
Narcisa sorrise e disse:
- No, sono differenti. La Ministra, ispirandosi alle scene del Vangelo con il passaggio di Gesù nel mondo,
propose di ricorrere a ciò che offre la natura come materiale di costruzione. Ogni salone ha panchine e
sedie ricavate dallo stesso materiale costruttivo e foderate con erba profumata e morbida. Imprimendo
così una particolare tranquillità e bellezza.
L'organizzatrice disse che sarebbe giusto il ricordare i sermoni del Maestro in piena spiaggia, durante le
sue divine escursioni vicino a Tiberiade, e da questi ricordi sorse l’idea dell'arredo naturale. Il suo
mantenimento esige una cura permanente, ma la bellezza dei suoi scenari ci offre una grande
ricompensa.
A questo punto la benevola infermiera si interruppe, ma verificando il mio silenzioso interesse,
proseguì:
- La sala più bella è riservata alle conferenze del Governatore del nostro Ministero. La Ministra
Veneranda scoprì che a lui sono sempre piaciuti i paesaggi di gusto ellenico più antico, e addobbò il
salone con queste caratteristiche, formata da piccoli canali d'acqua fresca, ponti graziosi, piccolissimi
laghi, posti a sedere di albero intrecciato con folta vegetazione. Ogni mese dell’anno si mostra con
colori diversi, a causa dei fiori che cambiano di specie ogni trenta giorni. La Ministra riserva l'aspetto
più bello al mese di Dicembre, in commemorazione del Natale di Gesù, quando la città riceve i pensieri
meravigliosi e le più vigorose promesse dei nostri compagni incarnati sulla Terra, e noi a nostra volta
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inviamo i nostri ardenti propositi di speranza e di servizio nelle sfere superiori, in omaggio al Maestro
dei maestri. Questo salone è una nota di giubilo per i nostri Ministeri. Forse tu lo sai, che la domenica il
Governatore viene qui, quasi tutte le settimane. Rimane lunghe ore dialogando con i Ministri della
Rigenerazione, conversando con i lavoratori, offrendo validi suggerimenti, esaminando i nostri confini
con l’Umbral, ricevendo i nostri auguri e visite, e confortando i malati convalescenti. Quando può
rimanere di sera, ascolta della musica e segue gli spettacoli eseguiti dai giovani e dai bambini delle
nostre scuole. La maggioranza dei forestieri che vengono ospitati a Nosso Lar, vengono qui con il solo
proposito di conoscere questo Palazzo Naturale, ove possono accomodarsi confortevolmente più di
trentamila persone.
Ascoltando queste interessanti informazioni, avvertivo la piacevole sensazione fatta per metà di gioia e
metà di curiosità.
- E' splendido anche il salone della Ministra Veneranda – continuò Narcisa con animo –, ed ad esso
offriamo una speciale ed attenta manutenzione.
Tutta la nostra cura sarà sempre poco per ricambiare le dedizioni di
Signore. In questo Ministero un gran numero di benefici vennero creati
La sua scheda di servizio a Nosso Lar, è considerata dal Governatore
detiene il più grande numero di ore di lavoro nella colonia, ed è il più
Governo e del Ministero in generale.
questa devota serva di Nostro
da lei per accudire i più infelici.
come una delle più degne. Lei
anziano ufficiale in servizio del
E' rimasta in servizio attivo per più di duecento anni, in questa città,.
Meravigliato dalle informazioni, dissi:
- Come deve essere rispettabile questa benefattrice!...
- Dici molto bene – rispose Narcisa con riverenza -, è una delle creature più elevate della nostra colonia
spirituale. Gli undici Ministri, che con lei lavorano nella Rigenerazione, l’ascoltano prima di prendere
qualsiasi provvedimento importante. Viene consultata anche dallo stesso Governatore, e ne richiede i
pareri illuminati. Ad eccezione del Governatore, la Ministra Veneranda è l’unica personalità a Nosso Lar,
che vide Gesù nelle sue Sfere Risplendenti, ma mai ha commentato questo avvenimento della sua vita
spirituale ed evita di dare qualsiasi informazione a riguardo.
Ti posso raccontare di un altro incidente eloquente su di lei. Quattro anni fa, un giorno a Nosso Lar si
stava preparando una festa. La Fraternità della Luce, che presiedono i destini cristiani dell’America,
hanno reso omaggio a Veneranda consegnandole la medaglia al Merito di Servizio, ella è la prima entità
della colonia che fino ad oggi è riuscita in simile trionfo, presentando un milione di ore di lavoro utili,
senza interrompersi, senza reclamare e senza scoraggiarsi. La generosa commissione venne per
portare il loro rispetto, ma in mezzo al giubilo generale, riunita la Governatoria, i Ministeri e la folla
nella piazza maggiore, la Ministra Veneranda soltanto pianse in silenzio. In seguito consegnò il trofeo
agli archivi della città, affermando che non lo meritava e trasmettendo l'onore alla collettività della
colonia, nonostante le proteste del Governatore. Desistette da tutti gli omaggi festosi con cui la si
voleva commemorare più tardi, e lei non fece più allusione a questo avvenimento.
- Donna straordinaria! – dissi io – perché non si è avviata nelle sfere più alte?
Narcisa abbassò il tono di voce e dichiarò:
- Nel suo intimo lei già vive nelle zone di molto superiori alla nostra e rimane a Nosso Lar soltanto per
spirito di amore e sacrificio. Ho saputo che questa benefattrice sublime, continua a lavorare per il
gruppo di cuori beneamati che si ritardarono sulla Terra, per più di mille anni, ed aspetta con pazienza.
- Come potrò conoscerla? – domandai, meravigliato.
Narcisa, che sembrava rallegrarsi del mio interesse, spiegò soddisfatta:
- Domani pomeriggio dopo le preghiere, la Ministra verrà al salone per chiarire alcuni apprendisti sul
tema del pensiero.
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Capitolo 33 – CURIOSE OSSERVAZIONI
Pochi minuti prima di mezzanotte, con il permesso di Narcisa, andai verso il grande portone delle
Camere. I Samaritani dovevano essere nelle vicinanze.
Era indispensabile controllare il loro ritorno, per poter prendere le misure necessarie.
Con emozione tornai sul mio cammino tra gli alberi frondeggianti e accoglienti. Quei tronchi
ricordavano la quercia vetusta della Terra; le fogli capricciose ricordavano l’acacia e il pino. Quell’aria
profumata mi sembrava una benedizione. Nelle Camere nonostante le ampie finestre non avevo mai
provato una così grande sensazione di benessere. Così camminavo silenzioso sotto le fronde affettuose.
Venti freschi le agitavano delicatamente avvolgendomi con una sensazione di riposo.
Sentendomi solo, mi abbandonai ai miei ricordi ed agli eventi della mia vita fin dal primo incontro con il
Ministro Clarêncio. Mi chiedevo dove fosse la regione dei sogni? Sulla Terra, o in questa colonia
spirituale? Mi chiedevo che cosa era accaduto a Zélia e ai miei figlioli? Perché mi offrivano così tante
spiegazioni sulle più varie questioni della vita, omettendo tuttavia, qualsiasi notizia riguardo alla mia
antica casa? La mia propria madre mi aveva consigliato il silenzio, astenendomi da qualsiasi
informazione diretta.
Tutto indicava la necessità di scordare i problemi carnali, nel senso di rinnovarmi intimamente e
intanto, penetrando i recessi dell’essere, trovavo la viva nostalgia dei miei. Desideravo ardentemente
rivedere la mia sposa molto amata e ricevere di nuovo il bacio dei figlioli... Per quali decisioni del
destino adesso eravamo separati, come se io fossi un naufrago su una spiaggia sconosciuta? Ma allo
stesso tempo mi sentivo confortato dal pensiero che non potevo considerarmi abbandonato.
Se la mia esperienza poteva classificarsi come quella di un naufragio, il disastro non poteva che essere
imputato se non a me stesso. Adesso che potevo osservare a Nosso Lar, le vibrazioni nuove di un
lavoro intenso e costruttivo, non riuscivo a farmi ragione di aver perso così tanto tempo in terra con
sciocchezze di tutti i tipi.
In verità avevo molto amato la mia compagna di tante lotte, e senza dubbio avevo dato ai miei figlioli
tenerezze incessanti; ma esaminando con distacco la mia situazione di sposo e padre, riconoscevo che
nulla avevo creato di solido e utile nello spirito dei miei famigliari. In ritardo verificavo questa
trascuratezza. Chi attraversa un campo senza organizzare la semina necessaria per la raccolta del pane
per il domani, e senza proteggere la fonte che sazia la sua sete, non può ritornare aspettandosi di
trovare ciò di cui si abbisogna. Questi pensieri periodicamente affluivano nella mia testa con una
insistenza irritante. Nel lasciare la sfera terrena, avevo affrontato il disagio dell’incomprensione.
Che cosa era accaduto alla mia sposa e ai miei figlioli, che erano stati improvvisamente privati della
stabilità domestica con le ombre della vedovanza e dell’orfanilità? Domanda inutile.
Il vento calmo sembrava sussurrare visioni grandiose, come se fosse desideroso di svegliare la mia
mente per stati più elevati.
Le domande interiori mi torturavano, ma dovevo prendermi cura della missione a cui ero stato
destinato, mi avvicinai al grande cancello scrutando oltre al di là dei campi di coltivazione.
Era tutto immerso dalla luce della luna e dalla serenità, un cielo sublime e una bellezza silenziosa! Mi
estasiai nel contemplare tale quadro e tardai alcuni minuti tra l’ammirazione e la preghiera.
Alcuni istanti dopo vidi in lontananza due volti enormi che mi impressionarono vivamente. Sembravano
come due uomini di una sostanza semi luminosa indefinibile. Dai piedi e dalle braccia pendevano dei
filamenti strani, e un lungo filo di singolari proporzioni era connesso alla loro testa. Mi davano
l’impressione di due autentici fantasmi. Non sopportavo questa visione. Con i capelli ritti ritornai
frettolosamente all’interno. Inquieto e impaurito raccontai a Narcisa la causa del mio terrore, notai che
lei quasi non conteneva il sorriso.
- Ma va, amico mio – disse infine di buon umore -, non riconosci quelle forme?
Ero fondamentalmente deluso e non riuscii a rispondere niente, ma Narcisa continuò:
- In altri tempi anche io, a mia volta, provai la stessa tua sorpresa. Quelle sono proprio i nostri fratelli
della Terra. Sono spiriti evoluti che vivono nella carne in missione di redenzione, e possono come nobili
iniziati dell’Eterna Saggezza, abbandonare il veicolo corporeo transitando liberamente nei nostri piani. I
filamenti e i fili che osservasti sono le particolarità che li differenziano da noi altri. Per questo non li
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devi temere. Gli incarnati che riescono a raggiungere questi luoghi, sono creature straordinariamente
spiritualizzate nonostante che sulla Terra possano essere nascosti o umili.
E incoraggiandomi con bontà, aggiunse:
- Andiamo fin là. Abbiamo ancora quaranta minuti dopo mezza notte. I Samaritani non possono
tardare.
Soddisfatto, ritornai con lei al grande cancello.
Potevo ancora vedere a gran distanza le due forme che si allontanavano da Nosso Lar tranquillamente.
L’infermiera li osservò e con un gesto espressivo di riverenza esclamò:
- Sono avvolti da una luce blu. Devono essere due messaggeri molto elevati della sfera materiale con
qualche missione che non possiamo conoscere.
Rimanemmo lì fermi per lunghi momenti in contemplazione di quei campi silenziosi. Però ad un certo
punto la benevola amica indicò un punto scuro che si spostava all’orizzonte illuminato dalla luna, e
osservò:
- Stanno arrivando!
Vidi la carovana che avanzava nella nostra direzione sotto il limpido cielo. All’improvviso udii l’abbaiare
dei cani a grande distanza.
- Che cosa è? - interrogai spaventato.
- I cani – disse Narcisa – sono ausiliari preziosi nelle regioni oscure dell’Umbral, che non sono soltanto
abitati dagli uomini disincarnati, ma anche da veri mostri che ora non è il momento di descrivere.
Alzando la voce l’infermiera chiamò gli inservienti distanti, inviando un di loro all’interno per
trasmettere la notizia.
Fissai con attenzione quel gruppo strano che si avvicinava pian piano.
Sei grandi carri o diligenze trascinate da animali, che sebbene da lontano, assomigliavano ai muli che
abbiamo sulla terra e preceduti da una muta di cani allegri e rissosi. Ma la nota interessante erano quei
grandi gruppi di uccelli con corpo voluminoso, che volavano a breve distanza sopra i veicoli,
producendo suoni particolari.
Mi rivolsi a Narcisa, domandando:
- Dove l’aerobus? Non sarebbe possibile utilizzarlo nell’Umbral.
Dicendomi di no, ne chiesi la ragione.
Sempre gentile, l’infermiera spiegò:
- E’ una questione di densità della materia. L’acqua e l’aria sono un buon esempio. L’aereo che vola
attraverso l’atmosfera del pianeta non può fare lo stesso nel profondo mare. Potremmo costruire
determinate macchine come il sottomarino; ma nel rispetto di quelli che in quella regione soffrono, i
nuclei spirituali superiori preferiscono usare questi semplici mezzi di trasporto. Oltre a ciò, in molti casi,
non si può prescindere dalla collaborazione degli animali.
- Come? – domandai sorpreso.
- I cani facilitano il lavoro, i muli sopportano i carichi con pazienza e forniscono calore nelle zone dove
si rende necessario; e gli uccelli – aggiunse indicandoli nell’aria -, che chiamiamo ibis viaggiatori, sono
eccellenti alleati dei Samaritani, nel divorare le forme mentali odiose e perverse ed aiutandoli nella
lotta contro le tenebre dell’Umbral.
Ora la carovana era più vicina.
Narcisa mi fissò con benevola attenzione, dicendo:
- Ma per il momento il dovere mi impedisce di darti altre informazioni più dettagliate. Potrai raccogliere
preziose lezioni sugli animali, non qui, ma nel Ministero della Delucidazione dove sono situati i parchi di
studio e di sperimentazione.
E distribuendo ordini di servizio qui e lì, si preparava per ricevere i nuovi ammalati dello spirito.
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Capitolo 34 – I NUOVI ARRIVATI DALL’UMBRAL
Le mute di cani si fermarono nel momento in cui ci furono vicine, condotte da severi lavoratori.
Alcuni minuti dopo, stavamo tutti attraversando gli enormi corridoi d’ingresso alle Camere di
Rettificazione. Gli attendenti si movimentavano frettolosi.
Alcuni ammalati erano portati all’interno. Non solamente Narcisa, Salústio e altri compagni si
lanciavano al lavoro, pieni di amore fraterno, ma anche i Samaritani facevano del loro meglio
nell’affanno di soccorrere i nuovi venuti. Alcuni ammalati aspettavano con rassegnazione mentre altri si
lamentavano ad alta voce.
Stavo dando anche il mio aiuto, quando notai una vecchietta che cercava di scendere dall’ultimo veicolo
con molta difficoltà. Osservandomi da vicino, esclamò, spaventata:
- Abbi pietà, figlio mio! Aiutami per amore di Dio!...
Mi avvicinai con interesse.
- Croci! Credo! continuò facendosi il segno della croce - grazie alla Provvidenza Divina che mi sono
allontanata dal purgatorio... Ah! quei maledetti demoni che mi torturavano lì! Che inferno! Ma gli Angeli
del Signore arrivano sempre.
L’ho aiutata a scendere preso da estrema curiosità. Per la prima volta sentivo dei riferimenti all’inferno
e al purgatorio uscire da una bocca che me sembrava calma e sensata. Forse obbedendo alla malizia
che mi era peculiare, chiesi:
- Vieni da così tanto lontano?
Dimenticando le sagge raccomandazioni della madre di Lísias, parlando in questo modo ostentai aria di
profondo interesse fraterno, così come avevo l’abitudine di fare in Terra.
La povera creatura accorgendosi del mio interesse, cominciò a raccontarmi:
- Da molto lontano, davvero. Sulla Terra, figlio mio, fui una donna di grande virtù; caritatevole e pia,
pregai incessantemente con sincerità e devozione. Ma cosa si può contro le arti di Satana? Nell’uscire
dal mondo mi vidi avvolta da esseri mostruosi che mi trascinarono in un vero vortice. Da principio
implorai la protezione degli Arcangeli Celesti. Ma intanto quegli spiriti diabolici mi mantenevano
prigioniera. Ma io non perdevo la speranza di essere liberata da un momento all'altro, dato che avevo
lasciato dei denari per la celebrazione di messe mensili a mio suffragio.
Obbedendo all’impulso vigoroso di occuparmi di temi che non mi riguardavano, insistetti:
- Come sono interessanti le tue osservazioni! Ma non hai cercato di capire le ragioni del tuo lungo
permanere in quelle regioni?
- Assolutamente no – rispose facendosi il segno della croce, - come ti dissi quando ero sulla Terra feci il
possibile per essere una buona religiosa. Ma sai bene che nessuno è completamente libero dai peccati.
Come donna ricca, avrei potuto condurre una vita pacifica, se non fosse stato per i miei schiavi che
spesso creavano disordini e provocazioni. Non potevo esitare nelle punizioni eccessivamente scrupolose
date dai fattori ad ogni giorno. Non di raro, qualche negro moriva al palo della flagellazione, come
avvertenza generale; altre volte ero obbligata a vendere le madri prigioniere separandole dei loro figli,
per motivi di armonia domestica. In queste occasioni sentivo mordermi la coscienza, ma mi confessavo
tutti i mesi quando il prete Amâncio visitava la nostra piantagione, e dopo la comunione mi sentivo
liberata da questi errori veniali perché ricevevo l’assoluzione nel confessionale, e ingerendo la sacra
particola mi mettevo, nuovamente a posto con tutti i miei doveri del mondo e con quelli di Dio.
A questo punto, scandalizzato dall’esposizione, cominciai a farla ragionare:
- Sorella mia, questo tipo di pace spirituale era falsa. Davanti al Padre Eterno, i figlioli dei servi sono
uguali a quelli dei signori.
Ascoltandomi, lei batté i piedi autoritariamente e parlò, arrabbiata:
- Questo no! Lo schiavo è schiavo. Se non fosse così, la religione ci avrebbe insegnato diversamente.
Quindi se i vescovi avevano gli schiavi in casa loro, tanto più noi potevamo averli nelle nostre
piantagioni! Chi dovrebbe lavorare la terra se non loro? E credimi che sempre ho concesso i miei
“senzalas” [capannoni] come un vero onore!
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Nella mia piantagione non sono mai venuti sul cortile senza che io glielo avessi ordinato.
Il prete Amâncio, il nostro virtuoso sacerdote, una volta mi disse durante la confessione che gli africani
sono le peggiori creature al mondo, nati esclusivamente per servire Dio in schiavitù. Allora immagini
che io mi potessi riempire di scrupoli nel trattare con questo tipo di creature? Non dubitare gli schiavi
sono esseri perversi figli di Satana! Arrivo ad ammirarmi da quanta pazienza ho avuto con questa
gente nel tollerarli in Terra. E devo dichiarare che uscii quasi inaspettatamente dal corpo, per il trauma
ricevuto dopo aver appreso il decreto della Principessa che aboliva questi banditi (1)
(1) La schiavitù venne abolita in Brasile il 13 maggio del 1888, con una legge firmata dalla Principessa
Isabel, agendo come sostituta del padre l'Imperatore Pedro II, che era in viaggio all'estero [nota dei
traduttori nel testo inglese].
Sono passati molti anni ma mi ricordo perfettamente. Mi trovavo ammalata da molti giorni, quando il
prete Amâncio portò questa notizia dalla città peggiorai subito. Come potevo rimanere nel mondo,
vedendo questi criminali in libertà? Certo, loro avrebbero desiderato renderci schiavi a nostra volta, e
piuttosto di servire gente di questa specie non sarebbe stato meglio morire? Ricordo che mi confessai
con difficoltà, ricevetti le parole di conforto dal nostro sacerdote, ma sembra che i demoni siano anche
africani, e vivevano spiandomi tutto il tempo, e sono stata obbligata a soffrire della loro la presenza
fino ad oggi...
- E quando arrivasti? – domandai.
- Nel maggio 1888.
Esperimentai una strana sensazione di spavento.
L'interlocutrice fissò il suo debole sguardo all’orizzonte e disse:
- E' possibile che i miei nipoti abbiano dimenticato di pagare le messe; anche se ho lasciato le
disposizioni testamentarie.
Stavo per risponderle con nuove idee di fraternità e di fede, richiamandola così a ragionamenti
superiori, ma Narcisa si avvicinò, e mi disse con benevolenza:
- André amico mio, mi sembra che tu abbia scordato che stiamo fornendo sollievo agli ammalati e ai
perturbati? Quale profitto ti offriranno questo tipo di informazioni? I dementi parlano in modo
incessante, e chi gli ascolta spende dell'attenzione spirituale, e non può essere più equilibrato di loro.
Quelle parole vennero dette con tanta bontà che arrossii di vergogna, senza avere il coraggio di
risponderle.
- Non ti impressionare – esclamò l’infermiera delicatamente -, accudiamo i fratelli perturbati.
- Ma sta accludendo anche me in questo numero? – domandò la vecchietta offesa.
Però Narcisa, dimostrando le sue eccellenti qualità di psicologa, prendendo una espressione di
affettuosa fraternità esclamò:
- No, amica mia, non dico questo; però credo che tu debba essere molto stanca dopo una permanenza
così lunga in purgatorio...
- Giustamente, giustamente – chiarì la nuova arrivata dall’Umbral -, non immagina quanto soffrii,
torturata dai demoni...
La povera creatura avrebbe continuato con il ripetere la stessa storia, ma Narcisa, insegnandomi come
comportarmi in tali circostanze, tagliò:
- Non commentare il male. Già so tutto a riguardo delle tue sofferenze amare e dolorose. Riposati,
mentre mi prendo cura di te.
E nello stesso istante, si diresse a uno degli ausiliari, con naturalità:
- Tu, Zenóbio, vai al dipartimento femminile e chiama Nemésia a nome mio, affinché conduca
quest'altra sorella ai letti di cura.
Un poco sulla schiavitù in Brasile [Nota di uno dei traduttori della versione in italiano].
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La schiavitù incominciò nel XVI secolo. I portoghesi portarono gli schiavi dall'Africa per utilizzargli come
mano d’opera negli zuccherifici del Nord Est.
Il trasporto veniva fatto mettendoli nella stiva delle navi negriere.
Situati in condizioni disumane, molti morivano prima di arrivare in Brasile, e i loro corpi venivano
gettati in mare.
Negli zuccherifici o nelle miniere d’oro (XVIII secolo) erano trattati nel peggiore dei modi. Abitavano
nelle “senzalas”, che erano capannoni scuri, umidi e con poca igiene; incatenati per non lasciarli
fuggire. Erano frequentemente puniti, essendo la flagellazione la pena più comune.
Legati al tronco di un albero venivano frustati, a volte fino alla morte.
Gli era proibito il praticare la loro religione, e nemmeno le loro feste e i loro rituali africani venivano
accettati dai sacerdoti cattolici. Non potevano parlare la loro lingua, ma dovevano usare soltanto il
portoghese.
Le donne facevano i servizi domestici e allattavano i figli dei signori; anche loro soffrivano abbastanza.
Erano comuni le rivolte nelle proprietà rurali e quando riuscivano nella fuga formavano le così dette
“quilombos”, dove potevano praticare la loro religione e parlare la loro lingua. Il più famoso fu il
quilombo dei Palmares, il cui capo si chiamava Zumbi.
Dopo la metà del XIX secolo l’Inghilterra ha approvato la legge Bill Aberdeen (1845), che proibiva il
traffico di schiavi.
Dopo questa legge, il Brasile ha approvato altre leggi, che portarono alla legge Aurea, firmata dalla
Principessa Isabel, il 13 maggio 1888 mettendo una fine nella schiavitù.
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Capitolo 35 – SINGOLARE INCONTRO
Stavamo mettendo a posto l'equipaggiamento per il pattugliamento e prendendo gli animali, quando si
fece udire la voce affettuosa di qualcuno al mio fianco:
- André! Tu qui? Molto bene! Che bella sorpresa!...
Mi sono voltato sorpreso e ho riconosciuto nel Samaritano che mi parlava in questo modo, il vecchio
Silveira una persona di mia conoscenza, a cui mio padre, il negoziante inflessibile, un giorno aveva
espropriato tutti i suoi beni.
In quel momento mi vergognai. Ho voluto salutarlo, rispondendo al suo gesto affettuoso, ma il ricordo
di quel passato subito mi paralizzò. Non potevo fingere in quell’ambiente nuovo, dove la sincerità
traspariva da tutto il nostro aspetto.
Fu proprio Silveira che comprendendo la situazione mi venne in soccorso, aggiungendo:
- Francamente, ignoravo che tu avessi lasciato il corpo e non avrei mai pensato di trovarti qui a Nosso
Lar.
Dopo questa sua spontanea gentilezza riuscì ad abbracciarlo commosso ed a mormorare alcune parole
di riconoscenza.
Pensavo a qualche spiegazione da dare sul passato, ma non ci sono riuscito.
In fondo desideravo chiedergli scusa per il comportamento di mio papà, che lo aveva portato ad un
fallimento disastroso. In quell’instante, tutto tornò alla mia mente. Era come rivedere un film.
Mi sembrava di sentire ancora la signora Silveira, quando venne nella nostra casa supplicante,
chiarendo la situazione. Il marito era ammalato da tanto, aggravando così le loro difficoltà, e due dei
suoi figli erano caduti ammalati anche loro. Le necessità erano ancora tante e il trattamento esigeva
una somma considerevole.
La poverina piangeva, portando il fazzolettino agli occhi. Chiedeva una dilazione, implorava una giusta
dilazione. Si umiliava rivolgendo lo sguardo dolorante alla mia mamma, come a supplicare simpatia e
soccorso dal cuore di un’altra donna. Mi sono ricordato che mia madre provò ad intervenire, con
attenzione, chiedendo a mio papà di dimenticare quelle documentazioni firmate, trattenendolo da
qualsiasi azione giudiziaria. Mio padre, però, abituato al successo nelle transazioni su larga scala, non
comprendeva le difficoltà del dettagliante. Era irrevocabile. Dichiarò che anche se dispiaciuto dei fatti,
in quanto ai debiti non vedeva altra alternativa che portare avanti le disposizioni legali, e che avrebbe
aiutato il cliente ed amico in un’altra maniera. Non poteva andare contro le norme ed i precedenti della
sua ditta commerciale.
I titoli avrebbero avuto il loro effetto legale. E consolava la sposa afflitta, commentando la situazione di
altri clienti che a suo parere era peggiore di quella del Silveira. Ricordavo gli sguardi di simpatia che
mia mamma indirizzava alla sventurata postulante, immersa nelle lacrime. Mio papà era indifferente a
tutte quelle suppliche, e quando la povera donna se ne andò, sgridò mia madre con austerità
proibendole qualsiasi intromissione nella sfera dei suoi affari commerciali.
La povera famiglia andò completamente in rovina. Ricordo perfettamente l’istante in cui il pianoforte
della signora Silveira venne portato via dalla loro casa per soddisfare le ultime esigenze dell'implacabile
creditore. Avrei voluto scusarmi, ma tuttavia, non trovavo le frasi giuste, perché anche io in quel
periodo incoraggiai mio padre a consumare quell’ingiusto comportamento; considerando mia madre
eccessivamente sentimentalista lo indussi a proseguire con l’azione fino alla fine. Ero molto giovane
ancora ed ero animato da sentimenti di vanità e di egoismo. Inaccessibile ai bisogni e alle sofferenze
altrui. Vedevo soltanto i diritti della mia casa e niente di più. E su questo punto ero inamovibile. Inutili
le argomentazioni di mia madre.
Vinti nella lotta, i Silveira con umiltà e senza soldi si sono dovuti trasferire in una piccola cittadina,
soffrendo le conseguenze del disastro finanziario. Non ho mai avuto notizie di quella famiglia, che certo
avrebbe dovuto odiarci.
Questi ricordi sfrecciavano nella mia testa con una velocità incredibile. In un momento ho riattraversato
le ombre di tutto quel passato.
E mentre a mala pena dissimulavo il mio disgusto, Silveira sorridendo mi richiamava alla realtà:
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- Visiti ancora il “vecchio”?
Quella domanda, mettendo in luce un affetto spontaneo, ha fatto crescere la mia vergogna. Ho chiarito
che anche se lo desideravo tanto, non avevo avuto ancora tale soddisfazione.
Silveira avvertì il mio imbarazzo e colpito forse dal mio stato intimo, si preparava per andarsene.
Mi abbracciò gentilmente e tornò al suo lavoro.
Io molto sconcertato ho cercato Narcisa, ansioso dei suoi consigli. Le parlai dettagliatamente di quel
inatteso incontro.
Lei mi ascoltò con pazienza e osservò affettuosamente:
- Non trovi strano questo fatto. Anche io a suo tempo mi sono trovata nelle tue stesse condizioni. Ho
avuto la felicità di rincontrare qui la maggior parte delle persone che ho offeso nel mondo. Oggi so che
questa è una benedizione del Signore, che ci offre una nuova opportunità per ristabilire le amicizie
interrotte, riparando così quei legami spezzati della catena spirituale.
E ritornando ancor più categorica nell’insegnamento, mi domandò:
- Tu approfittasti di tale bella opportunità?
- Cosa vuoi dire? - ho domandato.
- Ti sei scusato con Silveira? Guarda che è una gran felicità il riconoscere i propri sbagli. Hai già avuto
modo di esaminare te stesso alla luce delle tue intenzioni, riconoscendoti come l'antico offensore, non
perdere quest’opportunità di farti un amico. Va' mio caro, abbraccialo in un altro modo. Approfitta del
momento, perché Silveira è molto occupato e forse non troverai tanto presto un'altra opportunità.
Notando la mia indecisione, Narcisa aggiunse:
- Non aver paura dell'insuccesso. Tutte le volte che usiamo i ragionamenti e i sentimenti per la pratica
del bene, Gesù ci concede l'aiuto di cui abbiamo bisogno per aver successo.
Prendi l’iniziativa. Intraprendi questa degna azione, qualsiasi sia essa rappresenta un onore legittimo
per l’anima. Ricordati del Vangelo e va' alla ricerca del tesoro della rappacificazione.
Più non ho esitato. Sono andato di corsa all’incontro con Silveira e gli ho parlato apertamente,
chiedendogli di perdonare mio padre e anche me per le offese e gli errori commessi.
- Tu comprendi, accentuai -, noi eravamo ciechi. In uno stato come quello niente altro potevamo
ricercare se non il nostro proprio interesse. Quando i soldi si alleano con la vanità, Silveira, pochi
evitano il sentiero sbagliato.
Silveira molto commosso, non mi lasciò finire:
- Ora, André, chi è esente dalle imperfezioni? Per caso tu credi che io vivessi esente dagli errori? Tuo
padre per me, soprattutto, fu un vero istruttore. Io e i miei figli siamo in debito con lui, per le sue
benedette lezioni sullo sforzo personale. Senza quella attitudine energica che ci ha sottratto le
possibilità sul piano materiale, avremo fatto qualche progresso spirituale?
Da questa parte, rinnoviamo tutti i nostri vecchi concetti sulla vita umana. I nostri avversari non sono
più propriamente dei nemici ma bensì i nostri benefattori. Non lasciarti andare con dei tristi ricordi.
Guardiamo avanti alla vita infinita e al suo lavoro con il Signore.
E fissandomi emozionato i miei occhi umidi, mi toccò leggermente in modo paterno e aggiunse:
- Non perdere tempo con questo. Presto vorrei avere la soddisfazione di visitare tuo padre insieme a te.
Allora lo abbracciai, e nel silenzio sperimentavo una nuova allegria nella mia anima. Mi è sembrato che
in uno dei cassetti oscuri del mio cuore si accendesse una luce divina per sempre.
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Capitolo 36 – IL SOGNO
Il lavoro proseguiva senza interruzione. Gli ammalati esigevano le cure, ed altre entità perturbate
richiedevano della dedizione.
Già da quando si faceva sera, avevo appreso la tecnica dei passi magnetici, che io applicai ai bisognosi
di tutti i tipi.
Tobias ritornò alle camere il mattino, e più per generosità che per mio merito mi incoraggiò con le sue
parole di elogio.
- Molto bene, André! – esclamò contento – vado a raccomandarti al Ministro Genésio, così che tu possa
ricevere un buono ora doppio per questi servizi iniziali.
Stavo tentando di esprimere il mio ringraziamento, quando la signora Laura e Lísias arrivarono e mi
abbracciarono.
- Ci sentiamo profondamente soddisfatti – disse la generosa signora sorridendo -, ti ho seguito nello
spirito per l'intera notte, e il tuo esordio nella cooperazione fraterna è motivo di grande gioia per la tua
famiglia. Ho avuto il piacere di portare la notizia al Ministro Clarêncio, che mi ha raccomandato di
comunicarti i suoi migliori saluti.
Si scambiarono le osservazioni affettuose con Tobias e Narcisa. Mi chiesero il resoconto verbale delle
mie impressioni ed io non riuscivo a contenermi dalla gioia.
Però la felicità più sublime mi sarebbe stata riservata al dopo.
Nonostante l'amabile madre di Lísias mi avesse invitato a ritornare a casa per riposare, Tobias mi mise
a disposizione una stanza al lato delle Camere di Rettificazione, e mi consigliò un po' di riposo. Narcisa
mi preparò il letto con lo zelo di una sorella.
Nella camera confortevole e spaziosa, pregai il Signore della Vita ringraziandolo della gioia di poter
essere utile. La fatica benedetta di coloro che hanno compiuto il loro dovere, non mi ha lasciato il
tempo per l'insonnia.
Poco dopo, sensazioni di leggerezza mi invasero tutta l’anima ed ebbi l’impressione di essere
trasportato su una piccola barca diretta verso regioni sconosciute. Dove mi dirigeva? Era impossibile
rispondere. Al mio fianco vi era un uomo silenzioso che portava il timone. E come bambino che non può
enumerare né definire le bellezze del cammino, mi lasciavo condurre senza esclamazioni di qualsiasi
natura, poiché ero estasiato dalle magnificenze del paesaggio. L'imbarcazione sembrava procedere
velocemente e allo stesso tempo salire lentamente.
Passati alcuni minuti, mi vidi davanti ad un porto meraviglioso, dove qualcuno mi chiamò con un affetto
speciale.
- André!...André!...
Sbarcai precipitandomi veramente come fa un bambino. Potevo riconoscere quella voce tra migliaia. Un
momento dopo stavo abbracciando mia madre sopraffatto dalla gioia.
Mi condusse in un bosco meraviglioso, dove i fiori erano dotati di una proprietà particolare – quella di
trattenere la luce, offrendo così un gaudio permanente di profumo e di colore. In questo modo sotto i
grandi alberi sussurranti al vento, si stendevano tappeti dorati e luminosi. Le mie impressioni di felicità
e di pace erano insuperabili. E differiva dallo stato di sogno che avevo provato sulla Terra. Sapevo
perfettamente che avevo lasciato il mio corpo nell’appartamento delle Camere di Rettificazione a Nosso
Lar, e avevo l'assoluta consapevolezza di muovermi su un piano diverso. Le mie nozioni di spazio e
tempo erano precise. E a sua volta la ricchezza delle emozioni cresceva ogni volta più intensamente.
Mia madre dopo avermi ispirato sacre parole di conforto, chiarì con bontà:
- Ho supplicato molto Gesù che mi permettesse la sublime soddisfazione di averti a mio fianco nel tuo
primo giorno di servizio utile. Come vedi figlio mio, il lavoro è un tonico divino per il cuore. Numerosi
nostri compagni dopo aver lasciato la Terra, tardano con attitudini controproducenti, aspettando i
miracoli che mai accadono. E in questo modo riducono le loro buone possibilità a semplici espressioni
parassitarie. Alcuni si dicono scoraggiati per la solitudine, altri come succedeva sulla Terra, si
dichiarano in disaccordo con il modo con cui furono chiamati a servire il Signore. André è indispensabile
convertire tutte le opportunità della vita in una ragione per servire Dio. Figlio mio, così come nei circoli
inferiori, il piatto di minestra dato all’affamato, il balsamo offerto al lebbroso, il gesto di amore verso
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coloro che sono colpiti dalle avversità, sono azioni che mai saranno scordate nella Casa del Nostro
Padre, qui è lo stesso, lo sguardo di comprensione al colpevole, la promessa evangelica offerta a coloro
che vivono nella disperazione, la speranza data all’afflitto, costituiscono le benedizioni del nostro lavoro
spirituale che il Signore osserva e registra a nostro favore.
Non ho mai visto il volto di mia madre così bello come ora. I suoi occhi di madonna sembravano
irradiare una luminosità sublime, le sue mani mi trasmettevano con gesti di tenerezza i fluidi creatori di
energie nuove, insieme alle carezzevoli emozioni.
- Mio André, il Vangelo di Gesù – continuò amorevole -, ci ricorda che si ha una gioia più grande nel
dare che nel ricevere. Impariamo a concretizzare questo principio, nello sforzo di ogni giorno, al quale
siamo portati per la nostra stessa felicità. Da' sempre figlio mio. Ma soprattutto non scordare mai di
dare una parte di te stesso, nella tolleranza costruttiva, nell'amore fraterno e nella divina
comprensione. La pratica del bene esteriore è un insegnamento e una esigenza, per portarci ad
arrivare alla pratica del bene interiore. Gesù diede più di se stesso per il bene degli uomini, che tutti i
milionari della Terra messi assieme nel compimento della carità materiale, per quanto sublime fosse
stato il loro sforzo. Non vergognarti nell'offrire aiuto ai fratelli ammalati e nel chiarire la mente dei pazzi
che penetrano nelle Camere di Rettificazione, dove ho visto, spiritualmente, i tuoi servizi la scorsa
notte. Lavora figlio mio, facendo il bene. In tutte le colonie spirituali così come sulle sfere del globo,
vivono anime inquiete ansiose di novità e di distrazioni. Ma sempre quando puoi scorda lo svago e
ricerca il servizio utile. Così come sono ora, irrilevante come sono, posso vedere in spirito i tuoi sforzi a
Nosso Lar e seguire le sofferenze di tuo padre nelle zone dell’Umbral, Dio ci vede e ci accompagna tutti,
fin dal più evoluto ambasciatore della sua bontà, fino agli ultimi esseri della Creazione, molto al di sotto
dei vermi della Terra.
Mia madre fece una pausa, e io desideravo approfittare per dire qualche cosa, ma non potei. Le lacrime
sorte dall'emozione mi trattenevano la voce. Lei mi indirizzò un suo sguardo affettuoso, comprendendo
la mia situazione e continuò:
- Qui nella maggioranza delle colonie spirituali conosciamo la rimunerazione del servizio con i Buoni-
Ora. La base del nostro compenso unisce due elementi essenziali. Il buono rappresenta la possibilità di
ricevere qualche cosa dai nostri fratelli in lotta, o di ricompensare qualcuno che si trovi nella
condivisione dei nostri sforzi; ma il criterio nei riguardi del valore dell’ora appartiene esclusivamente a
Dio. Perché a causa della nostra fallibilità come esseri in evoluzione, possono sorgere degli errori nella
assegnazione dei buoni ora, come succede sulla Terra; ma per quanto riguarda il contenuto spirituale
dell’Ora, vi è una corrispondenza diretta tra il Servitore e le Forze Divine della Creazione. E' per questo,
André, che molte attività sperimentali sulla strada del progresso, partendo dalla sfera fisica, soffrono
tutti i giorni di continue modificazioni.
Tabelle, registri, ricompense sono tipi di esperimenti degli amministratori, a cui il Signore ha garantito
l'opportunità di cooperare nelle Opere Divine della Vita, così come concede alla creatura il privilegio di
essere padre o madre, per del tempo sulla Terra o in altri mondi. E tutti gli amministratori sinceri sono
consapevoli dei compiti che gli vengono assegnati; ogni padre consapevole è ricolmo di un amore
devoto. Anche Dio, figlio mio, è un Amministratore vigile e un Padre devotissimo. Egli nessuno scorda e
gli riserva il diritto della comprensione diretta con il lavoratore, riguardo al vero profitto del tempo
dedicato al servizio. Tutto il compenso nel lavoro esteriore è di profitto alla personalità nelle sue
esperienze; ma la valutazione del tempo, riguarda l'anima, quella che rimarrà sempre presente nelle
nostre esistenze, in marcia per la gloria di Dio. E' per questa ragione che l’Altissimo concede la
saggezza a quello che spende il tempo nell'imparare e dà più vitalità e una più grande gioia a coloro
che sanno rinunciare!...
Mia madre tacque mentre io mi asciugavo gli occhi. Allora lei mi prese tra le sue braccia,
accarezzandomi premurosamente. E come un bambino che si addormenta dopo la lezione, persi la
coscienza di me stesso, per risvegliarmi più tardi nelle Camere di Rettificazione, ricolmo di un vigoroso
senso di gioia.
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Capitolo 37 – LA CONFERENZA DELLA MINISTRA
Nel corso dei lavori del giorno successivo, il mio interesse per la conferenza della Ministra Veneranda
era grande. Essendo al corrente che ci voleva il permesso, mi accordai con Tobias su questo.
- Queste lezioni – disse lui – sono seguite soltanto da spiriti veramente interessati. Qui gli istruttori non
possono permettersi di perdere tempo.
Per questo tu sei autorizzato ad andare con gli altri ascoltatori, che sono un centinaio tra servitori e
pazienti dei Ministeri della Rigenerazione e dell’Ausilio.
Con un gesto affettuoso di incoraggiamento, aggiunse:
- Ti auguro di poterne approfittare ampiamente.
Il nuovo giorno trascorse nel servizio attivo. Il contatto con mia madre, le sue belle osservazioni
riguardanti la pratica del bene, mi riempivano lo spirito di appagamento.
Appena svegliato, da principio i chiarimenti di mia madre sui buoni-ora, avevano suscitato in me alcuni
dubbi. Come poteva essere il compenso dell’ora una responsabilità di Dio? Non era il lavoro
dell’amministratore spirituale, o umano, il conteggio del tempo?
Tobias, comprendendo la mia curiosità mi ha dato delle spiegazioni. In generale agli amministratori
spetta il compito di contare il tempo di servizio, essendo giusto allo stesso tempo fissare degli elementi
di rispetto e di considerazione per il merito del lavoratore; ma in quanto al valore essenziale del giusto
riconoscimento, solo le Forze Divine potevano determinarlo con precisione. Vi sono lavoratori che dopo
aver dedicato 40 anni in qualche attività, si ritirano con le stesse incapacità di quando incominciarono
all’inizio, segno certo che hanno compiuto il loro dovere senza il benché minimo interesse spirituale,
così come vi sono persone che dopo 100 anni di vita terrena ne escono così ignoranti come sono
arrivate. Per comprendere quanto prezioso sia stato il concetto di tua madre – disse Tobia – è
sufficiente il comparare le ore spese dai buoni e quelle perse dai cattivi.
I primi si trasformano in un granaio di benedizione per l’Eterno; mentre i secondi in un flagello di
tortura e rimorsi, come se fossero entità maledette.
Ogni figlio deve sistemare i conti con il padre, in conformità all’uso delle sue opportunità e secondo le
sue opere.
Questo contributo chiarificatore mi aiutò nel valutare il valore del tempo, in tutti i sensi.
Arrivata l’ora destinata alla conferenza della Ministra, subito dopo della preghiera vespertina, sono
andato in compagnia di Narcisa e Salústio, attraversando il gran salone in mezzo alla natura.
La sala era una vera meraviglia, dove ci sedemmo confortevolmente su delle grandi panchine d’erba.
Una varietà di fiori, brillavano sotto la luce dei bei candelabri esalando un delicato profumo.
Ho calcolato che i partecipanti erano più di mille persone. Notai che venti dei presenti all’assemblea
erano seduti in un posto distaccato, situato tra noi e la montagnola fiorita, ove era situata la poltrona
dell’istruttrice.
Alla mia domanda, Narcisa spiegò:
- Noi siamo nell’assemblea degli ascoltatori. Quei fratelli in quei posti speciali sono quegli studenti più
avanzati sull’argomento di oggi, sono i compagni che possono porgere delle domande alla Ministra.
Acquisirono questo diritto a seguito della loro particolare applicazione su questi studi, condizione a cui
potremo arrivare tutti noi a nostra volta.
- Tu non puoi stare fra loro? – Domandai.
- No. Per il momento posso sedermi lì soltanto nelle sere in cui l’istruttrice tratta sugli spiriti perturbati.
Anche se ci sono dei fratelli che possono rimanere lì per più di un argomento, in conformità della loro
cultura già acquisita.
- Sono incuriosito dalla procedura – osservai io.
- Il Governatore - proseguì l’infermiera spiegando – stabilì questa misura per tutte le classi e per tutte
le conferenze dei Ministri, questo con l’obiettivo di prevenire che durante gli incontri si formassero futili
discussioni e credenze personali infondate, con gravi sprechi di tempo per tutti. Qualsiasi dubbio,
qualsiasi punto di vista veramente utile, potrà essere chiarito o considerato ma soltanto al momento
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giusto.
Aveva appena finito di parlare, quando si vide la Ministra che entrava nella sala in compagnia di due
signore dal portamento distinto, che Narcisa mi informò essere le Ministre della Comunicazione.
Ogni viso si illuminò di gioia alla sola vista di Veneranda. Contrastando con il suo nome ella non
sembrava un’anziana; il viso era quello di una nobile signora in età matura, piena di semplicità e senza
vanità.
Dopo aver parlato brevemente con le venti compagne, come per informare delle necessità principali
dell’assemblea in particolare a riguardo del tema della serata, cominciò a dire:
- "Come sempre questi nostri brevi incontri non ci concedono lunghi discorsi, ma sono qui per parlare
con voi a riguardo del pensiero.
- "Ci sono tra noi, in questo momento, alcune centinaia di ascoltatori che si sorprendono con la nostra
sfera piena di forme analoghe a quelle del pianeta.
“Non hanno imparato che il pensiero è un linguaggio universale?
“Non sono stati informati che la creazione mentale trova la sua sorgente nella sfera spirituale?
“Sono numerosi i fratelli che si pongono domande simili. Così come hanno trovato qui abitazioni,
utensili, e la stessa forma di linguaggio che usavano sulla terra. In verità tutto questo non dovrebbe
essere motivo di sorpresa per nessuno. Non possiamo dimenticare che fino ad ora, così come quando
eravamo nel corpo fisico, abbiamo vissuto nei vecchi circoli vibratori dell’antagonismo. Il pensiero è alla
base delle relazioni spirituali tra gli esseri, ma non dobbiamo scordare che siamo milioni di anime
dentro dell’Universo, ancora lontane dalla assoluta obbedienza alle leggi universali. Per il momento non
possiamo paragonarci ai fratelli più anziani e più saggi prossimi al Divino, ma siamo milioni di entità
che viviamo tra i vizi del “mondo inferiore” del nostro “io”. I grandi istruttori dell’umanità in terra ci
hanno insegnato i principi divini, esponendo le verità eterne e profonde. Però, generalmente nelle
attività terrene, riceviamo le notizie di queste leggi senza sottometterci a loro, e prendiamo conoscenza
di queste verità senza il consacrare ad esse le nostre vite.
"Potete immaginare che soltanto nel conoscere il potere del pensiero, l’uomo si renda libero di tutta la
sua condizione inferiore? Impossibile!
"Un’esistenza secolare sulla terra, rappresenta un periodo molto breve per poter aspirare ad una
posizione di cooperatori essenzialmente divini. Durante il nostro apprendistato in terra, abbiamo
imparato i principi della forza mentale, ma abbiamo dimenticato che per migliaia di anni, abbiamo
usato le nostre energie mentali nel creare forme distruttive, o nella migliore delle ipotesi dannose per
noi stessi.
"Nelle varie scuole di religione nel mondo seguiamo corsi di spiritualizzazione, ma molti di noi li
frequentano soltanto con una mera adesione verbale, fatta di servizi esteriori e niente di più. Tuttavia,
nessuno di noi può adempiere ai propri doveri soltanto con le sole parole.
“La stessa Bibbia ci insegna che lo stesso Signore della Vita non si fermò al solo Verbo, ma continuò il
lavoro creativo con l’azione.
"Sappiamo tutti che il pensiero è una forza essenziale, ma non ammettiamo di aver fatto un cattivo uso
di questa energia per millenni.
"Ora non tutti conosciamo che è un dovere dell’uomo il nutrire i propri figli; così come ad ogni spirito
compete il mantenere e il nutrire le proprie stesse creazioni. Una idea criminosa produrrà una creazione
mentale della stessa natura; un principio elevato obbedirà alla stessa legge. Lasciatemi illustrare
questo fatto con un esempio più pratico. Dopo essersi innalzata a grandi altezze, l’acqua viene
purificata e trasporta in essa i suoi vigorosi fluidi vitali, ritornando come vivificante rugiada e pioggia
generosa; mantenendosi in terra, se si mescola con le impurità del suolo, diventerà l’habitat per i
microbi distruttori.
"Ovunque il pensiero è una forza vivente; è atmosfera creatrice che avvolge Padre e Figli, Causa ed
Effetto nella casa universale. Attraverso di esso gli uomini diventano sia angeli sulla loro strada verso il
paradiso che geni diabolici sulla strada dell’inferno.
"Avete afferrato l’importanza di tutto questo? Certo, le menti evolute sia disincarnate che incarnate,
possono comunicare mentalmente senza la necessità di una forma, ed è giusto evidenziare che il
pensiero è lo strumento per tutti quei messaggi subliminali che contengono quei progetti meravigliosi
che l’intuizione condivide tra tutti gli esseri. In base a questo principio, uno spirito che abbia vissuto
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soltanto in Francia potrà comunicare, da mente a mente, con uno in Brasile, prescindendo dalla
particolare forma verbale, che in questo caso sarà sempre quella del ricettore; ma questo esige anche
una vera affinità. Però noi non siamo in quelle sfere d’assoluta purezza mentale, dove tutte le creature
sono in affinità tra di loro. Noi qui ci armonizziamo gli uni con gli altri in piccoli gruppi, e siamo costretti
a portare avanti i nostri compiti transitori sul pianeta, così che noi possiamo ritornare in esso con un
maggior bagaglio evolutivo.
“Tuttavia Nosso Lar, come città spirituale di transizione, è una benedizione concessa a noi e una
ulteriore misericordia, affinché pochi di noi si preparino per l’ascensione, mentre la maggioranza di noi
ritorni sulla Terra in servizi riparatori.
“Comprendiamo la grandiosità delle leggi del pensiero e sotto poniamoci ad esse, fin da oggi.”
Dopo lunga pausa, la Ministra sorrise all’auditorio e chiese:
- “Chi è desideroso di provare?”
Subito dopo una soave musica riempì l’aria con le sue melodiche armonie.
Veneranda parlò ancora a lungo, irradiando amore, comprensione, tenerezza e sapienza.
Poi, senza nessuna solennità nei gesti per evidenziare il termine della conversazione, finì la conferenza
con una graziosa domanda.
Quando ho visto i compagni che si alzavano per i saluti, al suono di quella musica ambientale, ho
domandato a Narcisa sorpreso:
- Cosa è successo? E’ finita la riunione?
L’infermiera gentile chiarì sorridente:
- La Ministra Veneranda è sempre così. Porta la conferenza fino al nostro più profondo interesse. Lei ha
l’abitudine di affermare che le lezioni evangeliche cominciano con Gesù, ma nessuno può saper quando
e come finiranno.
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Capitolo 38 – IL CASO TOBIAS
Nel terzo giorno di lavoro, Tobias mi rallegrò con una gradevole sorpresa. Quando si fece sera, finito il
servizio, dato che altri si incaricavano dell’assistenza notturna, venni fraternamente portato a casa sua,
dove mi attendevano bei momenti di felicità e di apprendimento.
All’entrata mi presentò due signore, una più anziana dell’altra vicina alla mezza età. Mi spiegò che la
prima era sua sorella mentre l’altra era la sua sposa. Luciana e Hilda, affabili e delicate, mi diedero il
benvenuto con gentilezza.
Riuniti nella formosa biblioteca di Tobias, esaminai quei volumi meravigliosi per la rilegatura e per il
contenuto spirituale.
La signora Hilda mi invitò a visitare il giardino, affinché potessi osservarne da vicino alcune pergole
dalle forme capricciose. A Nosso Lar, ogni casa sembrava specializzata nella coltivazione di certi fiori. A
casa di Lísias i glicini e i gigli si contavano a centinaia; nella residenza di Tobias innumerevoli ortense
sbocciavano tra i verdi tappeti di violette. Belle pergole di alberi delicate, ricordavano il bambù ancora
giovane, e facevano vedere una pianta rampicante, di cui la specialità era unire fronde diverse come
enormi fiocchi fioriti, nei verdi rami, formando grazioso soffitto.
Non sapevo tradurre in parole la mia ammirazione. L’atmosfera di inebriante profumo mi imbalsamava.
Stavamo parlando della bellezza del paesaggio in generale, visto da quel angolo del Ministero della
Rigenerazione, quando Luciana ci chiamò all’interno per un pasto leggero.
Affascinato dall’atmosfera semplice e cordiale di quella famiglia, non sapevo come ringraziare il
generoso padrone di casa.
Ad un certo punto della amabile conversazione, Tobias disse sorridendo:
- Questo mio amico è ancora un novizio nel nostro Ministero e forse non conosce la mia storia
famigliare.
Le due signore sorrisero contemporaneamente, e notando quel mio silenzioso interesse, il padrone di
casa continuò:
- A questo proposito vi sono molti nuclei famigliari nelle stesse nostre condizioni. Pensa che sono stato
sposato due volte...
E indicando le due compagne in sala, proseguì di buon umore:
- Credo non serva dare spiegazioni in quanto alle spose.
- Ah! Sì – mormorai estremamente confuso -, vuoi dire che le signore Hilda e Luciana hanno condiviso
le tue esperienze sulla Terra...
- Esatto – rispose tranquillo.
A questo punto la signora Hilda prese la parola rivolgendosi a me:
- Fratello André dovete scusare il nostro Tobias. Lui è sempre disposto a parlare del passato, quando ci
intratteniamo in visita con i nuovi arrivati dalla Terra.
- Non sarà motivo di legittima gioia – addusse Tobias di buon umore -, il vincere il mostro della gelosia
inferiore, conquistando perlomeno una espressione di fraternità reale?
- Infatti – obbiettai -, il problema interessa profondamente tutti noi. Sul pianeta vi sono milioni di
persone nella condizione di seconde nozze. Come risolvere un così grande problema sull’affetto,
considerando la spiritualità eterna? Sappiamo che la morte del corpo è soltanto una trasformazione che
non distrugge. I legami dell’anima proseguono attraverso l’Infinito. Come procedono? Dobbiamo
condannare l’uomo o la donna che si sposarono più di una volta? Però ritroveremmo milioni di creature
in queste condizioni. Spesso mi ricordai dello stupore di quel passo evangelico in cui il Maestro ci
promette la vita degli angeli, quando si riferisce al matrimonio nell’Eternità.
Tuttavia è forzoso il riconoscere, con tutta la nostra venerazione al Signore – aggiunse il padrone
benevolo -, che ancora non ci troviamo nella sfera angelica ma bensì in quelle degli uomini disincarnati.
- Ma qui, come possiamo far fronte a questa situazione? – domandai.
Tobias sorrise e considerò:
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- Molto semplicemente; dobbiamo riconoscere che tra l’animale irrazionale e l’uomo razionale esistono
tutta una serie di gradazioni possibili. Allo stesso modo il cammino fino all’angelo, rappresenta per noi
una immensa distanza da percorrere. Ora come possiamo aspirare alla compagnia degli esseri angelici,
se ancora tra di noi non siamo fraterni gli uni con gli altri? E’ vero che esistono camminatori dall’animo
forte che si rivelano superiori a tutti gli ostacoli del cammino, attraverso uno sforzo supremo di
volontà; ma la maggioranza di noi non prescinde dai ponti o dal soccorso di quei guardiani caritatevoli.
A seguito di questa verità, i casi di questa natura sono risolti nei fondamenti della legittima fraternità,
riconoscendo che il vero matrimonio è di anime e che questa unione non può essere rotta da nessuno.
In questo istante, Luciana che si era mantenuta silenziosa intervenne, aggiungendo:
- Tuttavia bisogna spiegare che questa nostra felicità e comprensione la dobbiamo allo spirito di amore
e di rinuncia della nostra Hilda.
Intanto, la signora Tobias dimostrando la sua degna umiltà, disse:
- Per favore. Non accordarmi delle qualità che non possiedo. Ma affinché il nostro ospite possa
imparare dal mio doloroso apprendimento, cercherò di sintetizzare la nostra storia.
Con un gesto introduttivo, ella incominciò il suo racconto commovente:
- Tobias ed io ci sposammo sulla Terra quando eravamo ancora troppo giovani, in obbedienza alle sacre
affinità spirituali. Credo superfluo il descrivere la felicità di due anime che si uniscono e si amano
veramente nel matrimonio. Tuttavia la morte sembrava essere ingelosita dalla nostra felicità e mi
sottrasse dal mondo in occasione della nascita del nostro secondo figliolo. Allora, il nostro tormento
divenne indescrivibile. Tobias piangeva senza consolazione, al punto che io ero incapace di controllare
la mia stessa disperazione. Su di me ricaddero i pesanti giorni trascorsi nell’Umbral. Non ebbi rimedio
se non il rimanere aggrappata a mio marito e ai miei due figlioli, sorda a tutti i chiarimenti che gli amici
spirituali mi inviavano per istruirmi.
Volevo lottare così come una gallina al fianco dei suoi pulcini. Riconoscevo che il mio sposo doveva
riorganizzare l’ambiente domestico e che i piccolini reclamavano l’assistenza materna. La situazione
diventava veramente insopportabile. La mia nubile cugina non tollerava i bambini e la cuoca fingeva
soltanto la sua dedizione. Le due giovani balie erano ragazze inaffidabili e incapaci di assumersi
qualsiasi responsabilità impegnativa. Tobias non poteva sostenere quella situazioni insopportabile, e
passato un anno dalla mia morte, ha sposato Luciana. Ah! se tu potessi sapere come mi rivoltai!
Somigliavo ad una lupa ferita. Nella mia ignoranza, io arrivai fino al punto di lottare contro la povera
ragazza, tentando di ucciderla. A questo punto Gesù mi concesse la visita provvidenziale della mia
nonna materna, che si era disincarnata molti anni prima. Fui molto sorpresa di vederla arrivare come
se fosse stato per caso, come se non vi fosse stata alcuna ragione particolare. Ella si sedette al mio
fianco, in seguito mi pose sul suo grembo così come in altri tempi, e mi chiese commossa fino alle
lacrime: - “Quale è il tuo ruolo in questa tua vita? Sei tu una leonessa o un’anima consapevole di Dio?
Non vedi che tua sorella Luciana serve da madre ai tuoi figli, lavora come un servitore nella tua casa, è
come un giardiniere nel tuo giardino, sopporta gli umori di tuo marito, e lei non può assumere quel
posto temporaneo di compagna nelle lotte della vita al suo fianco? E’ così che il tuo cuore dimostra la
sua gratitudine per i benefici divini, e remunera coloro che lo servono? Tu vuoi una schiava e disprezzi
in lei la sorella? Hilda! Hilda! dove giace la religione del Crocefisso che proclami? Oh! Povera nipote
mia, povera mia!...” Allora, abbracciai in lacrime la santa vecchietta, e abbandonai l’antico ambiente di
casa venendo in sua compagnia per servire a Nosso Lar. Fin da quella epoca ebbi in Luciana più di una
figlia. Da allora lavorai intensamente. Mi consacrai allo studio serio, al miglioramento morale di me
stessa, cercai di aiutare tutti senza distinzione nella nostra casa terrestre. Tobias costituì una famiglia
nuova, che diventò anche la mia, unita dai sacri legami. Più tardi lui tornò, riunendosi a me
accompagnato da Luciana, e anche lei è venuta tra noi per la nostra completa gioia. Ed ecco, amico
mio, la nostra storia...
Tuttavia Luciana prese la parola e osservò:
- Però non hai detto quanto ti sei sacrificata nell’insegnarmi con l’esempio.
- Che dici figlia? – domandò la signora Tobias accarezzandole la mano destra.
Luciana sorrise e aggiunse:
- Ma grazie a Gesù e a lei, ho imparato che esiste il matrimonio di amore, di fraternità, di prova, e di
dovere, e nel giorno in cui Hilda mi baciò, perdonandomi, avvertii che il mio cuore si era liberato da
quel mostro che è la gelosia inferiore. Il matrimonio spirituale fonde l’anima con l’anima, mentre gli
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altri, anche se tutti sacri, rappresentando semplici conciliazioni indispensabili alla soluzione di necessità
o dei processi di redenzione.
- E così ricostruimmo questo nostro nuovo focolare sulla base della legittima fraternità – aggiunse il
padrone di casa.
Approfittando di quel breve silenzio che si era fatto, domandai:
- Ma come si fanno i matrimoni qui?
Per la somiglianza vibratoria – chiarì Tobias gentilmente -, allora per essere più esplicito -, per affinità
massima o totale.
Incapace di sopire la mia curiosità, mi scordai della lezione sulle buone maniere e chiesi:
- Ma quale è la posizione della nostra sorella Luciana in questo caso?
Però, prima che i coniugi spirituali rispondessero, fu proprio l’interessata che mi spiegò:
- Quando sposai Tobias, vedovo, già avrei dovuto essere sicura che con tutta probabilità il mio
matrimonio sarebbe stata una unione fraterna, prima di tutto. Ma questo mi costò molta sofferenza
prima di poter capire. D’altronde è logico il concludere che quando una coppia soffre di inquietudine, e
di mancanza di comprensione, di tristezza, il loro matrimonio è soltanto una unione fisica, e non più un
legame spirituale.
Avevo ancora delle domande da porre, ma non riuscivo a trovare le parole per esprimermi senza
sembrare eccessivamente indiscreto. Tuttavia, la signora Hilda capì il mio pensiero e spiegò:
- Stai tranquillo. Luciana è in uno stato di pieno fidanzamento spirituale. Il suo nobile compagno di
molte lotte, l’ha preceduta alcuni anni fa ritornando alla sfera materiale. E anche lei lo seguirà l’anno
prossimo. Credo che il momento del felice incontro sarà a San Paolo.
Ridemmo tutti allegramente.
In quell'istante, Tobias fu chiamato in fretta, per accudire ad un caso grave nelle Camere di
Rettificazione.
Bisognava, comunque, finire la conversazione.
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Capitolo 39 – ASCOLTANDO LA SIGNORA LAURA
Il caso Tobias mi aveva profondamente impressionato.
Quella casa fondata su nuovi principi di unione fraterna, perseguitava la mia mente.
D’altronde anche io mi consideravo il padrone del focolare domestico terreno e potevo immaginare
quanto sarebbe stato difficile per me il trovarmi nella sua stessa situazione. Avrei avuto il coraggio di
seguire l’esempio di Tobias? Devo ammettere di no. Non riuscivo a vedermi capace di infastidire la mia
cara Zèlia così tanto, e non avrei potuto accettare una tale imposizione da parte sua.
Quelle osservazioni nella casa di Tobias mi torturavano il cervello. Non riuscivo a trovare le giuste
risposte alle mie domande.
Mi sentivo così perplesso che il giorno seguente, decisi di far visita a Lísias durante la mia pausa di
riposo, ansioso di consultare la signora Laura, a cui davo la mia fiducia come ad una madre.
Venni ricevuto con enorme dimostrazione di gioia, aspettai il momento propizio in cui la mamma di
Lísias potesse ascoltarmi con calma e serenità.
Dopo che i giovani si assentarono per i loro intrattenimenti, esposi alla generosa amica il problema che
mi tormentava, non senza un naturale imbarazzo.
Lei sorrise, con quella sua grande esperienza di vita, e cominciò a dire:
- Hai fatto bene a venire a discutere su questo problema, per il nostro reciproco studio. Tutti i problemi
che torturano l’anima richiedono la cooperazione amica per essere risolti.
E dopo una rapida pausa, proseguì con attenzione:
- Il caso di Tobias è soltanto uno degli innumerevoli che conosciamo qui e fra altri nuclei spirituali che
si caratterizzano per il pensiero elevato.
- Ma non è vero che dà un shock ai nostri sentimenti? Rimarcai con interesse.
- Da un semplice punto di vista umano, queste cose sono spesso scandalose; tuttavia, mio caro amico,
ora dobbiamo considerarli, prima di tutto, in base ai principi di natura spirituale. In questo senso
André, bisogna comprendere le fasi della continua evoluzione della vita. Dato che attraversiamo una
lungo periodo di animalità, è giusto che questa animalità non sparisca da un giorno all’altro. Usiamo
molti secoli per emergere dagli stati inferiori. Il sesso è una delle più incomprese tra le facoltà divine.
Al momento, non sarà facile per te penetrare quel senso elevato dell’organizzazione famigliare, che hai
visto ieri; intanto lì la felicità è molto grande a seguito dell’atmosfera di comprensione che si creò tra i
personaggi del dramma terreno. Non è da tutti il riuscire a sostituire le oscure catene con i legami
luminosi in così poco tempo.
- Ma questa è una regola generale? - indagai. - Tutti gli uomini e tutte le donne che si sono sposati più
di una volta, ristabiliscono qui il nucleo domestico, includendo tutti gli affetti che hanno conosciuto?
Abbozzando un gesto di grande pazienza, l’interlocutrice mi spiegò:
- Non essere così radicale. E’ indispensabile il proseguire lentamente. Molte persone possono avere
l’affetto e non avere la comprensione. Non scordare che le nostre costituzioni vibratorie sono molto più
importanti che quelle sulla Terra. Il caso Tobias è il caso della vittoria della reale fraternità, da parte
delle tre anime interessate alla lotta per l’acquisizione di una comprensione evoluta. Chi non si adatta
alla legge della fraternità e della comprensione logicamente non attraverserà questi confini. Le regioni
oscure dell’Umbral sono piene di entità che non resistettero a prove simili. Fintanto che si odiano,
assomigliano a degli aghi magnetici sotto i più instabili influssi, mossi da qualsiasi influenza
antagonista, mentre se non comprendono la verità, soccomberanno sotto il dominio della menzogna e
saranno incapaci di penetrare nelle zone con attività spirituali superiori. Sono innumerevoli le creature
che patiscono lunghi anni senza qualsiasi sollievo spirituale, semplicemente perché non si conformano
alla legge della fraternità legittima.
- E cosa succede, allora? Chiesi valendomi della pausa della interlocutrice – dato che queste povere
anime sotto queste prove non sono ammesse nelle comunità spirituali ad evoluto apprendistato, dove
vivono?
- Dopo i patimenti veramente infernali delle loro creazioni inferiori che crearono da loro stessi – rispose
la madre di Lísias -, tornano a fare nell’esperienza carnale ciò che non sono riusciti a realizzare in
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ambiente spirituale. La Bontà Divina gli concede la dimenticanza del passato nell’organizzazione fisica
del pianeta, e vanno a riallacciare con legami di consanguineità proprio coloro che allontanarono a
seguito del veleno dell’odio e dell’incomprensione. Possiamo così realizzare ed apprezzare ancor di più il
significato trascendentale delle esortazioni di Gesù, quando ci avvisa di cercare la riconciliazione
immediata con i nostri avversari. Prima di tutto, questo suggerimento interessa a noi stessi. Dobbiamo
osservarlo a nostro proprio profitto. Chi sa valersi del tempo, nel concludere l’esperienza terrena,
anche se ha bisogno di ritornare ancora nei circoli carnali, può effettuare sublimi costruzioni spirituali
riguardanti la pace della coscienza, ritornando così nella materia grossolana sopportando un bagaglio
meno pesante di preoccupazioni. Vi sono molti spiriti, che spendono secoli nel tentativo di disfarsi della
animosità e delle antipatie dell’esistenza terrestre e rifacendole poi dopo la morte terrena. Il problema
del perdono, in conformità con Gesù, mio caro André è un problema serio. Non si risolve con la sola
conversazione. Il perdonare verbalmente è soltanto una questione di parole; ma quelli che perdonano
davvero devono scavare in profondità in se stessi e rimuovere quei pesanti fardelli che appartengono
ad altre epoche.
A questo punto la signora Laura tacque, come chi ha il bisogno di meditare per l’ampiezza dei concetti
esposti. Approfittando di questa opportunità, aggiunsi:
- L’esperienza del matrimonio è troppo sacra ai miei occhi.
L’interlocutrice non si è sorpresa con questa affermazione e disse:
- Gli spiriti ancora nella fase dell’esperienza animale, a loro la nostra conversazione non gli interessa;
ma per noi, che capiamo la necessità dell’illuminazione con il Cristo, è imprescindibile considerare non
solo l’esperienza del matrimonio ma anche l’esperienza sessuale, perché questa segna profondamente
la vita dell'anima.
Ascoltando questa osservazione, arrossii di vergogna ricordando il mio passato di uomo comune. Mia
moglie era stata per me oggetto sacro, che io sovrapponevo a tutti gli affetti; intanto dopo aver
ascoltato la madre di Lísias, mi vennero a mente le antiche parole del Vecchio Testamento: -“non
desiderare la casa del tuo vicino, non desiderare la moglie d’altri, né il suo servo, né la sua serva, né il
suo giumento, né il suo bue, né nessuna altra cosa che gli appartenga”. Improvvisamente, dovendo
affrontare il caso di Tobias, mi sentivo incapace di continuare. Però l’interlocutrice percepì la mia
perturbazione intima e continuò:
- In qualsiasi luogo lo sforzo di riparare è un compito che appartiene a quasi tutti, vi deve essere posto
per molta comprensione e molto rispetto della misericordia divina; che ci offre così tante possibilità di
lavoro e di una giusta ammenda. Per le creature che hanno già acquisito qualche illuminazione
spirituale, ogni esperienza sessuale assume un significato inatteso. E’ per questo che l’intendimento
fraterno precede qualsiasi lavoro veramente di redenzione. Poco tempo fa ascoltai un grande istruttore
nel Ministero della Elevazione, affermare che se potesse andrebbe a materializzarsi nei piani carnali,
per poter insegnare ai religiosi in genere, che tutta la carità per essere divina bisogna che si basi sulla
fraternità.
A questo punto, la padrona di casa mi invitò a visitare Eloisa, ancora raccolta all’interno della
abitazione, dando a capire che non desiderava offrire altre spiegazioni più dettagliate sul tema, e dopo
aver verificata la convalescenza crescente della giovane, arrivata da poco dal pianeta, ritornai nella
Camere di Rettificazione, immerso in profondi pensieri.
Adesso non mi preoccupava più la situazione di Tobias, né l’atteggiamento di Hilda e di Luciana. Ma
bensì mi impressionava l’imponente questione della fraternità umana.
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Capitolo 40 – CHI SEMINA RACCOGLIE
Non mi sapevo spiegare quel mio grande desiderio di poter visitare il reparto femminile delle Camere di
Rettificazione. Ho parlato con Narcisa a proposito di questo, e lei con soddisfazione si è offerta di
portarmi lì.
- Quando il Padre ci convoca in un determinato posto – disse con bontà, - è perché là ci attende
qualche compito. Ogni situazione nella vita ha una sua finalità definita... Non dimenticare questo
principio nelle tue visite apparentemente casuali. Fintanto che i nostri pensieri sono focalizzati alla
pratica del bene, non sarà difficile il ritrovarvi i suggerimenti divini.
- Nello stesso giorno, l’infermiera mi accompagnò a cercare Nemésia, una importante cooperatrice in
servizio in quel reparto.
Non è stato difficile trovarla.
Nella corsia trovai molte donne sistemate in file di letti ben curati, che somigliavano più a dei brandelli
umani. Qui e lì avvertivo gemiti acuti ed angosciose esclamazioni. Nemésia, che irradiava la stessa
generosità di Narcisa, parlò con bontà:
- Per ora penso che l’amico debba essere abituato a questi scenari. Nel reparto maschile la situazione è
quasi la stessa.
E facendo un gesto espressivo alla compagna, aggiunse:
- Narcisa, mi faccia il piacere di accompagnare questo nostro fratello e fagli vedere i servizi che giudichi
più adatti al suo apprendistato. Mettetivi a vostro aggio.
La mia amica ed io parlavamo della vanità umana, sempre attratta dai piaceri fisici, e ricordandone le
osservazioni e gli insegnamenti sull’argomento, siamo arrivati al padiglione 7. Lì vi erano alcune decine
di donne, in letti separati l’uno vicino all’altro ma ad una distanza regolare.
Stavo studiando la fisionomia delle inferme, quando ne fissai una che mi fece una viva impressione. Chi
potrebbe essere quella donna angosciata e dall’apparenza originale? Il suo volto sembrava
prematuramente invecchiato, e le sue labbra avevano una contrazione mista all’ironia e alla
rassegnazione.
Gli occhi senza luce e tristi, si mostravano difettosi. La mia memoria era inquieta, il mio cuore era
oppresso, e in pochi istanti ho focalizzato il mio passato. Era Elisa. Quella stessa Elisa che avevo
conosciuto quando ero ragazzo. Era mutata dalla sofferenza, ma non potevo aver nessun dubbio.
Ricordavo perfettamente quel giorno in cui lei umile, entrava nella nostra casa, portata da una vecchia
amica di mia madre, che ne accettò le referenze ammettendola ai servizi domestici. Da principio non vi
era niente di straordinario, ma poi quella intimità eccessiva, di chi abusa perché può ordinare e di chi
risente di dover servire qualcuno. Elisa mi sembrava abbastanza volgare, e quando sola con me,
commentava senza scrupolo certe avventure della sua gioventù, aggravando con questo la nostra
imprudenza con i pensieri. Mi sono ricordato il giorno che mia madre mi ha chiamato per un giusto
consiglio. Quella intimità non stava bene, diceva. Era accettabile l’essere gentile e generoso con la
serva, ma entro limiti convenienti.
Tuttavia, io imprudentemente, sono andato al di là dall’amicizia.
Senza il coraggio di farmi qualsiasi accusa, con una grande angoscia morale, Elisa abbandonò più tardi
la nostra casa. E il tempo passò riducendo nel mio pensiero questo episodio come ad un mero incidente
della mia esistenza umana. Ma intanto, questo episodio così come tutte le cose della vita, era ancora
vivo. Davanti a me vi era Elisa, vinta e umiliata! Dove aveva vissuto questa misera creatura, che così
presto aveva provato tali sofferenze? Da dove veniva? Ah!... in questo caso non ero davanti a Silveira,
con cui condividevo il debito con mio padre. Il debito adesso era interamente mio. Tremavo di
vergogna a seguito di quei ricordi, ma come un bimbo ansioso di perdono per gli sbagli commessi, sono
andato da Narcisa chiedendole consiglio. Io stesso ammiravo la fiducia che quelle sante donne mi
inspiravano. Forse non avrei mai avuto il coraggio di chiedere al Ministro Clarêncio i consigli che ho
chiesto alla madre di Lísias, e probabilmente altra sarebbe stata la mia condotta in quel momento, se
avessi avuto Tobias al mio fianco.
Considerando che la donna generosa e cristiana fosse come sempre è una madre, mi sono rivolto
all’infermiera con più fiducia che mai.
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Narcisa, con lo sguardo che mi fece, sembrava comprendermi. Cominciai a parlare, contenendo il
pianto, ma ad un certo momento di quella confessione penosa, la mia amica mi interruppe:
- Non hai bisogno di continuare. Immagino l’epilogo della storia. Non lasciarti andare con pensieri
distruttivi. Conosco il tuo martirio morale per esperienza personale. Dal momento che il Signore ti ha
permesso di rincontrare adesso questa sorella, è perché Egli pensa che tu sia pronto per ripagare il
debito.
Vedendo la mia indecisione, proseguì:
- Non temere. Avvicinati a lei e confortala. Fratello mio, tutti noi ritroviamo sul nostro cammino i frutti
del bene o del male che abbiamo seminato. Questa frase non è una affermazione della dottrina, è una
realtà universale. Ho raccolto molto profitto da situazioni uguali a questa. Benedetti sono i debitori
pronti nel ripagare.
Percependo la mia ferma risoluzione di intraprendere il necessario per saldare il conto, accentuò:
- Andiamo, ma non farti riconoscere per adesso. Lascialo a più tardi, quando sei già stato in grado di
aiutarla positivamente. Questo non sarà difficile per il momento, dato il fatto che lei si trova in uno
stato di completa cecità. Dalle forze che la circondano, noto in lei la triste caratteristica di quelle madri
sconfitte e di quelle donne di nessuno.
Ci siamo avvicinati. Presi l’iniziativa nel parlarle con conforto. Elisa ci disse il suo nome, e ci diede altre
informazioni. Era stata portata nelle Camere della Rettificazione da tre mesi. Con lo scopo di umiliare
me stesso, davanti a Narcisa, affinché la lezione mi penetrasse nell’anima con caratteri indelebili,
domandai:
- E la tua storia, Elisa? Devi aver sofferto molto...
Sentendo l’inflessione affettuosa della mia domanda, sorrise molto rassegnata, e si sfogò:
- Perché ricordare cose talmente tristi?
- Le esperienze dolorose ci portano sempre degli insegnamenti – obiettai.
L’infelice che dimostrava una profonda trasformazione morale, meditò alcuni attimi come per
concatenare le idee, e raccontò:
- La mia esperienza fu come quella di tutte le donne frivole che scambiano il pane benedetto del lavoro
con il fiele velenoso dell’illusione. In quella mia distante gioventù, come figlia di genitori poverissimi, ho
trovato lavoro in casa di un ricco commerciante, dove la mia vita ha iniziato la sua grande
trasformazione. Questo negoziante aveva un figlio, giovane come me, e dopo l’intimità che si stabilì fra
di noi, quando qualsiasi reazione da parte mia sarebbe stata inutile, ho dimenticato criminosamente
che Dio riserva il lavoro a tutti coloro che amano la vita degna, senza guardare il passato erroneo, ma
io mi sono lasciata andare, comunque, a quelle esperienze dolorose che non serve commentare. Ho
conosciuto da vicino il piacere, il lusso, il conforto materiale e in seguito l’orrore di me stessa, la sifilide,
l’ospedale, l’abbandono di tutti, le tristi delusioni che culminarono nella cecità e nella morte del corpo.
Ho vagato per molto tempo, nella mia terribile disperazione, ma un giorno ho così tanto chiesto l’aiuto
della Vergine di Nazaret, che i messaggeri del bene mi hanno preso per l’amore del suo nome,
portandomi in questa casa benedetta di consolazione.
Commosso fino alle lacrime, ho domandato:
- E lui? Come si chiama l’uomo che ti ha resa così infelice?
L’ho sentita pronunciare il mio nome e quello dei miei genitori.
- E tu lo odi? – domandai malinconico.
Lei sorrise e rispose:
- Durante tutta la mia passata sofferenza, maledicevo il suo ricordo, nutrendo per lui un odio mortale;
ma la sorella Nemésia, mi trasformò. Mi resi conto che per odiarlo, dovevo odiare anche me stessa. Nel
mio caso, la colpa avrebbe dovuto essere divisa. Però, non devo biasimare nessuno.
Quella umiltà mi sensibilizzò. Ho preso la sua mano, dove senza poterlo evitare, mi è scivolata una
lacrima di pentimento e di rimorso.
- Ascolta amica mia – ho detto con forte emozione -, anche io mi chiamo André e ho bisogno di aiutarti.
Conta su di me d’ora in poi.
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- E la tua voce - disse Elisa ingenuamente – sembra la sua.
- Va bene – ho continuato commosso -, per ora io non ho una mia famiglia a Nosso Lar. Ma tu sarai qui
come una mia cara sorella.
Conta sulla mia devozione come quella di un amico.
Nel volto sofferente, si insinuò un grande sorriso luminoso.
- Come ti sono grata! - disse lei asciugandosi le lacrime - da quanti anni nessuno mi parlava così, con
questo tono familiare, che mi offre il conforto dell’amicizia sincera!... Che Gesù ti benedica.
In quel instante, quando le mie lacrime si sono fatte abbondanti, Narcisa mi prese le mani
maternamente, e ripeté:
- Che Gesù lo benedica.
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Capitolo 41 – CONVOCATI ALLA LOTTA
Nei primi giorni di settembre del 1939, Nosso Lar così come tutte le altre colonie, hanno sofferto per lo
shock dovuto alla civilizzazione americana. La guerra in Europa, era tanto distruttiva nei circoli carnali,
così quanto perturbatrice sul piano spirituale. Numerose entità commentavano le imprese belliche e le
loro conseguenze, senza nascondersi l’immenso terrore che ne avevano.
Si sapeva da tanto che la Grande Fraternità dell'Oriente, sopportava le vibrazioni antagoniste della
nazione giapponese, vivendone la grande difficoltà. Ma ora si potevano notare dei fatti curiosi
caratterizzati da un'alta motivazione educativa.
Così come i nobili circoli spiritualisti della vecchia Asia agivano nel silenzio, allo stesso modo Nosso Lar
si preparava per lo stesso tipo di servizio. Il Governatore ci fornì preziose raccomandazioni riguardanti
la fraternità e la simpatia, mettendo in evidenza il bisogno di esercitare una cura particolare sulla sfera
dei nostri pensieri, frenando qualsiasi inclinazione negativa dei nostri impulsi sentimentali.
Ho riconosciuto che in queste circostanze gli spiriti superiori considerano le nazioni che aggrediscono
non come nemiche, ma come trasgressori la cui attività criminosa è indispensabile reprimere.
- Quanto infelici sono quei popoli che si intossicano con il vino del male - mi disse Salústio -; anche se
vi saranno momentanee vittorie, queste serviranno loro soltanto per aggravare la loro rovina,
aggravando poi le sconfitte fatali.
Quando una nazione provoca l'inizio della guerra, genera il disordine nella Casa del Padre, e pagherà
un prezzo terribile per questo.
Osservai che le zone superiori della vita si muovono nella giusta difesa contro le forze ignoranti e
oscure che si aggregano per spargere l’anarchia e la distruzione. I colleghi di lavoro mi hanno chiarito
che in questi casi le nazione che aggrediscono si alleano spontaneamente diventando così nuclei potenti
e centralizzati del male. Questi popoli, ad eccezione di alcuni spiriti nobile e saggi che sono integrati nei
ranghi di servizio, senza prevedere gli immensi pericoli, si intossicano al solo contatto con gli elementi
di perversione che hanno convocato dalle sfere delle ombre.
Così le operose comunità sono convertite in automi del crimine. Legioni infernali precipitano sopra
questi grandi centri di comunità in progresso, trasformandole in campi di perversità e di orrore.
Fintanto che questa banda oscura si impadronisce della mente degli aggressori, i gruppi spirituali delle
sfere evolute si movimentano in ausilio degli aggrediti.
Se ci dobbiamo lamentare della singola creatura che si oppone alle leggi del bene, ancor di più ci
dobbiamo lamentare del popolo che ha dimenticato la giustizia.
Subito dopo i primi giorni in cui ci sono state le prime bombe in Polonia, mi incontri durante il
crepuscolo nelle Camere di Rettificazione con Tobias e Narcisa, quando un indimenticabile clarino si
fece sentire per più di un quarto d’ora. Una profonda emozione invase noi tutti.
E' la convocazione proveniente dalle sfere superiori per i servizi di soccorso alla Terra – mi spiegò
Narcisa con bontà.
- Abbiamo il segnale che la guerra proseguirà con terribili tormenti per lo spirito umano - esclamò
Tobias inquieto -, nonostante tutta la distanza, la vita psichica americana ha avuto nell’Europa la sua
origine. Avremo un gran lavoro per preservare il Nuovo Mondo.
Il clarino si faceva sentire con modulazioni strane e imponenti.
Ho notato che un profondo silenzio si è imposto in tutto il Ministero della Rigenerazione.
Attento alla mia espressione angosciata e in attesa, Tobias mi informò:
- Quando risuona il clarino ci allerta in nome del Signore, noi qui in basso dobbiamo moderare tutti i
rumori affinché l’appello penetri in profondità nei nostri cuori.
Quando quel misterioso strumento ha suonato l’ultima nota siamo andati nel grande parco per
guardare il cielo. Profondamente commosso, ho visto numerosi punti luminosi che sembravano piccoli
focolai fulgenti e lontani, volare nel firmamento.
- Questo clarino - disse Tobias ugualmente emozionato – viene utilizzato dagli spiriti vigilanti dei piani
spirituali superiori.
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Ritornando all'interno delle Camere la mia attenzione è stata attratta dal gran rumore che proveniva
dalle zone più alte della colonia, dove erano situate le vie pubbliche.
Tobias incaricò Narcisa di certe importanti attività riguardo agli infermi, e mi invitò ad uscire per
osservare il movimento popolare.
Arrivati ai piani superiori, da dove potevamo andare alla Piazza della Governatoria, abbiamo notato
l'intenso movimento in tutti i settori. Verificando il mio spavento naturale, il compagno mi spiegò:
- Questi enormi gruppi si dirigono al Ministero della Comunicazione per cercare notizie. Il clarino che ha
appena suonato viene da noi soltanto per circostanze molto gravi. Tutti sappiamo che si tratta della
guerra, ma è possibile che il Ministero della Comunicazione ci possa fornire alcuni dettagli importanti.
Osserva quei gruppi che stanno passando...
Due signori e quattro donne al nostro fianco erano in animata conversazione.
- Immagine – diceva una – cosa sarà di noi nell’Ausilio. Per molti mesi consecutivi abbiamo ricevuto un
numero straordinario di richieste. Ci troviamo in difficoltà per compiere tutto questo lavoro.
- E noi nella Rigenerazione? – obbiettò l’altro più anziano – i servizi proseguono considerevolmente
aumentati. Nel mio settore, la vigilanza contro le vibrazioni provenienti dall'Umbral richiedeva un
impegno continuo. Mi chiedo cosa succederà prossimamente...
Tobias mi ha preso il braccio leggermente, ed esclamò:
- Muoviamoci un po’. Ascoltiamo quello che dicono gli altri gruppi.
Avvicinandoci a due uomini, sentii uno di loro domandare:
- Sarà possibile che questa calamità colpisca noi tutti?
L’interpellato, che sembrava essere portatore di un grande equilibrio spirituale, replicò sereno:
- Ad ogni modo non vedo il motivo per conclusioni sconsiderate. L’unica novità è nell’aumento del
servizio, che dopo tutto costituisce per noi una benedizione.
D’altronde tutto è nella natura, a mio parere. La malattia è maestra nella salute, il disastro ci porta
verso la ponderazione. La Cina è nel caos da tanto, e tu non hai dimostrato nessun segno di
apprensione.
- Ma adesso – obbiettò il compagno, deluso – sembra che sarò costretto a modificare il mio programma
di lavoro.
L’altro sorrise e rispose:
- Helvécio, Helvécio, dimenticati del “mio programma” per pensare sui “nostri programmi”.
Avvertendo il nuovo gesto di Tobias che richiamava la mia attenzione, ho osservato tre signore che
andavano nella stessa direzione sulla nostra sinistra, vedendo anche lì quella scena pittoresca in quella
serata così inquieta. La questione mi preoccupa tantissimo – diceva la più giovani -, perché Everardo
non doveva ritornare sul mondo proprio adesso.
- Ma la guerra - disse una delle compagne -, da quel che sembra, non arriverà nella Penisola. Il
Portogallo è molto lontano dal teatro della guerra.
- Tuttavia – indagò l’altro membro del trio -, perché una preoccupazione del genere? Cosa potrebbe
succedere se Everardo ritornasse?
- Ho paura - chiarì la più giovane – che lui mi cerchi come sua sposa. Non lo potrei sopportare. E’ molto
ignorante e in nessun modo mi sottometterò a nuove crudeltà.
- Che sciocca sei! – commentò la compagna - dimentichi che Everardo sarà fermato nell’Umbral, o
anche in un posto peggiore?
Tobias sorridendo, mi informò:
- Lei teme la liberazione di un marito imprudente e perverso.
Passati lunghi minuti, mentre osservavamo quella folla spirituale, siamo arrivati al Ministero della
Comunicazione, ci fermammo davanti agli enormi palazzi consacrati al lavoro dell’informare.
Migliaia di entità si sgomitavano nella afflizione. Ognuno volevano informazioni e chiarimenti.
Impossibile soddisfare tutti.
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Estremamente sorpreso dal gran baccano, ho visto qualcuno salire su di un balcone ad una grande
altezza, reclamando l’attenzione popolare. Era un anziano dall’aspetto importante, annunciando che tra
dieci minuti si sarebbe potuto sentire l’appello del Governatore.
- E’ il Ministro Esperidião mi informò Tobias, rispondendo alla mia curiosità.
Il rumore si calmò e dopo alcuni istanti si udì la voce proprio del Governatore, attraverso numerosi
altoparlanti:
- “Fratelli di Nosso Lar, non lasciatevi andare all’agitazione con i pensieri e con le parole. L'afflizione
non costruisce, l’ansietà non edifica. Sappiate essere degni della chiamata del Signore, obbediamo alla
Volontà Divina, con il lavoro silenzioso ai nostri posti”.
Quella voce chiara e veemente, di chi parlava con autorità e amore, operò un singolare effetto sulla
moltitudine. Nel breve spazio di un’ora tutta la colonia ritornò alla sua abituale serenità.
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Capitolo 42 – LE PAROLE DEL GOVERNATORE
Nella domenica successiva al suono del clarino, il governatore promise la sua partecipazione all’incontro
per la consueta preghiera al Ministero della Rigenerazione. L’obiettivo principale della riunione, chiarì
Narcisa, sarebbe stato il preparare nuove scuole per l’assistenza nell’Ausilio e per l’addestramento dei
nuclei nella Rigenerazione.
- Bisogna organizzare – disse lei - servizi specializzati per il primo intervento ospedaliero e anche un
addestramento contro la paura, anche se il conflitto si manifesta così lontano.
- Contro la paura? Domandai sorpreso.
- Come no? Obiettò l’infermiera attenta - forse trovi strano che una gran percentuale di persone, nelle
esistenze umane, vengano semplicemente distrutte a seguito delle vibrazioni annientatrici del terrore,
la quale è così contagiosa così come qualsiasi malattia epidemica pericolosa. Noi classifichiamo la paura
come uno dei peggiori nemici dell’essere, poiché si insidia nella profondità dell’anima, indebolendone le
intime risorse di forza.
Notando la mia perplessità, continuò:
- Non aver dubbi. Nelle attuali emergenze la Governatoria colloca l’addestramento contro la paura
molto al di sopra delle proprie lezioni per la cura degli ammalati. La calma è una garanzia per il
successo. Più tardi comprenderai questa necessità del nostro servizio.
Non trovai degli argomenti e delle contestazioni per poter replicare.
Nella vigilia del grande avvenimento, ebbi l’onore di far parte del gruppo dei numerosi cooperatori per il
lavoro di pulizia e di adorno decorativo del grande salone consacrato al nostro capo maggiore della
colonia.
Allora provavo una vera apprensione. Vedere per la prima volta al mio fianco quella nobile guida, che
meritava la venerazione generale. Non solo io mi sentivo in tale attesa emozionata, perché vi erano
innumerevoli altri compagni nelle mie condizioni.
Ebbi l’impressione che tutta la vita sociale del nostro Ministero si fosse naturalmente localizzata nel
grande salone fin dallo spuntare della domenica, quando tante carovane da tutti i dipartimenti
rigeneratori arrivarono nel locale. Il Grande Coro del Tempio della Governatoria, unendosi ai fanciulli
delle scuole della Delucidazione, iniziò la festività con il meraviglioso inno intitolato “Sempre con te
Signore Gesù”, cantato da duemila voci allo stesso tempo. Seguirono altre melodie di una bellezza
unica che riempirono la sala. Il dolce mormorio della brezza ripiena di profumi, sembrava rispondere
alle soavi armonie.
L’intero staff della Rigenerazione aveva ricevuto il privilegio di poter accedere nell’enorme salone
verde, perché la riunione di preghiera era a loro dedicata, mentre gli altri ministeri erano rappresentati
da numerose delegazioni.
Per la prima volta ebbi davanti ai miei occhi alcuni cooperatori dei Ministeri dell’Elevazione e della
Unione Divina che mi sembrarono avvolti da una brillante luminosità.
La festività eccedeva in tutto ciò che io avessi potuto sognare per bellezza e per abbigliamento. Gli
strumenti musicali con il loro sublime potere vibratorio riempivano l’atmosfera con delicate melodie.
Alle ore 10 arrivò il Governatore accompagnato dai dodici Ministri della Rigenerazione.
Mai scorderò il volto nobile e l’imponente figura di quello anziano dai capelli di neve, che sembrava
mostrare nella fisionomia allo stesso tempo la saggezza del vecchio e l’energia di un giovane; la
tenerezza del santo e la serenità dell’amministratore coscienzioso e giusto. Alto e magro, indossava
una tunica molto bianca, gli occhi penetranti e incredibilmente lucidi, si appoggiava ad un bastone di
ottone anche se camminava in modo giovanile.
Soddisfando la mia curiosità, Salústio mi informò:
- Il Governatore sostenne sempre le attitudini patriarcali, perché egli ritiene che si debba amministrare
con amore paterno.
Sedendosi nella tribuna a lui riservata, si innalzarono le voci infantili, seguite da arpe carezzevoli che
intonarono l’inno: “A Te Signore, le Nostre Vite”.
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Il vecchietto energico e amorevole osservò con lo sguardo quella assemblea compatta, costituita da
migliaia di assistenti. Poi aprì un libro luminoso, che il compagno mi informò essere il Vangelo di Nostro
Signore Gesù Cristo. Lo sfogliò attentamente e poi lesse con voce lenta:
“Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che
tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.”- Parole del Maestro, Matteo, capitolo 24, versetto 6.
Con la voce notevolmente amplificata dalle vibrazioni elettriche, il capo della città pregò con emozione,
invocando la benedizione di Cristo, salutando di seguito i rappresentanti dell’Unione Divina,
dell’Elevazione, della Delucidazione, della Comunicazione e dell’Ausilio, rivolgendosi con una attenzione
particolare verso tutti i collaboratori dei lavori del nostro Ministero.
Impossibile descrivere l’intonazione dolce ed energica, amorevole e convincente di quella voce
indimenticabile, così come tradurre nella carta umana le considerazioni divine dal commento evangelico
basato sul profondo sentimento di venerazione per ciò che è sacro.
In mezzo al rispettoso silenzio, il Governatore parlò rivolgendosi in modo particolare ai servitori della
Rigenerazione, dicendo più o meno questo:
- “E’ a voi fratelli miei, la cui opera è vicina alle attività terrene, che con maggior priorità dirigo il mio
appello personale, attendendomi molto dalla vostra nobile dedizione. Offriamo il massimo di noi stessi
sia in coraggio che in spirito di servizio. Quando le forze delle ombre aggravano le difficoltà nelle sfere
inferiori è imprescindibile accendere nuove luci che dissipino sulla Terra le dense tenebre. Consacrai il
culto di oggi a tutti i servitori di questo Ministero, dedicandogli in modo particolare la fiducia del mio
cuore. Quindi in questo momento non mi rivolgo ai fratelli le cui menti sono già in contatto con le più
alte sfere della vita, ma a voi altri, coloro che portano nei loro sandali la polvere del mondo per
esaltarne il compito gigantesco. Nosso Lar abbisogna di trentamila servitori addestrati per il servizio
difensivo, trentamila lavoratori che non devono anteporre la necessità del riposo né le convenienze
personali, fintanto che durerà la nostra battaglia contro le forze scatenate del crimine e dell’ignoranza.
Questo servizio sarà per tutti nelle regioni del nostro limite vibrazionale, tra noi e i piani inferiori,
perché non possiamo aspettare l’avversario nella nostra dimora spirituale. Nelle organizzazioni
collettive è forzoso il considerare la medicina preventiva come misura principale per preservare la pace
interna. A Nosso Lar siamo più di un milione di creature devote ai disegni superiori e al miglioramento
morale di noi stessi. Sarebbe carità il permettere l’invasione di svariati milioni di spiriti ribelli? Pertanto
non possiamo esitare in ciò che si riferisce alla difesa del bene. So che molti tra voi ricordano, in questo
istante, il Grande Crocefisso. Sì, Gesù si consegnò alla folla degli ammutinati e dei criminali, per amore
della redenzione di tutti noi, ma non consegnò il mondo al disordine e all’annichilimento. Tutti
dobbiamo essere pronti al sacrificio individuale, ma non possiamo consegnare questa nostra dimora ai
malfattori. E’ evidente che il nostro compito essenziale è di fratellanza e di pace, di amore e di sollievo
a coloro che soffrono, è sicuro che consideriamo tutto il male come uno spreco di energia, ed il crimine
tutto come una malattia dell’anima, ma intanto Nosso Lar è un patrimonio divino che bisogna difendere
con tutte le energie del nostro cuore. Colui che non sa preservare non è degno di usufruirne. Pertanto
prepariamo quelle legioni di lavoratori che opereranno in missione di amore fraterno e di consolazione
sulla Terra e nell’Umbral e nelle regioni di Tenebre; ma bisogna organizzare in questo Ministero prima
di tutto, una legione speciale a nostra difesa, che ci garantisca le realizzazioni spirituali entro i nostri
confini vibratori”.
Così continuò ad argomentare, per lungo tempo, accentuando quelle provvidenze di carattere
fondamentale, facendo considerazioni che mai riuscirei qui a descrivere. Ultimando i suoi commenti,
ripeté la lettura del versetto di Matteo, invocando di nuovo le benedizioni di Gesù con le sue energie
sugli ascoltatori, affinché nessuno di noi ricevesse questi doni invano.
Commosso e affascinato, ascoltai i bambini intonare l’inno che la Ministra Veneranda aveva intitolato
“La Grande Gerusalemme”. Il Governatore scese dalla tribuna in una atmosfera di rinnovata speranza;
in quel momento brezze carezzevoli cominciarono a soffiare sopra gli alberi portando, forse da tanto
lontano, petali di rose con varie tonalità di un blu meraviglioso, che si fondevano non appena
sfioravano radenti le nostre fronti, riempiendoci il cuore di un intenso giubilo.
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Capitolo 43 – IN CONVERSAZIONE
L’atmosfera festosa prevaleva ancora nel Ministero della Rigenerazione, anche se il Governatore se ne
era già andato.
Molto si commentava nei riguardi della cerimonia appena finita. Centinaia di compagni si offrivano per i
lavori ardui della difensiva, rispondendo così all’appello del gran capo spirituale.
Cercai Tobias per consultarlo sulla possibilità del mio aiuto, ma il generoso fratello sorrise della mia
ingenuità e parlò:
- André, tu stai cominciando adesso una nuova attività. Non precipitarti nel richiedere per ulteriori
responsabilità. Il Governatore ci ha appena detto che ci sarà servizio per tutti. Non dimenticarti che le
nostre Camere di Rettificazione sono centri di lavoro attivo di giorno e di notte. Non affliggerti.
Ricordati che trentamila servitori saranno convocati per una vigilanza permanente. Così nella
retroguardia vi saranno grandi vuoti che dovranno essere riempiti.
Visualizzando la mia contrarietà, il compagno con bontà e buon umore aggiunse dopo una piccola
pausa:
- Rallegrati della iscrizione alla scuola contro la paura. Credimi questo ti farà un bene enorme.
Nel frattempo Lísias era venuto per la celebrazione con la delegazione del Ministero dello Ausilio, mi
vide e con il permesso di Tobias lo seguii per un breve colloquio personale.
- Lo conosci? - domandò lui – il Ministro Benvenuto della Rigenerazione? Che è appena arrivato dalla
Polonia.
- Non ho avuto questo piacere.
- Andiamo al suo incontro - replicò Lísias, condividendo con me le sue vibrazione di immenso affetto
fraterno -, è da tanto che ho l’onore di averlo nel mio circolo di amicizie personali.
Dopo alcuni istanti eravamo in un gran parco verde, consacrato ai lavori di questo Ministro della
Rigenerazione, che io conoscevo solo di vista.
Numerosi gruppi di visitatori conversavano qui e là sotto quei grandi alberi. Lísias mi portò tra il gruppo
più grande dove Benvenuto stava scambiando le sue impressioni con diversi amici, mi presentò con
parole generose. Il Ministro mi accolse cortesemente, ammettendomi nel suo gruppo con estrema
bontà.
Così come la conversazione continuava entro canoni normali, ho notato che si discuteva la situazione
sulla sfera terrestre.
- Molto dolorante il quadro che vediamo - commentava Benvenuto con tono grave -; abituati come
siamo alla pace in America, nessuno di noi immaginava le grandi difficoltà nel lavoro di aiuto spirituale
sui campi di battaglia in Polonia. Tutto è oscuro e tutto è difficile. Lì non ci si possono attendere scintille
di fede da parte degli aggressori, e nemmeno dalla maggioranza delle vittime che cedono sotto quelle
orribili impressioni. Gli incarnati non ci offrono aiuto ma consumano soltanto le nostre forze. Dall’inizio
del mio Ministero, non ho mai visto così tanta sofferenza di massa.
- E la delegazione si è fermata lì per molto? – domandò uno dei compagni con interesse.
- Tutto il tempo disponibile - aggiunse il Ministro. Il capo della spedizione, un nostro collega dell’Ausilio,
trovò conveniente il rimanere esclusivamente per quel compito, così che si potesse avere pieno
vantaggio di tale opportunità. A questo riguardo le condizioni non potevano essere migliori. Sono
spiacente che noi siamo ben lontani dal possedere quelle straordinarie capacità di resistenza di quei
devoti spiriti lavoratori che si trovano lì nel compimento di un dovere. Il lavoro di prima assistenza
funziona perfettamente, al di là dell’aria asfissiante saturata da vibrazioni distruttive. Il campo di
battaglie, invisibile ai nostri fratelli terreni, è un vero inferno di indescrivibile proporzione . Mai come
durante la guerra, l’essere umano presenta segni così evidenti di un’anima decaduta con quelle
caratteristiche prevalentemente diaboliche. Ho visto uomini intelligenti e istruiti applicarsi con estrema
cura nella localizzazione dei settori di attività pacifica, per quello che chiamano “colpi diretti”. Bombe
con alto potere esplosivo che distruggono palazzine costruite per usi civili. Ai fluidi velenosi della
mitraglia si accoppiano le emanazioni pestilenziale dell’odio e rendono quasi impossibile qualsiasi
ausilio. Però, quello che più ci rattristò sono state le penose condizioni dei militari aggressori, quando
alcuni di loro lasciavano gli abiti carnali costretti dalle circostanze. La maggioranza di loro è dominata
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dalle forze tenebrose, e fuggivano dagli spiriti missionari chiamandoli tutti “fantasmi della croce”.
- E non erano recuperati dai giusti consigli? – domandò qualcuno interrompendo il narratore.
Benvenuto fece un gesto espressivo e rispose:
- Sarà sempre possibile aiutare i matti non pericolosi nelle loro case: ma quale medicamento si può
offrire ai pazzi furiosi se non l’ospizio? Niente altro si poteva fare per queste entità che il lasciarle tra gli
abissi delle tenebre, dove al momento giusto saranno obbligate a cambiare le loro attitudini mentali ed
aprire le loro menti a nuovi modi di pensare. Tuttavia è accettabile che i gruppi di assistenza limitino il
soccorso a coloro che hanno qualche probabilità di raccogliere l'aiuto superiore. Quindi, gli spettacoli
sono stati particolarmente dolorosi per molte ragioni.
Avvalendosi di un piccolo intervallo, un altro compagno rimarcò:
- E' quasi incredibile che l’Europa, con tanti patrimoni culturali, si sia messa in una simile calamità.
- Amici miei è una mancanza di preparazione religiosa - dichiarò il Ministro con espressiva inflessione
della voce -, all’uomo non basta una intelligenza coltivata, ma è anche necessario illuminare il suo
spirito nelle cose eterne.
Le chiese sono sempre sante nei suoi fondamenti e il sacerdozio sarà sempre divino, quando avrà cura
essenzialmente della Verità di Dio; ma il sacerdozio politico non nutrirà mai la sete spirituale della
civilizzazione. Senza il soffio divino, le personalità religiose potranno ispirare il rispetto e l'ammirazione
ma non la fede e la fiducia.
- Ma lo Spiritismo? – domandò improvvisamente uno dei vicini. Non sono arrivati i primi fiori della
dottrina dall’America e dall’Europa, ha più di cinquant’anni? Questo nuovo movimento non continua il
suo servizio per le verità eterne?
Benvenuto sorrise, fece un gesto molto espressivo e aggiunse:
- Lo Spiritismo è la nostra grande speranza e sotto tutti gli aspetti è il Consolatore dell’Umanità
incarnata; ma il nostro percorso è ancora molto lento. Si tratta di un dono sublime, per il quale la
maggioranza degli uomini non possiede ancora gli “occhi per vedere”. Una gran percentuale di nuovi
apprendisti si avvicina a questa nuova fonte divina ricopiando gli antichi vizi religiosi.
Vogliono ricevere dei vantaggi, ma non si dispongono a dare niente da se stessi. Invocano la verità, ma
non gli camminano incontro. Mentre molti studiosi riducono i medium a cavie umane, numerosi
credenti procedono come gli infermi, che anche se curati, credono più nella malattia che nella salute e
mai proseguono con le loro forze. Infine, da quelle parti, cercano sì gli spiriti materializzati per dei
fenomeni momentanei, mentre noi altri viviamo alla ricerca di uomini spiritualizzati per un lavoro serio.
L’ambiguità nelle parole ci ha fatto venire il buon umore generale, il Ministro aggiunse con gravità:
- I nostri servizi sono astronomici. Però non dobbiamo dimenticare che tutti gli uomini sono semi del
divino. Intraprendiamo la nostra missione con speranza e ottimismo, poiché siamo convinti che se bene
facciamo la nostra parte, possiamo essere sicuri che il Signore farà il resto.
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Capitolo 44 – LE TENEBRE
Arricchendo le allegrie della riunione, Lísias mi ha fatto conoscere i nuovi valori della sua cultura e
sensibilità. Suonò con la sua cetra alcune vecchie canzoni con maestria, riportando alla mia mente le
melodie della Terra.
Che giorno veramente meraviglioso! Molte gioie spirituali si seguivano una dopo l’altra, come se
fossimo in paradiso.
Quando mi sono ritrovato da solo con il buon infermiere dell’Ausilio, ho provato a raccontargli le mie
sublimi impressioni.
- Non dubitare, mi disse sorridendo, quando siamo in compagnia di coloro che amiamo, qualche cosa di
consolante e di costruttivo si insinua nel nostro intimo. E’ l’alimento dell’amore, André. Quando tante
anime si congiungono nell’impegno di qualche interesse comune, i loro pensieri si mescolano, dando
vita a centri di forza da cui ognuno riceve la sua parte di gioia o di sofferenza appartenente alla
vibrazione generale. E’ per questa ragione che sul pianeta l’ambiente è un fattore così tanto
determinante per il cammino di ogni uomo. Ogni creatura si alimenterà di ciò che ha coltivato. Se ogni
giorno ci lasciamo andare a sentimenti di tristezza ne diventeremo schiavi; chi esalta l'infermità, ne
soffrirà il danno.
Osservando la mia perplessità, concluse:
- Non vi è nessun mistero in questo. E’ la legge della vita che lavora tanto per gli sforzi del bene così
come per i movimenti del male.
Nelle riunioni di fraternità, di speranza, di amore e di allegria, ne usciamo con la fraternità, la speranza,
l’amore e l’allegria per tutti; ma in tutte le assemblee con tendenze inferiori, dove predominano
l’egoismo, la vanità o il crimine, ne usciremo avvelenati con le vibrazioni distruttive di questi
sentimenti.
- Hai ragione - ho esclamato commosso -; vedo che la vita nelle case sulla terra segue allo stesso
modo questi principi. Quando vi è reciproca comprensione, viviamo nell’anticamera dell'avventura
celeste, mentre se rimaniamo nella incomprensione e nella malvagità, abbiamo l’inferno vivente.
Lísias fece un’espressione di buon umore, confermando con un sorriso.
Fu così che mi ricordai di domandargli qualcosa che fin da prima mi torturava la mente. Si riferiva al
Governatore, quando ci parlava dei circoli sulla Terra, dell’Umbral e delle Tenebre, ma francamente,
fino ad ora non avevo avuto nessuna notizia su questo piano.
Mi chiedevo se quella regione tenebrosa potesse essere stata lo stesso Umbral, dove avevo vissuto a
mia volta vagando per anni in quelle dense ombre? Nelle Camere non vedevo numerosi squilibrati e
ammalati di tutti tipi che provenivano dalle zone dell’Umbral?
Ricordando che Lísias mi aveva offerto dei preziosi chiarimenti sulla mia situazione, all’inizio della mia
esperienza a Nosso Lar, gli ho confidato questi miei dubbi intimi, parlandogli della perplessità in cui mi
trovavo.
Lui con espressione degna di nota mi disse:
- Chiamiamo Tenebre le regioni più inferiori che conosciamo.
Considera tutte le creature come viaggiatori della vita. Pochi proseguono risoluti cercando l’obbiettivo
essenziale della giornata. Sono gli spiriti nobilissimi che scoprirono l’essenza divina in se stessi,
camminando verso la meta sublime senza esitazione. Dunque, la maggioranza indugia.
Allora abbiamo una moltitudine di anime che permangono, per secoli e secoli, ripetendo le stesse
esperienze. I primi percorrono linee rette. I secondi camminano sullo stesso sentiero circolare. Con
questo movimento, ripetendo il cammino e rifacendo vecchi sforzi, rimangono alla mercè di
innumerevoli vicissitudini. Così avviene che molti si smarriscano nella densa foresta della vita,
disorientati dal labirinto che loro stessi hanno tratteggiato con i propri piedi.
In questa categoria classifichiamo i milioni di esseri che vagano nell’Umbral. Altri preferendo
camminare nel buio, con le loro preoccupazioni egoistiche che li assorbono, spesso cadono nei precipizi
dove rimangono sul fondo per un tempo indeterminato. Hai capito?
Le delucidazioni non potevano essere più chiare.
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Però sensibilizzato dalla esattezza e complessità dell’argomento, ho chiesto ancora:
- Tuttavia, che mi dici di queste cadute? Accadono soltanto sulla Terra? Solamente gli incarnati sono
soggetti a questi precipizi?
Lísias pensò un minuto e rispose:
- Questa tua osservazione è opportuna. Ovunque si trovi lo spirito può precipitarsi negli abissi del male,
però bisogna mettere in evidenza che nelle sfere superiori le difese sono più forti, e di conseguenza la
responsabilità per la colpa commessa è conseguentemente più grande.
- Tuttavia – ho insistito -, pensavo che la caduta non fosse sempre possibile ad eccezione delle regioni
legate alla terra. L’ambiente divino, la conoscenza della verità, l’ausilio superiore, li immaginavo come
antidoti infallibili al veleno della vanità e della tentazione.
Il compagno sorrise e chiarì:
- Il problema della tentazione è più complesso. I paesaggi del pianeta terrestre sono pieni d’ambienti
divini, conoscenza della verità e dell'aiuto superiore. Nonostante questo molte battaglie distruttive
avvengono tra alberi accoglienti e campi primaverili, molti omicidi sono commessi sotto il chiaro di
luna, insensibili ai profondi suggerimenti delle stelle; altri opprimono i più deboli mentre stanno
ascoltando intorno le sublimi rivelazioni della verità superiore. Sulla Terra non mancano quei paesaggi
dall’espressione essenzialmente divina.
Le parole dell’infermiere penetravano nella profondità del mio spirito.
Ed è anche vero, che solitamente le battaglie seminano la loro distruzione in primavera e in estate,
quando la natura stende al suolo quel firmamento meraviglioso per colori, profumi e luce; i furti e gli
omicidi sono praticati di preferenza di notte, quando la luna e le stelle riempiono il pianeta di divina
poesia. La maggioranza tra i tiranni dell’umanità è costituita da uomini eminentemente colti, che
disprezzano l’inspirazione divina.
Rinnovando il mio concetto che si riferiva alla caduta spirituale, ho aggiunto:
- Lísias, dopo tutto ciò, puoi darmi un’idea di dove è situata questa zona di tenebre? Se l’Umbral è
legato alla mente umana, dove è questo posto così simile per sofferenza ed orrore?
- Ci sono sfere di vita da tutte le parti - disse lui sollecito -, il vuoto sarà sempre una mera immagine
letteraria. In tutto vi è energia vivente e ogni specie di esseri si muove in determinate aree di vita.
Dopo un piccolo intervallo, durante il quale sembrava meditare profondamente, continuò:
- Naturalmente come è accaduto a noi altri, tu hai situato la regione di vita dopo la morte del corpo
fisico nelle zone appena al di sopra della superficie del pianeta, inconsapevole di ciò che vi è al di sotto.
Ma la vita tutta, palpita nel profondo del mare così come nel cuore della terra. Inoltre lo spirito
obbedisce al principio del campo gravitazionale, così come i corpi materiali. La Terra non è solamente il
campo ove possiamo ferire o maltrattare a nostro bel piacere. E’ una organizzazione viva, che segue
leggi determinate che possono renderci liberi o schiavi, a seconda delle nostre opere. E’ chiaro che
l’anima oppressa di colpe non potrà risalire in superficie sul meraviglioso lago della vita. Facendo un
riassunto, devo ricordarti che gli uccelli possono salire a grandi altezze; mentre quelli che sono avvolti
dagli arbusti troveranno difficoltà nel prendere il volo, e quelli che sono legati a pesi consistenti sono
veri schiavi dello sconosciuto.
Comprendi?
Però Lísias, non aveva bisogno di farmi questa domanda. Ho valutato subito il quadro immenso di lotte
purificatrici che si disegnava davanti ai miei occhi spirituali, nelle zone più basse dell’esistenza.
Come colui che ha bisogno di ponderare a sufficienza, prima di esprimersi, il compagno pensò, pensò...
e concluse:
- Così come portiamo nel nostro interno dell’essere le potenzialità per il bene e per il male, così il
pianeta possiede entrambe nella sua espressione più elevata e più bassa, con cui riparare le colpe e
poter aprire il passaggio alla vita eterna a coloro che trionfano.
Come medico umano, tu sai che ci sono elementi nel cervello dell’uomo, che sovrintendono al compito
della direzione. Però oggi, riconosciamo che questi elementi non sono propriamente fisici ma bensì
spirituali in essenza.
Se tu ami il vivere esclusivamente nelle ombre oscurerai il senso divino della direzione. Alla fine nel
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lanciare noi stessi nelle tenebre, dato che l’abisso attrae l’abisso, avverrà che ognuno di noi arriverà al
posto dove si sta dirigendo con i propri passi.
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Capitolo 45 – NEL CAMPO DELLA MUSICA
Nel pomeriggio Lísias mi invitò ad accompagnarlo al Campo della Musica.
- C’è il bisogno di divertirsi un pochino, André! – disse lui gentile.
Vedendomi indeciso disse:
Parlerò io a Tobias. La stessa Narcisa si è presa oggi un giorno di riposo. Andiamo!
Però, io osservavo in me stesso un cambiamento singolare. Nonostante fosse passato poco tempo da
quando avevo incominciato a lavorare lì, già mi sentivo unito da un grande amore per quelle Camere.
Le visite quotidiane del Ministro Genesio, la compagnia di Narcisa, l’ispirazione di Tobias, l’amicizia dei
compagni, tutto ciò mi parlava particolarmente allo spirito. Narcisa, Salústio ed io spendevamo tutto il
nostro tempo libero per migliorare l’interno, qui e lì, per renderlo più sereno e confortevole per gli
ammalati, che stimavamo di tutto cuore, come se fossero stati i nostri stessi figli. Considerando la
nuova posizione in cui mi trovavo, mi avvicinai a Tobias, a cui l’infermiere dell’Ausilio diresse la parola
con rispettosa intimità. Ricevendo la mia richiesta, il mio istruttore nel lavoro acconsentì con
soddisfazione:
- Ottimo programma! André bisogna conoscere il Campo della Musica.
E abbracciandomi:
- Non esitare. Vai a passeggiare! Questa notte ritorna quando vorrai. Tutti i nostri servizi sono ben
seguiti.
Con gratitudine accompagnai Lísias. Arrivando a casa sua nel Ministero dell’Ausilio, ho avuto la
soddisfazione di rivedere la signora Laura e di informarmi a riguardo del ritorno della devota madre di
Eloisa, che sarebbe dovuta ritornare dal pianeta la settimana prossima. La casa era ricolma di gioia.
Era più bellezza sia all’interno per le nuove disposizioni che in giardino.
Nel lasciarci la padrona di casa mi abbracciò e disse di buon umore:
- Così d’ora in poi, la città avrà un frequentatore in più nel Campo della Musica! Fai attenzione al
cuore!...
Quanto a me per oggi rimarrò ancora a casa. Però tra non molto me ne andrò da voi! Non mi tarderò a
cercare il mio alimento sulla Terra!...
In mezzo alla generale allegria, siamo usciti nella via pubblica. Le giovani si fecero accompagnare da
Polidoro e Estacio, con cui stavano conversando amabilmente. Lísias era a mio fianco, così siamo scesi
dall’aerobus in una delle piazze del Ministero dell’Elevazione, e disse con affetto:
- Finalmente conoscerai la mia fidanzata, a cui ho parlato di te tante volte.
- E’ curioso – osservai sorpreso – trovare anche qui dei fidanzamenti...
- Perché no? L’amore sublime vive nel corpo mortale o nell’anima eterna? Lì sulla terra caro amico mio,
l’amore è come una pepita d’oro nascosta tra le ruvide pietre. Gli uomini tanto lo confondono con le
loro necessità, con i desideri e stati inferiori, che raramente vi sarà la differenza tra le ruvide pietre ed
il prezioso metallo.
L’osservazione era logica. Riconoscendo l’effetto benefico della spiegazione proseguì:
- Il fidanzamento è di gran lunga più bello nelle sfere spirituali. I nostri sensi non sono oscurati dal velo
della illusione. Siamo quello che siamo. Lascínia ed io abbiamo già fallito molte volte nelle esperienze
materiali. Devo confessarti che quasi tutti i disastri del mio vicino passato hanno avuto origine dalle
mie imprevidenza e dalla mia assoluta mancanza di auto dominio. La libertà che le leggi sociali del
pianeta danno a coloro che sono di sesso maschile, ancora non sono state correttamente comprese da
noi tutti. Raramente al mondo qualcuno di noi la utilizza per aiutare la nostra spiritualità.
Frequentemente la trasformiamo in una discesa scivolosa verso l’animalità. Invece le donne hanno
avuto, finora, a loro favore una disciplina più rigorosa. Nell’esistenza passeggera, soffrono la tirannia e
sopportano il peso delle nostre imposizioni; però qui, attraversiamo un aggiustamento dei valori.
Veramente libero è soltanto colui che impara ad obbedire. Sembra un paradosso, tuttavia è l’esatta
verità.
- Però – indagai – tu hai dei nuovi progetti per i circoli carnali?
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- Non potrebbe essere in altra maniera – spiegò lui frettolosamente -, ho bisogno di arricchire il mio
patrimonio di esperienze, ed oltre a ciò i miei debiti con il pianeta sono ancora enormi. Tra poco
Lascinia ed io formeremo qui una nostra casetta di felicità, credendo che ritorneremo sulla Terra
esattamente tra più o meno trentanni.
Avevamo raggiunto le vicinanze del Campo della Musica. Luci di una indescrivibile bellezza bagnavano
l’ampio parco, come se si fossero realizzati gli incantesimi di una vera storia di fate. Fonti luminose
disegnavano quadri sorprendenti: era uno spettacolo assolutamente nuovo per me.
Prima che potessi manifestare la mia profonda ammirazione, Lísias mi raccomandò di buon umore:
- Lascínia sempre si fa accompagnare da due sorelle, spero che tu sarai per loro un piacevole
accompagnatore.
- Ma, Lísias... - risposi reticente, considerando la mia antica posizione coniugale – tu devi comprendere
che sono legato a Zélia.
L’amico infermiere, in quell’istante si mise a sorridere a non finire, aggiungendo:
- Ma dai! Nessuno vuole ferire i tuoi sentimenti di fedeltà. Intanto non credo che l’unione matrimoniale
debba comportare la dimenticanza della vita sociale. Non sai più essere il fratello di qualcuno, André?
Mi misi a ridere imbarazzato, e niente potei replicare.
In quel momento ci avvicinammo al cancello d’ entrata, dove Lísias pagò gentilmente il biglietto.
In quel posto notai un gran gruppo di persone, vicino ad un grazioso palco dove un corpo orchestrale
suonava musica leggera. Sentieri delineati da fiori si disegnavano davanti a noi, portando all’accesso
all’interno del parco, da varie direzioni. Osservando la mia ammirazione per le canzoni che ascoltavano,
il compagno mi spiegò:
- Alle estremità del Campo, vi sono vari stili musicali che sono suonati a seconda del gusto personale di
ogni gruppo di coloro che non possono ancora comprendere l’arte sublime; ma al centro abbiamo la
musica universale e divina, l’arte santificata per eccellenza.
Dopo aver attraversato viali ridenti, dove ogni fiore sembrava possedere un suo regno particolare,
cominciai a sentire una armonia meravigliosa che dominava nel cielo. Sulla Terra vi erano piccoli gruppi
che preferivano la fine musica, e un gran numero quella regionale. Tuttavia lì si verifica il contrario. Il
centro del campo era pieno. Io avevo assistito a numerose riunioni nella colonia, mi ero estasiato
davanti a quella raccolta di persone che il nostro Ministero aveva riservato per il Governatore, ma tutto
quello che vedevo ora andava ben oltre a tutto ciò che mi aveva abbagliato fino ad ora.
La crema di Nosso Lar veniva presentata in una forma magnifica.
Non era lusso, né eccesso di qualsiasi tipo, ciò che forniva quella luminosità in quel quadro
meraviglioso. Era quella completa espressione di naturalezza in tutto, quella semplicità commista con la
bellezza, la pura arte e quella vita senza artifici. L’elemento femmineo appariva nel paesaggio,
rivelando la sua estrema raffinatezza di gusto personale, senza spreco di abbellimenti e senza tradire la
semplicità divina. Grandi alberi, diversi da quelli che si conoscono sulla Terra, creavano una bella
staccionata illuminata ed accogliente.
In quelle strade fiorite non si attardavano soltanto coppie affettuose. Ma gruppi di signore e di
gentiluomini si intrattenevano in animata conversazione, di gran valore e costruttiva. Nonostante mi
sentissi sinceramente umiliato per la mia piccolezza davanti a quello gruppo di selezionati, provavo il
silenzioso messaggio di simpatia nello sguardo di coloro che mi osservavano. Udivo frasi isolate,
riguardanti i circoli carnali, ma tuttavia, in nessuna conversazione notai la più piccola ombra di malizia
o di accusa verso gli uomini. Si discuteva dell’amore, della cultura intellettuale, della ricerca scientifica,
della filosofia costruttiva, ma tutti i commenti tendevano verso le alte sfere del mutuo aiuto, senza
qualsiasi attrito nelle opinioni. Lì osservai che il più saggio limitava le vibrazioni del suo potere
intellettuale, mentre i meno colti elevavano, per quanto possibile, le loro capacità di comprensione per
assorbire i doni della conoscenza superiore. Nelle tante conversazioni, avvertivo i riferimenti a Gesù e
al Vangelo, ma intanto, quello che più mi impressionava era quella nota di allegria regnante in tutte le
conversazioni. Nessuno ricordava il Maestro con le vibrazioni negative della inutile tristezza, o
dell’ingiustificabile scoraggiamento. Gesù era ricordato da tutti come suprema guida delle
organizzazioni terrene, visibili e invisibili, pieno di comprensione e bontà, ma anche cosciente
dell’energia e della vigilanza necessari alla preservazione dell’ordine e della giustizia.
Quella società ottimista mi incantava. Davanti agli occhi, vedevo materializzata quella speranza di un
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gran numero di pensatori veramente nobili, sulla Terra.
Grandemente meravigliato dalla sublime musica, ascoltai Lísias dire:
- Le nostre guide armoniose, assorbono i raggi ispiratori dei piani più alti, così come i grandi
compositori terrestri sono a volte, portati nelle sfere come la nostra, dove ricevono alcune forme
melodiche che poi ritrasmettono a loro volta agli orecchi umani, dopo aver adattato i temi ricevuti con il
talento che possiedono. Mio André l’Universo è ricolmo di bellezza e di sublimità. La fiaccola
risplendente ed eterna della vita proviene in origine da Dio.
L’infermiere dell’Ausilio, tuttavia, non poté continuare.
In quel momento un grazioso gruppo di persone si era avvicinato. Lascínia e le sorelle erano arrivate ed
era necessario seguire gli imperativi della fraternità.
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Capitolo 46 – SACRIFICIO DI DONNA
Ho trascorso un anno in lavori costruttivi, con mio immenso conforto. Avevo imparato ad essere utile,
avevo trovato il piacere del servire, e cresceva in me il giubilo e la fiducia.
Fino ad ora non ero ancora ritornato nella casa terrena, nonostante quel mio immenso desiderio che mi
pungeva nel cuore. Quando in varie occasioni, avrei voluto chiedere il permesso, qualche cosa mi
fermava. Non avevo ricevuto il giusto aiuto, non contavo lì la tenerezza e l’apprezzamento di tutti i
compagni?
Dovevo riconoscere, pertanto, che i miei desideri sarebbero stati esauditi se mi fossero stati di qualche
vantaggio, e da molto tempo sarei stato incamminato verso il vecchio ambiente domestico. Quindi,
dovevo attendere la parola d’ordine. Oltre a questo, nonostante fosse stata raddoppiata la mia attività
nella Rigenerazione, il Ministro Clarêncio continuava a responsabilizzarmi per la mia permanenza nella
colonia. La signora Laura e il proprio Tobias non si stancavano di ricordarmi questo fatto. Diverse volte
avevo fronteggiato il generoso Ministro dell’Ausilio, e intanto, lui si manteneva sempre silenzioso su
questo tema. D’altronde, Clarêncio mai modificava quella sua attitudine riservata nel disimpegno delle
sue obbligazioni concernenti alla sua autorità. Soltanto per il Natale, quando mi trovavo nelle festività
dell’Elevazione, aveva toccato leggermente l’argomento, indovinando la mia nostalgia per la sposa e
per i miei figlioli. Commentò la gioia di quella notte e osservò che non era lontano il giorno in cui mi
avrebbe accompagnato verso quel nido famigliare. Ringraziai commosso, aspettando ripieno di gioiose
speranze. Intanto avevamo raggiunto il settembre 1940, senza che si vedesse la realizzazione dei miei
desideri.
Però, mi confortava la certezza di avere riempito tutto il mio tempo nelle Camere di Rettificazione, con
un servizio utile. Non avevo riposato.
I nostri compiti proseguivano sempre senza soluzione di continuità.
Mi ero abituato a badare agli ammalati ed ad interpretarne i pensieri.
Non perdevo di vista la povera Elisa, tentando del mio meglio per assisterla in modo indiretto nel
migliore dei modi.
Ma così come riacquistavo il mio equilibrio emozionale, il desiderio di rivedere i miei cari diventava via
via più intenso.
La nostalgia mi colpiva nel profondo. In compenso, ogni tanto mia madre mi visitava, poiché mai mi
aveva abbandonato alla mia propria sorte, anche se risiedeva in circoli più elevati.
L’ultima volta che ci siamo visti, lei mi disse che intendeva parlarmi dei suoi nuovi progetti. Quella
attitudine materna di soave adattamento alle sofferenze morali che gli ferivano l’anima sensibile, mi
aveva commosso profondamente. Quali nuove risoluzioni avrebbe preso? Incuriosito, ne attesi la visita
ansioso di conoscerne i piani.
Nei primi giorni di settembre del 1940, mia madre venne nelle Camere, e dopo gli affettuosi saluti mi
comunicò il suo proposito di ritornare sulla Terra. Con tono affettuoso mi spiegò il suo progetto. Ma
sorpreso e discordando con questa decisione, protestai:
- Non sono d’accordo. Ritornare tu nella carne? Perché? Reincarnarti di nuovo in quel cammino oscuro,
senza una necessità immediata?
Mostrando una nobile espressione di serenità, mia madre considerò:
- Non pensi all’angosciosa condizione di tuo padre, figlio mio? Ho lavorato molti anni per rialzarlo e i
miei sforzi sono stati fino ad oggi inutili. Laerte è oggi un scettico dal cuore avvelenato. Non può
continuare con una tale attitudine, senza la pena di sprofondare in abissi più fondi. Che fare, André?
Avresti il coraggio di rivederlo in tale situazione, evitando il tuo giusto aiuto?
- No - risposi impressionato -; lavorerei per aiutarlo; ma tu potresti aiutarlo da qui.
- Non ne dubito. Anche se gli spiriti che amano veramente, non si limitano ad estendere le loro mani da
lontano. A che cosa servirebbe la ricchezza materiale, se non potessimo offrirla a coloro che amiamo?
Potremmo forse risiedere in un palazzo relegando i figlioli alle intemperie? Non posso rimanere
distante. Ora che posso contare su di te qui, d’ora in poi mi metto assieme a Luisa, per poter aiutare
tuo padre nel ritrovare la giusta via.
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Pensai, ripensai, e poi risposi:
- Tuttavia io insisterei con te. Non ci sono modi per evitare questa tua azione?
- No. Non sarebbe possibile. Studiai con cura l’argomento. I miei superiori gerarchici sono stati
concordi sul consiglio. Non posso far salire l’inferiore ai piani superiori, ma poso fare il contrario. Che
mi resta, se non questo? Non devo esitare un minuto. Ho in te l’aiuto per il futuro. Quindi, non ti
perdere figlio mio, e aiuta tua madre, quando potrai transitare tra le sfere che ci separano dalla crosta.
Nel frattempo, abbi zelo delle tue sorelle, che forse ancora si trovano tra le ombre dell’Umbral, nel
lavoro attivo di purificazione. Tra pochi giorni sarò nuovamente nel mondo, dove mi troverai con Laerte
per i servizi che il Padre ci affiderà.
- Ma,- indagai - come gli stai andando incontro? In spirito?
- No, disse mia madre con una significativa espressione del volto. Con la collaborazione di alcuni amici,
la settimana scorsa l’ho localizzato sulla Terra, preparandogli l’immediata reincarnazione senza che lui
potesse rivelare il nostro aiuto diretto. Mi sono avvalsa di un momento in cui lui tentava di fuggire da
quelle donne che lo soggiogano, questa attitudine mentale fu molto vantaggiosa, e noi con successo lo
abbiamo unito alla sua nuova situazione carnale.
- Ma ciò è possibile? E la libertà individuale?
Mia madre sorrise, un po’ triste, e disse:
- Vi sono alcune reincarnazioni che funzionano come una scelta drastica. Anche quando l’ammalato non
si sente coraggioso, esistono amici che lo aiutano nel bere il santo rimedio, anche se molto amaro.
Riguardo alla libertà senza restrizione, l’anima può invocare questo diritto soltanto quando comprende
il dovere e lo mette in pratica. Quanto al resto, è indispensabile il riconoscere che il debitore è schiavo
del debito assunto. Dio creò il libero arbitrio, noi abbiamo creato la fatalità. Pertanto vi è l’obbligo di
infrangere le manette che costruiamo da noi stessi.
Mentre mi perdevo in gravi pensieri, lei continuò riprendendo le precedenti osservazioni:
- Le infelici sorelle che lo perseguitano, per il momento non lo avrebbero abbandonato, e se non fosse
per la Protezione Divina, e le grazie delle nostre guardie spirituali, forse gli avrebbero sottratto questa
opportunità di una nuova reincarnazione.
- Dio mio!-esclamai. - Sarà allora possibile? Siamo alla mercé del male fino a questo punto? Semplici
giocattoli in mano ai nostri nemici?
- Figlio mio, chiarì mia madre molto calma -, queste domande devono essere nei nostri cuori e nelle
nostre labbra prima di contrarre qualsiasi debito e prima di trasformare i fratelli in avversari del nostro
cammino. Non acquisire prestiti dalla malvagità...
- E queste donne? indagai. - Che cosa sarà fatto di queste infelici?
Mia madre sorrise e rispose:
- Saranno mie figlie tra qualche anno. Non ti dimenticare che andrò al mondo per aiutare tuo padre.
Nessuno aiuta con efficacia intensificando le forze contrarie, così come non si può spegnere in Terra un
incendio con del petrolio. E’ indispensabile amare, André! Coloro che perdono di vista la vera direzione,
vagano pellegrini per il deserto; quelli che sbagliano si sviano dalla vera strada, sì tuffando nel
pantano. Tuo padre è oggi uno scettico e queste povere sorelle sopportano i pesanti fardelli nel fango
dell’ignoranza e dell’illusione. In un futuro non lontano, metterò tutti loro nel mio grembo materno,
realizzando così la mia nuova esperienza.
E con gli occhi brillanti e umidi, come se stesse contemplando il futuro all’orizzonte, concluse:
- E più avanti... chi sa? Forse ritornerò a Nosso Lar, circondata da altri affetti sacrosanti, per una
grande festa di gioia, amore ed unione...
Identificando in lei lo spirito di rinuncia, mi inginocchiai e le baciai le mani.
Fin da quel momento, mia madre non era soltanto mia madre. Era molto più di questo. Era la
messaggera dell’aiuto, che sapeva convertire i carnefici in figli del suo cuore, affinché loro
riprendessero il cammino dei figli di Dio.
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Capitolo 47 – IL RITORNO DELLA SIGNORA LAURA
Non soltanto mia madre si preparava per ritornare nei circoli terreni. Anche la signora Laura si trovava
alla vigilia di questa grande avventura. Avvisato da alcuni compagni, anche io aderii alla dimostrazione
di simpatia e di apprezzamento che diversi funzionari, in particolare dell’Ausilio e della Rigenerazione,
avrebbero prestato alla nobile matrona a seguito del suo ritorno nelle esperienze umane. L’affettuoso
omaggio si realizzò nella notte in cui il Dipartimento dei Conti gli consegnò la sua scheda di servizio
generale.
Non è possibile tradurre con parole comuni il significato spirituale di quella festa intima.
La deliziosa dimora era piena di melodie e di luci. I fiori sembravano più belli.
Numerose furono le famiglie che vennero a salutare l’amica che stava per ritornare. La maggioranza
dei visitatori se ne andò dopo un breve saluto affettuoso; mentre gli amici più intimi rimasero lì fino a
notte inoltrata. Così ebbi l’occasione di sentire delle osservazioni curiose e sagge.
La signora Laura mi sembrava più circospetta, più seria. Le si notava lo sforzo per assecondare il flusso
di ottimismo generale. In quella sala del soggiorno affollato la madre di Lísias spiegava al
rappresentante del Dipartimento:
- Credo di non rimanere che altri due giorni. I condizionamenti del Servizio di Preparazione e quelli
della Delucidazione sono finiti...
E con lo sguardo un po’ triste concludeva:
- Come vedi sono pronta.
L’interlocutore prese un’espressione di sincera fraternità e aggiunse incoraggiandola:
- Intanto spero che tu sia in animo per la lotta. Nelle tue condizioni è meraviglioso avviarsi verso il
mondo. In una comunità di più di un milione di compagni, hai migliaia e migliaia di ore di servizio a tuo
favore. Oltre a questo, i tuoi figlioli che stai lasciando qui, continueranno ad essere per te un grande
incentivo.
- Tutto ciò mi conforta- esclamò la padrona di casa senza mascherare l’intima preoccupazione -, ma
dobbiamo ancora comprendere che la reincarnazione è sempre una prova di grande importanza. So che
il mio sposo mi ha preceduto nell’enorme sforzo, e che gli amati figli saranno i miei fedeli amici;
tuttavia...
- Dai! Non ti lasciar portare dalle congetture – interruppe il Ministro Genésio -, dobbiamo confidare
nella Protezione Divina e in noi stessi. Le risorse della Provvidenza sono inesauribili. Bisogna infrangere
gli occhiali offuscati che ci presentano il paesaggio fisico come un amaro esilio. Non pensare soltanto ai
lati deboli; bensì visualizza soltanto le probabilità di successo. Oltre a questo, è giusto confidare un po’
in noi altri, tuoi amici, che non staremo troppo lontani per quel che riguarda la “distanza vibratoria”.
Pensa alla felicità di poter essere d’aiuto ai vecchi amici e alla immensa gioia di potergli essere utile.
La signora Laura sorrise sembrando più incoraggiata, e rimarcò:
- Mi sono assicurata il soccorso spirituale di tutti i miei compagni, così che possa rimanere memore
delle lezioni ricevute qui. So bene che la Terra è ricolma di una divina bellezza. Basta il ricordare che il
nostro Sole è lo stesso che alimenta gli uomini; pertanto mio caro Ministro ho paura di quella
dimenticanza temporanea in cui precipitiamo. Mi sento come una ammalata che sia guarita delle
numerose ferite... In verità le ulcere non mi tormentano più, ma ne conservo le cicatrici. Basterebbe un
piccolo graffio per farle riaffiorare di nuovo.
Il Ministro abbozzò il gesto di chi comprendeva il senso dell’affermazione e contrattaccò:
- Non ignoro quel che rappresentano le ombre delle sfere inferiori, ma è indispensabile il coraggio e
l’andare avanti risoluti. Ti aiuteremo molto nel lavorare più per il bene degli altri che per la
soddisfazione di te stessa. Ora come sempre, il grande pericolo consiste nell’indugio nelle tentazioni
insidiose dell’egoismo.
- Qui - continuò l’interlocutrice sensatamente -, abbiamo le vibrazioni spirituali della maggioranza degli
educati abitanti, quasi tutti nella luce del Vangelo Redentore; e anche quando le vecchie debolezze
tornano a galla nei nostri pensieri, troviamo la naturale difesa nel nostro ambiente. Però sulla Terra, le
nostre buone intenzioni sono come se in un immenso mare di forze aggressive vi fosse una debole luce.
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- Non dire così – interruppe il generoso Ministro -, non dare tanta
inferiori. Sarebbe come armare il nemico affinché ci torturasse.
tempo un campo di lotta. Infatti tutta la luce che accendiamo sulla
il forte vento delle passioni umane mai spegnerà una sola di quelle
importanza alle influenze delle zone
Il campo delle idee è nello stesso
Terra, lì rimarrà per sempre, perché
luci di Dio.
Adesso la signora Laura, a causa dei concetti sentiti, sembrò vedere tutto più chiaramente; cambiò
radicalmente la sua predisposizione mentale e parlò, avvertendosi il suo nuovo stato d’animo:
- Adesso sono convinta che la tua visita è stata provvidenziale. Avevo bisogno di sollevare le mie
energie. Mi mancavano queste esortazioni. E’ vero: la nostra sfera mentale è un incessante campo di
battaglia. Dobbiamo annientare il male e le tenebre che sono dentro noi stessi, sorprenderle sul posto
ove si raccolgono, senza dargli quella importanza che esigono. Sì adesso capisco.
Genesio sorrise soddisfatto e aggiunse:
- Dentro del nostro mondo individuale, ogni idea è come se fosse una entità a parte... E’ necessario
pensarci. Nutrendo gli elementi del bene, essi progrediranno per la nostra felicità, costituiranno i nostri
eserciti difensivi; mentre alimentando qualsiasi elemento del male è come costruire una base sicura per
i nostri stessi nemici e carnefici.
A questo punto, il funzionario del Dipartimento dei Conti osservò:
- E non possiamo scordare che Laura ritorna sulla Terra con una quantità straordinaria di crediti
spirituali. Proprio oggi, il Gabinetto della Governatoria ha inviato una nota al Ministero dell’Ausilio,
raccomandando ai cooperatori tecnici della Reincarnazione la massima cura nella scelta degli
ascendenti biologici che saranno selezionati per la costituzione del nuovo organismo di nostra sorella.
- Ah! è vero- disse lei -, chiesi questa cautela affinché non mi trovassi eccessivamente sottomessa alla
legge dell’ereditarietà. Ho sempre avuto una grande preoccupazione nei riguardi del sangue.
- Vedi - disse l’interlocutore, sollecito - che il tuo merito a Nosso Lar è abbastanza grande, poiché
proprio il Governatore in persona determinò le misure da prendere.
- Non ti preoccupare, pertanto, amica mia - esclamò il Ministro Genésio, sorridendo - avrai al tuo fianco
innumerevoli fratelli e compagni che collaboreranno al tuo benessere.
- Grazie a Dio! - disse la signora Laura, confortata – mi mancava il sentirlo...
Lísias e le sorelle, a cui si univa adesso la simpatica e generosa Teresa, manifestarono la loro sincera
gioia.
- Mia madre aveva bisogno di scordarsi delle sue preoccupazioni - disse il devoto infermiere dell’Ausilio
-; dato che noi non rimarremo qui a dormire.
- Hai ragione - disse la padrona di casa -; coltiverò la speranza, confiderò nel Signore e in tutti voi.
Per il resto della serata, la conversazione ritornò su di un piano di fiducia e di ottimismo. Nessuno
commentò il ritorno alla Terra, se non come una benedetta opportunità di riparare e di imparare, per il
bene.
Nel congedarmi per la notte, la signora Laura mi disse con tono materno:
André domani sera ti aspetto di nuovo. Faremo una piccola riunione intima. Il Ministero della
Comunicazione ci ha promesso la visita del mio sposo. Benché si trovi tra i lacci fisici, Ricardo sarà
portato fin qui, con l’ausilio fraterno dei nostri compagni. Oltre a questo domani mi congederò da voi.
Non mancare.
Ringraziai commosso, sforzandomi di celare le lacrime premature e nostalgiche che mi spuntavano dal
cuore.
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Capitolo 48 – L'INCONTRO FAMIGLIARE DI PREGHIERA
Probabilmente i partecipanti dello Spiritismo non saranno sorpresi della riunione a cui ho partecipato in
casa di Lísias. Ma per me fu una nuova ed interessante esperienza. Nel gran soggiorno si riunì una
piccola assemblea di poco più di trenta persone. I mobili erano distribuiti in modo semplice.
Le confortevoli poltrone erano poste in fila di dodici a dodici di fronte alla tribuna, dove il Ministro
Clarêncio prendeva posizione come direttore, vicino alla signora Laura e ai figli. Circa alla distanza di
quattro metri giaceva una grande sfera di cristallo, dell’altezza presumibile di due metri, mentre la
parte inferiore era avvolta da fili per la connessione ad un piccolo apparato simile ai nostri altoparlanti.
Numerose domande roteavano nella mia mente.
Nella estesa sala, ognuno prese il proprio giusto posto, ma potei osservare che tra i gruppi la
conversazione era fraterna.
Trovandomi accanto a Nícolas, il vecchio servitore del Ministero dell’Ausilio ed intimo della famiglia di
Lísias, ho osato chiedergli qualcosa. Il compagno non mi fece problemi e chiarì:
- Siamo pronti; tuttavia, aspettiamo l’ordine per comunicare.
Il nostro fratello Ricardo è nella fase della fanciullezza in terra e non gli sarà difficile l'abbandonare i
legami fisici più forti, per alcuni instanti.
- Ma lui verrà fin qui? – domandai.
- Come no? – ribatté l’interlocutore. – Non tutti gli incarnati sono incatenati al suolo della Terra. Come
le colombe messaggere che spendono il loro tempo di servizio tra due regioni, così vi sono spiriti in
terra che vivono tra i due mondi.
E indicando l’apparecchio davanti a noi, mi informò:
- Quello è il gabinetto ove si presenterà.
- Perché quel globo cristallino? - ho domandato curioso. – Non poteva manifestarsi senza di esso?
- E' necessario il ricordare - disse Nícolas gentilmente - che le nostre emozioni possono trasmettere
vibrazioni perturbanti. Quella piccola camera cristallina è costituita di un materiale isolante. Così le
nostre energie mentali non potranno penetrare.
Proprio in quell’instante, Lísias fu chiamato al telefono dai funzionari della Comunicazione. Era arrivato
il momento. Si poteva cominciare il lavoro che avrebbe portato alla riunione.
Sull'orologio della parete vidi che erano le 0,40. In risposta al mio sguardo interrogativo, mi disse a
voce bassa:
- Soltanto a quest’ora, nella nuova casa sulla Terra di Ricardo, c'è abbastanza tranquillità. I genitori
dormono naturalmente, e lui in questa nuova fase, non rimane ancora interamente confinato accanto
alla culla...
Non poté continuare. Alzandosi, il Ministro Clarêncio chiese l'omogeneità nei pensieri e una vera fusione
nei sentimenti.
Nel silenzio che seguì, Clarêncio disse una semplice ma toccante preghiera.
Successivamente, Lísias suonò in modo meraviglioso il flauto, riempiendo la stanza di vibrazioni di pace
e di fascino. Poco dopo, Clarêncio prese ancora la parola:
- Fratelli - disse - , adesso inviamo a Ricardo, il nostro messaggio d’amore.
Con sorpresa osservai che le figlie e la nipote della signora Laura, accompagnate da Lísias,
abbandonarono il palco prendendo posizione accanto agli strumenti musicali. Judite, Iolanda e Lísias
raggiunsero il piano, l’arpa e la cetra, mentre Teresa ed Eloísa tra loro integravano il grazioso coro
famigliare.
Quelle corde armoniche sposate all’eco delle soffici melodie hanno fatto elevare la musica, rendendola
gradevole e divina, somigliante ad un canto celestiale. Mi sentii trasportato nelle sfere sublimi del
pensiero, quando voci melliflue mi giunsero all’interno. Lísias e le sue sorelle cantavano una
meravigliosa canzone, composta da loro stessi.
E' molto difficile per me il scrivere in forma umana il significato di quelle parole, piene di spiritualità e
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bellezza, ma proverò a farlo per dimostrare la ricchezza dell'amore sublime dei piani della vita che si
stendono al di là della morte:
Padre caro, mentre la notte
Porta la benedizione del riposo,
Ricevi, amato padre,
Il nostro affetto e la nostra devozione!...
Mentre le stelle cantano
In quella luce che diviene fioca,
Vieni ad unirti alla nostra preghiera
Con la voce del tuo cuore.
Non ti perturbare nella strada,
Di ombre della dimenticanza,
Non darti alla sofferenza,
Che mai tu sia ferito nel male.
Non temere il dolore della terra,
Ricorda la nostra alleanza,
Conserva il fiore della speranza
Per la ventura [destino] immortale.
Mentre dormi nel mondo,
Le nostre anime risvegliate
Ricordano le aurore
Di questa vita superiore;
Attendi il futuro sorridente,
Aspetta anche noi, che un giorno,
Ritorneremo nella gioia
Del giardino del tuo amore.
Vieni a noi, Padre generoso,
Ritorna alla pace del nostro nido,
Rivolgiti verso le luci sul cammino,
Anche che sia in sogno;
Dimentica, per un minuto, la Terra
E viene a sorseggiare la pura acqua
Di conforto e di tenerezza
Delle fonti di Nosso Lar.
La nostra casa non ti dimentica
Il sacrificio, la bontà,
La sublime chiarezza
Delle tue lezioni per il bene;
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Vieni attraversando la densa ombra,
Vinci Padre, la carne strana,
Sali sull’apice della montagna,
Vieni anche tu a pregare con noi.
Alla fine delle ultime note della bella composizione, ho notato che il globo si copriva all’interno, di una
sostanza lattiginosa - grigia, presentandosi, subito dopo, la figura simpatica di un uomo di età matura.
Era Ricardo.
E’ impossibile per me il descrivere quella sacra emozione della famiglia, nel porgergli gli amorosi saluti.
Il nuovo arrivato dopo aver parlato in particolare con la compagna e con i figli, fissò lo sguardo verso di
noi chiedendoci di ripetere quella soave canzone figliale, che riascoltò bagnato dalle lacrime.
Quando finirono le ultime note, parlò commosso:
- Oh! Miei figli, come è grande la bontà di Gesù, che ci avvolse nel culto domestico del Vangelo con le
supreme felicità di questa notte! In questa sala abbiamo cercato, assieme, il cammino verso le sfere
superiori; molte volte riceviamo il pane spirituale della vita ed è ancora qui, che ci rincontriamo per
quel santo incentivo. Come sono felice!
La signora Laura piangeva con discrezione. Lísias e le sorelle avevano gli occhi colmi di lacrime.
Ho visto che il nuovo arrivato non parlava con facilità e non poteva disporre di molto tempo tra noi.
Tutti probabilmente avevamo la stessa impressione, perché ho visto Judite abbracciarsi al globo
cristallino, sentendola esclamare affettuosamente:
- Caro papà, dicci di che cosa hai bisogno da noi, chiariscici in che modo possiamo aiutare il tuo cuore
devoto!
Osservai, allora, che Ricardo rivolse un profondo sguardo verso la signora Laura e mormorò:
- Tua madre verrà da me tra poco, figliola! Più tardi verrete anche voi! Cosa potrei ancora desiderare
per essere felice, se non pregare il Maestro che ci benedica per sempre?
Tutti piangevamo, inteneriti.
Quando il globo ha cominciato a presentare, di nuovo, gli stessi tuoni grigi, ho sentito Ricardo
esclamare, come per salutare:
- Ah! Figli miei, ho qualche cosa da chiedervi dal fondo della mia anima! Pregate il Signore affinché io
mai possa trovare facilità sulla Terra, affinché la luce della gratitudine e della comprensione rimangano
sempre vive nel mio spirito! ...
Quella richiesta inaspettata mi toccò e mi sorprese nello stesso tempo. Ricardo indirizzò verso tutti i
suoi saluti affettuosi e la cortina della sostanza grigia ricoprì tutto il globo, e successivamente tutto
ritornò all’aspetto normale.
Il Ministro Clarêncio pregò con sentimento e la sezione fu finita, lasciandoci immersi in una
indescrivibile gioia.
Mi diressi verso la tribuna per abbracciare la signora Laura, esprimendogli a viva voce la mia profonda
impressione e riconoscenza, quando qualcuno avanzò quasi davanti alla padrona di casa, che era
occupata nel rispondere alle numerose felicitazioni degli amici presenti.
Era Clarêncio, che mi parlò con tono amichevole:
- André, domani accompagnerò la nostra sorella Laura nella sfera carnale. Se avrai voglia, potrai venire
con noi per visitare la tua famiglia.
La mia sorpresa non poteva essere più grande. Una profonda sensazione di gioia mi entusiasmò, ma
istintivamente mi sono ricordato del servizio nelle Camere.
Indovinando i miei pensieri, il generoso Ministro tornò a dire:
- A tuo favore hai raccolto una quantità d’ore di lavoro straordinario. Per Genésio non sarà difficile
concederti un’assenza per una settimana, dopo un intero anno di cooperazione attiva.
Intenso era il mio giubilo, lo ringraziai, piangendo e sorridendo nello stesso tempo.
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Finalmente sarei andato a rivedere la mia sposa e i miei amati figli.
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Capitolo 49 – RITORNANDO VERSO CASA
Imitando un bimbo che segue i passi dei suoi benefattori, io arrivai nella mia città, con la sensazione
indescrivibile di quel viaggiatore che ritorna alla sua culla natale dopo una lunga assenza.
Sì, il paesaggio non si era modificato in modo avvertibile. I vecchi alberi del rione, il mare, lo stesso
cielo, lo stesso profumo vagante. Ubriaco di gioia non notai più quella espressione del viso della signora
Laura, che dimostrava una particolare preoccupazione, e mi congedai dalla piccola carovana che mi
avrebbe preceduto.
Clarêncio mi abbracciò e mi parlò:
- Hai una settimana a tua disposizione. Passerò qui tutti i giorni per rivederti, visto che devo ritornare
regolarmente per prendermi cura di alcuni problemi relativi alla reincarnazione di nostra sorella. Se
vorrai andare a Nosso Lar, potrai profittare della mia compagnia. Che tu stia bene, André!
Dopo un ultimo addio alla devota madre di Lísias, mi ritrovai solo, respirando a lunghe boccate
quell’aria di altri tempi.
Non mi ritardai nell’esaminare i dettagli. Attraversai celermente alcune vie, e mi incamminai verso
casa. Il mio cuore batteva smisuratamente, mentre mi avvicinavo al gran cancello dell’entrata. Come
nel passato, il vento sussurrava carezzevole attraverso gli alberi del piccolo parco. Vi sbocciavano
azalee e rose, in saluto alla luce primaverile. Davanti al portico, si ergeva la graziosa palma che Zélia
ed io avevamo piantato nel primo anniversario di matrimonio.
Ebbro di felicità, avanzai all’interno. Però in tutto si notavano differenze enormi. Dove erano situati i
vecchi mobili di “jacarandá”? [jacarandá = un tipo di legno brasiliano con cui si fanno mobili raffinati].
E dove era quella grande fotografia, ove con la sposa e i figlioli formavamo quel gruppo grazioso?
Qualche cosa mi opprimeva con forza. Che cosa era successo? Cominciai a vacillare dalla emozione. Mi
recai nella sala da pranzo, dove vidi la mia figliola più giovane, trasformata in giovane signorina. E
quasi nello stesso istante, vidi Zélia che usciva dalla camera, accompagnando un uomo che a prima
vista mi sembrava un medico.
Gridai la mia grande gioia con tutte le forze dei miei polmoni, ma le mie parole sembravano risuonare
per la casa senza arrivare agli orecchi dei circostanti. Compresi la situazione e tacqui deluso. Mi
abbracciai alla compagna, con quell’affetto e quella mia immensa nostalgia, ma Zélia sembrava
totalmente insensibile al mio gesto d’amore. Molto attenta, domandò all’uomo qualche cosa che non
potei comprendere subito. L’interlocutore abbassando la voce, rispose rispettoso:
- Solamente domani potrò diagnosticare con sicurezza, perché la polmonite si presenta molto
complicata a causa dell’ipertensione. La cura è ben poco, il Dott. Ernesto richiede assoluto riposo.
Chi sarebbe quel Dott. Ernesto? Mi ero perso in un mare di interrogativi, quando ascoltai la mia sposa
supplicare, ansiosa:
- Ma dottore salvatelo per carità! Vi supplico! Oh! Non sopporterei una seconda vedovanza.
Zélia piangeva e si torceva le mani, dimostrando un immenso nervosismo.
Un fulmine non avrebbe potuto colpirmi con maggiore violenza. Un altro uomo si era impadronito del
mio focolare. La mia sposa si era scordata di me. La casa non mi apparteneva più. Valeva la pena
avere atteso così a lungo per raccogliere poi simili delusioni? Corsi nella mia camera, e trovai che nella
spaziosa alcova l’arredamento era completamente cambiato. Sul letto c’era un uomo di età matura, che
dimostrava il suo grave stato di salute. Al suo fianco tre figure nere andavano e venivano, mostrandosi
interessate nell’aggravare i suoi patimenti.
Il mio primo istinto fu di odiare quell’intruso con tutte le mie forze, ma io non ero più l’uomo di altri
tempi. Il Signore mi aveva chiamato agli insegnamenti dell’amore, della fraternità e del perdono. Anche
se sapevo che era circondato da entità inferiori, devote al male, non ero in grado di portagli un
soccorso immediato. Mi assentai deluso e avvilito; vedendo che Zélia entrava ed usciva dalla camera
diverse volte, accarezzando l’infermo con la tenerezza che mi apparteneva in altri tempi, e dopo alcune
ore di amara osservazione e meditazione, tornai barcollante nella sala da pranzo, dove trovai le figlie in
conversazione. Seguirono nuove sorprese. La più grande si era sposata e aveva al grembo il figliolo. E
mio figlio? Dove potrebbe essere?
Zélia dopo aver istruito adeguatamente una vecchia infermiera, più calma, venne a dialogare con le
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figlie.
Mamma, sono venuta a farti visita – esclamò la primogenita -, non solo per avere notizie del Dott.
Ernesto, ma anche perché oggi sono stata tormentata nel cuore da intense nostalgie per il papà. Non
so perché, ma è dalle prime ore del giorno che penso tanto a lui. E’ una cosa che non so definire
bene...
Non finì. Abbondanti lacrime le sgorgavano dagli occhi.
Con mia immensa sorpresa, Zélia si rivolse alla figlia autoritariamente:
- Ora! Era proprio ciò che ci mancava! Afflitta come sono, devo tollerare queste tue preoccupazioni.
Che ricordi antichi, figlia mia? Già vi proibii imperativamente qualsiasi riferimento, in questa casa, a tuo
padre. Non sai che questo fa dispiacere ad Ernesto? Già vendetti tutto ciò che mi ricordava il passato
morto; modificai anche l’aspetto delle stesse pareti, e tu non mi puoi aiutare in questo?
La figlia più giovane intervenne, aggiungendo:
- Fin da quando questa povera sorella cominciò ad interessarsi di quel maledetto Spiritismo, vive con
queste sciocchezze in testa. Dove si è già visto un tale sproposito? Questa storia dei morti che
ritornano è troppo assurda.
L’altra, benché continuasse piangendo, parlò con difficoltà:
- Non sto esprimendo dei convincimenti religiosi. Allora è un crimine il sentire nostalgia del proprio
papà? Non amate anche voi, non avete dei sentimenti? Se papà fosse con noi il suo unico figlio maschio
non starebbe fuori agendo come un pazzo.
- Ora, ora,- tornò Zélia, nervosa e infastidita -, ognuno ha il destino che Dio gli offre. Non ti scordare
che André è morto. Ricordati di questo, e per favore trattieni questi tuoi lamenti e lacrime per un
passato irrimediabile.
Mi avvicinai alla figlia piangente e gli asciugai il pianto, mormorandole parole di incoraggiamento e di
consolazione, che lei non avvertì con l’orecchio ma in modo intuitivo sotto forma di pensieri confortanti.
Infine, mi vedevo davanti ad una situazione inattesa! Adesso potevo comprendere la ragione per cui i
miei veri amici avevano tanto procrastinato il mio ritorno presso il focolare terreno.
Le angosce e le delusioni si seguivano in rapida successione. In quel momento, la mia casa mi sembrò
un patrimonio che i ladri e i vermi avevano trasformato. Né averi, né titoli, né affetti! Solamente una
figlia era lì come sentinella del mio vecchio e sincero amore.
Né i lunghi anni di sofferenza, né i primi giorni di dopo morte, mi avevano procurato lacrime così
amare.
Arrivò la notte e ritornò il giorno, mi ritrovai nella stessa situazione di perplessità, nell’ascoltare
concetti e comportamenti sorprendenti che mai averi potuto sospettare.
Clarêncio passò nel pomeriggio, offrendomi la cordialità della sua parola amica e saggia. Percependo il
mio abbattimento, disse sollecito:
- Comprendo i tuoi dispiaceri, e mi rallegro per l’ottima opportunità di questa testimonianza. Non ho
nuove istruzioni per te. Pertanto, qualsiasi consiglio da parte mia sarebbe intempestivo. Soltanto, caro
mio, non scordarti di quella raccomandazione di Gesù di amare Dio al di sopra di tutte le cose e il
prossimo come noi stessi, quando perseguita, questa opera sempre veri miracoli di felicità e di
comprensione sul nostro cammino.
Ringraziai emozionato, e gli chiesi che non mi abbandonasse con il suo aiuto indispensabile.
Clarêncio sorrise e si congedò.
Allora, davanti alla realtà ed assolutamente solo nella testimonianza, cominciai a meditare
sull’importanza della raccomandazione evangelica e di riflesso con maggior serenità. Perché
condannare il comportamento di Zélia? E se fossi stato io il vedovo sulla Terra? Per caso, avrei
sopportato la prolungata solitudine? Non sarei ricorso a mille scuse pur di giustificare il mio nuovo
matrimonio? E il povero infermo? Come e perché odiarlo? Non era anche lui un mio fratello nella Casa
del Nostro Padre? Il mio focolare domestico non si sarebbe forse trovato in peggiori condizioni, se Zélia
non ne avesse accettato l’aiuto affettivo? Dunque, era necessario lottare contro il mio feroce egoismo.
Gesù mi aveva condotto verso altre fonti. Non potevo continuare così come uomo sulla Terra. La mia
famiglia terrena non era più soltanto una sposa e tre figli. Ma bensì era costituita da centinaia di
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ammalati nelle Camere di Rettificazione ed ora si estendeva nella comunità universale. Portato da
questi nuovi pensieri, sentii che la linfa del vero amore cominciava a germinare dalle ferite benefiche
che la realtà mi aveva aperto nel cuore.
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Capitolo 50 – CITTADINO DI "NOSSO LAR"
Durante la seconda notte mi sentii stanchissimo. Cominciavo a capire il valore del nutrimento
spirituale, attraverso l’amore e la comprensione reciproca. A Nosso Lar, attraversavo diversi giorni di
servizio attivo senza la normale alimentazione, a seguito dell’allenamento nell’elevazione a cui molti di
noi si consacravano. La presenza degli amici cari, le loro manifestazioni d’affetto, l’assunzione di quegli
elementi puri attraverso l’aria e l’acqua mi bastavano, ma lì niente altro se non quell’oscuro campo di
battaglia ove i soggetti amati si trasformano in carnefici. Le preziose meditazioni che le parole di
Clarêncio mi suggerivano, mi offrivano una certa calma al cuore. Finalmente comprendevo i bisogni
umani. Non ero proprietario di Zélia, ma suo fratello e amico. Non ero proprietario dei miei figli, bensì il
loro compagno di lotta sulla strada della realizzazione.
Mi sono ricordato della signora Laura che mi diceva che tutti noi dovremmo agire come le api,
avvicinandoci ai fiori della vita, e ai ricordi delle anime nobili che abbiamo incontrato sul nostro
cammino, ed estrarne da ognuno di loro l’essenza dei buoni esempi, per acquisire il miele della
saggezza.
In questa mia situazione applicai questo utile consiglio e ho cominciato nel ricordare mia madre. Lei
non si è sacrificata per mio padre, al punto di adottare quelle infelici donne come figlie del cuore?
Nosso Lar aveva tanti esempi significativi. La Ministra Veneranda ha lavorato per dei secoli per il
gruppo spirituale che gli era particolarmente legato al cuore. Narcisa si sacrificava nelle Camere per
ottenere appoggio spirituale, per poi ritornare nel mondo con il compito di essere d’aiuto. La signora
Hilda vinse il drago della gelosia inferiore. E cosa dire di quella fraternità degli altri amici della colonia?
Clarêncio mi accolse con la devozione di un padre, la mamma di Lísias mi ricevette come un figlio,
Tobias come un fratello. Ognuno di questi amici nelle mie nuove lotte mi offriva qualche cosa di utile in
quella mia diversa attitudine mentale, che veloce sorgeva nel mio spirito.
Ho cercato di tenermi distante da quella apparente ingratitudine che ho trovato nell’ambiente
domestico e ho deciso di mettere sopra a tutto l’amore divino, e posi i bisogni dei miei simili prima dei
miei sentimenti personali.
In quella mia stanchezza ho cercato l’appartamento dell'infermo, il cui stato si aggravava di momento
in momento. Zélia tenendosi le mani sulla testa e bagnata dalle lacrime, diceva:
- Ernesto, Ernesto, abbi pena di me, mio caro! Non lasciarmi sola! Cosa sarà di me se manchi?
Il malato le accarezzò le mani e rispose con immenso affetto, nonostante la forte dispnea.
Ho pregato il Signore per le energie necessarie per mantenere l’indispensabile comprensione, e per
incominciare a considerare quei coniugi come se fossero miei fratelli.
Ho riconosciuto che Zélia ed Ernesto si amavano profondamente. E se di fatto mi sentivo un loro
compagno fraterno, dovevo aiutarli con le risorse che avevo a mia disposizione. Ho iniziato questo
lavoro cercando di illuminare gli spiriti infelici che si mantenevano in stretto legame con l’infermo. Però
le mie difficoltà erano enormi. Mi sentivo molto abbattuto.
In questa emergenza mi sono ricordato della lezione di Tobias quando mi disse: - "qui a Nosso Lar, non
tutti hanno bisogno dell’aerobus per spostarsi, perché gli abitanti più elevati della colonia dispongono
del potere di svolazzare; e non tutti hanno bisogno degli apparecchi di comunicazione per parlare a
distanza, perché si mantengono in perfetta sintonia di pensiero tra di loro. Quelli che hanno questa
attitudine, possono disporre a volontà del processo di conversazione mentale nonostante la distanza".
Mi sono ricordato di quanto mi sarebbe stato utile la collaborazione di Narcisa e ho provato.
Mi concentrai nelle vibrazioni di quella fervente preghiera al Padre, diressi a Narcisa la mia richiesta di
soccorso. Con il pensiero le raccontavo questa mia esperienza dolorosa, le comunicavo i miei propositi
d’aiuto e insistevo affinché non mi abbandonasse.
Poi accadde quel che non mi aspettavo.
Erano passati più o meno venti minuti, da quando ero ancora concentrato nella mia preghiera, che
qualcuno mi toccò leggermente la spalla.
Era Narcisa che mi rispondeva, sorridendo:
- Amico mio, ho sentito il tuo appello e sono venuta al tuo incontro.
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Non avrei potuto essere più felice.
La messaggera del bene si guardò intorno, comprese la gravità della situazione ed aggiunse:
- Non abbiamo tempo da perdere.
Prima di tutto, applicò dei fluidi magnetici sul ammalato, isolandolo da quelle forme oscure che si
allontanavano come per incanto. In seguito mi invitò con decisione:
- Andiamo dalla Natura.
La accompagnai senza esitazione, e lei notando la mia stranezza aggiunse:
- Non solo gli uomini possono ricevere fluidi e trasmetterli. Anche le forze naturali fanno lo stesso, nei
diversi regni diversi in cui si suddividono. Per il caso del nostro infermo, abbiamo bisogno degli alberi.
Loro ci aiuteranno efficacemente.
Ammirato della nuova lezione, l’ho seguita in silenzio. Arrivati al posto dove si allineavano enormi
alberi, Narcisa chiamò qualcuno con un’espressione che io non potevo capire. Dopo alcuni istanti otto
entità spirituale risposero al suo appello. Immensamente sorpreso, la vidi chiedere dove erano situati
nelle vicinanze gli alberi di mango ed eucalipto. Essendo stata correttamente informata da questi amici,
che mi erano totalmente sconosciuti, l’infermiera mi spiegò:
- I fratelli che ci hanno aiutato sono comuni servitori del regno vegetale.
E vedendo la mia sorpresa, aggiunse:
- Come vedi niente vi è di inutile nella Casa del nostro Padre. Da tutte le parti vi è chi ha bisogno di
imparare, e vi è chi insegna; e dove appaiono delle difficoltà lì sorge la Provvidenza. L’unico sventurato
nell’opera divina, è quello spirito imprevidente che si condannò agli abissi delle tenebre.
In pochi istanti Narcisa ha manipolato determinate sostanze con le emanazioni dell’eucalipto e
dell’albero di mango, e trascorsa tutta la notte, abbiamo applicato il medicamento all’infermo
attraverso la normale respirazione e l’assorbimento attraverso i pori.
Nell’infermo si realizzò un sensibile miglioramento. Presto di mattina, il dottore osservò molto sorpreso:
- Questa notte si é verificata una straordinaria reazione! Un vero miracolo della natura!
Zélia era radiante. La casa si è riempita di nuova energia. Io a mia volta provavo una gran felicità
nell’animo. Fui rinvigorito da un gran coraggio e da una benefica speranza. Potevo riconoscere in me
stesso che i forti legami inferiori si erano rotti dentro di me per sempre.
Quello stesso giorno sono tornato a Nosso Lar in compagnia di Narcisa, e per la prima volta sono stato
capace di svolazzare. In un attimo percorrevo grandi distanze. La bandiera della felicità sventolava nel
mio intimo.
Comunicando alla gentile infermiera la mia impressione di leggerezza, la sentii spiegare:
- A Nosso Lar una gran parte dei compagni potrebbero fare a meno dell’aerobus e trasportarsi,
tranquilli nelle aree del nostro dominio vibratorio; ma poiché la maggioranza non ha ancora conquistato
questa facoltà, tutti si astengono dall’esercitarla nelle nostre vie pubbliche. Tuttavia, questa astensione
non impedisce che usiamo questo processo lontano dalla città, quando è necessario il coprire grandi
distanze e guadagnare tempo.
Una maggiore comprensione e nuove gioie mi arricchivano lo spirito.
Istruito da Narcisa, andai dalla casa terrestre alla città spirituale e vice-versa senza gran difficoltà,
intensificai il trattamento di Ernesto i cui miglioramenti si stabilizzavano decisamente e velocemente.
Clarêncio mi faceva visita ogni giorno, anche lui mostrava soddisfazione per il mio lavoro.
Alla fine della settimana, sono arrivato al termine della mia prima licenza dai servizi nelle Camere di
Rettificazione. L’allegria era tornata tra i coniugi che io sono arrivato ad amare come dei fratelli.
Poi dovevo tornare ai miei giusti doveri.
Alla luce dormente e soave del crepuscolo, ho preso il cammino verso Nosso Lar, totalmente
modificato.
In quei veloci sette giorni, ho imparato importanti lezioni pratiche nel vivo culto della comprensione e
della fraternità legittima. Quel sublime pomeriggio mi riempiva la mente di soffici pensieri.
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Com’è grande la Provvidenza Divina! – dicevo tra me e me, con intimo monologo.
Con che sapienza il Signore dispone tutti i lavori e tutte le situazione della vita!
Con che amore risponde a tutta la creazione!
Però qualche cosa mi tolse dalla meditazione in cui ero immerso. Più di duecento compagni mi venivano
incontro.
Tutti mi salutavano gentili e con il loro benvenuto, Lísias, Lascínia, Narcisa, Silveira, Tobias, Salústio e
numerosi altri cooperatori delle Camere che si trovavano lì.
Preso così all’improvviso dalla sorpresa non sapevo cosa fare.
Allora, il Ministro Clarêncio, arrivando davanti a tutti, si anticipò stendendomi la sua destra e parlando:
- André fino ad oggi, tu eri il mio pupillo nella città; ma d’ora in poi, in nome della Governatoria ti
dichiaro cittadino di Nosso Lar.
Perché tanta magnanimità quando il mio trionfo era stato così piccolo?
Non riuscivo a tenere le lacrime dall’emozione che mi strozzavano la voce. E considerando la grandezza
della Bontà Divina, mi sono buttato tra le braccia paternali di Clarêncio, a piangere di gratitudine e di
gioia.
FINE

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